8b) IL MATRIMONIO

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Si comportarono come perfetti sconosciuti, ma fu allora che il ragazzo si accorse che il padre non era solo. C'era una donna della casa del Riccio accanto a lui. Era una delle vedove lasciate dall'inverno. Nel rogo aveva salutato il marito, morto di febbre durante le prime nevicate. Non era stata benedetta e non aveva avuto figli, perciò ora si trovava sola, attorno a un focolare silenzioso, proprio come Alfons. La casa delle Farfalle e la casa dei Ricci erano vicine l'una all'altra e l'inverno era stato lungo per tutti.

Quando tutto il villaggio si ritrovò attorno al falò, Aldaberon non la notò, ma vederla allontanarsi con il padre quando tutto fu finito gli parve un tradimento verso la madre. Sapeva di non poter giudicare male Alfons, in fondo era lei che se ne era andata lasciandoli soli entrambi, eppure si sentì male e a disagio per tutto il giorno.

Un altro pezzetto del suo passato andava in frantumi senza che lui potesse farci assolutamente nulla. Poteva solo accettarlo. Subirlo, a dire il vero. Era questo senso di impotenza a frustrarlo.

Mentre il resto del villaggio riprese lentamente a vivere, lui ricominciò a studiare e ad allenarsi con le armi. Al pari dei suoi Compagni di Disgelo aveva superato anche il diciassettesimo inverno e la prossima estate sarebbe diventato guerriero. Come tutti avrebbe affrontato l'Iniziazione del Sangue, un'antica quanto crudele usanza dei Vareghi alla quale nessun ragazzo poteva esimersi. Per quanto Neko gli avesse sempre insegnato l'esatto contrario sul valore della vita, nemmeno un Sanzara poteva esimersi da questa prova.

Si allenò con impegno, affilando come poteva le armi che Neko era riuscito a ottenere dai fabbri del villaggio.

Erano armi vecchie, arrugginite e scheggiate, inutili in un vero combattimento, ma Neko lo rassicurava e lo esortava a impegnarsi a fondo, perché ancora molto doveva imparare.

Man mano che i giorni passavano gli allenamenti diventavano più duri e gli scontri più cruenti. Neko impegnò tutte le sue forze negli attacchi. Non finse più nelle parate, nelle stoccate e nei tranelli. Ogni assalto diventò un vero assalto e ogni colpo mortale venne tentato.

Ogni astuzia che il maestro conosceva la portava a termine contro Aldaberon che con lo scudo rotondo di betulla parava come poteva e con la spada piegata fermava il suo impeto. Eppure il Gangi non pareva mai soddisfatto.

Per quanto entrambi fossero esausti, ricominciavano sempre da capo.

Quando poi il vecchio maestro gli insegnò come avrebbe dovuto eseguire il colpo per la prova del sangue, arrivò anche a ferirlo al collo. Il logoro scudo del ragazzo andò in pezzi e la vecchia spada si spezzò in due tanto violento fu portato il colpo.

Sbigottito, ansante e ferito, Aldaberon rimase a guardare attonito il maestro che con occhi di brace lo fissava dall'altra parte della spada ancora vibrante di furia animale. L'avrebbe ucciso, per qualche frazione di secondo l'allievo fu convinto che il Gangi l'avrebbe ucciso. Poi, poco alla volta, la tensione passò. Per entrambi ci vollero alcuni secondi di terrore prima che potessero sciogliere l'immobile posa dell'attacco. Aldaberon pensò che ci fosse qualcosa di sbagliato in tutto quello che stavano facendo, ma per quanto ne fosse profondamente convinto, non ne fece parola con il vecchio. Non voleva ferirlo.

Raccolsero insieme i pezzi delle armi e le gettarono via. Neko curò la ferita dell'allievo e poi se ne andò. Per quel giorno non avrebbero più fatto lezione di scherma.

Ma nei giorni seguenti, volenti o nolenti, ripresero come sempre e Aldaberon si concentrò solo su quel colpo.

Lo provò e lo riprovò infinite volte contro un palo piantato in terra, sempre incalzato da Neko che sembrava non essere mai contento del risultato:

"Devi dominarlo" gli ripeteva fino alla noia "Altrimenti sarà lui a farlo con te".

  Allora lui provava, provava fino allo sfinimento, con gli occhi aperti e gli occhi chiusi, con il sole e con la pioggia, con i vestiti e senza i vestiti.

LA MASCHERA E LO SPECCHIO-Prima ParteWhere stories live. Discover now