Non aveva potuto indossare niente di vistoso, il suo guardaroba ormai era privo di simili - come li definiva suo marito? – Ah sì, di simili condivisi sfoggi di frivolezza femminile. I suoi abiti, proprio come in passato, erano fuori moda, sformati e si stagliavano dinanzi a lei tristemente simili gli uni agli altri nelle loro tenui tinte pastello.
Erano il simbolo della sottomissione che Brummidge la costringeva ad accettare, la rivelazione più accurata di come infine il suo cupo avvenire si fosse, con o senza sua madre, realizzato.
Non aveva sposato il visconte, quello era vero. Ma aveva ugualmente detto di sì ad un uomo inglese, straniero e crudele che non si curava affatto del suo cuore, se non nella misura in cui poteva farlo a pezzi.
Carmela le passò accanto in silenzio, affaccendata ma distratta.
Quando la fissò in tralice stringendo tra le mani la prova più lampante di tutto quello che si era tenuta dentro per tre settimane, niente tradì in lei la paura, se non un lieve lucidarsi dei begli occhi color d'ambra.
<<Vi ucciderà.>> Disse Carmela sottovoce, ripiegando su sé stesso quel panno zuppo del suo sangue mensile, <<stavolta non avrà alcuna pietà di voi.>>
Arianna scosse leggermente la testa. In quel vuoto e freddo silenzio le parve di sentire ancora la stretta di Raphael Deshawn che le infondeva coraggio.
Una, due, tre volte, le stesse in cui si udì un cadenzato bussare alla porta.
<<Non è stata mia la colpa.>> Rispose Arianna fissando Carmela negli occhi, identici ai suoi nel colore, ma più caldi, materni e così rassicuranti.
<<Certo che no, padroncina. Ma a lui non importerà. Vi ricordate cos'ha detto?>>
Si, certo che lo ricordava. Lo ricordava benissimo. L'aveva informata che non avrebbe avuto alcuna pietà.
<<Avanti.>> Disse subito dopo con voce ferma.
Evelyn entrò con aria baldanzosa, fasciata da un morbido vestito viola dalla gonna ampia e le maniche a sbuffo dai cui tagli veniva fuori, in maniera graziosa, la sottoveste di seta bianca che indossava sotto. La scollatura non lasciava niente all'immaginazione e il trucco era impeccabile.
<<Che vuoi?>> l'apostrofò Carmela senza preoccuparsi della posizione che le due donne occupavano.
Evelyn giunse le mani esibendo un'espressione assolutamente innocente.
<<Perché mi tratti sempre male?>> disse poi tramutando lo stupore in un broncio infantile che stonava insieme allo sguardo sicuro.
<<Perché quello che fai è una vergogna! Ti credi superiore a tutte solo perché ti sei venduta al padrone?>>
Arianna poggiò la mano buona sul braccio di Carmela.
<<Lo sai che non mi interessa quello che fa Brummidge!>> disse poi.
<<Ma lei lo fa solo per danneggiarvi, infierisce su di voi come se quello che lui vi fa non fosse sufficiente!>>
Evelyn in tutta risposta rise. Era insolitamente allegra, curiosamente vezzosa e stranamente poco incline a piegarsi agli attacchi di Carmela. Di solito correva a chiamare suo marito solo per il gusto di creare zizzania.
<<Prendi tutto così sul serio Carmela! Non serve essere sempre così pedanti! Ti piace il mio vestito nuovo?>>
Si, stavolta era diverso, stavolta Evelyn, visto che nessuno le aveva risposto, si limitò ad osservare la figura mite e poco attraente di Arianna con una smodata compiacenza.
Non fu difficile per Arianna giungere alle conclusioni a cui era giunta anche la scaltra cameriera.
Pensava che Raphael Deshawn avrebbe visto esattamente quello che vedeva lei. Che nonostante la presenza della contessa di Middlethorpe, avrebbe accantonato la sua vecchia preferenza per Arianna aprendo finalmente gli occhi di fronte alla realtà dei fatti.
<<Brummidge mi ha detto di darvi questo.>>
Brummidge, quant'era insulso suo marito se aveva concesso tanto potere ad una donna simile?
Arianna prese lo zendalo senza aggiungere altro.
Avrebbe voluto poter indossare almeno uno dei bei guanti di seta con cui era solita coprire la mano a Londra.
Anzi, a dirla tutta, avrebbe voluto inventare una scusa e rimanere a casa.
Si vergognava di presentarsi a casa del visconte in quelle condizioni, con la mano esposta, con un vestito tanto sciatto, senza esibire nemmeno l'ombra di un'acconciatura – Evelyn invece aveva i capelli splendidamente sollevati in una treccia – ma d'altronde suo marito era stato chiaro con Carmela e non voleva certo che ci andasse di mezzo la sua domestica.
Quest'ultima l'aiutò ad appuntare in cima al capo il mantello e poi le diede un bacio in fronte.
Sentì le labbra della donna tremare e strinse a pugno la mano buona.
Sulla gondola ignorò il suono odioso della risata di suo marito, il modo in cui parlava all'orecchio di Evelyn e l'oscenità della sua mano che spariva tra le pieghe del vestito viola della ragazza, mentre questa ansimava e mugolava.
Non si era fatto nessuno scrupolo a mostrarsi in simili atteggiamenti, e il perché era stato chiaro sin dall'inizio.
Brummidge la incolpava della perdita della sua verginità. La riteneva una merce avariata, una bugiarda e in ultima analisi, un pessimo affare.
<<Vi rende felice la serata che ci attende?>> le chiese nel bel mezzo di quel suo sfacciato siparietto.
Non si sarebbe di nuovo prestata ai suoi giochetti.
<<Perché dovrebbe?>> gli rispose guardando fuori, osservando Venezia illuminata e crudele. Persino la sua città le parve nemica, estranea e pericolosa come suo marito.
<<E tu, Evelyn? Sei contenta che ti abbia voluta al mio fianco?>>
<<Certo, mio signore.>> Rispose subito quella, ridacchiando.
<<E dimmi Evelyn, anche tu come quella sciocchina di mia moglie sei schiava del fascino di Raphael Deshawn?>>
<<Come potrei? Lui non vale niente in confronto a voi...>> si limitò a compiacerlo la cameriera, astuta, ma non abbastanza brava, almeno alle orecchie di Arianna, da nascondere quella piccola, minuscola insicurezza.
<<Avrei dovuto sposare te, ma come avrei potuto sapere che persino una semplice cameriera sarebbe stata meno ottusa di mia moglie?>>
Arianna si morse il labbro. Scene simili accadevano di continuo. Ormai avrebbe dovuto essere abituata a quella costante umiliazione, al battito accelerato, al calore che sentiva sul volto.
<<Raphael Deshawn, come vi ho ripetuto più volte, mi è completamente indifferente.>>
Sentì che la gondola s'inabissava e poi, come il suo cuore, sembrava ritrovare il giusto equilibrio.
Trattenne il fiato.
<<La senti anche tu, Evelyn?>>
<<Cosa, mio signore?>>
Brummidge fece finta di odorare l'interno della vettura e con disgusto si tappò il naso.
<<Puzzate proprio come la carogna bugiarda che siete!>> l'accusò sghignazzando con una ridicola vocetta nasale, dopodiché si alzò. Un contraccolpo della gondola lo costrinse ad appigliarsi allo schienale della seduta. Ma l'effetto intimidatorio con cui voleva spaventarla, di fatto non perse d'efficacia. L'avrebbe di nuovo colpita? Le si sarebbe scagliato contro? Si limitò a schiacciarsi contro la seduta della gondola, in attesa.
E ancora una volta le parve di sentire attorno alle dita la stretta gentile di Raphael Deshawn. La cosa non la stupì affatto, infinite volte, d'altronde, si era rifugiata nel verde umido della radura, ai piedi della quercia sotto alla quale Raphael l'aveva presa.
Così spesso i suoi ricordi le erano parsi un caldo pertugio rispetto all'angoscioso e violento presente, tanto che adesso in lei convergevano due Raphael, quello ideale, che nella sua testa l'avrebbe per sempre consolata dai manrovesci della sorte e quello vero, che invece l'aveva abbandonata a Moor Hall e al suo destino e che si era sposato per convenienza.
<<Ho detto la verità!>> urlò Arianna con tutto il fiato che aveva in gola, <<ho sempre detto la verità! Ma voi non mi volete credere!>>
Come aveva potuto trovare attraente quell'uomo? Come aveva potuto scusarne l'incostanza innata del carattere, l'arroganza dei modi, l'insicurezza fatale con cui conduceva ogni azione? Come aveva potuto trovarlo brillante laddove era invece tanto ottuso?
<<Hai sentito Evelyn? La mia dolce mogliettina ha detto la verità... ma qui c'è proprio qualcosa che, anche a voler essere comprensivi, proprio non torna... chi è che mente? La mia dolce metà? O la mia fedele amante che invece, ironia della sorte, ho trovato vergine proprio come avrei invece dovuto trovare invece mia moglie?>>
Evelyn si limitò a spalancare gli occhi, fintamente stupita da quell'accusa, << non vi ho mai mentito milord, vi ho riferito tutto quello che ho visto e di cui sono stata testimone. Vi ho raccontato di come Raphael Deshawn avesse iniziato ad insidiare vostra moglie già a Londra, quando voleva essere informato su tutto quello che la mia padrona faceva. Ma a Moor Hall è stata vostra moglie a...>>
<<È una bugia!>>
Brummidge rimase in piedi, il viso, di per sé non eccessivamente brutto ma nemmeno attraente, era inespressivo, <<lo sapete cosa insiste a dire, la mia buona Arianna? Che è stata rapita e violata da bambina, che quella è stata l'occasione in cui l'hanno storpiata. Hai capito, Evelyn, cosa è disposta a fare pur di salvare quel maestro da strapazzo? Almeno tu hai compreso fino in fondo quanto perversa possa essere una creatura all'apparenza tanto fragile?>>
Avrebbe potuto scusarlo se le sue assurde azioni fossero state giustificate dall'amore. Ma Arianna sapeva fin troppo bene che così non era, che Brummidge non solo non l'amava ma trovava l'intera situazione stimolante e appagante.
Gli piaceva vessarla, umiliarla, invocarne il perdono e poi ricominciare daccapo.
Lo rendeva un predatore perennemente a caccia e nello stesso tempo un cacciatore che provava un piacere sconfinato ogni qual volta arrivava vicinissimo alla creatura braccata, certo che sarebbe bastata una mano per agguantarla, e tuttavia fiero del fatto che ogni volta quella trovasse il modo di sottrarsi.
In ciò consisteva il loro equilibrio, tutto ciò che teneva vivo l'interesse di suo marito e che aveva funestamente impedito che lei perdesse ogni attrattiva ai suoi occhi.
Ma Eagle, allora? Si domandò Arianna, che ruolo aveva? Era certa che lo aizzasse continuamente contro qualcuno, che scegliesse personalmente i bersagli contro cui si sarebbe accanito Brummidge e la sorprese che non fosse presente, che li avesse preceduti.
<<Forse Arianna dice il vero.>> Azzardò Evelyn, tradendo una strana insicurezza e fissandole la mano, <<voglio dire, quella mano così orrendamente sfigurata non sembra un difetto di nascita!>>
Brummidge era ancora in piedi di fronte a lei, ignorò l'amante e si avvicinò.
Puzzava d'alcool e di sudore, un miscuglio così rivoltante, da provocarle un leggero capogiro.
<<Se non vi batto per il vostro affronto è solo perché portate in grembo mio figlio e non voglio rischiare che fiacca come siete, per qualche percossa, mettiate a repentaglio di nuovo la mia progenie.>>
Pensò che avrebbe vuotato il sacco, l'avrebbe detto in quel momento, l'avrebbe costretto a scendere a patti col mostro che era e che si sarebbe fatta ammazzare.
Come avrebbe messo fine alla sua vita? L'avrebbe strangolata come minacciava di fare? Oppure non avrebbe mai potuto davvero privarsi di lei?
Pensò che in fondo non era che di suo marito la colpa di quella seconda vita che se n'era andata dal suo grembo come se il suo utero fosse un luogo ostile.
E non provò rimorso nemmeno un minuto per quel nuovo bambino mai nato, che semplicemente si era arreso all'ennesima notte di violenza che Brummidge le aveva imposto.
Osservò lo sguardo instupidito di suo marito, il sorrisino da beota che s'allargava, sicuro che avrebbe avuto per sempre la meglio su di lei.
Sentì lo zendalo appuntato sui capelli che si tendeva quando annuì lievemente.
<<Siete molto misericordioso.>> Disse invece.
Brummidge rimase per un po' stupito da quella sottomissione priva di lotta, sembrò studiarla ma non prese di nuovo posto accanto ad Evelyn, rimase in piedi, come se quel vantaggio fisico gli infondesse sicurezza.
Il silenzio li avvolse per un lunghissimo minuto, prima che Gustavo, il barcaiolo, con un inchino annunciasse che erano arrivati.
Quando scese dalla gondola era così distratta che sbatté contro la sua redingote color carta da zucchero, una tinta talmente insolita per lui, che fu certa d'aver preso un abbaglio.
Avvertì il profumo di terra e tabacco e poi la voce aspra di suo marito.
<<Sono proprio curioso di sapere cosa vi ha spinto a giocare al lacchè. Cos'è, il visconte è in tali ristrettezze da dover mandare i suoi amici al posto dei domestici?>>
Non troppo educatamente prese la moglie per un braccio, l'allontanò da lui e subito dopo riservò all'amante lo stesso trattamento.
Le aveva immobilizzate come se, anziché due giovani e graziose donne, non fossero state altro che due discoli ragazzacci imberbi.
Non fu difficile per Arianna notare la rabbia con cui Raphael si schiarì la voce.
<<Volevo essere certo che trovaste la strada, visto che la casa del mio amico è alla fine di quel campo laggiù.>>
<<Che pensiero gentile, il vostro. O forse non riuscivate a resistere un minuto di più?>>
<<Non so a cosa vi state riferendo, ma se volete seguirmi...>>
Brummidge grugnì, lasciò andare Evelyn ma non lei.
Raphael invece si voltò rapidamente indietro quando notò che Brummidge non si muoveva.
<<Credo che le stiate facendo male.>> Disse con uno strano tono monocorde e lo sguardo spento.
<<E io credo che dobbiate farvi gli affari vostri.>>
Raphael abbassò la testa, fu solo per un attimo, lo vide scuotere il capo, poi inspirare.
<<Non obbligatemi...>>
Brummidge la lasciò solo per essere libero di lanciarsi in avanti e arrivare sotto al naso di Raphael.
<<A cosa non devo obbligarvi? Non volete scusarvi con me per avermi rifilato una merce avariata?>>
<<Di cosa state parlando?>>
<<Sto parlando di quello che vi siete preso di mia moglie!>>
Raphael non disse niente ma guardava intensamente Arianna.
<<Del suo cuore?>> propose infine, il tono era scherzoso, conciliante ma i suoi occhi erano serissimi.
Raphael Deshawn che intenzioni hai?
<<Del suo cuore!>> ripeté Brummidge come se sputasse, <<il suo cuore, lo chiama lui!>> aggiunse poi sghignazzando.
<<Allora è vero che voi poeti parlate solo per metafore!>> lo canzonò infine.
Arianna alzò gli occhi, incontrò quel blu che la fissava spudoratamente, che la passava in rassegna, che non l'abbandonava nemmeno per un secondo.
<<Quante volte ancora devo dirvi che lui non c'entra niente?>>
Ma Raphael iniziava finalmente a capire. Perse ogni sorta di spavalderia, sembrò implodere in se stesso, il blu si colmò di rimpianto.
<<Brummidge, che ci fate ancora qui?>> disse Eagle interrompendoli e scrutando Evelyn con disapprovazione, << vi stanno aspettando tutti! >>