Tu hai paura

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Harry si lasciò cadere sul divanetto della Sala Comune dei Grifoni, furibondo: da quando la guerra che lui aveva vinto era terminata, quelle che erano state le colonne portanti dell'odio e del disprezzo tra Gryffindor e Slytherin si erano ridotte ad un cumulo di inutili massi.
Silente  ne era fiero e orgoglioso dei suo allievi, glielo si leggeva negli occhi azzurri ogni qual volta il suo sguardo accarezzava i sorrisi sinceri di Hermione e Daphne, tanto per citare una delle molteplici "strane coppie".
Anche ad Harry la situazione non era dispiaciuta affatto, fermo restante che non tutti erano completamente entrati nel clima di quello che si preparava ad essere l'anno delle amicizie bicolori: Malfoy era stato il collegamento tra Harry e l'anno appena trascorso, ricco di dolori e perdite. Sfogando la sua rabbia sul biondo Serpeverde, con i soliti insulti e le azzuffate in corridoio, al Salvatore del Mondo Magico era parso di vivere ancora una vita "normale".
L'amore che era ormai consapevole di provare per Hermione gli aveva, inoltre, occupato completamente il cuore: il fatto che Malfoy si prendesse tanta confidenza con lei o, peggio, badasse così tanto a lui e a Ron nei loro rapporti con la ragazza non gli piaceva, per niente.
-Oh, Harry, qualcosa non va?- la testa di Harry scattò al suono della voce di lei. Hermione prese posto sulla poltrona a pochi metri da lui.
-Pensavo.-
- A cosa?-
Harry si tirò su, stiracchiandosi, poi puntò i suoi occhi verdi in quelli castani della ragazza.
-Hai scritto ai tuoi?- deviò abilmente la domanda: conosceva Hermione e l'unico argomento in grado di distrarla era la sua famiglia.
Infatti la ragazza si illuminò. – Pensavo di scrivere loro una lettere dopo pranzo e passare a spedirla nel pomeriggio.-
-Saranno emozionati: saranno la prima coppia di babbani a visitare Hogwarts.-
- Mia madre non sta più nella pelle, mio padre è più timoroso che eccitato.-
- E' comprensibile: per loro questo è un Mondo diverso, un mondo che non capiscono.-
La ragazza annuì. – Dov'è Ron?- chiese, notando l'assenza del portiere dei Grifoni.
Lui alzò le spalle. – Ha farfugliato qualcosa riguardo a una passeggiata, sul tempo e sul cielo ed è uscito.- spiegò.
Hermione sorrise. – Non cambierà mai, sempre il solito impacciato.-


Ron guardò l'orologio, erano da poco passate le undici.
Luna gli aveva dato appuntamento sotto l'enorme arco del portone principale per fare una passeggiata sulle sponde del Lago Nero.
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli rossicci, lasciati liberi e ribelli: col passare degli anni, la figura di Ron si era andata via ,via delineando. Il gracile fisico del bambinetto tutto lentiggini aveva lasciato il posto al corpo muscoloso e ben disegnato di un giovane uomo.
Il viso rotondo si era indurito ma gli occhi azzurri erano rimasti quelli di sempre: buoni e sinceri.
Tirò un calcio ad una pietra, probabilmente Luna ci aveva ripensato: succedeva sempre così.
Nessuna ragazza riusciva a sopportare quel suo eterno essere bambino, quella sua adorazione sviscerata per Hermione, la sua cieca fiducia in lei e in Harry.
- Ron, perdonami, mi sono persa sulle scale!- la voce squillante e allegra di Luna la precedette.
Ron sorrise, facendo un cenno della mano. – Non preoccuparti.-
La Corvonero aveva le guance arrossate per la corsa e la treccia bionda saltellava ad ogni suo movimento.
-Ho portato qualcosa da mangiare: è una bella giornata per essere Dicembre, potremo pranzare all'aperto.-
- Tutto quello che vuoi.- si sorrisero.


- Ginevra, ho bisogno di cibo!-
Lei sbuffò, avviandosi verso la porta sulla destra, coprendosi appena con la camicia del Serpeverde.
Blaise si tirò a sedere, beandosi di quella visione: quella ragazza era un terremoto, il suo terremoto.
Rientrò poco dopo, sorreggendo un vassoio con due piatti fumanti e lo sistemo sul letto fra loro. Affamati, si scambiarono dolci sorrisi passandosi le posate.
-Quanto potrà durare?- chiese improvvisamente la Grifondoro, con gli occhi bassi.
Blaise la guardò confuso.
-Insomma, questa nostra "storia" , se così la si può definire: fino a quando potremo obbligare i nostri amici a coprirci e fuggire a nasconderci chissà dove, come ladri?- mormorò.
Lui sospirò,  lasciando cadere la forchetta: temeva quel discorso, quel momento.
Aveva paura di non riuscire a spiegarle quanto lei fosse diventata indispensabile per lui, quanto non potesse fare a meno di un suo bacio per cominciare la giornata, quanto doloroso fosse il guardarla da lontano.
-Sei tu che hai paura, Ginny.- sussurrò.
Parole sbagliate: gli occhi castani della ragazza scintillarono.
-Paura di cosa?-
- Di quello che potrebbero pensare i tuoi amici.-
- Forse perché sono anni che i tuoi di amici non fanno altro che sputare veleno su di me e sulle persone a me care!-
- Però non mi sembra che per essere amica di Daphne ti sia fatta tanti problemi!-
- Sono due cose completamente diverse!-
- Non è per niente vero, sono la stessa identica cosa! Sei tu che vuoi vederle in modo diverso perché hai paura!-
- Io non ho paura!-
- Si invece! Hai paura di esporti, hai paura di uscire allo scoperto, di essere felice, hai paura che io ti lasci, ti tradisca e di rimanere sola, perché io potrei lasciarti come ha fatto Potter!- si pentì di quelle parole nel momento stesso in cui le pronunciò.
Due gocce sulle lenzuola candide furono il solo segnale delle lacrime che Ginny aveva cominciato a versare.
-Ginny...io...- allungò una mano, ma lei scattò indietro.
- Stammi lontano.- mormorò, afferrando la bacchetta lasciata sul comodino.
- Accio, gonna. – aggiunse, avviandosi verso la porta.
Pochi secondi dopo Blaise era rimasto solo.
-Merda!- un pugno sui guanciali e si rilasciò cadere sul materasso.


Hermione si accomodò al solito tavolo della biblioteca, aprendo l'enorme tomo lasciato sulla scrivania qualche ora prima; Harry, dal lato opposto del tavolo, la guardava assorto.
La ragazza era rimasta alquanto sorpresa dell'offerta del moro di accompagnarla, quando gli aveva comunicato le sue intenzioni per la mattinata, ma non aveva fatto obiezioni.
Si perse nella lettura, sentendo su di se lo sguardo penetrante del ragazzo: ogni qual volta gli smeraldi nei suoi occhi le sfioravano la pelle candida la stanza diventava un po' più calda.
Dopo svariati minuti, qualcosa le sfiorò la gamba, ma Hermione non si arrischiò a vedere di cosa si trattasse.
Un fruscio alla sua destra e con la coda dell'occhio vide il ragazzo giocare con i suoi capelli, incantato.
L'orologio a pendolo batte dodici rintocchi e la ragazza balzò in piedi come caricata a molla.
-Andiamo a pranzo!- esclamò, trascinando Harry con se.


Ginny corse su per le scale, scontrandosi con Lavanda.
-Ginny, che ti succede?- chiese la bionda Grifondoro, preoccupata.
Lei scosse la testa. – Niente, non mi sento molto bene. Se vedi Hermione puoi mandarla da me?-
La Brown annuì e la piccola Wesley si chiuse in camera gettandosi sul letto: non era riuscita a tenere chiusa la bocca, come al solito.
La paura di perdere quello sprazzo di amore che Blaise riusciva a donarle era stata così meschina e subdola da insediarsi dentro di lei, facendole sorgere il temibile dubbio: mi ama oppure no?
La campanella suonò ,avvisando gli alunni che l'ora del pranzo era arrivata: uno scalpiccio e rumori di porte sbattute.
La Torre dei Grifoni rimase immersa in un incredibile silenzio e Ginny si beò della solitudine e della quiete ,lasciando le lacrime libere di cadere giù.



Draco si accomodò al suo posto con la classe che da sempre lo aveva contraddistinto: i capelli, ancora umidi di doccia, gli ricadevano ribelli sul viso, scoprendo, a tratti, gli occhi ghiaccio. Come tutti gli altri studenti aveva lasciato a casa la divisa in favore di un pantalone scuro dal taglio classico e un maglioncino scuro. Si guardò attorno, notando l'assenza di parecchi dei suoi bersagli preferiti: la Mezzosangue era assente, così come i suoi leccapiedi.
Anche la piccola Weasley non c'era, ma questo giustificava l'assenza del moro Serpeverde che in genere gli sedeva accanto.
Daphne gli sorrise, accomodandosi al suo fianco, poi spostò anch'ella lo sguardo verso il tavolo ei Grifoni.
-Dove sono finiti tutti?- chiese, più a se stessa che a lui.
Nemmeno un secondo dopo la Caposcuola dei Grifoni fece il suo ingresso nella Sala Grande, suscitando le risatine di tutte le ragazzine del primo anno: la Granger, infatti, aveva le gote rosse per la corsa – o l'imbarazzo – e la sua mano era saldamente allacciata a quella di un beato Potter che sorrideva  come un ebete.
La Serpeverde sorrise. – Ecco Hermione!- la salutò con la mano.
Alla vista di Malfoy, Hermione lasciò andare di botto la mano di Harry, sedendosi imbarazzata.
Potter non parve gradire, di fatti, dopo un'occhiata malevola al Serpeverde, si accomodò accanto alla  ragazza.
Draco alzò gli occhi al cielo: possibile che Potter fosse geloso di lui?
Insomma, era Draco Malfoy, c'erano più probabilità che Piton decidesse di regalare cento punti Gryffindor piuttosto che lui mirare alla Mezzosangue.
Tuttavia, dovette notare, seppur fosse un abile ingannatore, in quel momento si sentiva tutt'altro che infallibile.
Dall'alto del suo pulpito, Silente richiamò l'attenzione.
-Miei cari ragazzi, colgo l'occasione per complimentarvi con voi per l'ottimo operato di quest'ultima settimana.
Sia io che la Professoressa McGranitt, che il Professor Piton concordiamo sul fatto che il vostro impegno è stato lodevole, per questo motivo, oltre che il voto dell'Eccellenza a tutti i partecipanti al progetto, abbiamo deciso di premiarvi ulteriormente, poiché la Professoressa McGranitt si è presa una leggera influenza, sarà il Professor Piton a parlare per entrambi.- la diretta interessata annuì con fare dispiaciuto.
L'uomo si alzò, seguito dal suo svolazzante mantello scuro e si avvicinò al leggio.
-Per l'impegno dimostrato, cento punti a Serpeverde.- pronunciò, in modo eclatante. Draco ghignò in direzione della Grifondoro.
Il professore si schiarì la voce, per mettere fine ai gridolini di vittoria delle Serpi.
-Per l'impegno dimostrato..-cento punti a Grifondoro.- gli dovette costare l'anima, pensò Hermione.
Compiaciuta, strizzò l'occhio a Malfoy, con fare canzonatorio.
Il Serpeverde quasi si soffocò con il succo di zucca e tossicchiò, nascondendo dietro il fazzoletto il sorriso che non aveva potuto impedirsi di fare, alla vista dell'espressione soddisfatta della ragazza.
"E' più probabile che Piton regali cento punti ai Gryffindor, piuttosto che io mi interessi alla Mezzosangue".
Oh.
Oh.
Il sorriso scomparve dalle sue labbra e fissò la ragazza con uno sguardo maledettamente serio.

Il Nostro Sangue || Dramione Donde viven las historias. Descúbrelo ahora