Storm #Wattys2017

By Alex9230

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[ Seguito di Hurricane ] Hayley è l'uragano impetuoso che ti travolge con la sua forza, trasportandoti in luo... More

Trailer
Prologo: The edge
Capitolo 2: California
Capitolo 3: The fire
Capitolo 4: Ease my mind
Capitolo 5: Nightmare
Capitolo 6: Night Confessions
Capitolo 7: Illusion
Capitolo 8: Lonely Girl
Capitolo 9:Wish you were here
Capitolo 10: Pain
Capitolo 11: Shining soul
Capitolo 12: Fix You
Capitolo 13: Pictures of you
Capitolo 14: Batman
Capitolo 15: Truth
#AskAlex
Capitolo 16: Past
Capitolo 17: Black Rose
Le vostre domande + Italian FF Awards
Capitolo 18: Shattered Memories
Capitolo 19: Under the storm
Capitolo 20:Building walls
Capitolo 21: Heroine
Capitolo 22: Old Friends
Capitolo 23: Feeling real
Incontro!
Capitolo 24: Beauty and the beast
Capitolo 25: Runaway
Capitolo 26: Mask
Capitolo 27: Happy Ending
Capitolo 28: Insane
Capitolo 29: Supernova
Capitolo 30: White rose
Capitolo 31: Broken heart
Capitolo 32: Mermaid tears
Capitolo 33: Angel
Capitolo 34: The Lighthouse
Capitolo 35: Green day
capitolo 36: Run
Capitolo 37: Save me
Capitolo 38: Forgiveness
Capitolo 39: Hero
Capitolo 40: Let it go
AVVISO ✖NEWS
Capitolo 41: Save me a spark
Epilogo: Rainbow
Ringraziamenti
Nuova storia

Capitolo 1: Faded Star

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By Alex9230

Capitolo 1

Hayley's POV

Mi trovavo all'aeroporto, tra le mani il biglietto del volo che sarebbe atterrato a Los Angeles che avevo comprato come regalo di compleanno per il mio migliore amico e che mai avrei immaginato avrei utilizzato in quella circostanza.
Scott si era impiccato in camera sua la notte del cinque gennaio, sua madre aveva trovato il proprio figlio ciondolare dal soffitto solo la mattina seguente, una volta tornata dal suo turno all'ospedale. La piccola Grace quella notte si era recata dormire da una sua amica, lasciando così suo fratello a casa da solo.
Avevo chiamato Rachel, la madre di Scott, un numero infinito di volte, ma nemmeno una avevo ricevuto una risposta. Forse avevo effettuato così tante chiamate dirette la mio migliore amico, con la speranza che le avrebbe accettate, da poter indurre il suo cellulare all'auto combustione. Eppure non era stato abbastanza.
Non riuscivo nemmeno lontanamente ad immaginare cosa dovesse aver provato la madre di Scott nel vedere il figlio che aveva cresciuto con così tanto amore con il viso pallido e privo di espressioni. Solo il pensiero mi faceva venire i brividi.

L'aeroporto era gremito di persone, alcune camminavano in fretta per paura di perdere il volo, altre scherzavano e si fermavano a osservare i souvenir che venivano venduti nelle decine di negozi che costellavano l'aeroporto.
Poco distante da me c'era una donna addormentata sul pavimento con la testa appoggiata al suo grande zaino che, tra l'altro, era così pieno che temevo che, da un momento all'altro, sarebbe potuto scoppiare.
Un gruppo di studenti erano intenti a ridere e scherzare tra di loro seduti gli uni accanto agli altri, ai loro piedi i loro bagagli a mano e alcune bottigliette d'acqua riempite fino a metà. Le chiacchiere che permeavano l'aeroporto si sovrapponevano le une alle altre, permettendomi solamente di percepire alcune parole degli svariati discorsi che mi giungevano alle orecchie.
Io ero in compagnia di Aiden, considerando che mio padre avrebbe preso il volo diretto a Los Angeles da Chicago, dato che si trovava ancora lì per lavoro.

Mi sembrava di vivere in una realtà parallela, tutto mi appariva sfocato. I suoni mi giungevano alle orecchie ovattati, era come se mi trovassi in un sogno dal quale non ero in grado di risvegliarmi.
Per una volta mi ero illusa di aver ritrovato quella felicità che avevo perduto da tempo, ma mi sbagliavo. Proprio quando le cose mi sembravano andare per il meglio, la realtà mi era ripiombata addosso e mi aveva presa pugni fino a lasciarmi senza fiato.
Il solo pensiero che una volta scesa dall'aereo avrei dovuto assistere al funerale del mio migliore amico mi faceva rivoltare lo stomaco.
Era troppo giovane, troppo fragile e io non me ne ero mai accorta. Ero stata troppo egoista, troppo concentrata sul mio dolore per potermi accorgere del suo. Lo avevo lasciato da solo, non ero restata al suo fianco per consolarlo, avevo solo pensato a scappare, fuggire lontano con la vana speranza che non mi sarei più voltata indietro e che il passato non avrebbe mai potuto raggiungermi. Ma mi sbagliavo, ero stata una pessima amica, non ero rimasta accanto a lui per placare il sangue che fuori usciva dalla ferita aperta che portava nel cuore. E a quel punto non c'era più nulla che io potessi fare per aiutarlo, era troppo tardi, lui aveva alzato le mani in segno di resa davanti al suo dolore e quest'ultimo si era nutrito di lui fino a consumarlo.

Avevo perso anche Scott e, ancora una volta, sentivo che la colpa di tutto ciò fosse solo ed esclusivamente mia.
Il dolore era vivo dentro di me. Respirava, aveva vita propria e mi stava divorando lentamente, temevo che se non fossi riuscita a trovare un modo per fermarlo di me non sarebbe rimasto altro che un mucchio insignificante di ossa.
Ma c'era davvero un modo per fermarlo?
Avevo già attraversato momenti come quello nella mia vita, forse anche troppe volte e a quel punto non capivo se quella fosse l'ennesima prova che la vita mi stava ponendo davanti, o se si trattasse solo di un destino troppo crudele. Ero caduta di nuovo, era già successo in passato, ma quella volta il dolore che gravava sul mio cuore sembrava così pesante che credevo non sarei mai stata in grado di rialzarmi.
Forse la verità era quella: non ero abbastanza forte per potermi rimettere in piedi, non avevo abbastanza energia in me per riuscire a combattere nuovamente.
Forse il destino, la vita,o di qualunque cosa si trattasse, questa aveva vinto.

In quel momento sentii una mano accarezzarmi la guancia e quando mi voltai, i miei occhi incontrarono quelli di Aiden che, quel giorno, apparivano incredibilmente più chiari rispetto al solito. Sembravano delle nuvole grigie squarciate dai lampi, le screziature azzurre conferivano alle sue iridi un colore tanto bello da ammaliarmi.
Prima che me ne potessi accorgere, le sue braccia mi avvolsero in un abbraccio. La mia testa poggiava sul suo petto e riuscivo ad udire i battiti regolare del suo cuore, quel suono sembrò avere un effetto calmante sui miei nervi e mi parve addirittura che riuscisse a mettere a tacere il flusso di pensieri che pareva non essersi placato nemmeno per un secondo da giorni.

" Angelo, ti prometto che andrà tutto bene. Io sono qui, non ti lascio " disse Aiden, accarezzandomi delicatamente i capelli e lasciandomi un dolce bacio sulla fronte.

Strinsi le braccia attorno a lui e mi aggrappai al tessuto del cappotto che stava indossando e che, ormai, aveva sbottonato per via del calore che permeava l'aeroporto.
Avrei voluto vivere per sempre in quell'abbraccio, mi sarebbe piaciuto fermare il tempo e rimanere intrappolata in quel momento.
Improvvisamente mi era diventato possibile capire perché ad Aiden piacessero tanto le fotografie: gli istanti restavano imprigionati così com'erano, il tempo non poteva scalfirli e anche se nella realtà sarebbe stato in grado di rovinarli, in foto persistevano ad essere sempre i medesimi.
Con mio grande disappunto, tuttavia, Aiden mise fine al nostro contatto, dato che dovevamo imbarcarci sul volo che ci avrebbe portato nella città che, ormai, ero sicura fosse il mio inferno personale.
Osservai la lunga fila di persone in attesa che la hostess gli avesse controllato il biglietto, per poi farli entrare sull'aereo e mi ritrovai a pensare che, probabilmente, la maggior parte di loro stesse tornando a casa o che stesse intraprendendo un viaggio.
Sui visi di molti erano dipinti dei larghi sorrisi e nei loro occhi si rifletteva la felicità che, in quel momento, a me sembrava solo un ricordo lontano e sfocato.
Mi sarebbe piaciuto tornare indietro, riavvolgere l'orologio e cambiare qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo una piccolezza. Eppure, nonostante persistessi a ripensarci, non facevo altro che chiedermi cosa avrei mutato.
Avrei voluto non tornare a New York e rimanere con Scott? Sì, se questo fosse servito a salvargli la vita, ma ero troppo egoista per fare una scelta del genere e restare in una città che non sentivo mia, che mi pareva troppo stretta e piena di ricordi che non facevano altro che ricordarmi che Emma non faceva più parte della mia vita.
Sarei andata a visitare Scott prima? Certamente, anche se dubitavo fortemente che questa mia scelta avrebbe fatto sì che lui non compisse quel gesto estremo. Soprattuto se si considerava che la mia presenza non gli avrebbe impedito di continuare a pensare a mia sorella e, certamente, non gli avrebbe impedito di persistere ad amarla.
Avrei scambiato i biglietti per il concerto dei Green Day che avevo regalato ad Emma con qualcos'altro? Sì, in questo modo avrei potuto salvare ben due vite, ma io non avrei mai conosciuto il ragazzo che avevo accanto. Non avrei mai vissuto i momenti splendidi che avevo condiviso con Aiden e non avrei mai saputo cosa significa sentirsi al sicuro in un abbraccio, o provare dei sentimenti forti come quelli che mia sorella provava per Scott ed ero troppo egoista per scegliere questa opzione.
A quel punto la vera domanda che dovevo pormi era: avrei davvero cambiato il passato se ne avessi avuto la possibilità? Forse no. Forse non stava a me decidere delle sorti altrui, forse io non ero abbastanza forte e risoluta per compiere un gesto del genere. Forse ero l'essere più meschino, egoista e distruttivo che esistesse.
Rompevo tutto ciò che toccavo, al mio passaggio tutto si sgretolava e mi sentivo come se, arrivata a quel punto, io avrei finito per consumarmi da sola.
Avrei potuto fare di più per Scott, di questo ne ero certa.
Avrei dovuto fare di più, ma ero stata troppo concentrata su me stessa per prestare attenzione al mio migliore amico e ormai non c'era più nulla che io potessi fare.
Avrei dovuto essere lì per lui quando ne aveva più bisogno, come aveva fatto con me, e invece lo avevo lasciato a combattere da solo la battaglia contro i demoni che infestavano la sua mente, proprio io che sapevo perfettamente come ci si sentisse.
E ormai era troppo tardi.
Lo avevo perso, era morto e con lui se n'era andato anche una parte di me.
Quante volte si può spezzare un cuore prima che smetta di battere?
Il sorriso gentile della hostess illuminato dal rossetto rosso che colorava le sue labbra mi riportò alla realtà, le porsi il mio biglietto e dopo che Aiden fece lo stesso io e il ragazzo ci avviammo verso l'entrata dell'aereo.
Quando presi posto nel sedile vicino al finestrino, mi sentii improvvisamente sopraffatta dalla stanchezza, come se mi avesse investita tutta d'un tratto.
Avevo dormito malissimo la notte precedente, svegliandomi in continuazione a causa degl'incubi che mi tormentavano e a dimostrarlo vi erano le profonde occhiaie che mi circondavano gli occhi.
Aiden persisteva a tenere la mia mano tra le sue, disegnando continuamente dei cerchi immaginari sul mio palmo e solleticandomi la pelle. Il gesto del ragazzo ebbe un effetto calmante sui miei nervi e mentre l'aereo cominciava ad alzarsi da terra, io cominciai a sentire gli occhi troppo pensanti per tenerli aperti.
In pochi minuti caddi in un sonno profondo, Aiden persisteva a coccolarmi dolcemente la mano, fino a quando il suo tocco non riuscii più a sentirlo.

Ero sulla spiaggia, la luna splendeva alta nel cielo stellato e la notte sembrava incredibilmente magica, mentre le onde si infrangevano sulla costa creando una melodia rilassante.
La sabbia fredda e umida mi si era infilata tra le dita dei pedi che, tra l'altro, erano illuminati dalla luce emessa dal piccolo falò che io e Scott avevamo acceso.
Il crepitio del fuoco si mescolava alla musica a volume basso che veniva emessa dal mio cellulare. Io e il mio migliore amico, invece, eravamo entrambi silenziosi. Troppo impegnati a sedere l'uno accanto all'altra, osservando i raggi lunari tingere con pennellate argentee la superficie dell'acqua.
Sembrava tutto meravigliosamente pacifico su quella spiaggia, tanto da risultare quasi surreale.

" Hayley lo sai che ti voglio bene vero? " la voce di Scott mi costrinse a distogliere lo sguardo dall'oceano per rivolgerlo perso di lui.

Le fiamme del fuoco tra di noi si riflettevano nei suoi occhi e l'azzurro delle sue iridi sembrava essere stato inghiottito dall'arancione.
La felpa nera che indossava quella sera pareva incredibilmente più grande di lui, tanto da farlo apparire più rachitico del solito.

" Certo, non puoi non amarmi" replicai divertita, scoppiando in una leggera risata che si mescolò al suono delle onde che si infrangevano sulla costa.

Scott mi guardò e scosse leggermente la testa, prima di sbuffare rumorosamente e afferrare una piccola conchiglia che, probabilmente, aveva scovato in mezzo alla sabbia e lanciarla nella mia direzione.

" Devi sempre rovinare i momenti" disse, la sua voce lasciava tralasciare la sua frustrazione, nonostante fosse distorta da una nota di divertimento.

Gli feci la linguaccia e alzai le spalle come a volermi giustificare. Alzai il mio sguardo è lo rivolsi alla luna, ripensando alla prima volta che avevo incontrato Scott.
Era il mio primo giorno di elementari e il ricordo dell'omicidio di mia madre era ancora vivido nella mia mente, tanto che quando chiudevo gli occhi rivedevo il suo corpo riverso a terra in una pozza di sangue denso e scuro.
Scott si era avvicinato a me con un sorriso, i suoi occhi azzurri così brillanti e vivaci da mettere allegria solo a guardarli.
Ricordavo perfettamente che quel giorno, prima ancora di presentarsi, esordì con una domanda che, onestamente, all'epoca avevo trovato estremamente singolare : " tu credi negli alieni?". Fu un quesito tanto particolare da riuscire ad indurmi a ridere e in quel momento, per qualche assurdo motivo, capii che quel bambino sarebbe stato un mio grande amico.
Il mio primo giorno di elementari a Los Angeles avevo intrapreso una conversazione assieme a Scott che ruotava interamente intorno agli alieni e alle sue teorie che erano tanto assurde quanto affascinanti. Ripensandoci, le cose che mi disse colui che, successivamente, diventò il mio migliore amico erano incredibilmente intelligenti per uscire dalla bocca di un bambino di otto anni.

" Sì, lo so Scotty. Anche io ti voglio bene, posso farti una domanda?" chiesi, persistendo ad osservare lo spicchio di luna che illuminava il cielo.

Spostai il mio guardo sulle stelle che brillavano nel manto nero della notte e sorrisi ricordando le centinaia di sere che avevo trascorso assieme al mio migliore amico ad osservare il cielo, entrambi speranzosi di intravedere un ufo.

" Tutto quello che vuoi " rispose Scott, proprio mentre io mi voltai a guardarlo.

Per un attimo mi soffermai a pensare a quanto avrei voluto che Emma si trovasse con noi in quel momento, abbassando gli occhi sulla sabbia umida su cui sedevo nell'attimo in cui realizzai che il mio desiderio non avrebbe mai potuto avverarsi.

" Mi prometti che, qualunque cosa succeda, ci saremo sempre l'uno per l'altra? " domandai, rivolgendo nuovamente il mio sguardo verso di lui.

Scott mi sorrise sentendo le mie parole e per qualche motivo che non riuscivo a spiegarmi vedere quel sorriso mi fece venire le lacrime agli occhi.
Inghiottii il groppo che sentii in gola e sorrisi a mia volta.

" Certo, non per vantarmi ma ti ho salvato la vita e i cinesi dicono che una volta che salvi qualcuno sei responsabile della sua vita per sempre. Ho la responsabilità di doverti proteggere Hayley" rispose, il tono di voce sicuro.

Senza esitare mi alzai, e senza preoccuparmi di pulire i pantaloni che indossavo dalla sabbia che ero sicura fosse rimasta appiccicata al tessuto, mi diressi verso il mio migliore amico e mi inginocchiai dinnanzi a lui per abbracciarlo.
Gli ero così grata per ciò che aveva fatto me per me e mi odiavo per non essere mai stata in grado di ringraziarlo in modo adeguato o di trovare le parole adatte per indurlo a comprendere come mi sentissi.
Io gli avevo portato via la persona che amava e lui non me lo aveva mai fatto pesare.
Già, io, con le mie mani, avevo distrutto ancora una volta tutto ciò che mi circondava, e nessuno era mai stato abbastanza risoluto da puntare il dito nella mia direzione per dirmi che la mia esistenza non faceva altro che consumare la vita di coloro che erano mi stavano vicino.
Improvvisamente, Scott mi allontanò bruscamente da lui e fissò il suo sguardo nel mio, la sua espressione distorta dalla rabbia e dal dolore che vedevo riflesso nelle sue iridi divorate dalle fiamme del falò.

" Devo rompere la promessa. Non ce la faccio, non lo capisci? Io la amo, non smetterò mai di farlo e tu me l'hai portata via. Tu sei l'uragano che mi ha privato del l'unica persona che abbia mai amato più di me stesso e io non riesco più a convivere con questa consapevolezza. Devo mettere fine a questo dolore, addio Hayley" la sua voce lasciava trapelare chiaramente la sofferenza che lo attanagliava.

Prima che potessi accorgermene, Scott scomparve all'improvviso dalle mie braccia.
Restai da sola, accompagnata dal crepitio del fuoco e dalle onde che persistevano a baciare la riva, prima di ritrarsi.
Affondai le mani nella sabbia e quando alzai le mani, osservai i miei palmi stracolmi di quell'ammontare di fini sassolini.
Un unico pensiero mi attraversò la mente: la vita di Scott mi era scivolata dalle mani, proprio come i granelli di sabbia che, lentamente, ricadevano al suolo.

Mi svegliai con il fiato corto e la testa poggiata sul vetro freddo del finestrino dell'aereo. Il mio cuore batteva ad un ritmo decisamente irregolare ed avevo come l'impressione che l'ossigeno non riuscisse a raggiungere i miei polmoni, dandomi così l'idea di essere sul punto di soffocare.
Mi voltai verso Aiden, nonostante fossi perfettamente consapevole che, così facendo, lui sarebbe stato in grado di vedere il panico che ero sicura si riflettesse nei miei occhi.
Da quando avevo parlato con Scott per l'ultima volta, in quella fredda notte di gennaio, la figura del ragazzo che, fino a poco tempo prima, era il mio migliore amico non aveva fatto altro che popolare i miei sogni. Ormai, ogni notte mi svegliavo in preda al panico, con la consapevolezza che il mondo onirico era l'unico luogo in cui sarei stata in grado di rivedere Scott ancora in vita.
Mi sembrava di essere ritornata al punto di partenza, era come se fossi ritornata nuovamente al periodo in cui mia madre era stata assassinata, o a tre anni orsono, quando io ed Emma siamo rimaste coinvolte in quel fatidico incidente.
Stavo impazzendo, il mio corpo mi pareva composto quasi totalmente di dolore.
Ancora una volta dovevo fronteggiare i miei demoni, affrontando una guerra che temevo non sarei stata in grado di vincere.
Aiden allungò una mano verso la mia vita e mi slacciò la cintura di sicurezza, per poi sollevarmi e lasciare che mi sedessi sulle sue gambe. Affondai il volto nell'incavo della sua spalla e mi lasciai coccolare dalle sue delicate carezze che erano chiaramente volte a tranquillizzarmi.

"Angelo ti prometto che andrà tutto bene, forse non accadrà subito e ci vorrà del tempo prima che tu riesca a ritrovare la felicità che ora ti sembrerà sicuramente solo un lontano ricordo. Ma ti prometto che, alla fine, andrà tutto bene" disse Aiden, allontanandosi da me e fissando i suoi splendidi occhi nei miei.

Le sue parole si fecero strada dentro di me, lente e sinuose come un serpente e fecero breccia nel mio cuore, tanto da indurlo a palpitare. Forse fu perché in quel momento ero estremamente fragile, o forse perché mai mi sarei aspettata di sentirmi dire quelle parole, ma in quella circostanza mi emozionai a tal punto da sentire gli occhi bruciare e le lacrime pregarmi di lasciarle ricadere sulle mie guance. Abbassai lo sguardo e deglutii il nodo che sentivo alla gola, sforzandomi il più possibile per non piangere come una bambina disperata e capricciosa.
Sollevai nuovamente il viso e dopo aver osservato per qualche secondo gli occhi di Aiden, perdendomi nel colore ipnotico delle sue iridi, mi tuffai a capofitto sulle sue labbra.
Ancora una volta il tempo mi sembrò fermarsi all'improvviso e i pensieri che affollavano la mia mente, tormentandomi in modo insistente, vennero spazzati via come succede alle foglie quando il vento autunnale le separa dai rami degli alberi.
I baci di Aiden erano come il migliore dei medicinali: curavano la mia anima nera e il mio cuore malato. Erano l'antidoto in grado di contrastare il veleno che, lentamente, si stava impossessando di me e mi stava consumando.
Avrei voluto che il bacio tra me e lui fosse durato per sempre, fino alla fine dei tempi, fino a quando saremmo diventati una persona unica e le nostre anime si sarebbero fuse. Mi sarebbe piaciuto che lo spasmodico sentimento d'amore che provavo nei confronti di Aiden fosse stato in grado di inghiottirmi, che mi avesse cullata e protetta dalle mille voci che infestavano la mia mente.
Sarei voluta scomparire con lui, in modo da poter tenere il mio antidoto preferito con me, senza concederlo a nessun altro. Eppure, una parte di me persisteva a ripetermi quanto questo mio pensiero fosse egoistico e che, alla fine, avrei distrutto persino lui.

Quando atterrammo a Los Angeles il clima caldo e il cielo azzurro illuminato dal sole cocente ci accolsero a braccia aperte, nonostante io avessi sperato ardentemente che il meteo fosse un tutt'uno con il mio umore: grigio, freddo, piovoso e privo di un qualsivoglia calore.
Mi sarebbe piaciuto che i tuoni che tanto amavo fossero si fossero congiunti con il rumore del mio cuore che si spezzava.
Io ed Aiden prendemmo un taxi e ci recammo nella mia vecchia abitazione, la grande casa che un tempo aveva ospitato anche Emma e che era rimasta intatta dal giorno in cui io l'avevo lasciata.
Non appena oltrepassai l'ingresso di casa, l'odore di chiuso che la permeava mi invase le narici, spingendomi ad scostare le tende candide del soggiorno in modo da aprire le finestre. Lasciai che la luce solare filtrasse nel soggiorno e che illuminasse pienamente la stanza, permettendomi così di osservare i pulviscoli di polvere fluttuare senza meta.
Sapevo che mio padre aveva chiamato la nostra ex governante e le aveva chiesto di venire a dare una ripulita alla casa, in modo che in quei pochi giorni che avremmo trascorso a Los Angeles non avremmo vissuto tra cumuli di polvere. Eppure, era chiaro che la donna non fosse ancora passata a dare una ripulita quell'abitazione che, ormai, da fin troppo tempo, non ero più in grado di chiamare casa.
Osservai Aiden entrare nella camera degli ospiti e lo sentii gridarmi che aveva intenzione di fare un doccia cosa che, tra l'altro, avrei voluto fare volentieri anche io.
Beh io direi che potremmo evitare di sprecare troppa acqua, perché non vai con lui?
Ma tu ti senti quando parli?
Forte e chiaro tesoro e tu dovresti ascoltarmi un po' più spesso.
Mi avviai verso la mia vecchia camera da letto e durante il tragitto non riuscii a fare a meno di lanciare una veloce occhiata a quella che, una volta, era la stanza di Emma.
Abbandonai la mia valigia nel bel mezzo del corridoio e feci il mio ingresso della camera di mia sorella, come se fossi stata trascinata lì da un'attrazione irresistibile.
Quando aprii la porta, un sorriso amaro fece capolino sulle mie labbra una volta aver realizzato che la stanza non era avvolta dal dolce profumo di pesche che infestava la mia memoria.
Mi sedetti sul letto e osservai le cornici poggiate sulla scrivania bianca che contenevano foto appartenenti ad un tempo che mi pareva lontanissimo. I vetri erano coperti da uno strato di polvere e nonostante ciò riflettevano la luce del sole che filtrava dalla finestra, illuminando così il sorriso di mia sorella. Mi avvicinai alle foto e tenni tra le mani quella che ritraeva Emma e Scott e che risaliva al giorno che avevamo trascorso a Disneyland. Osservai gli occhi azzurri di entrambi e i loro sorrisi luminosi, per poi passare la mano sui loro visi con fare nostalgico e rimuovendo così lo strato di polvere che li ricopriva.
Mi sembrava paradossale che i due soggetti principali di quella fotografia non fossero più in vita, e che tutto ciò che mi rimaneva di entrambi erano una quantità indescrivibile di ricordi e una manciata di foto.
Passai un consistente ammontare di tempo a girovagare per la stanza di Emma, mentre una miriade di pensieri confusi sovraffollavano la mia mente, tanto che quando lanciai un'occhiata all'orologio appeso al muro color cipria, realizzai che mancava solo mezz'ora al funerale del mio migliore amico. Avevo speso una quantità esagerata di tempo a rimuginare su un passato ormai lontano e, arrivati a quel punto, mi fu ormai evidente che non potevo più farmi la doccia.
Mi recai in fretta e furia verso la mia vecchia camera da letto, trascinando a mio seguito la mia mediamente grande e pesante valigia, finendo inevitabilmente per inciampare nel tappeto nero che ricopriva il pavimento accanto al mio letto e rischiando di cadere. Con mia grande sorpresa, tuttavia, riuscii – chissà come – a mantenere l'equilibrio.
Appoggiai la mia valigia sul letto e dopo averla aperta vi frugai dentro alla disperata ricerca del vestito che avevo scelto appositamente per quella occasione. Nonostante non avessi mai creduto di dover assistere al funerale di Scott, ero certa di una cosa: lui non avrebbe mai sopportato che tutti i presenti fossero vestiti di nero. Infatti, il mio migliore amico trovava il mio colore preferito estremamente triste e deprimente, tanto che nel suo guardaroba non era presente un singolo indumento nero.
Questo fu il motivo principale che mi spinse ad indossare un vestito celeste, era il suo colore preferito e mi sembrava giusto accantonare me stessa da una parte per dedicarmi a Scott in tutto e per tutto, nonostante avessi dovuto farlo tempo addietro.
Guardai L'ora sul display del mio cellulare e roteai gli occhi nel realizzare che Aiden, con mio grande disappunto, non era ancora riemerso dai meandri del bagno. Armata del mio briciolo di pazienza, mi avviai verso la stanza che ospitava il mio ragazzo a passo decisamente troppo svelto.
Bussai alla porta, sentendo Aiden canticchiare allegramente dall'interno della camera cosa che, ovviamente, mi spinse ad abbassare la maniglia fregandomene altamente che il ragazzo non mi avesse risposto.
Quando feci il mio ingresso nella stanza notai che la porta del bagno era spalancata e che Aiden aveva la vita avvolta dall'asciugamano blu notte che, probabilmente, si era portato da casa. Il ragazzo aveva appena terminato di farsi la barba e l'odore del suo bagnoschiuma mi invadeva le narici tanto da darmi alla testa.
Mi sentii avvampare per l'imbarazzo e quando Aiden si accorse della mia presenza, invece di chiudere la porta del bagno, si avvicinò a me.
Gli Dei mi hanno ascoltata.
Ma tu vuoi stare zitta una buona volta?
Assolutamente no, per una volta che succede quello che voglio io non ho intenzione di zittirmi. Inoltre gli Dei mi stanno ascoltando e se mi vogliono davvero bene adesso faranno cadere quell'asciugamano.
Ma perché io ho una coscienza del genere? Qualcuno me lo può spiegare?

"Angelo, stai sbavando. Se vuoi mi faccio una foto e te la mando, così mi puoi guardare quando e quanto vuoi" disse Aiden, avvicinandosi ulteriormente a me e permettendomi così di sentire il profumo emanato dal suo dopobarba.

Io non voglio la foto, io voglio lui così in giro per casa ventiquattro ore su ventiquattro.
Ti prego stai zitta.

" Non sto sbavando, cretino e non voglio nessuna foto, non mi fa alcun effetto vederti così. Muoviti a vestirti o arriveremo in ritardo. " esclamai, mentre sentivo le guance diventarmi sempre più rosse.

"Nessun effetto? Vuoi dire che se faccio così, per te non è un disturbo, giusto?" chiese, con un sorriso divertito dipinto sulle labbra.

Aiden si avvicinò ulteriormente a me e mi lasciò un bacio sulla mandibola, facendo sì che il mio corpo venisse interamente ricoperto dai brividi.

"No" replicai, la mia voce lieve e titubante tanto da indurmi a desiderare di prendermi a cazzotti da sola.

"Nessun effetto nemmeno se faccio questo?" domandò nuovamente Aiden, senza togliersi il sorriso divertito che tanto odiavo dal viso.

Il suo volto si fece più vicino al mio e le sue labbra tracciarono una serie di baci caldi e delicati lungo tutta la lunghezza della mia mandibola, prima di scendere sul collo e fermarsi all'altezza della clavicola. Ogni singolo bacio mi sembrò incendiarmi e riuscivo addirittura a sentire le mie stesse labbra fremere dalla voglia di poggiarsi sulle sue.
Aiden persistette a torturarmi fino a quando io afferrai i suoi capelli ancora umidi, in modo che il suo viso tornasse ad essere all'altezza del mio, così da poterlo baciare liberamente.
Mi lasciai inebriare dal sapore familiare delle sue labbra e dalla tranquillità che infondevano in me. Trovavo estremamente paradossale il modo in cui Aiden riuscisse al contempo ad essere l'onda impetuosa capace di trascinarmi in luoghi inesplorati e il mare tranquillo in grado di rilassarmi.
Con mio grande disappunto fu proprio lui a mettere fine a quel bacio e ad allontanarsi da me una volta per tutte, mentre sul suo viso si allargava sempre di più il sorriso da me tanto detestato.

"Meglio che mi vesta, o faremo tardi" disse divertito, facendomi l'occhiolino mentre prendeva i vestiti che aveva appoggiato sul letto e avviandosi verso il bagno.

Roteai gli occhi e sbuffai rumorosamente non appena Aiden si chiuse la porta alle spalle con un tonfo.
Fui circondata dal silenzio e immersa in quella tacita stanza mi sentii improvvisamente attaccata dai miei stessi pensieri.
Trovavo così ingiusto che io non riuscissi mai a trovare la pace e la felicità che bramavo tanto e mi sentivo estremamente infantile a pensarla a quel modo. Era come se ritenessi che il mondo intero ce l'avesse con me, come se il destino o la vita non ritenesse giusto che io fossi felice.   Eppure il mio essere infantile era dimostrato proprio dal mio egoismo, ero sempre incentrata su me stessa e questo mio egocentrismo mi aveva portata ad ignorare i sentimenti di una delle persone più importanti della mia vita.
Avrei voluto accorgermene prima, mettere da parte me stessa e ascoltare Scott, nonostante non fossi pienamente certa che lui avrebbe condiviso la sua malinconia con me. Forse il mio migliore amico era stato a sua volta egoista, volendo tenere le proprie sanzioni per sé, senza condividere la tristezza che portava nel cuore e la grandezza dell'amore che provava per mia sorella. O forse quelle erano semplicemente le scuse che volevo rifilare a me stessa per sentirmi un po' meno in colpa, in modo da autoconvincermi che non c'era proprio nulla che io avessi potuto fare per salvare Scott. Ancora una volta mi celavo dietro alle scuse e alle menzogne che mi venivano sussurrate dal mio egoismo.
Sentii una mano poggiarmisi sulla spalla e quel contatto improvviso mi fece sobbalzare. Quando alzai lo sguardo, i miei occhi incontrarono quelli di Aiden e realizzai che, con mio grande disappunto, non vi era alcun sorriso ad illuminare il suo viso; anzi, l'espressione di Aiden mi lasciava intuire quanta preoccupazione provasse nei miei confronti. Adoravo il fatto che lui non mi guardasse mai come se fossi un giocattolo rotto, come invece mi era capitato spesso nel corso del tempo; no, lui mi guardava sempre con rispetto, come se fossi una sua pari o come se fossi addirittura stata più grande di lui. Aiden si preoccupava per me, eppure, sembrava essere perfettamente consapevole di quanto potessi essere forte.
Quel pensiero mi portò a sorridergli e ad afferrare la sua mano, in modo che potesse seguirmi fuori dall'abitazione ed entrare assieme a me nel taxi che avevo precedentemente chiamato.
Il tragitto verso il cimitero mi sembro incredibilmente breve e quando aprii la portiera per scendere dall'abitacolo, mi sentii improvvisamente le gambe pesanti. Il suolo mi pareva come fatto di gomma e temevo che, da un momento all'altro, mi avrebbe potuta inghiottire.
Avevo sempre detestato il silenzio e quello che avvolgeva il cimitero mi faceva venire i brividi nonostante il sole caldo mi accarezzasse la pelle. Le lapidi riflettevano la luce solare e i fili d'erba bagnati dagli irrigatori luccicavano colpiti dai raggi.
Tutti coloro che si erano recati al funerale del mio migliore amico costituivano una processione che ero sicura fosse diretta quella che sarebbe stata la sua tomba.
Il fatto che i presenti fossero vestiti di nero, mi fece improvvisamente provare una profonda avversione nei confronti di quel colore. Trovavo ripugnante il fatto che quelle persone non rammentassero quanto Scott detestasse il nero. Se fossimo stati tutti vestiti con colori vivaci e sgargianti di certo lui sarebbe stato più felice. Nemmeno Rachel e la piccola Grace se ne erano ricordate.
Il cimitero era costellato di fiori: c'erano le margherite che qui e là sbucavano tra i fili d'erba, vi erano le rose appassite e dai petali raggrinziti che poggiavano dinanzi ad alcune lapidi e le corone di fiori che erano state preparate appositamente per Scott.
Eppure, nonostante il cimitero brulicasse di svariate specie di fiori, nulla pareva essere in grado di rendere più caloroso ed accogliente quel luogo di morte.
Il silenzio mi sembrava essere riempito dagli echi di migliaia di sogni irrealizzati, di speranze vane e di obbiettivi mai raggiunti. Tra quegli innumerevoli sussurri, ero convita si trovassero anche quelli di Scott e quel pensiero mi indusse a stringermi al braccio di Aiden come se fossi stata una bambina spaventata da un brutto sogno.
Mi sedetti su una delle sedie poste al fondo limitandomi ad osservare il prete che parlava della " giovane anima di Scott che, ora, si trovava tra le braccia accoglienti e calorose di Dio" e quanto quest'ultimo consolerà i cari legati ad essa.
Mentre il prete portava avanti il suo sermone, riempiendo il silenzio che ci avvolgeva come una coperta spessa e, tuttavia, per nulla calorosa, io persistevo a giocherellare con il braccialetto che mi era stato regalato da Scott il girono del mio compleanno.
Continuavo a passare le dita sul plettro con sopra inciso il nome di mia sorella, pensando che non appena fossi tornata a New York avrei dovuto far incidere su di esso anche il nome del mio migliore amico. Volevo che Emma e Scott restassero per sempre marchiati su quel pezzo di metallo, così come i loro nomi erano stampati sul mio cuore.
I singhiozzi della madre di Scott erano udibili perfettamente tra le parole del prete che, tuttavia, si limitava a lanciarle delle occhiate colme di compassione, mentre persisteva a continuare il suo discorso. Le lacrime della donna ricadevano come un fiume in piena sul vaso che teneva tra le mani e che conteneva le ceneri del figlio che aveva perso per sempre.
Sapevo benissimo che Rachel non sarebbe stata in grado di spiccicare nemmeno una parola per suo figlio, il dolore che provava era troppo consistente ed era proprio per questo motivo che mi aveva precedentemente chiesto di preparare un discorso al posto suo.
Quando il prete terminò il suo sermone, ci lasciò un attimo di silenzio per riflettere, onorare la memoria di Scott e pregare per la sua anima.
In quella circostanza io fui solamente in grado ripensare a tutti i momenti che avevo vissuto assieme al mio migliore amico, come il giorno in cui avevamo deciso di andare a scuola in pigiama solo per divertimento. Oppure alla volta in cui eravamo riusciti a versare la tinta blu all'interno dello shampoo di Crystal, mutando così il biondo dei sui capelli e facendola assomigliare ad un mirtillo.
Ripensai alle notti spese a cercare gli ufo nel cielo e alle giornate trascorse allo skatepark, alle lacrime che Scott aveva versato sulla mia spalla quando mi aveva fatto visita a New York e alla gioia che avevo provato nel vederlo aspettarmi fuori da scuola il giorno del mio compleanno.
Quando quel momento finì, fui invitata dal prete a prendere il suo posto e a fare il mio discorso.
Mi alzai dalla sedia e prima di allontanarmi dalla mia postazione lanciai un'occhiata verso Aiden che in tutta risposta mi rivolse un sorriso rassicurante. Camminai sull'erba verde e vivace del cimitero e mi ritrovai a pensare che tra tutte quelle persone vestite di nero io fossi l'unico punto di colore, mi ritrovai a sorridere e a credere che se il mio migliore amico si fosse trovato lì in quel momento avrebbe riso di gusto.
Presi il posto del prete e mi ritrovai faccia a faccia con i presenti al funerale, sui loro volti dipinte delle espressioni malinconiche, alcuni di essi erano rigati dalle lacrime.
Rachel e Grace erano sedute in prima fila ed entrambe persistevano a piangere disperatamente, i volti distorti dal dolore. Tra la folla scorsi il viso di mio padre, i suoi occhi puntati su me e l'espressione preoccupata come se temesse che, da un momento all'altro, sarei potuta crollare davanti a tutti.

"Scott era il mio migliore amico, anche se forse è stato molto più di questo. Era come un fratello per me e c'è sempre stato quando avevo bisogno di lui.
A dire la verità, non sono mai stata brava con le parole, Scott lo era molto più di me e probabilmente, se lui in questo momento si trovasse al mio posto farebbe un discorso degno di essere chiamato tale.
Io invece riesco solo a limitarmi a dirvi chi era Scott Rivers.
Era il ragazzo dalla battuta sempre pronta, colui che riusciva a farmi sorridere quando ne avevo più bisogno. Scott aveva un cuore grande e sapeva amare con ogni più piccola particella del suo corpo. E forse è stata proprio questa sua sviscerata maniera di amare a condannarlo.
Per chi di voi non lo sapesse, infatti, Scott era innamorato di mia sorella Emma e vi posso assicurare – chi di voi li ha visti insieme può confermarlo- che il loro era il tipo di amore che fa venire le lacrime agli occhi. Ed è proprio per questo motivo che credo proprio che quando mia sorella sia morta, con lei se ne sia andata anche una parte di Scott" mentre le mie parole riempivano il silenzio e fluivano dalle mie labbra, gli occhi dei presenti erano tutti puntati su di me, compresi quelli di Rachel e Grace che persistevano a riempirsi di lacrime.

Persino io sentivo gli occhi bruciare per l'emozione, ma come mio solito inghiottii il groppo che sentivo in gola, misi a tacere il chiasso emesso dai miei demoni e continuai per la mia strada.

" Forse in questo momento Scott sta insegando a Dio – se mai ne esiste uno – e agli angeli ad andare sullo skateboard e magari dopo si sforzerà di fargli comprendere le sue innumerevoli teorie sugli alieni" dissi, sorridendo a quel pensiero e riuscendo a strappare qualche risata amara anche a coloro che mi ascoltavano.

" Forse Scotty è persino riuscito a ricongiungersi con mia sorella Emma e magari, in questo momento, stanno bevendo uno di quei milk-shake al caramello che io ho sempre detestato" proseguii, sorridendo e sforzandomi con tutta me stessa di non permettere che nemmeno una lacrima solcasse il mio viso, nonostante sentissi il cuore bruciare come se qualcuno lo avesse dato alle fiamme.

Fissai i miei occhi su Aiden, nella speranza che guardare il suo viso mi avrebbe dato la forza di proseguire senza crollare in mille pezzi fino a quando di me non sarebbe rimasta altro che polvere.

"Sapete io sono stata l'ultima persona con cui Scott ha parlato, e mentre eravamo al telefono per un ammontare di tempo che in questo momento vorrei fosse durato molto di più di una manciata insignificante di minuti, il mio migliore amico mi ha detto una cosa che penso non riuscirei a dimenticare nemmeno tra cinquant'anni.
Scott mi disse: devo mettere fine a questo dolore.
Dopo aver udito le sue parole mi fu improvvisamente chiaro che lui avesse sempre avuto un disperato bisogno di parlare e che nessuno – nemmeno io che ero la sua migliore amica – , si era mai fermato ad ascoltarlo" confessai, persistendo ad inghiottire le lacrime che mi stavano pregando di lasciarle cadere lungo le mie guance.

" Beh, io spero tu possa perdonarmi Scotty. Spero che tu sia riuscito a mettere fine al dolore che provavi e che ora tu abbia finalmente trovato la felicità che cercavi e che, evidentemente, non hai più trovato dopo che io ti ho portato via Emma.
Approfitto di questa occasione per dirti che mi manchi, mi mancano le nostre telefonate insensate e le nostre chiacchierate a notte fonda. Mi manca il suono della tua voce, vederti sorridere e sentirti ridere.
E vorrei tornare indietro Scotty, in modo da rivivere gli attimi passati insieme, ascoltare le nostre canzoni preferite sulla spiaggia davanti ad un falò e magari cantarne qualche strofa insieme. Vorrei tornare alle notti spese a fare il bagno nell'oceano e a gridare alla luna come due cretini, e ti giuro che pagherei per ascoltare una delle tue teorie sugli alieni anche solo una volta.
Sei stato il mio migliore amico Scotty e Dio, non saprei nemmeno dove sarei senza di te in questo momento, forse sotto terra, ma non lo saprò mai perché tu mi hai salvata quando ne avevo più bisogno. E vorrei chiederti scusa perché io non sono stata in grado di fare altrettanto, tu avevi messo la tua vita nelle mie mani e io l'ho lasciata scivolare via.
Non so come riuscirò ad andare avanti senza di te, ma ti prometto che proteggerò la vita che tu hai salvato, ci proverò con ogni più piccola briciola del mio corpo.
Scusami ancora Scott, sarai per sempre il mio angelo. Ti voglio bene, saluta Emma da parte mia. Addio" per qualche motivo a me sconosciuto, ad un certo punto, le mie parole iniziarono ad essere dirette proprio al defunto e non più a coloro che mi guardavano.

Quando il mio discorso finì tutti i presenti erano in lacrime, escluso Aiden che sembrava semplicemente preoccupato per me, tanto da non staccare gli occhi dai miei nemmeno per un secondo, esattamente come mio padre.
Mentre mi avviavo verso il mio ragazzo, il mio braccio fu afferrato da una mano e quando mi voltai i miei occhi si posarono su quelli azzurri e arrossati di Rachel.

"Hayley ti ringrazio per lo splendido discorso che hai fatto, però voglio che tu sappia che non è stata colpa tua. Smettila di addossarti la colpa di tutto, non ti fa bene. Inoltre vorrei darti questa" disse la donna, mentre le lacrime persistevano a rigarle il viso e porgendomi una lettera con su scritto il mio nome.

" Scott ne ha scritta una anche per me e nella mia mi ha chiesto espressamente di darti questa, ha detto che tu avresti saputo dove andare" continuò porgendomi l'urna che conteneva le ceneri del mio migliore amico.

Spazio marshmallows:
Ciao a tutte! Si ritorna agli aggiornamenti a tarda sera LOL
Come vi è sembrato il capitolo? Spero che vi sia piaciuto nonostante sia abbastanza deprimente ( io stessa me ne rendo perfettamente conto).
Cosa vi aspettate dal prossimo?
Come sempre io vi ringrazio per gli splendidi commenti che mi lasciate e per i vostri innumerevoli complimenti 💘
Baci
Xx
-Alex

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