La Principessa Che Non Credev...

By Live_And_Fly_Away

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Abigail ne era convinta. La sua sarebbe stata la storia di una ragazza che realizza il suo sogno. Di una rag... More

1. Benvenuta a Chicago
2. Dov'è finito Lucas O'Connor?
3. Tu non mi piaci
4. Hai già detto abbastanza
5. Credici rossa
6. Mi sta importunando
7. Mio figlio è scomparso
8. Complici
9. Birra e Confessioni
10. Sguardi
11. Inviti o scuse?
12. Scelte sbagliate
13. Problemi
14. Richieste d'aiuto
15. Non andare via...
17. Ho solo avuto paura
18. Amici?
19. L'ho fatto per te
20. Beneficio del dubbio
21. Masochista?
22. È diverso
23. Il Riscatto
24. Pranzo col botto
25. Odi et Amo
26. Il romanticismo non fa per noi
27. I guai non vengono mai da soli
28. Una parola di troppo ed è subito...
29. Quanto è piccolo il mondo
30. Vedere senza mai guardare
31. Stupido ad ammetterlo
32. Non avevo mai creduto alle favole
33. Difficile per lei
34. Non averti mai incontrato
35. Per volere del destino
36. Siamo l'opposto della perfezione
Epilogo

16. Te l'avevo detto

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By Live_And_Fly_Away

LUCAS

<<Will?>>.

Appena sentii la voce di mio figlio dall'altro capo del telefono mi allontanai all'istante da Abigail. Era molto tardi e non era normale che un bambino così piccolo mi chiamasse a quell'ora soprattutto perché non doveva neppure avere un telefono.

<<Che cosa ci fai ancora sveglio?>>.

Il bambino dal canto suo singhiozzò preoccupandomi ancora di più. Che diamine stava succedendo?!

<<Perché non mi sei venuto a prendere? Avevi detto che saresti venuto prima di cena...>> disse poi tra le lacrime.

<<Ho...>> litigato con tuo zio che mi ha impedito di venirti a prendere... No, non potevo dirgli una cosa simile. <<Ho pensato che volessi restare ancora un po' lì dato che non vedevi le tue cugine da tanto...>>.

La ragazza che poco prima si trovava tra le mie braccia si avvicinò con un'espressione confusa. Sentendo il nome di mio figlio doveva essersi preoccupata anche lei. Una parte di me fu sollevato dalla sua presenza perché probabilmente, se fossi stato solo in casa, sarei corso subito da lui e dubito che sarebbe stata una buona idea.

Vista l'apprensione che le vidi negli occhi posai il telefono sulla scrivania e misi Will in vivavoce perché potesse sentire anche lei.

<<Non ti credo! Avevi detto che saresti venuto a prendermi! Vuoi abbandonarmi anche tu come la mamma, vero? È perché non vado bene a scuola? O perché non ho messo a posto la camera l'altro giorno?>>.

Ma che fandonie stava dicendo? <<Will, io non ti abbandonerei mai e neanche tua madre ti ha abbandonato. Ti voglio un mondo di bene. Sei solo stanco, adesso vai a letto e domani ti passo a prendere>> dissi distrutto passandomi una mano sul viso.

<<Anche mamma ha detto così prima di portarmi da te e sparire! Voglio che mi vieni a prendere subito!>> piagnucolò dall'altro capo del telefono. Non stava urlando, doveva essersi nascosto ed aver composto il numero. Mi si stringeva il cuore nel sentirlo così disperato ma non potevo presentarmi a quell'ora a casa di mio fratello, mi avrebbe dato del pazzo.

<<Will, ti sto dicendo la verità. Non ti ho abbandonato né ho intenzione di farlo. Sei la mia vita, piccolino>>. Sperai davvero che bastasse. Non avevo idea che si sentisse così fragile e intimorito all'idea che potessi lasciarlo. Grace l'aveva rovinato, ora non si fidava più neppure delle mie parole. Che cosa potevo fare?

Una mano su posò sul mio braccio facendomi riscuotere. Mi ero quasi dimenticato di non essere solo. Abbie mi guardò dritto negli occhi lasciandosi scappare un tenero sorriso.

<<Posso parlarci io?>> domandò poi sottovoce chiedendomi il permesso.

Annuii piano invitandola a compiere quella strana magia di cui solo lei sembrava essere capace. Will l'adorava, la stimava e soprattuto si fidava di lei più di chiunque altro.

<<Hey piccolino, che cosa fai ancora in piedi?>> esordì con un sorriso dipinto sulle labbra avvicinandosi al telefono.

<<Abbie? Che cosa ci fai lì?>> chiese stranito il bambino già molto più calmo.

<<Stavo lavorando ad un progetto con il tuo papà. Allora? Che cosa succede?>> gli diede corda restando tranquilla.

<<Papà doveva venirmi a prendere oggi ma non è venuto>>.

<<Sì, lo sapevo però pensavo che ti divertirsi dagli zii>> si inumidì le labbra appoggiandosi al tavolo e lanciandomi una rapida occhiata. Stava tentando di calmarlo e di farlo ragionare. Forse in polizia dovevano prenderla in considerazione per i casi di gente che tentava di buttarsi dai palazzi.

<<Io mi diverto però volevo venire a casa questa sera...>>.

<<Adesso è un po' tardi, non credi? Che ne dici se adesso ce ne andiamo tutti a letto e domattina appena ti svegli il tuo papà viene a prenderti?>> propose passandosi una mano tra i capelli mossi. Aveva gli occhi stanchi e potei scommettere che non vedesse l'ora di andare a dormire ma era lì, al telefono con mio figlio che tentava di farlo andare a letto senza storie.

Che cosa avevo fatto per meritarla?

<<Vieni anche tu con lui? Perché da solo io non penso che verrà...>>.

C'era riuscita davvero? Okay, l'avrei rapita seduta stante e rinchiusa in una stanza della casa per il resto della vita.

<<Certo che verrà, però se ti può far sentire più sicuro, verrò anch'io e poi mi accompagnate insieme al Cole's, che cosa ne dici?>>. La domanda penso che fosse rivolta più che altro a me ma sinceramente purché Will si tranquillizzasse avrei fatto di tutto.

<<Hai promesso>> si limitò a dire il bambino dall'altro capo del telefono sbagliando.

<<Ed io mantengo sempre le promesse. Adesso vai a dormire, piccolo, ci vediamo domattina>> disse sorridendo dolcemente.

Will la salutò augurando poi ad entrambi la buonanotte prima di chiudere finalmente la chiamata.

E adesso?

Fosse stato per me avrei voluto quantomeno parlare di ciò che era capitato poco prima, tuttavia per lei non sembrò il momento più adatto.

<<È ancora valida la proposta di usufruire della camera degli ospiti?>> domandò passandosi le mani sulle braccia incrociando per pochi istanti gli occhi con i miei.

Era devastata ed io non potevo pretendere di insistere. Così lasciai cadere il discorso.

<<Certo, seguimi>> scossi il capo per poi rivolgermi verso la porta dello studio. Dovevo allontanarmi il più possibile da lei e da quel posto altrimenti, non avrei potuto garantire sulle mie azioni future...

ABIGAIL

Mia madre diceva sempre: "Nella vita non è importante come ti fanno sentire ma cos'hanno da offrire". Non so che concezione avesse dell'amore o anche solo dell'affetto ma non era lontanamente paragonabile a come mi aveva fatta sentire Lucas mentre mi baciava. Una parte di me avrebbe voluto allontanarlo e fuggire ma questo prima che mi posasse le mani sui fianchi e mi attirasse a sé avvolgendomi completamente con il suo profumo. Lì avevo perso ogni contatto con la realtà. C'eravamo solo lui ed io. Era stato fantastico. Il momento più bello che avessi vissuto fino a quel momento a Chicago ma, che sapevo bene sarebbe stato l'ultimo. Non potevo permettermi di innamorarmi di lui. Eravamo troppo diversi ed io non sarei rimasta lì per sempre. Non potevo fargli del male ed io non volevo soffrire a mia volta. Quindi non ne avremmo fatto niente. Quello sarebbe rimasto un bel ricordo - un bellissimo ricordo - ma nulla di più.

<<Tieni, puoi indossare questo per stanotte>> disse ad un tratto posando sul materasso un completo in seta scura. Pensavo mi avrebbe dato un vecchio indumento di Grace che si era dimenticata o chissà di un'altra donna. Invece era un pigiama da uomo, da quello che sembrava, nuovo di zecca.

<<Non l'ho mai indossato, è nuovo in pratica. Non sono il tipo da pigiama di seta>> alzò le spalle senza incrociare il mio sguardo. Sembrava a disagio ed io con lui. Non mi preoccupava che mi facesse del male, sinceramente temevo più che altro di fargliene io...

<<Ti ho lasciato un asciugamano in bagno, è rosa lo riconosci subito>> continuò di fretta dirigendosi verso la porta.

Che cosa gli era preso?

Abigail, non sono affari tuoi. La cosa migliore è che si allontani da te, mi ricordò una vocina nella mia testa. Ma sì dai! Quello che ci dice sempre che cosa fare o non fare a seconda delle situazioni. A suo dire non avrei mai dovuto lasciare Haddington. A mio dire invece era stata la scelta migliore di tutta la mia vita.

<<Lucas...>> mi voltai verso di lui senza sapere bene che cosa dirgli ma non ce ne fu bisogno. Al sol sentire il suo nome lo vidi compiere due falcate nella mia direzione ed un attimo dopo mi trovai il viso tra le sue grandi mani e le sue labbra che premevano sulle mie con veemeza.

Portai le mani a stringere nuovamente il tessuto della sua maglietta, come poco prima nel suo studio. Non ero mai stata baciata o meglio non ero mai stata baciata da nessuno in quel modo. Una parte di me era convinta che l'unico scopo di Lucas fosse farmi cadere ai suoi piedi e rubare i miei bozzetti, l'altra però non poteva negare che fra noi ci fosse una forte alchimia. Quella sera sul suo terrazzo, poco prima nello studio ed ora lì.

Lucas O'Connor stava seriamente rovinando i miei piani. Non potevo permettermi di legarmi a qualcuno soprattutto perché non sarei rimasta a lungo in America. Il mio destino era altrove e non potevo dimenticarmene.

Tuttavia non ebbi molto tempo per riflettere sul da farsi. Ci pensò Lucas, allontanandosi di scatto come scottato. Rimasi interdetta dal suo gesto. Era la seconda volta che mi biaciava e già gli facevo tanto ribrezzo? Dico così perché l'espressione che gli vidi dipinta sul viso non fu delle migliori. Era come spaventato senza che ce ne fosse motivo.

Ero tanto pessima a baciare?

<<È meglio che vada a letto... buonanotte>> disse poi distogliendo lo sguardo e fuggendo il più velocemente possibile dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle.

Non ebbi il tempo di dire nulla. Rimasi sola nella stanza immersa nel silenzio più assoluto. Ero stanca, ma non così tanto da essere convinta che sarei riuscita a prendere sonno dopo ciò che era appena successo.

Che poi... che cos'era successo?

~¤~

Quando aprii gli occhi la mattina dopo potevo dire di aver dormito sì e no quattro ore. Il letto era qualcosa di favoloso che non provavo da diverso tempo ormai ma, i pensieri che mi giravano per la testa l'avevano avuta vinta sul sonno.

Mi misi seduta ancora frastornata e mi guardai intorno. Era così impersonale quella stanza. Certo, era una camera degli ospiti ma così priva di un'anima che mi fece quasi paura. Il problema era che tutto quell'appartamento avesse quell'aspetto. Potevo capire perché Lucas fosse sempre arrabbiato. Vivere in un ambiente simile non doveva essere facile.

Il pigiama in seta che mi aveva prestato era stato molto utile. Anche se non l'aveva mai utilizzato doveva aver preso il suo profumo dai suoi vestiti perché tutta la notte non avevo fatto altro che pensare a lui e al nostro bacio. Non potevo già essere cotta di lui, erano stati due baci ed io non mi consideravo affatto una ragazza facile. E allora perché non potevo fare a meno di immaginarmi le sue labbra sulle mie? Era tremendamente ingiusto che io fossi lì a martoriarmi con quelle domande e lui probabilmente gioiva nel avermi vista cadere ai suoi piedi così rapidamente. Ragazza forte, un cavolo ero solo una sciocca ragazzina.

Mi compiansi in silenzio appoggiando il capo alla tastiera del letto. Era ancora presto ma i nuvoloni che minacciavano pioggia si vedevano perfettamente. Sarebbe stata una lunghissima giornata per non contare il fatto che avrei dovuto spiegare a Raquel dove mi fossi cacciata quella notte e prepararmi per l'esibizione al club. Era davvero devastante come prospettiva di giornata ma comunque sarebbe dovuta cominciare da qualche parte, quindi perché non da qualcuno che bussa piano alla mia porta per poi aprirla e ritrovarmi un uomo dannatamente attraente con indosso solo dei calzoni della tuta.

Fu di poche parole. Forse non si aspettava di trovarmi già in piedi.

<<Oh... sei sveglia...>> mormorò forse tra sé e sé, <<Pensavo di uscire presto, passare a prendere Will e fare direttamente colazione al Cole's>> disse poi distogliendo lo sguardo. Lo stava facendo ancora, mi evitava senza un motivo apparente.

In realtà il motivo c'è, ha ottenuto ciò che voleva...

<<L'ho... l'ho pensato anch'io. Dammi quindici minuti e ti raggiungo>> annuii distratrattamente alzandomi finalmente dal letto. Tanto valeva cominciare, no?

<<Va bene, se mi cerchi sono di sotto>>. Basti sapere che non mi diede neppure il tempo di rispondere, sparì e basta, lasciandomi lì da sola come una stupida. Mi ero fidata di lui ed ora guarda dov'ero finita? Delusa e ferita da un uomo da cui sarei dovuta restare alla larga. Perfetto, Abigail, davvero perfetto.

In assoluto silenzio, senza neppure scambiarci uno sguardo raggiungemmo la casa di Doulgas O'Connor. A differenza del fratello Douglas viveva in una spelendida villa poco fuori città con dei muri di cinta alti più di tre metri e un cancello in ferro scuro elegante che ricordava tanto quelli di molte ambasciate. Era come entrare in una fortezza mettere piede nella sua residenza. Per Lucas però non fu difficile, lo stavano aspettando.

Ero contenta di aver aiutato Lucas e suo figlio la sera prima ed ero ancora più contenta di poterlo rivedere. Una parte di me era convinta che non avrei più rivisto nessuno dei due dopo quel giorno e non potevo che esserne devastata. Mi ero affezionata a loro e nonostante fossi del tutto consapevole del fatto che un giorno avrei dovuto dir loro addio, speravo che quel momento non arrivasse così in fretta.

<<Ti aspetto qui...?>> chiesi appena il mio silenzioso accompagnatore spense il motore.

<<No, entra, altrimenti Will farà sicuramente storie>> si limitò a dire mentre un uomo in giacca e cravatta ci fissava dalle scale di fronte alla villa.

Presi un bel respiro consapevole del fatto che non fossi in ordine come avrei voluto.

Scesi seguendo con un passo svelto Lucas che senza neppure salutare l'uomo si era diretto all'ingresso. Tuttavia quest'ultimo non sembrava in vena di far passare sconosciuti e mi si parò davanti. Il castano si voltò disinvolto verso di noi per poi rivolgersi all'uomo che supposi fosse una sorta di guardia del corpo.

<<La signorina è con me>>. Parole che fecero in modo che l'uomo si facesse da parte e mi lasciasse passare. Non ero ovvio che fossi con lui? Che problemi poteva avere quella gente? Neppure la sottoscritta era così protetta dalle sue guardie.

Entrammo nella grande villa dove ad attenderci trovammo una donna, già impeccabile nonostante fosse ancora mattina presto. Ma a differenza di ciò che pensavo ci accolse con un sorriso cordiale.

<<Sei arrivato presto>> constatò gentile.

<<Non avevo altro da fare, Will?>> domandò di fretta guardando le ampie scale davanti a noi.

<<Sta prendendo il suo zainetto>> sorrise facendo un gesto con la mano in direzione del piano di sopra. Era come una regnante nel suo palazzo, però al contrario di come potesse sembrare mia madre era gentile, qualità che sembrava mancare a molti in quella famiglia. Supposi fosse la padrona di casa.

<<La signorina è?>> chiese poi rivolta a me.

<<Il talento che vi ho proposto e che avete accurantamente rifiutato, l'altro giorno>> disse con nonchalance.

La donna sembrò a disagio ma comunque sorrise.

<<Sono Abigail>> mi presentai invece io trattenendomi dal dare una testata al ragazzo di fianco a me. Era un grandissimo arrogante.

<<Danielle O'Connor>> strinse la mia mano delicatamente come conviene ad una donna di alto livello. Mi dava sempre più l'idea di una nobildonna mancata.

<<La modella?>> chiesi invece io, sconvolta.

<<Sì proprio lei>> rise lei ma sempre con classe. Molte donne potevano passare per altezzzose comportandosi in quel modo ma lei no, si vedeva lontano un miglio che fosse una brava persona e poi, era la madre di Diana da quello che avevo capito.

Una vocina dal piano di sopra attirò la nostra attenzione facendoci dimenticare completamente della striminzita conversazione che stavamo intrattenendo.

<<Papà!>> urlò il bambino correndo giù per le scale rischiando anche di cadere. Quando fu davanti a noi Lucas si inginocchiò appena in tempo per accoglierlo tra le sue braccia.

Abbandonarlo? Questo mai. Lucas amava suo figlio e dubitano fortemente che avesse mai pensato di lasciarlo solo. Erano dei terremoti quei due assieme, si completavano a vicenda.

Danielle ed io lasciammo che i due si salutassero con calma entrambe con un sorriso dipinto sulle labbra. Un giorno avrei voluto avere anch'io un figlio. Solo che io al contrario dei miei genitori non l'avrei mai tenuto rinchiuso in un palazzo senza dargli la possibilità di conoscere il mondo là fuori. L'avrei lasciato scegliere, cosa che era impossibile a me. Tutti meritiamo di poter scegliere.

Quando Will si staccò dal padre finalmente posò gli occhi su di me e un altro sorriso sincero gli illuminò il volto prima di gettarsi anche tra le mie braccia, che lo accolsero con piacere. Adoravo quel ricciolino fuori di testa e dispettoso. Ne aveva fatte di tutti i colori da quando lo conoscevo ma non aveva smesso un attimo di starmi simpatico, anzi. Mi ero affezionata tanto a lui.

<<Abbie! Sei venuta davvero!>> esclamò abbracciandomi stretta stretta privandomi quasi del fiato.

<<Ancora con questa storia? Io mantengo le promesse che faccio>> gli ricordai ridendo leggermente. Almeno qualcuno che non mi trattasse come un'indesiderata c'era ancora.

<<Quindi adesso andiamo al Cole's?>>.

<<Ovvimente, devo cominciare il mio turno>> sorrisi scompigliandogli i capelli ricci.

Lucas si allontanò un istante a parlare con Danielle. Adesso... sapevo che fosse sposata con Douglas, il fratello di Lucas ma, non potei fare a meno di provare un pizzico di gelosia nel venderli così vicini a parlare. Mi era sembrato che con me avesse una sorta di allergia alla vicinanza, con lei invece andava tutto bene, no?! Ero davvero tanto irritata. Che cosa gli avevo fatto?

Sapevo che la mia gelosia fosse completamente irrazionale e immotivata. Lucas ed io non eravamo niente e anche se fosse quella era sua cognata. Ma che diamine mi prendeva? Quella non ero io, dovevo assolutamente andar via da lì.

Le mie preghiere furono presto esaudite dato che dieci minuti dopo eravamo di nuovo in auto diretti verso il Cole's. Will non fece altro che parlare riempiendo un po' il vuoto che c'era tra me e il padre. Avrei voluto parlargli ma lui sembrava preferire il silenzio. Non doveva importargli poi così tanto di me a quel punto.

Accostò proprio davanti al locale senza spegnere il motore poi si rivolse a me.

<<Noi abbiamo un appuntamento urgente a cui non possiamo fare tardi>> mi comunicò ad un tratto. Pensavo sarebbero almeno entrati per la colazione. Voleva davvero tagliare i ponti.

Will però non disse nulla e gliene fui grata perché un'altra scenata come quella del giorno prima o dello zoo, non so se fossi pronta ad ascoltarla.

<<Va bene...>> mormorai anche se delusa, <<grazie per il passaggio. Ci sentiamo>> fu l'unica cosa che riuscii a dire prima di uscire da quella macchina. Stavo soffocando, desideravo solo sparire per evitare figuracce.

Salutai in tutta fretta William che mi diede un bacio sulla guancia rapido e poi corsi a rifugiarmi nel locale. Come avevo previsto aveva cominciato a piovere ma per una volta nella mia vita ne fui felice. Così almeno le poche lacrime che mi erano scappate, avrebbero potuto passare per gocce d'acqua senza destare sospetti.

<<Tutto a posto?>> domandò Jace vedendomi arrivare.

<<Certo...>> forzai un sorriso rapendo una brioche dalla vetrina.

<<Raquel ti aspetta sul retro insieme alle altre ragazze>> mi comunicò mentre io stavo comunque dirigendomi nel retro per sfuggire al biondo.

<<Grazie...>> dissi in un sussurro sparendo dalla sua vista e addentando la pasta ancora calda.

Avrei voluto sfogarmi con qualcuno ma sapevo benissimo che le uniche parole che mi sarei dovuta aspettare erano: "Te l'avevo detto".

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