La Principessa Che Non Credev...

By Live_And_Fly_Away

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Abigail ne era convinta. La sua sarebbe stata la storia di una ragazza che realizza il suo sogno. Di una rag... More

1. Benvenuta a Chicago
2. Dov'è finito Lucas O'Connor?
3. Tu non mi piaci
4. Hai già detto abbastanza
5. Credici rossa
6. Mi sta importunando
7. Mio figlio è scomparso
8. Complici
9. Birra e Confessioni
10. Sguardi
11. Inviti o scuse?
12. Scelte sbagliate
13. Problemi
14. Richieste d'aiuto
15. Non andare via...
16. Te l'avevo detto
17. Ho solo avuto paura
18. Amici?
19. L'ho fatto per te
20. Beneficio del dubbio
21. Masochista?
22. È diverso
23. Il Riscatto
25. Odi et Amo
26. Il romanticismo non fa per noi
27. I guai non vengono mai da soli
28. Una parola di troppo ed è subito...
29. Quanto è piccolo il mondo
30. Vedere senza mai guardare
31. Stupido ad ammetterlo
32. Non avevo mai creduto alle favole
33. Difficile per lei
34. Non averti mai incontrato
35. Per volere del destino
36. Siamo l'opposto della perfezione
Epilogo

24. Pranzo col botto

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By Live_And_Fly_Away

ABIGAIL

<<Non sono in ritardo, vero?>> domandai con il fiatone raggiungendo Cole alla fine del corridoio. La sera prima Lucas aveva finito col farmi andare a dormire troppo tardi e di conseguenza quella mattina non avevo sentito la sveglia.

<<Tranquilla, sei in perfetto orario>> mi sorrise il mio amico con un'espressione abbattuta.

Mi sedetti al suo fianco incerta su come comportarmi. Cole non mi aveva detto niente di ciò che era capitato e del perché avesse bisogno di un consulto da parte mia. Sapevo solo che per una volta le mie conoscenze giuridiche sarebbero servite a qualcosa. O almeno lo speravo.

Presi un bel respiro, pronta ad affrontare l'argomento spinoso. <<Cole, ti va di dirmi che cosa succede? Sei nervoso e preoccupato da ieri...>>.

Il ragazzo al mio fianco sospirò sconsolato e per un istante pensai che non mi avrebbe detto ancora nulla, dalla sua espressione. Non l'avevo mai visto così. Stavo per aggiungere qualcosa quando inaspettatamente prese a parlare.

<<Ti ricordi quando ti ho detto che nel momento del bisogno avessi trasformato il locale in un night club?>> domandò fissando un punto indefinito davanti a sé. Annuii impercettibilmente invitandolo a continuare. Non so se vide il mio segno di assenso ma comunque continuò. <<Ecco, non ha comunque funzionato. Così a malincuore presi un'altra e forse peggiore decisione. Solo che in quel momento non ci avevo pensato bene, ero in crisi, non sapevo come pagare gli stipendi e lei diceva di amarmi...>>.

Alle sue parole il mio pensiero venne istantaneamente dirottato su Grace. C'entrava sempre lei a conti fatti. Ma perché? Che cosa aveva quella bionda dall'altezza spropositata da far girare la testa a tutti gli uomini?!

Sbuffai senza rendermene conto ed alzai gli occhi al cielo. Cole però non se ne rese neppure conto.

<<Per riassumere>> disse poi riprendendo il filo del discorso, <<Ho venduto la proprietà del Cole's a Grace ed ora lo vuole per mettere su questa pantomima del suo nuovo marchio. Ha comprato buona parte del palazzo...>>.

Io non ero affatto una persona volgare o con istinti violenti ma, quella si meritava davvero una bella lezione! In questo modo avrebbe fatto concorrenza alla "O'Connor's Creations" proprio lì di fronte. Avrebbe cacciato Cole, avrebbe mandato in tilt Lucas e solo per una sorta di rivalsa nei confronti della sua ex famiglia?! Ma io dico, stiamo dando i numeri?!

<<Cole, mi... mi dispiace tantissimo>> poggiai una mano sul suo braccio sperando di infondergli un poco di confronto. Lui era l'ultima persona al mondo a meritarsi tale trattamento.

<<È a me che dispiace, a causa mia voi resterete senza lavoro e tutto perché non ho avuto abbastanza fiducia nel locale e nelle mie capacità>>.

<<Cole, non dirlo neanche. Sei fantastico, noi ti dobbiamo molto. Io ti devo moltissimo, senza di te chissà dove mi troverei in questo momento. Troveremo una soluzione vedrai>> forzai un sorriso cercando di infondere coraggio ad entrambi. La verità era che non avessi la minima idea di che cosa fare, senza il Cole's per me era finita. Solo che non potevo mettere prima la mia felicità a quella dei miei amici.

<<Grazie per essere qui, Abbie. Anche se non so quanto servirà questo confronto, sono felice di averti qui con me>> sorrise, mentre io posai il capo sulla sua spalla.

Non avremmo avuto alcuna possibilità, lo sapevo, ma valeva la pena tentare. Ne andava del nostro futuro e - ahimè - anche della mia permanenza a Chicago. Non potevo lasciare che una sconosciuta mi portasse via tutto.

<<Prego sedetevi>> ci fece accomodare l'avvocato della bionda che trovammo già dentro seduta con il suo vestitino bianco, forse inappropriato per un appuntamento dall'avvocato. Cole rimase alcuni istanti a fissarla inebetito prima che con uno scossone riuscissi a farlo riprendere.

<<Lei è il tuo avvocato?>> domandò divertita Grace, <<Non pensi che avresti dovuto cercare qualcuno più qualificato?>>.

Torto non potevo dargliene ma, hey! Sono qui!

<<Non penso che la scelta del mio avvocato sia affar tuo...>> strinse le mani in due pugni nati dal nervosismo. Faceva di tutto per provocarlo, non era giusto così.

<<Calmati, lo dicevo per te>> mostrò tutto il suo falso lato da innocentina. Davvero, non la sopportavo proprio. Come aveva fatto Lucas a sposarla, non l'avrei mai saputo.

L'incontro fu molto più deludente di quel che mi aspettassi. Non c'era niente da fare, avevo letto e riletto il contratto senza trovare alcun cavillo a cui attaccarsi. Cole era davvero nei guai. Quell'approfittatrice l'aveva davvero fregato e mi sentivo inutile di fronte a quell'ingiustizia. Un'altra volta potevo dire di essere completamente incapace di fare qualsiasi cosa. Forse Cole avrebbe dovuto rivolgersi a qualcun altro.

<<Abbie, non sentirti in colpa. Non potevi fare niente>> mi riscosse dai miei pensieri parcheggiando di fronte al nostro palazzo. Mi stava riaccomoagnando a casa per poi andare al Cole's. E non dovevo sentirmi in colpa? In più a pranzo sarei dovuta andare a quello stupido pranzo degli O'Connor. Ma perché diamine non mi facevo mai gli affari miei?!

<<Stavo pensando. E se parlassi con Lucas? Il suo amico se non sbaglio è un avvocato rinomato>>.

<<Stai tranquilla, principessina. Mi occupo di tutto io. Grazie comunque per l'aiuto. Adesso però devi mostrare il tuo miglior sorriso, vai a pranzo a casa di Marcus O'Connor, dopotutto!>>. Come faceva a sorridere di fronte a quel disastro? A me veniva solo da piangere al pensiero che dovesse rinunciare a tutto ciò che aveva costruito fino a quel momento.

<<Sì...>>. L'entusiasmo della sera prima era evaporato sotto lo sguardo arido di Grace. Diceva di amarlo! Come si fa a smettere di amare qualcuno così rapidamente?

E se Lucas avesse smesso di amarmi? Un momento, Lucas mi amava?

Ero troppo confusa ed avevo urgentemente bisogno di una lunga e rilassante doccia.

Salutai rapidamente Cole e scesi dall'auto. Come inizio di giornata era andata davvero male. Se non fossi dovuta uscire sicuramente sarei tornata in pigiama e nel letto. Dovevo parlare con Lucas, ne ero sempre più convinta. Anche se Cole non era d'accordo potevo almeno accennargliene, magari avrebbe trovato una soluzione. Speravo fosse così...

Entrai in casa e mi chiusi la porta alle spalle con un tonfo. Nello stesso istante sentii qualcosa in cucina cadere e qualcuno imprecare di conseguenza. Con passo veloce raggiunsi la stanza ma solo per trovarmi di fronte, o meglio a terra, una Raquel in uno stato fisico davvero raccapricciante.

<<Oddio, che cosa ti è successo?>> dissi senza pensarci due volte. L'espressione risentita sul suo volto nacque di conseguenza. Si alzò da terra e andò a sedersi su una delle sedie senza dire nulla, la seguii a ruota curiosa e dimenticandomi per un attimo della doccia.

<<Come sei gentile, sono stata io a renderti così?>> borbottò lei bevendo un sorso del suo succo di frutta.

<<Questa mattina quando sono uscita non eri a letto ed adesso ti trovo qui in calzoncini e canottiera. Dove sei stata?>>. Ero sinceramente preoccupata oltre che divertita nel vederla così devastata.

<<Da nessuna parte...>> distolse lo sguardo lei, ovviamente colpevole.

<<Cole ha detto che ieri sera non sei tornata con lui>>.

<<Mi stai facendo il terzo grado? Sai di non essere mia madre o comunque un qualche tipo di forma genitoriale, vero?!>> sbottò irritata guardandomi basita.

<<Mh... Come si chiama il motivo di questa tua spiccata simpatia mattutina?>> domandai senza riuscire a trattenere un sorrisetto malizioso. Raquel aprì e richiuse più volte la bocca senza sapere bene come rispondermi. Forse era la prima volta che la lasciavo senza parole e non potevo che ritenermi soddisfatta.

Alla fine sospirò e si lasciò andare contro lo sgabello. Era davvero uno straccio. <<È complicato>> si limitò a dire alla fine.

<<Non può essere tanto male>>.

<<Oh credimi, lo è eccome!>> scoppiò a ridere. Ma di una risata isterica che mi fece preoccupare.

<<Ti va di parlarne?>>.

Spostò finalmente gli occhi su di me e mi fissò per un lunghissimo istante.

<<Ma tu non hai un pranzo oggi?>> domandò poi arricciando il naso.

<<Sì, ma posso concederti alcuni minuti del mio preziosissimo tempo>> le risposi divertita appoggiandomi al tavolo.

Raquel sorrise debolmente con un'espressione triste. <<Lui non fa per me, siamo troppo diversi e lui si vergogna di me>>.

<<Te l'ha detto lui?>>.

<<Non serve che lo dica, lo so. È troppo signorotto per i miei gusti>> fece una smorfia contrariata.

<<Però ieri notte non ti è dispiaciuto il signorotto>> non riuscii a trattenermi così scoppiai a ridere.

<<Hey! Io non spreco tempo come fai tu con O'Connor>>. Spalancai la bocca basita e lei tirai un pezzo di pane.

<<Io non spreco tempo! E poi come fai a dirlo, scusa?>>.

<<Andiamo! Se faceste qualcosa a letto non saresti così rompipalle e frustrata!>> scoppiò a ridere molto più rilassata.

<<Sì, perché tu sei super rilassata adesso, no? Sembri uno zombie appena uscito dalla tomba!>>.

<<Principessina, meglio che vai a prepararti altrimenti fai tardi ed io ti picchio>> le feci la linguaccia e mentre lei mi ritirava il pezzetto di pane che poco prima le avevo tirato, mi dileguai in camera. Ero in ritardo e non avrei sicuramente fatto in tempo a prepararmi come si deve ma, n'era valsa la pena.

LUCAS

Ero agitato, con i nervi a fior di pelle e stupito dal ritardo di Abigail. Non era mai arrivata tardi da quando la conoscevo ed adesso la stavo attendendo da quasi dieci minuti sotto il suo palazzo.

<<Sicuro che venga?>> domandò la vocina di mio figlio, seduto sui sedili posteriori.

<<Sì, è solo leggermente in ritardo>>. Non l'avevo chiamata perché sapevo che sarebbe arrivata, non avevo alcuna intenzione di metterle fretta. Soprattutto perché speravo che facessimo tardi e per una strana combinazione di eventi andassimo a mangiare per conto nostro in un ristorante. Avrei preferito pranzare da solo con Will ed Abigail che con tutta la famiglia al completo. Mi sentivo più a mio agio con loro.

Improvvisamente la portiera dal lato del passeggero si aprì e da essa entrò Abigail, bellissima con quel suo tubino nero che le arrivava a metà coscia e che lasciava forse troppa pelle nuda sotto sguardi indiscreti. In particolare sotto il mio sguardo che subito si dipinse di un sorriso spontaneo e rilassato.

<<Mi dispiace, oggi sono continuamente in ritardo...>> esordì nervosa, portandosi una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

<<Tranquilla Abbie, papà è troppo in panico per questo pranzo per accorgersi del ritardo>> sghignazzò quel piccolo traditore divertito.

Abigail voltò lo sguardo verso di me preoccupata. Sapevo che si sentisse in colpa per avermi chiesto di partecipare, ma non doveva. Se ero in pensiero era per lei, conoscevo la mia famiglia e sapevo quanto potessero essere inopportuni. Abbie era così pura, niente a che vedere con le ragazze che portavo a casa un tempo.

<<Sicuro che vuoi che venga?>> domandò incerta. La metteva in imbarazzo venire a quel pranzo con me ma, sapevo che non vedesse l'ora di rivedere mio padre. Non le avrei mai privato di tale desiderio. E poi, avevo bisogno del suo sostegno.

<<Sicurissimo>> le sorrisi trattenendomi dalla voglia che avessi di baciarla. C'era Will e sinceramente non avevamo ancora affrontato il discorso. Non che a mio parere mio figlio non sapesse già tutto ma, era meglio parlarne a tu per tu prima.

Ci vollero un paio d'ore per raggiungere la villa di mio padre. Era fuori città, immersa nel verde e con uno spettacolo da togliere il fiato. Eravamo in ritardo ma poco mi importò quando Will cominciò a parlare con Abbie dei suoi incontri con la dottoressa. Sotto consiglio di Ellie infatti, avevo deciso di fargli fare qualche seduta da questa sua amica psicologa e le cose andavano alla grande. Il bambino era molto più rilassato ed io con lui. La naturalezza però con cui le parlava dei loro discorsi però... posso dire che fu questo a riempirmi il cuore di gioia, ero felice che ne parlasse con qualcuno e soprattutto che non si vergognasse a farlo con me in ascolto.

<<Posso farvi una domanda a cui non ho saputo rispondere alla dottoressa?>> domandò ad un tratto attirando tutta la nostra attenzione.

<<Dicci tutto>> sorrisi alla ragazza al mio fianco appoggiata con il gomito alla portiera.

<<Ma Abbie è tua fidanzata? Perché dormite insieme ma non vi baciate mai quando ci sono io, però viene a pranzo dal nonno. Sono un po' confuso>>.

Vidi la rossa sbiancare ed io dovetti concentrarmi per non sbandare con l'auto.

<<Ecco...>>.

<<Più o meno>> disse di getto forse la ragazza al mio fianco.

<<Come "più o meno"? O state insieme o non state insieme. Quindi?>>. Certo che era proprio insistente. Non avevamo neppure parlato di fidanzati o non fidanzati noi due!

<<Ci stiamo frequentando>> disse alla fine Abigail dopo un terribile minuto di silenzio. La vidi rabbuiarsi e spostare lo sguardo fuori dal finestrino.

Avrei dovuto dire io che ci stavamo frequentando, che non fossimo fidanzati ma che ci fossimo davvero vicini. Invece avevo taciuto e lei ci era rimasta male. Meno due punti per me...

Quando raggiungemmo finalmente la proprietà di mio padre in quell'auto non si respirava più dal nervosismo che girava. Eravamo in ritardo di un'oretta ma ciò di cui mi preoccupavo di più era il fatto che Abbie ancora non mi parlava. Ed io che pensavo di rapirla e sbaciucchiarmela per bene in qualche angolo della casa.

<<Signor Lucas! Finalmente! Avete trovato traffico?>> domandò preoccupato il fidato maggiordomo di mio padre correndo ad accoglierci. Solo quando si accorse della mia splendida accompagnatrice cambiò espressione.

<<Suo padre mi aveva detto che avrebbe portato un'ospite>> sorrise cordiale alla rossa che ricambiò imbarazzata.

<<Frederick, le presento la mia fidanzata Abigail>> dissi senza pensare o forse dopo troppo pensieri sbagliati. A Will l'avrei spiegato dopo, ora dovevo tornare nelle grazie di Abbie.

<<Oh! Molto piacere signorina. Sono incatanto di conoscerla>> si illuminò e fece un piccolo inchino di riverenza.

<<Piacere mio ma, niente inchini per favore>> sorrise forzatamente avvicinandosi impercettibilmente a me. Le posai una mano sulla vita rilassato e invitai Frederick a farci entrare perché cominciava a far freddo lì fuori.

Aiutai Abbie a togliersi il cappotto, mentre Will saltava fuori dal suo e lo consegnava al maggiordomo.

<<Posso andare da Mac?>> domandò il bambino entusiasta all'idea di vedere la cuginetta.

<<La signorina Macanzie è nel salotto insieme alla sorella>> gli comunicò l'uomo con un sorriso. Il bambino chiese tacitamente il mio consenso, che gli diedi subito volendo restare solo almeno per un istante con Abigail. Anche Fredrick sparì presto lasciandoci soli ma, non prima di informarci su dove si trovassero tutti.

<<Sei arrabbiata?>> chiesi anche se la mia intenzione era quella di dirle che fosse stupenda.

<<Dovrei?>> ribattè irritata senza guardarmi negli occhi.

<<Abbie, non abbiamo mai parlato della nostra relazione in modo effettivo. Non sapevo che cosa dirgli...>>.

<<Però al maggiordomo hai detto di essere il mio fidanzato. Sei una contraddizione unica, Lucas!>> esclamò esasperata. Fin da quando aveva messo piede in auto avevo notato che fosse nervosa, però avevo pensato fosse solo per il ritardo. Ora si stava incavolando per nulla ed ero certo che non fosse solo per la mancata risposta.

<<Abbie, che cos'hai? Sei strana>> mi permisi di chiederle preoccupato. Feci un passo avanti ma lei ne fece uno indietro lasciandomi basito.

<<Non ho nulla. Adesso andiamo di là che siamo già in ritardo>> disse poi a testa bassa invitandomi a mostrarle la strada. Sconsolato la guardai per alcuni istanti non spendo bene come comportarmi. Poi, come se nulla fosse, l'attirai a me schiudendo le labbra sulle sue in un tenero e casto bacio. Non potevo sopportare l'idea che ce l'avesse con me. Volevo che sapesse che per me non cambiava nulla tra noi. Ero pazzo di lei comunque.

La presi per mano, ancora interdetta, e la condussi in sala da pranzo dove ormai erano tutti riuniti con il nostro arrivo.

<<Scusate il ritardo. C'era un po' di traffico>> mi scusai appena messo piede nella sala, senza lasciare la mano della mia accompagnatrice.

<<Non vi preoccupate. Abigail, sei incantevole>> esordì mio padre facendosi avanti.

Abbie sorrise imbarazzata stringendosi di più al mio braccio che ormai stava martoriando. Ci sedemmo a tavola con il sottofondo di mio fratello che non faceva che parlare. Ero rilassato, nessuno aveva ancora fatto commenti inopportuni ed io non potevo che esserne contento. Finalmente forse avrei avuto un po' di pace.

Solo che se non era la mia famiglia il problema quel giorno era la mia accompagnatrice. Abigail era strana, molto più strana del solito. Teneva gli occhi bassi sul suo piatto ed apriva bocca solo quando interpellata.

Ero preoccupato ed in pensiero per lei. Ora ne ero certo, non era per quello che avevo detto che stava così. C'era dell'altro di cui non mi aveva parlato. Non poteva continuare così.

Quando dopo pranzo, ovvero verso le quattro del pomeriggio ormai, riuscimmo ad alzarci dal tavolo, decisi di invitarla a fare due passi in giardino. All'inizio la vidi un po' restia ma poi riuscii a convincerla parlandole delle stalle.

Le si erano illuminati gli occhi e, dopo aver indossato il cappotto, mi aveva seguito molto più motivata. Attesi fino all'entrata delle stalle per cominciare a parlare. Chiamatemi egoista ma non volevo che scappasse. La volevo tutta per me almeno per una mezz'ora.

<<Non mi avevi detto che tuo padre avesse i cavalli!>> esclamò contenta guardandosi intorno. Non avevo mai tollerato l'odore di letame di quel posto ma, se ad Abigail piaceva, io mi sarei adeguato.

<<Non ci vengo mai qui. Però quando mi hai detto che ti piacessero ho pensato che fosse una buona idea portarti qui>> alzai le spalle nervoso all'idea di parlare con lei di argomenti meno futili come quello.

<<Grazie>> sorrise sincera posando una mano sul mio braccio. Istintivamente le avvolsi la vita con l'altro e l'attirai a me bisognoso dei suoi baci.

<<Magari questa primavera possiamo venire qui e mi insegni a cavalcare>> soffiai sulle sue labbra. Stavo resistendo per non saltarle subito addosso, dovevamo parlare.

La ragazza tra le mie braccia però si rabbuiò all'istante ed abbassò il capo nervosa.

Le sue parole furono come un sussurro ma, nel silenzio di quel luogo mi arrivarono forti e chiare.

<<E se non fossi più qui, questa primavera?>>.

Sorrisi nervoso, <<E perché non dovresti essere più qui? Abbie, parlami. Qualunque problema ci sia lo risolveremo, però devi dirmelo>> la scongiurai non sapendo che cosa fare. Non volevo perderla, non potevo perderla. Avevo bisogno di lei...

Una lacrima sfuggì al suo controllo ed istintivamente si strinse a me.

<<I-il Cole's chiude ed io non so che cosa fare...>>. Un singhiozzo le lasciò le labbra e lei non fece in tempo a fermarlo. <<Non voglio andare via>>.

Di getto, l'avvolsi in un abbraccio annegando con il viso tra i suoi capelli. Sapevano di buono, sapevano sempre di buono ma, penso che qualsiasi cosa avrebbe saputo di buono con lei.

<<N-non capisco. Era tutto a posto, che cosa è successo?>>. Ero confuso e non avevo la minima idea di che cosa fosse successo. L'ultima volta che avevo visto Cole era tutto nella norma. 

<<Ho promesso di non dirtelo ma... è tutto il giorno che ho una gran voglia di piangere, scusami...>>. Quella era una particolarità di Abigail che sempre mi lasciava spiazzato: chiedeva sempre scusa anche quando non aveva nessuna colpa. La strinsi maggiormente tra le mie braccia e le diedi un bacio tra i capelli. Poi, con suo disappunto, mi staccai prendendola per mano ed invitandola a sedersi sulla panca lì vicino.

<<Abbie, tu non devi scusarti di nulla. Però adesso voglio sapere per filo e per segno che cosa è successo. Voglio aiutarti ma, per farlo, devo sapere la verità>>. Mi si stringeva il cuore al vederla piangere, era sempre così allegra e con quel sorriso meraviglioso dipinto sulle labbra. Avrei fatto di tutto per renderla felice.

<<La verità?>> sussurrò a testa bassa. Annuii impercettibilmente mentre lei dopo aver preso un bel respiro prese a raccontare. Penso che mi disse tutto, si lasciò scappare anche qualche commentino perfido su Grace che mi fece sorridere ma, quando finì, la vidi sospirare di sollievo.

<<Quindi Grace vuole mettere su il suo teatrino personale proprio davanti alla "O'Connor's Creations"... Non ci voleva>>. Mi dispiaceva infinitamente per loro ma noi non eravamo messi meglio. Vedere Grace tutti i giorni mi avrebbe fatto uscire di testa.

<<Per questo ho pensato che fosse giusto dirtelo>>.

Sorrisi al pensiero che si fosse presa la briga anche di preoccuparsi per me e l'abbracciai. <<Cole avrebbe dovuto dirmelo, magari avrei potuto darvi una mano>> sospirai tenendola stretta, <<però non temere, andrà tutto bene. Non lascerò che tu te ne vada né che i tuoi amici restino senza lavoro>>. Tentai di sorridere nonostante l'ansia, non volevo che si preoccupasse. Mi sarei occupato di tutto io, davvero. Era la prima persona dopo tanto tempo a cui mi affezionavo e non avrei lasciato che qualcuno che apparteneva al mio passato la ferisse.

<<Cole ha detto che sta già cercando qualcosa per Raquel, Candice e me. Jace ho pensato che potesse...>>.

<<Jace ha già un posto da noi, tranquilla. Ha fatto un ottimo lavoro e avevo riflettuto sulla sua riassunzione>> la tranquillizzai alzandole il mento con due dita. Avevo bisogno che mi guardasse negli occhi e mi dicesse che si fidava di me. Ne avevo bisogno.

<<Mi sto approfittando di te, non è vero?>> domandò evitando accuratamente il mio sguardo.

Ma di che cosa stava parlando?

<<Abigail, non pensarlo neanche. Ho avuto a che fare con degli approfittatori e, credimi amore, tu non lo sei affatto>>. Non feci caso subito all'appellativo che avevo usato, dovevo seriamente imparare a dosare le parole che usavo. Solo che in quel frangente, con lei, penso che tutto ciò che usciva dalla mia bocca non fosse altro che la pura e semplice verità

<<I-io n-non...>> provai a giustificarmi ma non ne ebbi il tempo. Sentii il cigolio della porta in legno che chiudeva la scuderia e subito dopo la voce di mia nipote in lontananza. Abbie si alzò dalla panca e imbarazzata si allontanò di poco per sistemarsi il trucco.

<<Ah eccovi! Vi sto cercando da mezz'ora. Vi stavate perdendo il dolce ed il brindisi>> spiegò la ragazza confusa forse più di noi. Io ero mezzo stordito dalla mia affermazione di poco prima mentre la Abbie era ancora sconvolta.

<<Tutto bene?>> chiese guardandoci preoccupata.

<<S-sì, non ti preoccupare...>> si schiarì la voce la rossa, mantenendo sempre la testa bassa.

Raggiungemmo gli altri con il sottofondo della voce di Diana che aveva rinunciato al momento a farci il terzo grado.

Avevamo fatto appena in tempo ad entrare in casa che cominciò a piovere. Un temporale si fece presto largo, con tanto di tuoni e fulmini. Non mi erano mai piaciuti ma, ancor meno mi piacevano se non ero a casa mia. Forse perché era un giorno di questo tipo quando mia madre ci avava lasciati.

<<Fuori non è il massimo>> la voce di mio padre mi fece ridestare dai miei pensieri. Ci eravamo parlati poco durante quel pranzo, lui troppo preso dall'entusiasmo, io da Abigail ancora giù di morale.

<<Sì, mi sa che dovremo aspettare la fine del temporale. Non mi va di mettermi alla guida con questo tempo>> spiegai guardando fuori dalla finestra pensieroso.

<<È successo qualcosa? Tra te e quella ragazza intendo>>.

Mi voltai stupito verso di lui. Se n'era accorto davvero?

<<Sono stato giovane anch'io, Lucas, ed ho avuto delle ragazze. Si vede lontano un miglio che è successo qualcosa>> spiegò come se mi avesse letto nel pensiero. Ogni volta mi stupiva di più quell'uomo.

Sospirai incerto se dirgli o meno di tutto ciò che stava succedendo e soprattutto della mia gaffe.

<<Grace ha deciso di comprare l'edificio di fronte al nostro>> esordii alla fine passandomi una mano sul viso, <<per poter mettere su la sua "impresa" però ha dovuto prendersi anche il Cole's. Quindi adesso siamo nei casini sia noi che tutti i lavoratori del Cole's, Abbie compresa. Ti confesso che non ho la più pallida idea di come risolvere la situazione...>> sospirai abbattuto fissando un albero, che con il vento, si piegava un po' troppo per i miei gusti.

<<Questa non ci voleva>> sbuffò l'uomo portandosi una mano tra i capelli ancora folti seppur grigi. <<A volte però non si può fare proprio nulla, Lucas. Dovresti saperlo>>.

Mi voltai verso di lui stranito, <<Tu lo sapevi?>>. Più che una domanda la mia era un'affermazione ed io ero tanto, troppo, incavolato in quel momento. Non era normale che non si fosse minimamente scomposto. Era sospetto.

Ed infatti... <<Me l'ha detto Grace poco tempo fa. Lo sciocco è stato quel Cole a vedere una sua proprietà a quell'approfittatrice>>.

<<Adesso la colpa è di Cole?! Perché non me l'hai detto? Potevo risolvere le cose se me l'avessi detto prima!>>. Stavo alzando la voce ma, non mi importava. Abigail e i suoi amici avevano perso tutto ed ero più che certo che, con un po' di preavviso, avrei potuto fare qualcosa. In particolar modo perché mio padre ne era a conoscenza.

<<Lucas, mi dispiace dirtelo ma, questa cosa non riguarda la nostra famiglia. Devi accettarlo e passare oltre. Incontrerai un mucchio di ragazze come Abigail>>. Non so se fu quella frase detta con tutta quella tranquillità o il tuono che arrivò forte da oltre il vetro a farmi sobbalzare. So solo che per poche ore avevo pensato di avere una famiglia normale, che mi volesse bene e mi appoggiasse. Adesso avevo completamente cambiato idea.

<<Quando però ti faceva comodo, hai usato con piacere Abigail. Sei solo un opportunista, tu e tutti gli altri. Vi importa solo di voi stessi e della vostra stupida azienda!>>.

<<Ti ricordo che Grace è la madre di tuo figlio ed io tutelo la mia famiglia come ho sempre fatto e come sempre farò!>> alzò la voce lui sentendosi attaccato.

<<Anch'io sono la tua famiglia! Se una persona è importante per me e fa parte della mia vita, tu arrivi sempre e distruggi tutto! L'hai sempre fatto! Anche con Karen, diamine! Che cosa ti ha fatto Abigail, adesso?!>>.

Qualcuno vicino alla porta si schiarì la voce e quando voltammo il capo vedemmo Danielle con uno sguardo preoccupato.

<<Adesso basta urlare. C'è gente che ascolta di là>> disse poi pacata come sempre.

Guardai con astio mio padre per l'ultima volta, prima di uscire da quella stanza. Perché mi aveva fatto invitare Abigail, se non gli piaceva? Lei stimava mio padre, non aveva la minima idea di quanto potesse essere un bastardo. Non gli avrei lasciato la possibilità di farle del male. Non a lei. Non con me lì.

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