Responsibility || Niall Horan

By holdmeoned

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"Che vuol dire che sei incinta?" Niall era a bocca aperta, letteralmente a bocca aperta. "Come é possibile?"... More

Capitolo uno.
Capitolo due.
Capitolo tre.
Capitolo quattro.
Capitolo cinque.
Capitolo sei.
Capitolo sette.
Capitolo otto.
Capitolo nove.
Capitolo dieci.
Capitolo undici.
Capitolo dodici - parte uno.
Capitolo dodici - parte due.
Capitolo tredici.
Capitolo quattordici.
Capitolo quindici.
Capitolo sedici.
Capitolo diciassette.
Capitolo diciotto.
Capitolo diciannove.
Capitolo venti.
Capitolo ventuno.
Capitolo ventidue.
Capitolo ventitré.
Capitolo ventiquattro.
Capitolo venticinque.
Capitolo ventisei.
Capitolo ventisette.
Capitolo ventotto.
Capitolo ventinove.
Capitolo trenta.
Capitolo trentuno.
Capitolo trentadue.
Capitolo trentatré.
Capitolo trentaquattro.
Capitolo trentacinque.
Capitolo trentasei.
Capitolo trentasette.
Capitolo trentotto.
Capitolo trentanove.
Capitolo quaranta.
Capitolo quarantuno.
Capitolo quarantadue.
Capitolo quarantatré.
Capitolo quarantaquattro.
Capitolo quarantacinque.
Capitolo quarantasei.
Capitolo quarantasette.
Capitolo quarantotto.
Thank You.
Capitolo quarantanove.
#Wattys2015
Capitolo cinquanta.
Capitolo cinquantuno.
Nuova fan fiction.
Capitolo cinquantadue.
Capitolo cinquantatré.
Capitolo cinquantaquattro.
Capitolo cinquantacinque.
Ringraziamenti.
Sequel.

Capitolo cinquantasei - The End.

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By holdmeoned

Prima di leggere, volevo avvisarvi che l'intervista di cui vi avevo parlato è stata pubblicata. La potete trovare sul profilo di Mily_Ziro. Buona lettura :)

Ogni volta che tutto sembra andare per il meglio, quando ogni cosa pare tranquilla e fin troppo perfetta, ecco arrivato il momento per sganciare la bomba e distruggere tutto quanto.

Beatrice ha sempre appoggiato questa teoria, sin da quando era solo una piccola e astuta bambina. Allora, a vent'anni ormai compiuti, Beatrice aveva già imparato la lezione e un po' se lo aspettava che qualcosa sarebbe andato storto quella notte di maggio: glielo diceva il suo istinto. E, per quanto ricordasse, i suoi presentimenti non avevano mai fallito.

Ansimò quando sentì la prima fitta arrivare, ma per fortuna fu lieve, appena percepibile. Invece, il problema di Beatrice era tutt'altro: quel liquido a bagnarle le cosce e, soprattutto, le mutande, la stava mandando letteralmente nel panico. Si sporse velocemente sul comodino per accendere l'abat-jour ed ebbe la conferma che... Oh Dio! Non ci voleva molto per capire che si erano appena rotte le acque.

"Niall" urlò, cercando tutti i buoni propositi per non farsi venire un attacco d'ansia "Niall" continuò a gridare, questa volta scuotendolo violentemente. Il ragazzo si svegliò, finalmente, mugolando qualcosa di sconnesso. A questo punto, Beatrice sentiva già le prime fitte colpirle il basso ventre facendola gemere dal dolore. Niall, udendo questi lamenti, scattò seduto sul letto ignorando il capogiro alla testa per l'azione troppo veloce e si guardò intorno spaesato. Poi notò Beatrice quasi con le lacrime agli occhi e sentì un tuffo al cuore quando la vide tenere una mano tra le gambe terrorizzata.

"Che sta succedendo?" domandò Niall, togliendosi le coperte di dosso.

"Ho paura" singhiozzò Beatrice, portando la mano libera a tenersi l'addome per il dolore e lasciando che piccole lacrime le solcassero le guance.

Niall aggrottò le sopracciglia e poi, in un nano secondo, capì cosa stava succedendo. Respirò affannosamente sporgendosi verso il suo corpo, le tolse la mano e si premurò di sostituirla con la propria per constatare la situazione. Beatrice sussultò appena, la vista le si appannò di colpo guardando l'espressione preoccupata dipinta sul viso di Niall. Deglutì piano "Le acque, si... Si sono rotte le acque" balbettò come se non fosse già qualcosa di ovvio. Non era affatto pronta ad affrontare un parto.

Niall, intanto, stava cercando in tutti i modi di non lasciarsi prendere dal panico come suo solito. Prese uno, due, tre respiri profondi prima di caricarsi Beatrice addosso.

"Andiamo al pronto soccorso"

Qui Beatrice cominciò a piangere: era terrorizzata, aveva una paura tremenda che qualcosa potesse andare storto e sperava che si trattasse solo di un incubo, un brutto e doloroso incubo.

"Shh, va tutto bene" la rassicurò Niall, infilandosi ai piedi il primo paio di scarpe che trovò lungo il cammino. Scese le scale con i singhiozzi, gli ansiti e i gemiti di Beatrice nelle orecchie e l'adagiò velocemente sul divano. Sembrava quasi che fosse passato un tempo interminabile da quando lei lo aveva svegliato, invece si trattava solo di pochissimi minuti. Niall corse verso il piano superiore, di nuovo; afferrò un borsone e ci mise dentro le prime cose che riuscì a trovare tra gli oggetti di Beatrice.

Quando ritornò giù, lei era completamente piegata dal dolore e si era quasi inginocchiata per terra per quanto cercasse di stringersi le gambe al petto per affievolire il male.

"Bea, hey, va tutto bene"

La prese tra le braccia e, con il borsone su una spalla, uscì di casa; fece distendere Beatrice sui sedili posteriori dell'auto e mise subito in moto appena fu salito al posto del guidatore. Doveva ancora metabolizzare tutto quello che stava succedendo.

Come aveva fatto ad arrivare così velocemente in macchina?

Aveva spento la luce del bagno?

Forse nella fretta aveva persino dimenticato il cellulare sul letto, ma poco importava: Niall, in quel momento, voleva solo aiutare Beatrice.

***

Uno.

Due.

Tre.

Niall stava contando le mattonelle sul muro del pronto soccorso. Quella stanza d'aspetto non era per niente accogliente: sembrava così vecchia, così buia, così trascurata. Sospirò, continuando a contare le mattonelle ad uno ad uno e passandosi una mano sui pantaloni del pigiama che non aveva avuto il tempo di cambiare.

Quattro.

Cinque.

Sei.

Avrebbe sicuramente continuato se non ci fosse stato qualcosa a distrarlo. Strinse gli occhi in due piccole fessure quando il grido di Beatrice sferzò il silenzio in cui era precedentemente caduto. Respirò piano, trattenendo l'impulso di alzarsi e andare in quella stanza per aiutarla. Ma Niall sapeva che non avrebbe potuto fare niente se non metterle ancora più agitazione.

Stava quasi per rimettersi a contare, quando dei passi rimbombarono per il lungo corridoio facendolo sussultare.

"Niall" soffiò una voce femminile che lui conosceva fin troppo bene.

"Mamma" Niall sembrò riprendere a respirare quando vide quel viso familiare così vicino. Si alzò dalla sedia e velocemente coprì la distanza fra loro due. Maura lo abbracciò, accarezzandogli i capelli sulla nuca.

"Ti hanno detto qualcosa?" chiese Maura, riferendosi ai dottori.

Niall negò con la testa.

"È da mezz'ora che la tengono lì dentro e non ha fatto altro che gridare" Niall tremò leggermente, stringendosi nelle spalle e volgendo lo sguardo alla grande porta che lo divideva dagli altri reparti.

"Andrà tutto bene"

"Io... Lo spero"

"Quanto manca per compiere il nono mese?"

"Mi ha detto che manca ancora una settimana"

Maura sorrise "Sei pronto, tesoro?"

Niall fissò prima lei e poi puntò lo sguardo sulla porta di ferro. Ascoltò le urla sempre più alte di Beatrice e sospirò: era davvero pronto per tutto questo?

***

Niall si trovava proprio alla destra di Beatrice, le stringeva saldamente la mano e le sussurrava parole dolci all'orecchio. Sognava quel momento da moltissimo tempo e quasi non ci credeva che di lì a poco avrebbe tenuto tra le braccia un bambino, il suo bambino. Beatrice ansimò, dando un'ultima spinta. I dottori sorrisero nella sua direzione, ma Niall non ricambiò: continuava a guardare l'espressione corrucciata sul viso dell'infermiere più anziano.

"C'è un problema, dottore" soffiò, cercando di non farsi sentire da Niall e Beatrice. Il dottore, infatti, cercò di far piangere il bambino per accertarsi che stesse bene, ma... Non ci riusciva. Suo figlio non si muoveva, non piangeva...

"Niall"

...non si lamentava...

"Niall, hey!"

...ed era assolutamente immobile.

"Niall, Cristo!"

Il ragazzo sobbalzò, respirando a fatica e tremando. Il viso di Greg gli si parò davanti quando prese finalmente coscienza.

"Dio, il bambino!" esclamò, guardandosi intorno e notando che c'erano proprio tutti: Louis, Liam, Harry e Zayn lo stavano guardando perplessi, vide anche Greg, Denise, Theo, sua madre e suo padre e si meravigliò di notare la presenza dei genitori di Beatrice. Avrebbe tanto voluto presentarsi e fare due chiacchiere con il padre della sua ragazza, solo che l'immagine di suo figlio ricoperto di sangue e, soprattutto, morto, era ancora vivida nella sua mente.

"Dov'è il bambino?"

"Cosa?" domandò Greg confuso.

"Sta ancora nella pancia di Bea, dove vuoi che sia?" rise Harry.

Niall si guardò ancora una volta intorno, guardando suo fratello seduto al suo fianco e sentendo ancora le palpebre pesanti per il sonno.
Aveva solo sognato. Si era trattato solo di un bruttissimo incubo.

Si passò una mano tra i capelli.

"Guarda che ti hanno appena chiamato"

"Eh?" domandò, confuso.

"Devi entrare, Beatrice chiede di te"

Non se lo fece ripetere due volte, si alzò e con tre o quattro grandi falcate raggiunse la porta che per tutta la notte li aveva tenuti distanti.

L'infermiera lo accolse prontamente; gli porse un camice azzurro e una cuffietta da mettere in testa: meglio evitare ogni genere di complicazione.

Niall udì ancora un altro grido provenire da Beatrice e strinse le labbra. Come se non bastasse, lo sguardo dell'infermiera gli bruciava addosso facendolo sentire tremendamente in imbarazzo.

"Si sente bene?" chiese lei, notando il tremore delle sue mani.

"Mh, si"

L'infermiera sorrise, intuendo ogni sua più piccola e nascosta emozione "Andrà tutto bene" gli disse poi, lasciandogli una pacca sulla spalla per tranquillizzarlo.

Niall deglutì nervosamente, prima di seguire i gemiti e gli altri rumori causati da Beatrice lungo il corridoio. Si ritrovarono presto davanti una grande porta e quando la spalancarono, si sentì decisamente meglio quando notò Beatrice distesa su un lettino in fondo alla stanza. Gli era mancata tantissimo. Era stato davvero brutto stare lontano da lei e non sapere come si sentisse.

Si catapultò sul suo corpo in meno di un millesimo di secondo e le strinse la mano, esattamente come nel sogno.

Beatrice era sudata, grosse lacrime le rigavano le guance rosse ed era infinitamente stanca. Pianse di più quando Niall le baciò una tempia, facendole notare la sua presenza.

"È tutto okay" sussurrò direttamente nel suo orecchio, di nuovo come se si trovasse ancora in quell'incubo.

"Non lasciarmi" continuava a mormorare Beatrice.

Il dottore diede un'ultima occhiata tra le sue gambe, prima di annunciarle che poteva finalmente spingere.

"Dio, fate uscire quel coso dalla mia pancia!" gridò Beatrice, in preda al dolore causato dalle contrazioni.

In un'altra situazione, Niall avrebbe riso, sul serio, solo che non poteva, non ci riusciva: le immagini del suo sogno continuavano a susseguirsi davanti ai suoi occhi una dietro l'altra e sperava soltanto che andasse tutto bene.
Dio, ti prego.

Beatrice cominciò a spingere, la vide farsi più rossa sul viso, la sentì stringergli le dita quasi a volergliele staccare tutte insieme mentre i gemiti e il pianto si facevano più forti. Niall non riusciva più nemmeno a consolarla, a confortarla con parole dolci o ad accarezzarla: era totalmente paralizzato dal terrore, aveva paura che il bambino non stesse bene, che Beatrice si sentisse male, che nove mesi di attesa non avrebbero dato i loro frutti, che...

Ma poi, con gli occhi sgranati e il respiro bloccato all'altezza del petto, ecco che il dottore sorrise, contento e sollevato, prendendo il bambino tra le braccia. E Niall tornò a respirare appena sentì il pianto di suo figlio.
Stava bene. Stava piangendo ed era vivo.

Beatrice sospirò di sollievo, sentendosi estremamente vuota e piena - di felicità - allo stesso tempo.

Niall, dal canto suo, si sporse quasi senza accorgersene verso il bambino: l'infermiera che qualche minuto prima l'aveva rassicurato, adesso stava pulendo suo figlio dal sangue in eccesso. Fu sempre lei che, con un sorriso grandissimo, gli si avvicinò facendogli un occhiolino e lasciandogli quel fagottino tra le mani. E, cazzo, da quanto stava piangendo? Come aveva fatto a non accorgersi subito della vista appannata a causa delle lacrime? Niall non lo sapeva, sentiva solo questa bellissima sensazione di gioia nel cuore e voleva urlare di felicità, voleva mostrare a tutto il mondo che era appena nato suo figlio, che Niall Horan era finalmente cresciuto, che anche lui sapeva prendersi le sue responsabilità e che aveva una famiglia adesso. Ma in meno di un minuto - il tempo di formulare tutti quei pensieri - quel bambino riuscì ad azzerargli la mente. Sembrò quasi che Niall fosse appena nato, che fosse rinato dagli occhi di suo figlio: azzurri, come lo erano i suoi.

E pianse Niall, pianse tantissimo e Beatrice gli fece compagnia. Con il bambino ancora in mano, si nascose tra le braccia di lei, un porto di lacrime e sicurezza da cui - aveva deciso - lui non si sarebbe più staccato.

***

Beatrice si era subito addormentata una volta che l'avevano riportata in camera. Aveva giusto avuto il tempo di tenere fra le braccia il suo bellissimo bambino, prima che le venisse tolto dalle mani e portato a fare alcuni controlli. Era così stanca, così esausta, che non ci aveva messo molto prima di posare il capo sul cuscino morbido e bianco del letto del pronto soccorso e addormentarsi. Tuttavia, quando si svegliò, il suo primo pensiero andò a suo figlio. Si chiedeva dove lo avessero portato e come stesse; in più, aveva così tanta voglia di tenere quel bambino in grembo, guardarlo e imprimersi ogni suo più piccolo dettaglio nella mente. Si era limitata solo ad immaginare il suo aspetto per decisamente troppo tempo, adesso voleva certezze.

Aprì gli occhi e la prima cosa che notò fu Niall seduto accanto al letto. Sorrise nel vederla ancora mezza confusa.

"Hai dormito pochissimo" la informò, indicando l'orologio sul comodino. Beatrice seguì il suo dito e lesse l'ora sull'orologio digitale: le 7.10 del mattino. Praticamente avevano passato l'intera nottata al pronto soccorso e Beatrice non aveva dormito nemmeno tre quarti d'ora: l'ansia e la voglia di riavere quel bambino tra le braccia superavano di gran lunga il sonno.

"Dov'è?"

"Stanno finendo i controlli" Niall sorrise, intenerito, prima di alzarsi dalla sedia scomoda e uscire dalla stanza. Beatrice sospirò, si guardò le unghie e pensò velocemente a tutto quello che avevano passaro durante questi nove mesi. La loro storia era cominciata malissimo: Niall non ne voleva sapere nulla del bambino, aveva accettato di fare il padre solo perché si sentiva obbligato. Con il passare del tempo, però, Beatrice era riuscito a farlo ricredere e, sebbene lui fosse così testardo ed orgoglioso, presto riuscì a fargli ammettere i propri sentimenti: quel Capodanno, quello in cui finalmente Niall aveva confessato di provare qualcosa per lei, non se lo sarebbe mai dimenticato. E nonostante tutte le complicazioni, tutti i problemi che avevano passato, erano riusciti a superare tutti gli ostacoli, avevano saltato e corso ed erano arrivati al traguardo: quella, quella era la loro famiglia, tutto quello di cui avevano bisogno, tutto quello che avevano aspettato per così tanto.

Beatrice sentiva gli occhi lucidi, bruciavano maledettamente, e fu peggio quando Niall rientrò nella stanza con loro figlio tra le braccia: era così bello, sembrava un angelo. Le si avvicinò, piano, perché il bimbo dormiva; presto si trovò vicino al letto, si sedette sul materasso e si sporse per lasciarlo nelle mani di Beatrice.

Quest'ultima tirò su col naso, ma gli occhi ricominciarono a far fuoriuscire acqua quando il bambino aprì gli occhi, rivelando un azzurro che mai aveva visto, nemmeno negli occhi di Niall: era così blu, più scuro del cielo ma più chiaro del mare. Era così presa e occupata a contemplarlo, che non si era nemmeno accorta della presenza di tutti gli ospiti dentro la camera. Sua madre, Laura, stava piangendo forse più di lei e persino Harry si era commosso. Ad un certo punto, il bambino cominciò a piangere. Beatrice si preoccupò: insomma, fino a qualche secondo fa era così sereno. Lo cullò piano tra le braccia, senza ottenere alcun risultato. L'infermiera di turno, a quel punto, andò in suo soccorso.

"Il bimbo dovrebbe mangiare adesso"

Beatrice annuì, arrossendo. Guardò tutti i presenti nella stanza aspettando che si allontanassero, ma questo non successe. Perciò guardò Niall, il quale capì al volo ciò che intendeva dire.

"Bene, emh" balbettò, guardando Zayn, Harry, Liam e Louis e alzando una mano per indicare la porta.

Zayn cominciò a ridere, seguito da tutti gli altri presenti nella stanza.

"Forza, usciamo tutti" continuò Greg, ammiccando in direzione di Niall, che intanto era diventato tutto rosso dall'imbarazzo. Il ragazzo sbuffò leggermente. Intanto, Roberto e Laura si avvicinarono a loro due, baciarono la testa di Beatrice e sorrisero.

"Siamo fieri di te, tesoro" dissero all'unisono, ma Niall non riuscì a capirli perché avevano parlato in italiano. Beatrice fece un sorriso grandissimo, e gli bastò questo per sentirsi bene.

"Con te" disse il padre, parlando finalmente in inglese e rivolgendosi a Niall "con te parleremo più tardi"

Niall annuì, sorridendo. Entrambi, poi, seguirono il resto delle persone che erano appena uscite dalla stanza, fino a quando restarono solo Niall, Beatrice, il bimbo e l'infermiera. Quest'ultima aiutò Beatrice a spogliarsi del camice, in modo da poter attaccare il bambino al seno e poterlo quindi allattare.

Niall sorrise, ancora, vedendo il modo in cui il piccolo si era attaccato al capezzolo della mamma e notando come le aveva posato una mano sul seno. Pensò che fosse la scena più bella che avesse mai visto: era più di vincere un premio, più di riempire uno stadio intero, più di esibirsi davanti migliaia di persone, più di scalare le classifiche... Essere un papà era più bello di quanto si potesse solo immaginare. E Niall non avrebbe potuto chiedere di meglio.

Beatrice, intanto, stava prestando attenzione solo al bambino, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso e sperava che quel momento non finisse presto. Ad interrompere quel quadretto, fu l'infermiera che, stringendo una cartellina tra le mani, si rivolse ad entrambi con tono interessato.

"Adesso dovreste dirmi il nome di vostro figlio"

Niall e Beatrice, come se avessero appena preso la scossa, si guardarono. Boccheggiarono un poco in cerca di una risposta prima di aprire bocca.

"Andrea" disse Beatrice.

"William" la corresse Niall.

Beatrice aggrottò le sopracciglia: le veniva da ridere, avevano risposto entrambi nello stesso momento con nomi differenti. Quindi:

"William" decise lei, per accontentare il suo ragazzo. Ma Niall ebbe la stessa identica idea "Andrea"

L'infermiera li guardò in cerca di aiuto. Niall deglutì, passandosi una mano tra i capelli e maledicendosi mentalmente per non aver chiarito prima quel piccolo dettaglio. Poi una campanella si accese nella sua testa, illuminandogli il cervello.

"Facciamo così" cominciò "William Andrea Horan"

Beatrice sorrise, ripetendo quel nome fra sé e sé più volte "Si, mi piace tantissimo"

Aveva sempre sognato di chiamare suo figlio con un nome italiano.

Niall sorrise, quasi come se le sue labbra avessero ormai assunto la forma di una mezzaluna.

"Bene" mormorò l'infermiera "Oggi, 5 maggio 2015, diamo il benvenuto al piccolo William Andrea Horan. Congratulazioni ai neo-genitori!"

The End.

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