Baby, you are my trouble

Af Sara_H96

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Quando incontra Jamie e Aaron per la prima volta, Taylor non sa che il fato ha già scelto per lei: uno dei du... Mere

❥Pʀᴏʟᴏɢᴏ
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∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 21
Sequel
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 22
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 23
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 24
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 25
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 26
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 27
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 28
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 30
❥Epilogo
Ringraziamenti
Baby, you drive me mad
Avviso
Importantissimo ❤️

∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 3

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Af Sara_H96

PTaylor

Quando tornò a casa, quella sera, erano già tutti a dormire. Camminando sulle punte, per non fare rumore, Taylor sgattaiolò nel bagno nuovo di trinca. Aveva provveduto a lavare le mani nel lavello in cucina, così che non avesse lasciato tracce di sangue per la casa.

Anche se, pensandoci, non avrebbe fatto alcuna differenza. I suoi genitori non si sarebbero accorti di lei neanche se avesse sfilato loro davanti coperta di sangue come Carrie, la ragazza in quel film che aveva visto due sere prima in tv.
Probabilmente avrebbero pensato che fosse sporca di marmellata o che lei e la sorella avessero giocato all'allegro chirurgo, solo con parti del corpo vere.
Sbuffò scocciata e si tolse i vestiti impregnati di sangue. Li lanciò nel lavandino alle sue spalle con l'intenzione di lavarli, ma non lo fece.
Quando si voltò verso lo specchio, si scontrò con il suo riflesso. Aveva qualche schizzo di sangue sul viso pallido, sangue che non le apparteneva.
In quel momento, Taylor non riuscì a ricordare il numero di volte in cui il suo pugno aveva colpito la faccia di Shane, ma la sensazione che le aveva provocato, quella non l'avrebbe mai dimenticata. Si sentiva una persona orribile, soprattutto perché pensava che Shane meritasse ciò che gli aveva fatto.
Deglutì a fatica la saliva di troppo e lasciò che una lacrima le rigasse il viso. La raccolse subito e si rimproverò per essersi lasciata andare. Se c'era una cosa che non sopportava, era sentirsi vulnerabile. Non permetteva mai a se stessa di cedere e piegarsi alla debolezza. Mai.

Jamie

«Era un bel tipetto, quella ragazza.» disse Jamie ad Aaron mentre raggiungevano Mitch, Dylan, Jake e altri ragazzi della compagnia, nel vicolo dietro a Crubs.

Aaron fece uno slalom con lo skate tra i paletti che dividevano la pista ciclabile dalla carreggiata. «Già, proprio un bel tipetto.» ripeté l'amico assorto.

Jamie aveva conosciuto una sola ragazza forte come lo era Taylor. Forse era quello il motivo per cui l'aveva colpito.
Gli ricordava lei.

«Hai visto Harvey ultimamente?» chiese Jamie attirando la completa attenzione di Aaron, che fermò lo skate e continuò a piedi.

Harvey era il capo dei Keep In Mind, la loro ex crew, un gruppo di bastardi sempre in cerca di guai. Jamie non li odiava perché li avevano cacciati, ma perché gli avevano portato via tutto.

Aaron scosse la testa rivolta verso il suolo. «Non dopo la prigione.»

«Mmh, okay.» sospirò rassegnato.

«Ehi, ragazzi!» Mitch li chiamò dal fondo del viale squassando la mano sopra la testa. «Ce l'avete fatta!» esclamò.

Li raggiunsero e Jamie dimenticò quello a cui stava pensando.

Taylor

Posò la fronte bagnata sul vetro freddo della doccia e restò così per alcuni minuti, mentre l'acqua calda le bagnava la schiena.
Il suo sguardo si posò inconsapevolmente sul bracciale rosso che poco prima aveva posato sul lavabo.
Sospirò. Lo fissò.
E si chiese cosa significasse il fatto che si fosse rotto di fronte a due ragazzi.
Ancora non poteva crederci, aveva aspettato per anni che si rompesse. Aveva passato un periodo in cui non smetteva mai di guardarlo per paura che si rompesse al momento sbagliato. Poi, pian piano, aveva iniziato a perdere le speranze, così lo guardava solo quando, per caso, le ci cadeva l'occhio, finché alla fine smise di guardarlo del tutto e iniziò a considerarlo per ciò che era realmente, un insignificante braccialetto.
E ora che quasi non ricordava più di averlo al polso, si era spezzato di fronte a non uno, ma bensì due ragazzi di cui non conosceva neanche il nome e che a quanto si diceva, avevano una storia difficile alle spalle.

Era destino che stesse con uno dei due?

Taylor chiuse l'acqua e uscì dalla doccia furente di rabbia e senza alcun motivo. Si avvolse nell'asciugamano come un involtino e afferrò il braccialetto stringendolo nel pugno.
Raggiunta la sua stanza, lo gettò nel cestino accanto alla scrivania.

Fanculo il destino! Si disse. Non può controllare la mia vita, nessuno può.

Mentre si vestiva, cercò di convincersi che non era stato il destino a farli incontrare e alla fine ci riuscì.
Si stese sul letto, le gambe intorpidite per la stanchezza. Sprimacciò il cuscino con le mani e infine vi affondò la testa.
Svuotò la mente, così che le voci sovrapposte dei pensieri cessassero e intorno a lei rimanesse solo il sussurro del silenzio.

***

Primo giorno di scuola. Taylor pregò perché nel resto della giornata andasse tutto liscio.
La mattina era iniziata piuttosto male, con lei che si era dovuta alzare all'alba per lavare i vestiti sporchi di sangue che aveva dimenticato nel lavandino, ed era continuata con i suoi genitori che la accompagnavano a scuola come se avesse avuto bisogno della tata per non perdersi. Ed era andata persino peggio quando, insieme a lei e alla sorella, avevano salito parte della scalinata che portava all'ingresso dell'istituto.
Ovviamente le oche della ex classe di Taylor, non avevano perso l'occasione di fare battutine su quanto lei fosse piccola e su quanto avesse bisogno della presenza di mamma e papà. Nessuna delle due cose era vera però, lei non era più una bambina, era all'ultimo anno di liceo e non aveva bisogno dei suoi.
Comunque anche se ne avesse avuto bisogno, non ci sarebbero stati, perché il lavoro era la loro unica famiglia.

Taylor, esasperata, tentò una fuga disperata tra un gruppo di studenti e l'altro.
Quando fu lontana da loro, sospirò seccata e cercò di non pensare al fatto che li avrebbe avuti di fronte per tutto l'anno scolastico.
Alla sorella, Eve, non sembravano creare problemi.

Taylor si sedette sui gradini ai piedi della scalinata e si guardò i piedi.

«Dove sei Cloe?» biascicò già stufa della scuola e posò i gomiti sulle ginocchia nude.

La aspettò seduta li, mentre un'orda di studenti le passava accanto, finché non suonò la campanella e decise di avviarsi.

Aaron

Distese le gambe sul selciato grigio per poi stirare le braccia sulla testa. Era stanco dopo la notte scorsa passata a fumare e skeitare con Jamie e i ragazzi. Quella mattina non aveva preso in mano neanche un sigaretta, il solo pensiero lo disgustava.

Udì la campanella suonare, proprio sopra la sua testa e soffiò irritato quando, dopo dieci secondi, ancora non si era fermata. Rimbombava violentemente nella sua testa come le campane di un campanile.

Affianco a sé, vide Jamie con le mani a coppa sulle orecchie e non poté fare a meno di ridere davanti alla sua espressione corrucciata.

«Che ti ridi?» disse l'amico sferrandogli un colpo di gomito nel fianco.

Aaron si lamentò, ma non sentì dolore. Poi, non appena la campanella si ammutolì, si rilassò contro al muro.

«Aaron!» Jamie lo chiamò punzecchiandolo ad una spalla. «Guarda là.» E indicò qualcosa, o meglio qualcuno lungo le scale.

Aaron seguì la traiettoria del suo sguardo fino a raggiungere l'oggetto d'interesse di Jamie.
Una ragazza, tanto per cambiare. La guardò meglio e la riconobbe come la ragazza che la scorsa notte avevano salvato da quel tizio.
Li aveva quasi raggiunti, ma non sembrò averli notati.
Indossava un paio di shorts strappati e una canottiera da basket bianca e rosa. Aaron si ritrovò a fissarla con un esasperante interesse. Era davvero bella alla luce del sole, con i capelli sciolti che rilucevano e il viso rosato che le dava l'aria di bambina.
Non era la solita ragazza che incontrava quando usciva con la sua compagnia. E non era neanche la solita brava ragazza che si incontra a scuola.
Per quanto ci provò, non riuscì a classificarla.

Aaron scattò in piedi quando un'idea folle si intrufolò nella sua mente.

«Fratello, che fai?» sussurrò Jamie.

La ragazza dai capelli di due colori, aveva appena raggiunto la porta quando Aaron gridò: «Sei in ritardo, chi hai preso a botte oggi?» urlò portandosi entrambe le mani alla bocca, improvvisando un megafono. Non urlò così forte, ma pensò che così avrebbe fatto più effetto.

Lei si voltò verso di loro, la sua espressione si dipinse di ciò che ad Aaron sembrò sorpresa.

«Ancora nessuno.» disse dopo qualche secondo di esitazione. «Vuoi forse essere il primo?» Si avvicinò a loro facendo una leggera corsetta sui gradini.

Gli fece un sorriso furbo e lui non poté fare a meno di notare quanto fosse rilassata, più della notte scorsa, prima che scappasse via senza nemmeno dire loro il nome. Aaron avrebbe voluto chiederglielo, ma sapeva che da un momento all'altro sarebbe stata lei a presentarsi.

«Mi piacerebbe fare un corpo a corpo con te, credimi,» scherzò. «ma non penso che ne usciresti viva.» Aaron studiò il viso della ragazza in cerca di una risposta alla provocazione.

Nello stesso istante Jamie si mosse alle sue spalle.

«Il che ci dispiacerebbe, sei una bellissima una ragazza.» disse lui ammiccante dando una forte pacca sulla spalla di Aaron, gli sembrò di sentire le ossa scricchiolare sotto la sua mano all'impatto. Quando la tolse ebbe l'impulso di controllare che fosse tutto ancora intatto, ma per orgoglio forse, non lo fece.

«Grazie!» rispose lei con un sorriso, raccolse una ciocca di capelli per nasconderla dietro l'orecchio destro.

Aaron la guardò negli occhi mentre lo sguardo sicuro di lei passava da lui a Jamie ad intervallibrevi.

Taylor

Lo sguardo di Taylor si posò sul ragazzo con il piercing al naso.
Profondi quanto l'inferno, i suoi occhi erano di un verde chiaro, si muovevano furbi e attenti in direzione dell'amico. Stavano parlando, vedeva le loro labbra, dai bordi perfettamente delineati, muoversi come a rallentatore, ma non riuscì a concentrarsi sulle parole che ne uscirono. L'unica cosa che voleva sapere ora, erano i loro nomi. Per quanto strano le sembrasse, si ritrovò a desiderare che i due la guardassero, così protese in avanti il braccio destro e parlò.

«Io sono Taylor comunque...» arricciò leggermente le labbra mostrando loro un sorriso amichevole. «Taylor Mcallister.»

I loro occhi si posarono su di lei e Taylor si sentì attraversare da una scossa elettrica. I loro sguardi erano profondi e sembravano leggere fin dentro la sua anima.

«Jamie Anderson» Il ragazzo con il piercing si sporse in avanti e le strinse la mano.

Percepì la pelle bruciarle al contatto con quella di lui. Stava quasi per strapparla via quando fu Jamie a tirare indietro il braccio, per permettere all'amico di presentarsi.

«Aaron» disse l'altro scambiando uno sguardo intenso con Taylor. «Aaron Walker» un risolino nacque dall'angolo destro delle sue labbra.

Sorrise alla pronuncia dei loro nomi e si sentì stupida subito dopo averlo fatto. Non poteva farci niente, sentiva un'immancabile voglia di ridere in quel momento.

«Io dovrei andare in classe ora, è il mio primo giorno.» disse poi con rammarico. La gola le bruciò mentre pronunciava quelle parole, sapeva che si sarebbe pentita presto di quella scelta.

«Anche noi dovremmo.» Lo sguardo di Jamie creò una linea dritta tra la porta di entrata e la strada. Taylor pensò che dovesse aggiungere altro, così rimase in ascolto. «Ma la scuola sarà li anche domani.» aggiunse con una punta di sarcasmo. «E sarà comunque il tuo primo giorno.» Pensò di aver capito male, la stava invitando a seguirli?

Entrambi i ragazzi si avviarono verso le scale, scesero qualche gradino e Taylor, trasportata dalla situazione, li seguì. Avvertiva una strana, ma piacevole, sensazione quando era al loro fianco, come di euforia, si sentiva avventurosa e persino in grado di poter attraversare l'oceano a nuoto. Quando si arrestò e rimase a guardarli, entrambi si fermarono all'istante volgendole uno sguardo. Notò la loro singolare abilità nel riuscire a fare le cose in sincrono di tanto in tanto. Ciò che faceva uno faceva l'altro nello stesso momento, ma senza averlo pianificato.

«Che ne dici di venire con noi?» Aaron le fece un cenno con il capo mentre lei lo guardava.

«Perché proprio io?» Taylor pensò che fosse una domanda stupida da porre e subito si pentì di aver parlato senza riflettere. Il sangue le salì alle guance facendola arrossire, sperava solo non si vedesse tanto quanto credeva. Era una cosa nuova per lei, non aveva mai provato imbarazzo a parlare con qualcuno, ne tantomeno con i ragazzi. Ma quei due paia di occhi, diversi tra loro ma ugualmente profondi, la mandavano in confusione, mandavano all'aria tutte le regole che aveva imparato su come trattare i ragazzi.
A Jamie scappò una risata che cercò di nascondere tra un colpo di tosse e l'altro. Taylor non ritardò a fulminarlo con lo sguardo, malgrado il disagio che ancora la scombussolava.
Aaron, invece, fece un largo sorriso grattandosi il capo con una mano.

«Be' sei l'unica qui fuori e poi a Jamie piace sempre portarsi dietro una ragazza quando andiamo a divertirci.» disse ammiccante.

A quelle parole un risolino nervoso grattò il fondo della gola di Taylor pronto a sfiorarle le labbra.

«Sta scherzando.» Le occhiatacce assassine di Jamie parvero non sfuggire a Taylor che, nel frattempo, si era rilassata osservando i due amici che si scambiavano gomitate e sguardi minacciosi.

«Non è vero!»

«Oh, chiudi quella fogna e sta zitto.» lo apostrofò Jamie, le sue mani sventolarono giocosamente davanti al volto di Aaron poco prima che gli tappassero la bocca. Lui non reagì, così l'amico lasciò cadere la mano sulla sua spalla.

«Quindi vieni o no?» chiese di nuovo il ragazzo dagli occhi del colore della Nutella. Taylor rise a quel pensiero. «Non ti faremo niente, hai la mia parola.» aggiunse poi, disegnandosi con l'indice una croce sul cuore.

Come se quella fosse l'unica cosa che la fermasse dall'andare con loro, pensò. La verità era che non li conosceva affatto, è vero l'avevano salvata da Shane il giorno prima, ma chi poteva assicurarle, a parte Jamie e Aaron, che i prossimi a farle del male non fossero stati proprio loro?

«Puoi portare un'amica se vuoi.» Gli occhi di Taylor passarono da un ragazzo all'altro in uno spostamento di sguardi, come se dovesse decidere a chi dei due rivolgere più attenzione.
Intanto, Jamie e Aaron scesero un altro paio di gradini e lei dovette cominciare ad alzare la voce per farsi sentire.

«Grazie, ma anche ammesso che dica di si, la mia migliore amica non verrebbe mai con voi.»

Cloe era una ragazza responsabile malgrado qualche pazzia di tanto in tanto, non avrebbe mai acconsentito ad andare chissà dove con due sconosciuti.
Ma Taylor non era responsabile, lei era quella che faceva sempre la cosa sbagliata. E proprio perché ora pensava che fosse la cosa sbagliata da fare decise di andare, forse sarebbe stata la cosa giusta solo perché lei pensava il contrario.

«Problemi suoi, si perderà tutto il divertimento!» esclamò Jamie una volta sul marciapiede.

Il suono di quell'ultima parola creò un'eco nelle orecchie della ragazza.
Il battito cardiaco di Taylor ebbe un rialzo improvviso, quando una grande dose di adrenalina le attraversò il corpo. Il suo sguardo stupito cadde a terra, vide i piedi muoversi in avanti e scendere le scale, come se non fosse stata la sua mente a comandare i movimenti.
Li raggiunse in un attimo e pensò di ricordare a sé stessa, più tardi, che era stata felice di quella scelta.
...

In foto: Jake Cooper come Jamie

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