La Principessa Che Non Credev...

Live_And_Fly_Away द्वारा

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Abigail ne era convinta. La sua sarebbe stata la storia di una ragazza che realizza il suo sogno. Di una rag... अधिक

1. Benvenuta a Chicago
2. Dov'è finito Lucas O'Connor?
3. Tu non mi piaci
4. Hai già detto abbastanza
5. Credici rossa
6. Mi sta importunando
7. Mio figlio è scomparso
8. Complici
9. Birra e Confessioni
10. Sguardi
11. Inviti o scuse?
12. Scelte sbagliate
13. Problemi
14. Richieste d'aiuto
15. Non andare via...
16. Te l'avevo detto
17. Ho solo avuto paura
18. Amici?
19. L'ho fatto per te
20. Beneficio del dubbio
21. Masochista?
23. Il Riscatto
24. Pranzo col botto
25. Odi et Amo
26. Il romanticismo non fa per noi
27. I guai non vengono mai da soli
28. Una parola di troppo ed è subito...
29. Quanto è piccolo il mondo
30. Vedere senza mai guardare
31. Stupido ad ammetterlo
32. Non avevo mai creduto alle favole
33. Difficile per lei
34. Non averti mai incontrato
35. Per volere del destino
36. Siamo l'opposto della perfezione
Epilogo

22. È diverso

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Live_And_Fly_Away द्वारा

LUCAS

Mi svegliai quando il sole era già sorto da un pezzo. Avevo un raggio di sole che filtrando dalle finestre puntava dritto nei miei occhi ed una strana pressione sul petto. Adesso, io non ero un tipo tragico ma sentire un'oppressione sul petto di prima mattina non era affatto un buon segno, nonostante avessi una salute di ferro. Spalancai gli occhi venendo quasi accecato dal sole senza però smettere di aprirli e chiuderli per svegliarmi. Quando finalmente riuscii a tenere gli occhi aperti per più di due secondi, mi resi conto che non stessi davvero per avere un infarto. Tutt'altro. Mi ritrovai con una mano immersa nei folti capelli rossi di Abigail che giacevano sparsi e scompigliati sul mio petto, insieme al suo capo. Avevamo davvero dormito così vicini?

Senza emettere un fiato mi presi qualche istante per fissare la ragazza tra le mie braccia ancora addormentata come una bambina. Con le labbra leggermente socchiuse e il viso rilassato era ancora più bella. Come avrei potuto resisterle?

Posai una mano sulla sua vita ed una sulla sua guancia ancora calda dalla notte. Non so se fu il mio gesto a svegliarla o la sensazione di essere osservata ma, pochi istanti dopo i suoi teneri occhietti color smeraldo si aprirono illuminati da un dolce sorriso.

<<Buongiorno>> mi trovai a dire con un sorriso da ebete dipinto sulle labbra, mentre con insistenza non facevo altro che guardarla.

Al sentir la mia voce lei parve risvegliarsi all'improvviso e paonazza si alzò rapidamente dal mio petto.

<<S-scusa, i-io non so che c-cosa...>> balbettò spostando nervosamente i capelli da una parte all'altra.

Sorrisi divertito dalla situazione ed istintivamente posai una mano sulla sua spalla. <<Abbie, non è successo niente>> provai ad attirarla a me e nonostante ciò che mi sarei aspettato, mi lasciò fare e venne a sdraiarsi nuovamente al mio fianco. Questa volta però appoggiò il capo sul cuscino e restò voltata verso di me a fissarmi con attenzione.

<<Come hai dormito?>> domandai con un sorriso perdendomi nel riflesso dei suo occhi. Come faceva ad essere tanto bella appena sveglia?

<<Bene...>> mormorò sorridendo nervosamente abbassando poi lo sguardo.

<<Anch'io>> confessai tentando di recuperare i suoi occhi.

Calò il silenzio. Lei sempre intenta a fissare un punto impreciso sul mio petto ed io con una gran voglia di ridurre drasticamente la distanza tra i nostri corpi. Mi schiarii la voce preso da un moto di eccitazione e tentai di concentrarmi su altro.

<<Dimmi qualcosa di te>> esordii attirando la sua attenzione.

<<Sai molte più cose tu di me di altre persone >> mi fece notare con un'espressione confusa.

<<Questo lo so, intendo dell'altro. Per esempio di dove sei, che cosa ti piace fare, come passavi le tue giornate nel Regno Unito...>>.

Sapevo che odiasse parlare della sua vita prima di arrivare a Chicago ma ero molto, anzi troppo curioso. Era un bel mistero quella ragazza, mi intrigava ma, avevo intenzione di scoprire ogni cosa che la riguardasse.

<<Sono scozzese>> esordì nervosa <<vivevo non molto lontano da Edimburgo, mezz'ora di macchina circa>>.

Era nervosa, non alzava lo sguardo su di me ma ero felice che mi stesse dicendo qualcosa di sé. Senza dire nulla mi feci un po' più vicino sentendo subito il suo respiro sulla mia pelle. La sentii irrigidirsi e sospirare allo stesso tempo sotto il mio sguardo incatenato nel suo.

<<E, dimmi un po' principessina, che cosa eri solita fare in Scozia per passare il tempo?>> sorrisi malizioso avviciandomi maggiormente a lei fermandomi a pochi centimetri dalle sue labbra. Avevo una voglia matta di annullare quella distanza che mi stava facendo impazzire.

<<Mi piaceva passeggiare, ma questo già te l'ho detto...>> soffiò a sua volta sulle mie labbra con fare malizioso. Così però non era giusto...

<<Che altro?>>.

<<Mi piace andare a cavallo>> disse posando una mano sul mio petto giocando teneramente con i peli scuri. Mi stava provocando ma non ero certo che se ne rendesse conto.

<<Ah sì?>> mi comparve un sorriso del tutto diverso sul viso. Uno di quei sorrisi di quando mi veniva un'idea.

<<Fa troppo freddo per andare a cavallo>> mi fece notare spegnendo in un attimo il mio entusiasmo. Aveva ragione. Abbie però sorrise e in un attimo si impossessò delle mie labbra. Mi colse di sorpresa, non avrei mai pensato che avrebbe fatto il primo passo in questo senso. Già quando l'aveva fatto la notte precedente avevo creduto fosse tutto frutto del buio. Ora però mi stava baciando, di sua spontanea volontà e con un trasporto che poche volte avevo provato.

<<Lavori oggi?>> mi ritrovai a chiederle con voce roca spostando di poco il peso del mio corpo sul suo, tenendomi però su con le braccia.

<<Questa sera>>.

<<Balli?>> mi irrigidii in modo parecchio evidente. Non sopportavo l'idea che altri la guardassero, soprattutto dopo l'episodio di quella notte.

<<Sì...>> abbassò il capo notando il mio malumore nato in seguito a quella notizia.

Non piaceva l'idea che stessero tutti con la bava alla bocca mentre lei ballava, ma non avevo alcun diritto di impedirglielo. Era la sua vita, il suo lavoro ed io da come eravamo rimasti ero solo un amico. Mi forzai di sorriderle nonostante il mio disaccordo. Non volevo rovinare quel momento perché temevo seriamente che non ce ne sarebbero stati altri.

<<Oggi quindi posso averti tutta per me?>> domandai tornado ad appoggiarmi maggiormente sul suo esile corpicino.

<<Dipende, dove mi porti?>>.

<<Conosco un posto carino. Ci portavo Will quando era piccolo. Ti piacerà, ne sono sicuro>> mi sorrise ancora una volta e a quel punto fui io a non resistere più di fronte alle sue labbra. La baciai e poi la baciai ancora in una danza che avrebbe fatto invidia a chiunque. Le mie mani scivolavano dolcemente sul suo corpo in modo da poter memorizzare le sue fattezze. Ero pazzo.

Pazzo di lei.
Del suo sorriso.
Dei suoi occhi.
Dei suoi baci.

Non ho idea di quanto tempo passò prima che decidessimo di comunque accordo di alzarci da quel letto. E nonostante il tempo passato con lei tra le lenzuola a baciarci e ridere sembrava non essermi ancora bastato. Ero completamente fuori di me, non mi riconoscevo più. Volevo solo lei.

Raggiungemmo il piano inferiore tra lei che non riusciva bene a camminare a causa dei pantaloni della tuta troppo lunghi ed io che tentavo di mantenere i nervi saldi di fronte alla voglia matta che avessi di tornare a baciarla.

Appena mettemmo piede in cucina però, la mia attenzione venne subito rapita da mia sorella che ancora in coma tentava di ascoltare distrattamente il sogno di mio figlio.

Will fu il primo ad accorgersi di noi e subito un sorriso sincero gli nacque sul volto appena vide Abigail.

<<Abbie!>> l'abbracciò stretta mentre lei lo riempiva di baci.

<<Dormito bene?>> gli sussurrò scompigliandogli i capelli che già erano di per sé un disastro.

<<Benissimo!>> esclamò tornado a concentrarsi sulla colazione.

<<Buongiorno...>> ci fissò invece scettica Ellie che sembrava essersi svegliata tutto ad un tratto.

<<'Giorno sorella>> le sorrisi contento invitando tacitamente Abigail ad accomodarsi.

<<Buongiorno>> si limitò invece a dire la rossa paonazza in viso. Sapevo esattamente che cosa le balenasse nella testa ma non avrebbe dovuto pensarci. Mia sorella non aveva voce in capito sulla mia vita da anni ormai. Non si sarebbe permessa di dire qualcosa, o almeno non davanti a lei. Avrebbe aspettato che fossimo da soli.

Facemmo colazione tra le chiacchiere di Will e le occhiatacce di Ellison nei miei confronti. Avevo proposto a Will di portarlo a fare una gita fuori città, specificando che Abbie sarebbe venuta con noi e così, entusiasta come pochi, aveva finito la colazione in un lampo per poi correre a preparsi. Saremmo dovuti passare anche dall'appartamento di Abigail perché si cambiasse e non avevamo molto tempo. Così anche la rossa appena finii di mangiare si congedò per poter andare a raccattare i suoi vestiti. La seguii con lo sguardo fino a quando non sparì dalla mia vista ed anche allora non smisi di fissare il punto in cui era sparita, ricordando la meravigliosa mattinata che avevamo passato.

<<Fai sul serio?>> sbottò Ellie appena ne ebbe l'occasione. Mi voltai verso di lei confuso e la mia sorellina si ritrovò costretta a spiegarsi.

<<Ha dormito qui? Non pensi di star un po' esagerando? Capisco divertirsi ma farla avvicinare così tanto a Will>>.

<<Non mi sto divertendo con lei. Ci tengo sul serio. Non mi è mai capitato prima d'ora... Mi piace, Ellie>> ammisi più a me stesso che a lei. Abigail mi piaceva e molto. Passavo le ore pensando a come conquistarla e come farla aprire con me. Avrei preferito mille volte parlare con lei una notte intera che andare a letto con una delle donne con cui mi frequentavo prima di conoscerla.

<<Lucas, lo dico per te. Quella ragazza ti sta solo usando, non le importa nulla di te>> scosse il capo con un'espressione seriamente preoccupata.

<<Non la conosci>> negai indignato dalla poca fiducia che riponeva in lei ma soprattutto in me.

<<Il problema è che neanche tu la conosci>>.

<<Infatti è quello che sto cercando di fare: conoscerla. Non ti sto chiedendo di darle una chance, perché non è a te che deve piacere. Però fidati di me>> forzai un sorriso prendendo una delle sue mani nelle mie.

<<Non voglio solo vederti soffrire di nuovo>> mi fissò con rammarico.

<<Grace è tutt'altra storia, non temere>> tentai di rassicurarla con un sorriso.

<<Ma io non sto parlando di Grace...>>.

ABIGAIL

"Non avresti dovuto".

"Non sono in alcun modo affari tuoi".

"Non ne avevi il diritto".

"Te lo dirà lui al momento giusto".

Erano questi più o meno i consigli che la mia premurosa coscienza aveva tentato di darmi per tutto il tempo. Quanti ne avrò ascoltati? Zero. Era più forte di me! Non capivo perché Lucas non me ne avesse parlato, mi diceva sempre tutto...

<<E-e di chi staresti parlando?>> domandò nervoso il castano alla sorella.

<<Karen, Lucas. Stavate insieme al liceo. Ho saputo che si è sposata da poco>>.

<<Non la vedo da anni ormai>> gli scappò una risata nevosa senza però guardarla. Si rendeva conto che ad una donna fosse impossibile mentire?

<<Non mentirmi, non lo sopporto. Se non vuoi parlarne o se ancor meglio non pensi più a lei, ne sono felice. Se devi mentirmi però, lascia stare>> lo freddò in men che non si dica.

Rimasi pietrificata dalle sue parole, mentre Lucas sospirò sommessamente, incapace di smentire. Sapevo che dopo il divorzio l'avesse cercata, me l'aveva detto Will, ma non credevo fosse ancora una ferita così aperta. Che cosa ci facevo lì se lui pensava ancora ad un'altra donna?

<<Non è come pensi. È vero, l'ho cercata e ho scoperto che si stesse sposando>>.

<<Le hai anche chiesto di tornare con te, mi sbaglio forse?>> ribattè prontamente Ellie. Era un misto di preoccupazione e processo senza un avvocato difensore.

<<No, non ti sbagli...>> ammise a testa bassa. Un senso di oppressione andò a depositarsi sul mio petto impedendomi quasi di respirare. Sentivo gli occhi pizzicare e una strana voglia di andarmene da quella casa. Ripeto, che cosa ci facevo lì?

<<Allora perché ti sei avvicinato a quella ragazza? Capisco che tu voglia andare avanti ma, il metodo chiodo-scaccia-chiodo non funziona mai e questo tu lo sai bene>> disse con voce apparentemente calma e comprensiva.

Ed eccoci qui, tutti pronti per il colpo di grazia finale che mi avrebbe mandato KO?

Lo sentii sospirare mentre io quasi morivo d'ansia in attesa di una sua risposta.

<<Con Abigail è diverso, lei mi piace sul serio>>.

<<Lo hai detto anche di altre ragazze e se non ricordo male anche con Grace doveva essere diverso>> gli fece notare saccente.

<<Ti sbagli. Lei... è diversa, mi fido e so di poter contare su di lei per qualsiasi cosa. Crede in me, Ellie!>> esclamò con un'intensità che non mi sarei mai aspettata. Per lui contava tanto questo particolare e l'avevo capito bene con il passare del tempo.

<<E questo pensi che basti?!>> sbottò a quel punto Ellison facendomi sussultare. Senza che me ne accorgessi scivolai su un gradino ma grazie al cielo riuscii ad aggrapparmi alla ringhiera prima di cadere rovinosamente a terra. Tuttavia la mia quasi caduta fece troppo baccano e i due fratelli si accorsero di me.

<<Ti sei fatta male?>> sbarrò gli occhi Lucas precipitandosi verso di me e posando una mano sulla mia spalla.

<<Che cosa facevi lì?>> domandò invece la sorella con fare accusatorio.

<<N-no, sto bene... sono solo scivolata>> mi schiarii la voce nervosa evitando accuratamente i loro sguardi.

Ed ecco in arrivo i sensi di colpa per aver origliato una conversazione che non avrei neppure dovuto sentire...

Premuroso, Lucas mi aiutò a scendere gli ultimi gradini e mi accolse con un sorriso. Ellison invece mi fissava con una certa dose di astio nello sguardo. Sapevo di non piacerle perché temeva che stessi solo usando suo fratello per i miei scopi, solo speravo non lo desse tanto a vedere. Mi sentivo sotto accusa mentre mi fissava e così tentai di concentrarmi su altro.

<<Will è pronto?>> domandai dirigendo tutta la mia attenzione al castano.

<<Sì!>> esclamò la vocina del bambino proveniente dal piano sopra. Subito lo sentimmo scendere con passo deciso e di fretta. Era adorabile con i suoi jeans chiari e una maglietta rossa a maniche lunghe.

<<Beh, allora possiamo andare>> mi fece l'occhiolino Lucas per poi rivolgersi alla sorella. <<Questa volta dai le chiavi a Patrick quando scendi>> si raccomandò dandole un bacio sulla guancia.

Doveva essere bello avere un fratello o una sorella con cui confidarsi o da cui cercare sostegno. Io non ne avevo avuto la possibilità ma mi sarebbe sempre piaciuto. Inoltre se avessi avuto un fratello probabilmente non avrei avuto una vita piena di restrizioni ed obblighi come era stata la mia fino a quel momento.

Quella mattina Lucas aveva deciso di prendere il SUV nero che avevo visto quel giorno dopo il giro allo Zoo. Aveva detto che fosse molto più comodo per quel tipo di gita. Io e Will passammo tutto il viaggio a cantare qualsiasi canzone passasse per radio nonostante la maggior parte neppure la conoscessimo. Diciamo che volevamo infastidire un poco Lucas che ogni volta che aprivamo bocca non faceva che sospirare.

<<Siete stonati come due campane>> aveva detto più di una volta facendoci ridere di gusto. Alla fin fine non era così tanto infastidito perché mentre pronunciava queste parole non faceva altro che ridere a sua volta.

Era così strano. Forse per una famiglia normale era la quotidianità ma io non ne avevo mai avuta una così. Mi sentivo bene con loro e sapevo che stessero facendo tutto il possibile perché mi sentissi a mio agio.

Non ho idea di dove ci portò. Era sul lago, in una piccola baia poco frequentata. L'insegna all'ingresso in legno, riportava il nome di un piccolo agriturismo. Parcheggiammo proprio di fronte alla villa trasformata in un ristorante davvero pittoresco.

Will saltò giù dalla macchina dando malapena il tempo a suo padre di spegnere il motore. Era così eccitato che dubitavo fossero soliti fare gite insieme quei due.

<<Ti piace?>> domandò con un sorriso mentre Will già ci richiamava all'ordine giù dall'auto.

<<Molto carino>> sorrisi sincera.

<<E non hai ancora visto tutto>> mi fece l'occhiolino invitandomi poi a scendere dall'auto.

Restai piacevolmente colpita dal paesaggio che ci circondava. Era da togliere il fiato. Lontano da tutti gli sfarzi e rumori della città. Non pensavo esistesse un posto simile poco lontano da Chicago.

Una donna poco più alta di me e con un sorriso cordiale si avvicinò a noi.

<<Buongiorno, come posso esservi utile?>>.

<<Salve, solo Lucas O'Connor. Ho chiamato questa mattina>> si fece avanti il castano sorridendo come ero certa di averlo visto poche volte. Era rilassato e lo si poteva notare da lontano un miglio.

<<Oh ma certo, signor O'Connor! Prego, seguitemi>> si riscosse dirigendosi a passo spedito verso la casa.

Lucas come un vero gentiluomo posò una mano sulla mia schiena ed insieme ci dirigemmo all'interno con Will che non faceva altro che sorridere. Anche lui sembrava star bene e non mi sentivo affatto in imbarazzo pur sapendo che Lucas fosse interessato a molto di più che una semplice amicizia. L'unica cosa che ancora non riuscivo a capire era il suo vero stato d'animo nei confronti di Karen. Avrei voluto che me ne parlasse.

<<Ho pensato che prima potessimo pranzare, poi vi porto a fare una passeggiata. Che cosa ne dite?>> domandò mentre la proprietaria dell'agriturismo ci faceva accomodare ad un tavolo. C'erano poche persone che neppure si accorsero della nostra presenza. Fu un sollievo.

<<Per me va bene. Sto morendo di fame!>> esclamò Will sedendosi e toccandosi la pancia per sottolineare il concetto. Sorrisi divertita di fronte a quella scena. Se solo da piccola mi fossi permessa di dire o fare una cosa simile mia madre mi avrebbe mandato a letto senza cena. Lucas però sorrise e così la donna accanto a noi.

<<Allora dico subito il cucina di preparare>> disse per poi dileguarsi, non prima di averci chiesto che cosa volessimo bere.

Acqua, aveva risposto Lucas. Poteva dire ciò che volesse ma avevo notato la sua reticenza ad ordinare o assumere alcolici in mia presenza. Ne ero sinceramente sollevata.

<<Mi piace questa gita, dovremmo farne più spesso>> disse ad un tratto William deglutendo un pezzetto di pane.

<<Sono d'accordo>> annuì il padre divertito.

<<Però deve venire anche Abigail perché tu sei noioso>>.

Quasi non mi strozzai mentre tentavo di bere un sorso d'acqua. Will sembrava molto a suo agio con me presente e non potei fare a meno di domandarmi se quella pace non fosse dovuta unicamente alla mia presenza.

<<Ovvio, due maschietti allo sbaraglio non vanno da nessuna parte>> stette al gioco Lucas postando gli occhi su di me e guardandomi con un'espressione strana.

<<Hai ragione. Abbie, tu vieni la prossima volta?>> mi domandò poi il bambino obbligandomi a distogliere lo sguardo dal padre.

<<Se mi volete, con piacere>> mi trovai a dire sentendo gli occhi di Lucas bruciare sulla mia pelle. Sapevo che mi stesse guardando e questo non faceva altro che agitarmi. Non ero abituata a tutte quelle attenzioni.

Nel pomerggio, come promesso, Lucas ci portò passeggiare sul lungo lago e tra i boschi circostanti. Tutta quella pace e quella tranquillità mi ricordarono stranamente casa, con le sue radure e tutto il verde che circondava la nostra residenza ad Haddington. Fu contro la mia volontà ma un moto di nostalgia prese posto nel mio cuore ed un sorriso triste sul mio viso. Non pensavo che potesse mancarmi tanto un luogo che tanto avevo odiato. Perché io odiavo la casa in cui ero cresciuta, odiavo la servitù sempre pronta ad impicciarsi, odiavo le giornate vuote e senza una fine. Al contrario amavo la mia vita a Chicago, però... la Scozia era pur sempre casa mia.

Una mano si posò sul mio braccio, riscuotendomi leggermente. <<Tutto bene?>> sussurrò Lucas che trovai molto più vicino di quanto pensassi. Will si trovava a qualche metro da noi intento a giocare con un legno trovato a terra. Non poteva sentirci ed una parte di me fu grata per questo.

<<Un po' di nostalgia di casa...>> ammisi con un sorriso malinconico.

<<Mi dispiace, non ci ho pensato>>.

<<N-no, non fraitendermi. Sono felice di essere qui con voi, solo... mi manca un po' casa mia, tutto qui>> mi sentii in dovere di rassicurarlo posando a mia volta una mano sul suo bicipite.

Lo sentii sospirare per poi dare un'occhiata veloce al figlio. Stava giocando con delle povere formiche, non faceva neppure caso a noi. Sorrisi contenta e spostai lo sguardo su Lucas. Non ero la sola però ad aver notato che Will fosse del tutto concentrato su altro perché non ebbi neppure il tempo di formulare un pensiero che le sue labbra furono sulle mie. Vogliose e ruvide come al solito, con la passione e l'urgenza di cui solo loro sembrano essere capaci.

Mi piaceva da impazzire il modo che aveva di baciarmi ma... <<Lucas, Will può vederci>> gli feci notare imbarazzata posando una mano sul suo petto.

<<Prima o poi dovrà scoprirlo, giusto?>> sorrise malizioso tornando a concentrarsi sulle mie labbra.

Lo allontanai di nuovo, anche se divertita, <<Forse dovresti prima parlargliene?>>.

<<Se vuoi lo faccio subito>> propose indicando il figlio ma continuando a guardare me negli occhi.

<<Non essere sciocco>> lo rimproverai incapace di trattenermi dal accarezzargli il petto.

<<A Will piaci molto e sono sicuro che già sappia che tra noi c'è di più di una semplice amicizia>> sussurrò sulla mia bocca, prendendomi per la vita e avviciandomi a sé.

<<Lo penso anch'io...>> ammisi pendendo letteralmente dalle sue labbra.

<<Papà! Abbie! Venite a vedere!>> ci richiamò all'ordine il bambino ed io gliene fui grata perché altrimenti sarei tornata a baciare suo padre senza remore.

Il fatto era che non facessi altro che pensare a lui, a quanto mi piacesse passare il tempo al suo fianco e con suo figlio. Stavo così bene che non potevo far altro che godermi il momento senza riflettere sulle conseguenze delle mie azioni o delle mie parole. Mi sentivo davvero solo Abigail Davis, non pensavo al fatto che oltre oceano mi stessero cercando fino allo sfinimento. Era lontano anni luce dalla mia mente il mio titolo nobiliare e le responsabilità che ne derivavano.

Abigail Marie Douglas Hamilton era solo un incubo lontano che presto o tardi sarebbe tornato a tormentarmi. Lo sapevo ma ero troppo cordarda per pensarci. Perché ripensare alla duchessa di Hamilton significava dimenticarsi per sempre di Lucas O'Connor e di tutto ciò che potevo dire di avere a Chicago.

#Spazio autrice
Buondì carissime/i!
Sono in vacanza quindi non so quando avrò di nuovo tempo di aggiornare😅 Sooo penso ci riaggiornermo presto ma non so quando ahahah

Buone vacanze!❤

Jules💕

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