Un puntino rosso nel buoio

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Uscirono dall'aula di Trasfigurazione, alleggerite di dieci punti ciascuna.
Secondo Blaise, l'espressione del volto della McGranitt, quando era stata costretta a pronunciare le parole "Signorina Granger, dieci punti in meno a Gryffindor" valevano i dieci punti sottratti alla Greengrass. Malfoy si limitò ad annuire, distratto.
Harry e Ron, alle spalle delle tre ragazze che, felici come Pasque, camminavano chiacchierando allegre, si scambiavano sguardi preoccupati: cosa stava capitando alla loro Caposcuola?
Come a rispondere alla domanda formulata nelle loro menti, Hermione si fermò nel mezzo del corridoio – Ragazze, è tardissimo, devo andare in Biblioteca e poi da Luna a ritirare i Manifesti.- non terminò neanche la frase e già aveva voltato l'angolo.
Harry si lasciò scappare un mezzo sorriso, scuotendo il capo: era sempre la loro Hermione, in fondo.
-Manifesti?- sussurrò Ron nel suo orecchio.
- Cosa?-
- Ha detto "manifesti", non vorrei che il loro progetto riguardasse quel suo coso...il C.R.E.P.A. – disse.
Harry aggrottò le sopracciglia – Non credo Ron – rispose, facendo un cenno col capo per indicare le altre due ragazze davanti a loro – Loro non sarebbero tanto euforiche.- aggiunse.
Una leggera spinta li fece fare un passo in avanti – Malfoy! – esclamarono in coro, alzando i pugni.
Zabini alzò le mani, posizionandosi tra i tre – Calma, ragazzi, era il suo modo per salutare.- spiegò, lanciando un'occhiataccia all'amico    – Vero, Draco?- calcò.
La Serpe ghignò – Come no e io sono un Mezzosangue.- sibilò.
Harry partì alla carica, ma le braccia di Ron lo trattennero.
-Vattene al Diavolo, Malfoy.- esclamò il Salvatore del Mondo Magico.
Blaise alzò gli occhi al cielo, tenendo fermo il braccio di Malfoy, già pronto a fare un gestaccio.
Si allontanarono verso la Sala Grande, quando la voce di Potter li fermò.
-Stasera, alle otto nella Stanza delle Necessità.- disse.
La testa bionda di Draco si voltò, sorridendo divertito – Mi stai sfidando a duello, San Potter?- lo canzonò.
L'altro ghignò – Non fartela addosso, Malfoy: è solo per le prove dell'asta. – gli rispose, superandolo con una spallata.


-Luna, posso fare da sola, tranquilla corri a lezione, sei già in ritardo.- sorrise Hermione, raccogliendo il terzo rotolo di carta.
La Corvonero la guardò indecisa – Ma, Hermione, sono così tanti...- disse, incerta.
La Caposcuola di Gryffindor le tolse quelli che lei aveva raccolto – Sono una Caposcuola, Lovegood e ti ordino di correre a lezione. – le disse seria – Tranquilla! – le strizzò l'occhio, mentre la Corvonero le stampava un veloce bacio e si precipitava fuori dalla sua camera.
Hermione sospirò: il padre di Luna aveva fatto le cose in grande.
C'erano circa dieci manifesti alti quanto Ron e larghi quanto una porta, senza contare le tre pile di volantini (circa trecento a occhio),riposti ordinatamente sulla scrivania dell'amica.  Infine, Luna le aveva porto due buste bianche, contenenti un centinaio di biglietti.
Sbuffò: Daphne e Ginny erano impegnate a cucire gli abiti, cosa in cui lei era esplicitamente negata.
Si caricò lo scatolo con i rotoli di carta sul fianco destro, infilò le buste con i biglietti nella borsa e con la manco sinistra tentò di tenere in equilibrio i volantini: il risultato non fu dei migliori. Riuscì ad uscire per miracolo dalla Sala Comune dei Corvi, grazie ad un galante Goldstein che le tenne aperto il ritratto. Chiuso ritratto, finita galanteria: il ragazzo non le domandò se avesse bisogno di aiuto.
Scese le scale della Torre con la lentezza di una lumaca, attenta a dove posasse i piedi.
Non appena toccò il pavimento del corridoio, depositò tutto l'armamentario per terra, congratulandosi mentalmente con se stessa.
Sfilò la bacchetta dalla gonna e attaccò il primo manifesto, proprio di fronte al muro del dormitorio dei Corvi.
Il secondo, davanti a quello di Serpeverde, il terzo di fronte a quello di Tassorosso e il quarto alla Torre dei Grifoni: furono davvero imbarazzanti le espressioni di questi ultimi, nel leggere l'enorme pezzo di carta. Hermione corse via, cercando di farsi notare il meno possibile. I restanti manifesti li sparse in giro per i corridoi, nei pressi della Sala Grande.
Con i volantini fu tutt'altro discorso: erano tanti, tantissimi e lei non aveva la minima intenzione di mettersi a distribuirli.
Fece comparire dei piccoli piedistalli, con la cima rettangolare, ve li posizionò sopra e si spostò un ricciolo dalla fronte entusiasta: aveva finito!
I biglietti li avrebbe divisi tra le tre ragazze, Calì, Padma e Susan, al resto avrebbero dovuto pensarci loro.
Si incamminò verso la Sala Grande, affamata: aveva trascorso il resto della mattinata in biblioteca, scordandosi del suo impegno.
Era ormai ora di pranzo, quando se ne era ricordata: era corsa da Luna e poi a piazzare quei cosi lì, sperando vivamente di trovare ancora qualcosa da mangiare. Fortunatamente, quel tesoro di Ginny le aveva tenuto da parte il pranzo, sottraendolo alle grinfie di Ron.
Si sedette, passando all'amica la busta con i biglietti – Io ho svolto il mio compito.- le disse.
La ragazza annuì, infilandoli nella sua borsa.



Il Nostro Sangue || Dramione Where stories live. Discover now