La Principessa Che Non Credev...

By Live_And_Fly_Away

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Abigail ne era convinta. La sua sarebbe stata la storia di una ragazza che realizza il suo sogno. Di una rag... More

1. Benvenuta a Chicago
2. Dov'è finito Lucas O'Connor?
3. Tu non mi piaci
4. Hai già detto abbastanza
5. Credici rossa
6. Mi sta importunando
7. Mio figlio è scomparso
8. Complici
9. Birra e Confessioni
10. Sguardi
11. Inviti o scuse?
12. Scelte sbagliate
13. Problemi
14. Richieste d'aiuto
15. Non andare via...
16. Te l'avevo detto
17. Ho solo avuto paura
18. Amici?
19. L'ho fatto per te
20. Beneficio del dubbio
21. Masochista?
22. È diverso
23. Il Riscatto
24. Pranzo col botto
25. Odi et Amo
27. I guai non vengono mai da soli
28. Una parola di troppo ed è subito...
29. Quanto è piccolo il mondo
30. Vedere senza mai guardare
31. Stupido ad ammetterlo
32. Non avevo mai creduto alle favole
33. Difficile per lei
34. Non averti mai incontrato
35. Per volere del destino
36. Siamo l'opposto della perfezione
Epilogo

26. Il romanticismo non fa per noi

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By Live_And_Fly_Away

ABIGAIL

Quando misi piede al Cole's quella mattina l'aria non presagiva nulla di buono. Ci aveva dato una settimana Grace per lasciare il locale e Cole non aveva intenzione di lasciarci dentro nulla. Ci aveva messo l'anima dentro quel locale e Grace non meritava nulla di ciò che quel luogo aveva da offrire. Perciò non mi sorpresi di trovare il Cole's chiuso e all'interno solo i miei amici che stavano impacchettando tutto.

<<Chi si rivede>> alzò gli occhi al cielo Candice quando mi vide. Sempre gentile ma almeno quella volta potevo capirla. Come me anche lei stava perdendo il lavoro e a lei questo sarebbe costato molto di più.

Alle sue parole però anche gli altri si accorsero di me. Cole era devastato ma, comunque mi sorrideva ed io non potei far altro che ricambiare tristemente. Era un'ingiustizia. Cole era un uomo buono e gentile, solo un mostro poteva togliergli tutto ciò che aveva. Più passava il tempo più mi rendevo conto di che razza di opportunista fosse l'ex moglie di Lucas e anche se non avrei dovuto, ero contenta che stesse lontana da Will. Quel bambino aveva già abbastanza problemi, senza dover aggiungere quelli  della madre.

<<Che cosa posso fare?>> chiesi senza badare alla bionda.

<<Avrei bisogno di una mano con queste scatole>> si limitò a dire Raquel, abbattuta come non mai. Avrei voluto fare qualcosa. Qualsiasi cosa che avrebbe potuto aiutare i miei amici ma, niente mi veniva in mente. Quella meretrice ci aveva in pugno. Anche Lucas aveva dichiarato forfait di fronte alla realtà dei fatti. Sapevo quanto gli dispiacesse, in fondo anche lui avrebbe risentito di quel raggiro. Non ne potevo davvero più. Non si riusciva ad avere un attimo di pace da quelle parti.

Passai buona parte della giornata a sgomberare il locale insieme ai ragazzi. C'era ancora molto da fare ma non eravamo messi male, tenendo conto che avessimo poco tempo per farlo. Allo scadere della settimana infatti tutto ciò che sarebbe stato dentro sarebbe diventato ufficialmente di Grace Dawson.

Nel tardo pomeriggio, quando stavo per andarmene dal locale, sentii la porta d'ingresso aprirsi improvvisamente. Cole stava per comunicare al malcapitato cliente che fossimo chiusi ma, quando alzò lo sguardo, rimase colpito quanto me da chi fosse appena entrato. In tutto il tempo in cui avevo lavorato lì non gli avevo mai visto varcare quella porta, quindi perché proprio adesso?

<<Douglas O'Connor. Il Cole's doveva chiudere perché decidessi di entrarci, non è così?>> esordì il mio amico fissando l'uomo dal lungo cappotto scuro.

<<Avevo sentito delle voci, volevo verificare che fossero vere>> si limitò a dire il moro guardandosi intorno.

<<A quanto pare...>> sospirò Cole passandosi una mano sul capo quasi privo di capelli.

Non so se fossi più sorpresa io della sua presenza o Cole. Sta di fatto che non mi sentivo a mio agio in sua presenza, soprattutto quando senza indugio posò gli occhi su di me. Sperai vivamente che passasse oltre ma così non fu. Anzi. Quando si accorse di me non fece altro che focalizzarsi completamente sulla mia figura, dimenticandosi degli altri.

<<Abigail, sono felice di trovarti qui>>.

Ah sì? 

<<Aveva bisogno di qualcosa, signor O'Connor?>> chiesi nervosa distogliendo lo sguardo. Quell'uomo mi inquietava. Aveva uno sguardo così freddo e distaccato che proprio non riuscivo a cogliere nulla in lui di Lucas.

<<Parlare con te. Ti dispiace?>>. 

Raquel mi fissava scuotendo piano il capo, mentre Cole fissava la scena con un'espressione ovvia. Non era venuto per il Cole's ma per vedere me. Ero nel panico. Durante il pranzo e la notte passata a casa del signor Marcus, Douglas non mi aveva praticamente rivolto la parola. Mi guardava da lontano con distacco. Come se mi stesse analizzando con ben poca discrezione. Lucas più di una volta era stato ad un passo dal mandarlo al diavolo. L'avevo fermato per miracolo.

<<C-certo che no>> forzai un sorriso mentre l'uomo mi invitava tacitamente a seguirlo all'esterno.

Recuperai il cappotto accettando di buon grado il gesto di galanteria dell'uomo, che mi teneva aperta la porta del locale. Il vento freddo che presagiva un'altra imminente tempesta ci avvolse appena mettemmo piede fuori dal bar. Era la terza quella settimana e i meteorologi non facevano altro che consigliare di restare in casa, soprattutto la sera. 

In silenzio mi condusse fino al bar in fondo alla strada dove prese subito posto ad un tavolino. Non sapevo che cosa stesse per dirmi ma un'improvvisa ansia si impossessò di me. Non ci eravamo rivolti una parola durante tutto il tragitto né avevamo mai parlato da soli, che cosa poteva volere da me? 

<<Mi dispiace averti portata via dai tuoi amici>> esordì aiutandomi a togliermi il cappotto. Decisamente un gran gesto di cavalleria.

<<Non si preoccupi. Stavo comunque per lasciare il locale. Ho un impegno questa sera>> dissi senza saperne il motivo.  A lui non doveva interessare la mia vita privata anche se riguardava il fratello. Lucas infatti aveva deciso di prepararmi una serata romantica a casa sua. Non stavo più nella pelle al'idea. Nessuno l'aveva mai fatto per me e dubitavo che mi sarebbe ricapitata un'occasione simile.

<<Allora non ti disturberò troppo a lungo e arriverò dritto al punto>>. Perfetto, era ciò che volevo. Niente preamboli.

<<La ringrazio...>>. Gli O'Connor avevano la strana abitudine di dare del tu a tutti. Un po' di rispetto per gli altri no? Sembrò leggermi nel pensiero ma sinceramente avrei anche preferito non sentire nulla.

<<Voglio che stia lontana da mio fratello>>.

<<C-come scusi?>> scossi il capo incredula.

<<Mi scusi, ripartiamo da capo>> si riscosse per poi frugare all'interno della sua borsa. Da essa ne tirò fuori un plico di fogli che posò con molta cura sul tavolo.

<<Che cos'è?>> aggrottai le sopracciglia confusa.

<<L'atto di proprietà del Cole's>>.

<<E per quale motivo ce l'ha lei?>>. Ero sempre più confusa. Che cosa stava succedendo?

<<Grace stava diventando un problema per la mia famiglia. Così ho deciso di comprare il resto dell'edificio in cui si trova il vostro locale. Grace così si è trovata costretta a vendere il suo localino notturno da strapazzi>>.

Mi fissava con un'espressione soddisfatta e vittoriosa che proprio non riuscivo a comprendere. Perché era lì da me e non dal proprietario del locale? Io non c'entravo niente.

<<Continuo a non capire>>.

<<È molto semplice. Le darò l'atto di proprietà ed in cambio lei mi prometterà di restare alla larga da Lucas>> disse rilassato lasciandosi andare contro la sedia.

<<Lei non può fare una cosa del genere>> lo guardai basita ed improvvisamente nervosa. Non volevo rinunciare a Lucas ma non avrei potuto lasciare che i miei amici perdessero tutto.

<<Sì che posso e lo sto facendo>>.

<<E se adesso le dicessi che lo farò, mi prendo l'atto di proprietà e poi non mantenessi la promessa?>>. C'era anche quella probabilità. Dubitavo fortemente che uno come Douglas O'Connor non ci avesse pensato. Avevo capito che genere di uomo fosse.

L'uomo infatti sorrise compiaciuto. Si grattò il leggero strato di barba sul suo mento e chiese di ordinare. Dovetti aspettare cinque lunghissimi minuti per ricevere una risposta. Mi stava mandando fuori di testa quell'attesa. Quell'uomo era uno sporco ricattatore e ben presto l'avrei scoperto a mie spese.

Sorseggiò il suo caffè particolarmente rilassato poi tornò a parlare: <<Se non manterrà fede alla sua parola, mi vedrò costretto a rivelare ai suoi amici e a Lucas il suo piccolo segreto. Inoltre dovrò avvisare i suoi genitori di dove si trova>> sorrise beffardo facendomi raggelare, << Saranno molto preoccupati. Mi sbaglio, duchessa?>>.

"Stai lontana dagli O'Connor" mi avevano detto. Se solo li avessi ascoltati...

LUCAS

Ero nervoso. Forse perché era la prima volta che facevo qualcosa di simile per una donna. Di solito mi limitavo ad una cena tanto per farle sentire a proprio agio ma puntando decisamente ad altro. In quel momento però ero consapevole che non fosse lo stesso. Mai avrei pensato di vedermi in quella veste da fidanzatino che strepita all'idea di vedere la ragazza che gli piace. Avevo organizzato tutto in ogni particolare. Ero in ansia ma felice di rivederla. Una sola consapevolezza mi lasciava in parte l'amaro in bocca ed era quella di non essere riuscita ad aiutarla. Mi ero sentito inutile in quel momento. Lei aveva bisogno di me ed io ero capace solo di scusarmi per la mia inutilità. Quella sera però ero deciso a farla sentire a suo agio ed aiutarla a rilassarsi. Volevo che fosse la serata più bella della sua vita ed avrei fatto di tutto perché fosse così. Mi piaceva così tanto vederla serena e sorridente.

Il campanello suonò proprio quando ebbi terminato di sistemare le ultime cose. Era leggermente in ritardo ma dall'ansia di aver dimenticato qualcosa neppure ci avevo fatto caso. Andai ad aprire con un sorriso a trentadue denti e probabilmente un'espressione da ebete.

<<Hey>> la salutai con l'unica cosa che mi passò per la testa in quel momento. La vidi sorridere dolcemente ma leggermente imbarazzata.

<<Ciao>> mi rivolse un rapido sguardo nervosa. Ero stranito per il suo comportamento ma non volli approfondire, mi dissi che fosse dovuto alla chiusura del Cole's e passai oltre. Allungai un braccio verso di lei e molto dolcemente posai l'altra mano sulla sua guancia per poi poggiare le labbra sulle sue. Mi era mancata, forse troppo.

<<Mi aspettavo un vestitino sexy>> commentai ad un soffio dalle sue labbra, il suo abbigliamento sicuramente non adatto ad una serata romantica.

<H-ho fatto tardi al Cole's>>. Abbassò il capo evitando accuratamente il mio sguardo.  Si liberò dal mio abbraccio per poi entrare. Okay, era decisamente troppo strana. Che fosse successo dell'altro?

<<Tutto bene?>> domandai così facendo finta di nulla. Per l'appunto nel frattempo andai a versare del vino per entrambi dentro due calici in vetro, guardandola però con la coda dell'occhio.

Abbie un po' titubante andò a sedersi sul divano e con un gesto stanco si stiracchiò un po' il collo.

<<C-certo, sono solo un po' stanca...>> forzò un sorriso quando le porsi il calice. Mi sedetti al suo fianco contemplando le sue labbra mentre andavano a posarsi sul bordo del bicchiere e assaporavano il vino. <<Prosecco>> commentò da buona intenditrice.

<<Palato raffinato, la signorina>> risi brindando insieme a lei.

<<Non sai quanto>>. 

E poi c'erano quelle frasi, lasciate lì a metà. Non comprendevo perché dovesse dire certe cose e poi non dire più nulla. Era snervante e tutte le volte mi lasciava l'amaro in bocca. Ma non quella volta...

<<Posso farti una domanda?>> mormorò con un filo di voce.

<<Puoi chiedermi quello che vuoi, lo sai>>. 

<<Se io non fossi chi tu credi che io sia, ti arrabbieresti?>>. Mi lasciò senza parole. Non penso che avessi davvero compreso la domanda e, se lo avessi fatto, non penso che avrei avuto la risposta.

<<Non penso di aver capito>> mi limitai così a dire stranito. Abigail abbassò per un attimo lo sguardo, fissando per un tempo a mio parere eccessivo il bicchiere di vino. Ne bevve un sorso e poi tornò a parlare, molto più nevosa di prima.

<<Se arrivasse una ragazza come me. Uguale a me in tutto e per tutto ma che non fosse come me. Voglio dire, se avesse molte più responsabilità e doveri a suo carico, se fosse diversa in alcuni suoi atteggiamenti, se non disegnasse ma facesse molte altre cose. Ti piacerebbe ancora?>>.

La sua spiegazione non aveva fatto altro che confondermi di più. 

<<Mi stai organizzando un matrimonio combinato con una tua sosia?>> mi trovai a scherzarci su perché io davvero non sapevo di che cosa stesse parlando. Cominciavo a preoccuparmi seriamente.

<<Lucas, io non sto scherzando>>. Mi feci subito serio di fronte alla sua espressione offesa. 

Che cosa le prendeva? 

<<Allora, Abigail, spiegami perché non ci sto capendo nulla>>.

<<È difficile spiegarlo...>> sospirò frustrata passandosi una mano tra i capelli. Nell'altra stringeva ancora il calice di vino che subito dopo si portò alle labbra finendolo definitivamente. Ci stava andando giù un po' pensante.

Uno dei due doveva restare sobrio, così posai i bicchieri sul tavolino in cristallo e rivolsi tutta la mia attenzione a lei. 

<<Provaci, okay?>> dissi poi con una tonalità di voce molto più dolce e rassicurante di prima. O almeno lo sperai perché volevo assolutamente sapere che cosa le stesse capitando ma, per farlo, avevo bisogno della sua fiducia.

Due occhietti pieni di lacrime puntarono dritto nei miei a quelle parole e mi si strinse il cuore di fronte a tutta quella tristezza.

<<Che cosa provi per me, Lucas?>>.

Sorrisi, <<Mi sembra di averlo già dimostrato che cosa provo per te. Comunque, se hai bisogno che te lo dica, mi piaci molto e più passiamo del tempo insieme, più sento di provare molto di più di un interesse nei tuoi confronti>>. Non ero pronto a dirle che l'amassi, più che altro perché non credevo di averlo mai provato. Forse una volta ma era passato tanto tempo ormai.

<<Diresti che sei innamorato di me o che ti stai innamorando?>>. 

<<Penso di sì>>. Non credevo fosse così diretta. Forse l'alcool stava facendo proprio l'effetto da lei desiderato. La vidi chinarsi a prendere il mio calice di vino tra le dite e portarselo subito alle labbra, prendendosene un gran sorso. 

Mi sa che servirà molto più di una bottiglia...

<<Q-quindi se fossi una persona completamente diversa da quella che conosci non cambierebbe nulla?>>. Ero stranito dal suo comportamento ma improvvisamente mi resi conto che forse stesse sol cercando di parlarmi della sua vera identità, perché temeva che non l'avrei accettata.

<<Abbie, a me non importa chi tu sia lontano da qui. A me importa solo che le tue azioni e le tue parole siano sinceri. Il resto è solo una maschera che siamo obbligati a portare>> tentai di tranquillizzarla prendendo una delle sue mani nelle mie. Tremava dall'ansia e forse anche per aver bevuto. Ero intenzionato a toglierle il bicchiere dalle mani ma lei in un gesto rapido se lo portò di nuovo alle labbra, finendolo.

<<Tu odi le bugie>> mi fece notare con voce incrinata.

<<Mi hai mentito su qualcosa?>>. Improvvisamente avevo bisogno anch'io di bere. Che cosa mi aveva nascosto? 

Ti prego fa che non sia suo marito... 

<<Forse...>>.

Perché non puoi essere più precisa, diavolo! Stavo ribollendo dentro dalla voglia di sapere!

<<Abigail, parla per favore>> la pregai nel panico. <<Qualsiasi cosa sia possiamo trovare una soluzione. Anche se sei sposata...>> la buttai lì sperando davvero che non lo fosse.

<<Lucas, sono vergine mi sembra improbabile la validità di matrimonio senza averlo consumato>> mi riprese acida mentre io sospiravo sollevato.

Almeno non c'era un altro.

<<E allora di che cosa si tratta?>>. Cominciavo a stufarmi. O mi diceva la verità o potevamo anche tagliar corto.

<<I-io non sono chi tu pensi che sia. Abigail Davis non esiste>> mormorò guardandomi negli occhi per un breve istante. <<So che ti perderò ma devi saperlo>>.

<<Che cosa significa?>> scossi il capo incredulo.

<<Che tu non eri previsto. Io non sono venuta qui per trovare l'amore né nuove amicizie. Niente di tutto ciò che è capitato è andato secondo i piani. Io volevo solo conoscere Marcus O'Connor e tornarmene a casa>> singhiozzò senza più freni. <<Volevo solo mettere in pausa per un po' la mia vita, ero stanca di starmene rinchiusa come una carcerata. Tu ed io non ci saremmo mai dovuto avvicinare, io non mi sarei mai dovuta impicciare della tua vita e non mi sarei mai dovuta affezionare a te. È stata tutta colpa mia...>>.

<<Abigail, di che diamine stai parlando?!>>. Ero stanco di quei giri di parole. Volevo la verità e poco mi importava se stavo alzando la voce.

<<Non dovevo cominciare a frequentarti e uscire con te. Ho commesso un errore madornale per cui mi sento un mostro. Avrei dovuto lasciare le cose come stavano e tornarmene a casa. Mi sono ripetuta più volte che dovessi starti lontana, che non potessi permettermi di innamorarmi di te. Però è successo ed adesso ne pago le conseguenze>>.

Mi alzai da divano a quel punto. Incapace di starmene seduto. Avevo il cervello in pappa. Da una parte felice nel sentire le sue parole, dall'altra confuso e impaurito all'idea che mi stesse lasciando.

<<Lucas, mi dispiace>> concluse lasciandosi andare ad pianto liberatorio mentre io camminavo su e giù per la stanza.

<<Non capisco, perché me lo stai dicendo adesso? Te ne vuoi andare? Vuoi chiudere? Perché stasera, Abigail?!>>. Avevo preparato la serata più romanica di sempre per la donna che amavo ed adesso lei veniva a dirmi che non poteva? Ero stanco ma stanco davvero.

<<Perché era giusto che sapessi che ti stai frequentando con una bugiarda>> si limitò a dire a testa bassa.

Sospirai non sapendo come comportarmi. Lei era lì seduta a fissare un punto di fronte a sé ed io l'unica cosa a cui riuscivo a pesare erano le sue labbra e al fatto che avrei voluto stringerla tra le mie braccia.

Mi avvicinai a lei e mi chinai di fronte in cerca di suoi occhi.

<<Guardami>> sussurrai prendendole le mani nelle mie. Le strinsi leggermente per poi portarmele alle labbra e lasciarci un tenero bacio sul dorso.

<<Lucas, devi odiarmi>>. Sembrava tanto un ordine ma non mi sarei fatto scoraggiare. Volevo lei e ne ero sicuro come non mai.

<<Mi dispiace deluderti ma non succederà>> sorrisi leggermente. <<Ho preparato una serata fantastica e non ti permetto di rovinarla. Dopo se vorrai potrai andartene e lasciarmi ma prima vorrei che ti rendessi conto di ciò che ti perderesti>>. Volevo vedere quegli occhietti brillare dalla felicità, non pieni di lacrime.

<<So che cosa mi perdo andandomene>> si asciugò una lacrima riportando però poi le mani tra le mie. Lo presi come un gesto di assenso. Se avesse davvero voluto andarsene, non l'avrebbe fatto.

Alzai leggermente il capo trovandomi così ad un palmo di mano dalle sue labbra. Fu però quando la vidi chiudere gli occhi di riflesso che mi sentii libero di baciarla ancora una volta. Non avevo idea di che cosa avesse per la testa ma, avrei fatto di tutto per farla sentire a suo agio. Per farla sentire amata. Avevo la netta sensazione che non avesse idea di che cosa significasse.

La presi dolcemente per le cosce avvicinandola a me e ritrovandomi tra le sue gambe ricoperte da un paio di pantaloni lunghi aderenti al punto giusto. Odiavo quando indossava i pantaloni però dovevo ammettere che facesse piuttosto freddo quella sera. Abbie portò una mano tra i miei capelli tenendomi stretto a sé baciando ed assaporando le mie labbra come io facevo con le sue. Non potevo credere al fatto che volesse lasciarmi. Era stupenda, perfetta e innamorata di me. Non ero certo di meritarmelo ma ero al settimo cielo all'idea che fosse tutta mia.

<<Servo la cena?>> domandai senza fiato allontanandomi di poco dalle sue labbra carnose. Per me potevamo passare anche tutta la notte così ma avevo altre idee per la serata.

<<Non ho molta fame>> sussurrò lei riposando la bocca sulla mia e riprendendo a giocare con la mia lingua. Non le avrei mai negato nulla.

<<Allora che suggerisci?>>. Era complicato parlare con lei con le sue labbra appiccicate alle mie.

<<Andiamo in camera tua?>> soffiò sensuale massaggiando i miei capelli dolcemente. No, piccola, non posso farlo. Non perché non voglia ma perché hai bevuto ed io non posso approfittarmi di te.

<<Che cosa ne dici se mangiucchiamo qualcosa e ci facciamo un idromassaggio in piscina?>>. Avevo preparato una sorpresa sulla terrazza. Per l'occasione avevo fatto riscaldare anche la piscina. Meglio delle terme era diventata casa mia.

<<Non fa freddo?>> fece una smorfia davvero adorabile che mi obbligò a darle l'ennesimo bacio.

<<L'ho fatta scaldare per te>>.

<<Io continuo a preferire la tua stanza>> alzò gli occhi al cielo muovendosi con fare provocatorio contro di me. Dovetti chiamare a raccolta tutto il mio raziocinio per non acconsentire alla sua richiesta.

<<Facciamo così adesso seguiamo la mia proposta e se dopo ne hai ancora voglia>> cosa che speravo sinceramente, <<possiamo concludere la serata nella mia stanza da letto. Che cosa ne pensi?>>.

Accetta mia bella principessina che non vedo l'ora di coccolarti come si deve...

<<Va bene, ci sto. Ma voglio altro Prosecco>> mi puntò un dito contro con fare minaccioso che però mi fece solo sorridere.

<<Non potrei negarti nulla, neanche volendo>>.

<<Meglio>> mi diede un bacio veloce facendomi alzare. <<Lucas, per il discorso di prima...>>.

<<Godiamoci la serata. Non chiedo altro>> la presi per mano intrecciando le dita con le sue. Un gesto tanto semplice che era diventato una necessità per me. Volevo sempre sentirla al mio fianco e non accettavo che potesse starmi lontana anche quando stavamo insieme. La volevo tutta per me.

La condussi in cucina fremendo dalla voglia di vedere la sua faccia quando avrebbe visto tutto ciò che le avevo preparato.

~¤~

<<Lo ammetto, mi hai sorpresa>> rise dolcemente mentre con un gesto elegante e terribilmente sexy entrava nella piscina. Emise un sospiro di sollievo constatando che l'acqua fosse calda e si sistemò meglio contro la parete. Mi fissò per alcuni istanti mentre come un allocco imbambolato la fissavo con due calici di vino in mano. Aveva deciso di darsi all'alcool a quanto sembrava...

<<Vieni o resti lì in attesa di una polmonite?>> mi fissò con occhi da innocentina. Togliendo il fatto che l'avrei trascinata di sopra anche subito, il problema principale era che fosse anche nuda non avendole detto di portare un costume da bagno. Tutto troppo allettante per il mio già scarso autocontrollo.

Le sorrisi divertito per poi posare un attimo i calici sul tavolino e togliermi i vestiti. Tutti fino all'ultimo e senza distogliere gli occhi dai suoi. Notai subito che fosse in imbarazzo, soprattutto quando per l'ultimo indumento aveva distolto lo sguardo fingendo che l'acqua della piscina fosse molto più interessante. 

<<Mi piace quando ti imbarazzi>> le confidai passandole un bicchiere che usò subito come nascondiglio per il suo volto.

Fece una smorfia risentita per poi ribattere prontamente: <<Non sono imbarazzata>>.

Guardarla così mentre mandava giù l'ennesimo bicchiere di vino mi portò a pensare a quanto quella serata fosse strana, a quanto Abigail fosse strana. Non avevo idea del motivo ma mi sentivo inquieto dopo la nostra discussione di poco prima.

Mi sedetti al suo fianco e brindai con lei, anche se il suo calice poteva già definirsi vuoto. 

<<Stai ancora pensando a poco fa?>> mormorò posando il bicchiere sul bordo. Sentii le sue dita accarezzarmi debolmente il bicipite con fare per nulla provocatorio ma che mi fece drizzare tutti i peli delle braccia.

<<Sono solo preoccupato un po' per te... tutto qui>>. Tale confessione la fece riflettere per un attimo a testa bassa, prima di trovare il coraggio per rispondere. Di una cosa però ero certo: quella non era la scozzese forte e sicura di sé che alcuni mesi prima mi aveva lavato con del succo di frutta. 

Posò le labbra sulla mia spalla in un bacio tenero e con un non so che di consolatorio. <<Non ti devi preoccupare per me. I-io sto bene>>. E nonostante la voce tremante volli crederle. Doveva essere così.

Appoggiai a mia volta il bicchiere accanto al suo per poi afferrala con un gesto rapido per le gambe portandola su di me. Parve leggermente spaesata di fronte al mio gesto ma subito sembrò riprendersi, perché gettò le braccia al collo, immergendo le dita nei miei capelli. 

<<Mi voglio fidare>> sussurrai a meno di un centimetro dalle sue labbra carnose e tentatrici. Lei si limitò a sistemarsi meglio tra le mie braccia facendomi impazzire per quella piccola ma, immensa distanza dalle sue labbra.

Fu solo un sussurro quello che sentii indistintamente uscire dalle sue labbra, tanto che mi parve addirittura di essermelo immaginato. Avrei voluto approfondire sul significato di quelle parole ma, proprio nel momento in cui stavo formulando il pensiero, le sue labbra si impossessarono finalmente delle mie e anche il più piccolo timore ed incertezza svanì. Me ne dimenticai in un attimo come della nostra discussione. Lasciammo spazio ai baci, alle carezze e ai sospiri. Esattamente come avevo immaginato quella serata romantica. Non avevo bisogno di nient'altro. Solo di lei e che lei si fidasse di me. Chiedevo troppo forse?

I nostri gemiti divennero presto una tacita richiesta di spostarci in un luogo più consono alla situazione dato che come in ogni buon palazzo che si rispetti, anche nel mio era pieno di pettegoli. Ci avvolgemmo un po' come capitava negli asciugamani senza che riuscissi a toglierle gli occhi da dosso. Era così bella, così imbarazzata e così terribilmente innocente che la voglia di lei al posto di diminuire con freddo della sera, non faceva che aumentare. 

Di mia sorpresa fu lei a trascinarmi di sopra con un sorriso malizioso che mi fece eccitare ancora di più. Così sensuale mentre muoveva con arte i suoi fianchi, sculettando verso il piano di sopra. Non volevo che si sentisse obbligata ma, soprattutto non volevo che facesse qualcosa di cui si sarebbe pentita il giorno dopo, solo perché aveva bevuto qualche bicchiere di troppo.

L'attirai a me contro la mia volontà, facendola scontrare sul mio petto. Abbie non poté far altro che guardarmi con un briciolo di confusione negli occhi, non capendo perché mi fossi fermato.

<<Non voglio che sia una cosa da una notte, né che il vino di prima sia la motivazione del tuo lasciarsi andare>> giunsi subito a chiarire la situazione.

<<Non lo è>> si limitò avvolgendomi il collo con le braccia. Mi attirò a sé lasciandomi beare del suo profumo. Non capivo il suo gioco ma, come poco prima sembrava intenzionata a spostare la mia attenzione. 

Sospirai recuperando un poco di lucidità che cominciava a scarseggiare: <<Quindi lo vuoi davvero?>>. Sembravo un ragazzino del liceo alla sua prima volta, non un adulto molto vicino ai trent'anni. Era lei. Era lei a destabilizzarmi, senza che potessi far nulla per evitarlo. Passava da essere sicura di sé e provocatoria ad essere improvvisamente timida ed in imbarazzo. Sapevo che se avesse cambiato idea all'ultimo avrei dovuto accettarlo ma, se c'era la possibilità di evitare di dovermi fare una doccia fredda per placare gli animi, sarebbe stato meglio.

<<Lucas, sono una donna adulta nel pieno delle sue facoltà. Quindi se adesso vuoi gentilmente mostrarmi dove si trova la tua camera da letto, altrimenti penso che andrò di sotto a guardare la televisione. C'è un interessantissimo docum->>. Non era necessario che continuasse. Soprattutto se avesse tirato fuori qualche documentario del cavolo su un periodo storico che neppure conoscevo. 

Le chiusi la bocca con un bacio che le tolse il fiato. Non aveva la minima idea di tutti i pensieri e i viaggi mentali che mi ero fatto da quando avevo cominciato a vedere in lei più di una pazza che rovescia succhi di frutta sui vestiti firmati delle persone.

Non fu necessario neppure spogliarci dato che i teli scivolarono lungo i nostri corpi forse ancor prima che riuscissi ad aprire la porta della stanza. 

Seppi solo una cosa quando crollai accanto a lei, quella notte, dopo ore passate a fare l'amore: mai e dico mai, avrei provato per un'altra, ciò che provavo per Abigail. Lei era esattamente tutto ciò di cui avevo bisogno e volevo. 

Tuttavia, dovevo essere l'unico dei due a pensarlo dato che quando aprii gli occhi il giorno dopo il materasso al mio fianco era freddo ed al posto della rossa trovai solo un foglio di carta. Fu come se il mio cuore da gonfio di amore qual era fosse appena scoppiato, sgretolandosi in mille pezzi, impossibili da rimettere insieme. A nulla servirono le sue parole.

Non credevo potessi ferirmi così, tu che avevi promesso di non farlo mai...

ABIGAIL

"Non dovresti". Ero seria Lucas quando l'ho detto ma tu, nella frenesia del momento forse, non devi averci fatto molto caso o non ha voluto farci caso. Non ti biasimo per questo. Quella piccola bolla di sapone che si è creata la notte scorsa attorno a noi, è stata qualcosa di magico. Ho anche pensato, per la frazione di un secondo, che potesse trasformarsi nella nostra quotidianità. Questo se ti avessi detto la verità al momento opportuno e se fossi davvero chi tu credi che io sia. Ma non lo sono, non lo sono mai stata. Ho creduto forse per un attimo di troppo che potessi essere davvero la donna di cui mi hai tacitamente detto di starti innamorando. Mi dispiace perché sei un uomo fantastico che ha sofferto fin troppo nella sua vita. Vorrei poterti dare maggiori spiegazioni ma, come non potevo prima, non posso neppure adesso. Ti prometto che troverai la donna adatta a te, vi innamorerete, davvero questa volta, e sarete felici. Io non posso più illuderti e mentirti, perciò perdonami se puoi, non oggi, non sono così insensibile, non domani ma, quando magari la ferita che ti ho procurato ti farà meno male. Quando smetterai in parte di odiarmi. 

Sappi solo che ti amo, davvero, come non pensavo di potermi innamorare mai. Sei stato l'unico a capirmi e che mi ha fatto provare sensazioni che mai avrei provato e che so mai proverò di nuovo.

Ti chiedo di non cercarmi, di proseguire con la tua vita ed io farò lo stesso con la mia.

Dai un bacio grande anche a Will, mi dispiace non potergli dire addio ma è meglio così. Ho sempre odiato gli addii.

Non ti dimenticherò, promesso.

Abigail M. D. H.

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