Baby, you are my trouble

By Sara_H96

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Quando incontra Jamie e Aaron per la prima volta, Taylor non sa che il fato ha già scelto per lei: uno dei du... More

❥Pʀᴏʟᴏɢᴏ
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Sequel
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 22
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∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 27
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∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 29
∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 30
❥Epilogo
Ringraziamenti
Baby, you drive me mad
Avviso
Importantissimo ❤️

∁ᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ 2

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By Sara_H96

🎵 Disciple - Dear X, you don't own me

Jamie

Jamie spostò lo sguardo dalla ragazza non appena lei si accorse che la stava fissando. Avvertì gli occhi di lei su di sé e per quanto generalmente adorasse la sensazione di essere guardato dalle belle ragazze, desiderò che la sua attenzione si concentrasse altrove, così che fosse arrivato, di nuovo, il suo turno di guardarla.

Taylor

Con il gomito Taylor si apprestò a richiamare l'attenzione di Cloe, forse lei avrebbe saputo rispondere alle sue domande.

«Quei due ragazzi...» si interruppe per riflettere se era saggio indicarli o meno. Avrebbero potuto notarla e voltarsi proprio mentre lei li segnalava all'amica. In quel caso avrebbe provato un imbarazzo tale da indurla a nascondere la testa sotto la sabbia, anche se di sabbia li non ce n'era. «Tu li hai mai visti?» chiese indicandoli unicamente con lo sguardo. Fortunatamente Cloe afferrò subito.

Il suo stomaco era in subbuglio per l'agitazione. Si chiese cosa in quei due sconosciuti la facesse agitare tanto.

Non le sembrò di averli mai visti prima, era certa se li sarebbe ricordati due tipi così.

«Visti?» si inasprì Cloe. «Eccome se li ho visti.» fu la sua risposta. La sua voce fu percorsa da una nota di profonda repulsione, ma non solo. Cloe sembrava mantenere alte le difese mentre parlava di loro, quasi come se ne avesse timore. Riusciva a nascondere molto bene quell'emozione, era una dura, ma Taylor la conosceva come le sue tasche e sapeva che qualcosa la turbava. «Facevano parte dei Keep In Mind qualche anno fa, poi si dice che li abbiano cacciati, ma non si sa il motivo. Nessuno si è mai azzardato a chiederglielo.»

«Perché?»

Cloe alzò le spalle come se la risposta fosse ovvia. «Be guardali...» disse, ma lei stessa non si azzardò ad alzare gli occhi su di loro. «ti avvicineresti mai a due così?»

Taylor non capiva cosa l'amica volesse dire.

Non hanno niente di sbagliato, pensò, ma non lo disse ad alta voce.

I Keep In Mind erano la crew più celebre, non solo di Los Angeles, ma di tutta la California. Avevano partecipato a molte gare di skate e le avevano vinte tutte. Tutti i migliori skater ambivano ad entrare nella loro crew, ma allo stesso tempo preferivano starci alla larga. Giravano brutte voci su di loro, si diceva che spacciavano, rubavano e che una volta alcuni di loro erano stati complici di un omicidio.

Taylor non ci credeva, come non credeva che quei due ragazzi fossero dentro come lo sembravano fuori. Pericolosi.

Avevano l'aria di averne passate delle brutte e allora?

Questo non le dava il diritto di giudicarli. Comunque voleva saperne di più.

Teo fece un altro trick, ma questa volta Taylor non lo guardò. Lei e Cloe si distanziarono dal gruppo, dopo che quest'ultima la trascinò via. Il suo viso si era rabbuiato e contratto dall'angoscia. Taylor non riuscì a concepire il motivo di tutta quella diffidenza.

Le dita di Cloe strette attorno al suo braccio.

Doveva aver colto un qualche tipo di interesse nella sua espressione, per essersi spinta a dirle: «Devi stare lontana da loro Taylor,» Cloe scosse la testa. «portano solo guai.» ultimò, per poi lasciarla lì e immergersi nuovamente tra la folla.

Taylor lanciò ai due un'ultima occhiata prima di spostare lo sguardo. Aveva percepito qualcosa di simile a un legame non appena li aveva guardati, si sentì in qualche modo connessa a loro.

La curiosità galoppava nel suo petto a grandi falcate. Una voce dentro di lei, le diceva che avrebbe dovuto conoscerli e per un breve istante si immaginò mentre porgeva loro la mano.

***

Il cielo si era fatto scuro sopra la sua testa. Lo skatepark era deserto a quell'ora della notte, Taylor lo sapeva, per questo era tornata li. Sin da quando aveva iniziato a fare skate, il momento della giornata che preferiva per allenarsi era la notte. Riusciva ad entrare in sintonia con la tavola ascoltando il rumore delle ruote che sfioravano le rampe lisce.

Tirò un respiro profondo prima di iniziare e sgombrò la mente dai pensieri più distraenti.

Fece scorrere lo skate a terra con un piede, poi con l'altro si diede la spinta in direzione della rampa che aveva di fronte. Era illuminata solamente dalla luce color arancio del lampione, ce n'era solamente uno in tutto il parco, ma le bastava. Avrebbe percorso la salita anche ad occhi chiusi, conosceva ogni curva, ogni angolo e ogni scalino di quel posto.

Una volta in cima la tavola si staccò dal suolo, la mano di Taylor si posò sul cemento e l'istante successivo, dopo un giro completo, lo skate fu di nuovo a terra. Sulle labbra di Taylor spuntò un sorriso compiaciuto. Se non fosse stato da pazzi, si sarebbe congratulata con sé stessa.

Udì i passi di qualcuno non molto lontani dalla sua posizione, così ruotò il busto di scatto in direzione del rumore.

«Questa è la mia ragazza!» applaudì Shane.

Per la seconda volta in un giorno, comparve dal nulla pronto a darle il tormento.

Taylor gli diede subito le spalle, non voleva parlare con lui, non voleva neppure vederlo. Ripensò alle parole che Cloe le aveva detto quel pomeriggio riguardo ai due estranei.

Portano solo guai.

Shane. Era lui a portare i veri guai.

«Sai ricordo ancora quanto ti piacesse venire qui di notte.» bisbigliò tra i cappelli di lei.

Il suo tono sensuale, per qualsiasi altra ragazza, fece provare a Taylor un senso di ribrezzo. Cercò di ritrarsi, ma da dietro Shane la tratteneva per i fianchi.

«Ah si?» chiese retoricamente lei. Percepì le mani di lui sfiorarle la pelle nuda sotto la maglietta, ma ogni volta che cercava di staccarle, tornavano sempre li e la stringevano come i tentacoli di un polipo. Era sicura che più tardi avrebbe visto sulla pelle le conseguenze di quella stretta. «Così ora dovrò cambiare le mie abitudini.» aggiunse poi.

Non aveva paura di lui, avrebbe voluto gridarglielo in faccia, non aveva mai avuto paura di lui. Il respiro rimase regolare.

«Se mai dovrei essere io a cambiare le mie, potremmo vederci qui più spesso.»

Fece scivolare le mani fin sotto al seno, Taylor lo fermò prima che potesse andare oltre. Il petto di lui era premuto contro la sua schiena. Il senso di ribrezzo si trasformò presto in disgusto. Le labbra le si incresparono in una smorfia, la più arrogante che le riuscì, anche se era consapevole che Shane non avesse potuto vederla.

«Fottiti!» disse, la presa del ragazzo aumentò.

Il suo sguardo era rivolto verso la maglietta che aveva indosso, quando udì un rumore. Un rumore di rotelle sul cemento.

Uno skate.

Sapeva che non poteva essere nessuno degli Snake Attack, non andavano mai li di notte, doveva essere qualcun altro. Anche l'attenzione di Shane presto si focalizzò altrove, cercando di scovare chiunque l'avesse interrotto. Taylor si sentì sollevata quando la stretta di lui si allentò fino a lasciarla andare.

«Che razza di uomo è uno che tratta così una ragazza?» disse una voce, la voce di un ragazzo, accertò Taylor.

Nascosto dalla luce del lampione, non si riuscì a distinguere il suo volto. Si intravedeva solamente un'ombra nera, in piedi di fronte a loro. A Taylor sembrò di vedere Shane intirizzire le spalle, per poco non rise a quel suo segno di codardia.

«Non è un uomo.» rispose un'altra voce e una seconda sagoma si accostò all'altra.

Le mente di Taylor prese a memorizzare quelle voci come fosse un registratore.

Le due sagome avanzarono e la luce le rivestì completamente mostrandole i due ragazzi. Taylor cercò di non rivelare la sorpresa nei suoi occhi, ma aveva già visto entrambi. Erano gli sconosciuti per i quali aveva sentito un'attrazione quel pomeriggio stesso, allo skatepark.

Uno di loro parlò, la sua voce tuttavia non arrivò alle orecchie di Taylor. Continuò a vagare tra i pensieri, fino a quando uno dei due non le si avvicinò.

«Stai bene?» le domandò il ragazzo più alto.

Si prese del tempo per osservarlo prima di rispondere. Aveva un corpo perfetto, forte e sicuramente tonico, riuscì a intravedere i lineamenti scolpiti del suo addome sotto la maglietta bianca di cotone. Provò l'imbarazzante desiderio di allungare la mano verso di lui per sentire i muscoli sotto il palmo della sua mano. Arrossì a quell'idea e finalmente si decise a dare una risposta.

«Si, bene.» farfugliò soffocata dal senso di vergogna.

La parte di lei più sfrontata la spinse a osservare ancora qualcosa di lui, sollevò lo sguardo. I capelli mori alzati sulla testa in una cresta e gli occhi color cioccolato, facevano di lui un soggetto perfetto per un ritratto.

Pensò a quanto quel viso le sembrasse familiare, poi si disse che stava sbagliando. Non lo aveva mai visto prima di quel pomeriggio.

Le sorrise quando i loro sguardi, per un attimo, si intrecciarono l'uno con l'altro. A Taylor mancò il respiro. Era sicura che anche lui, in qualche modo, la stesse studiando.

«Vattene via.» ordinò l'altro.

«Credi di potermi dire ciò che devo fare?» ringhiò Shane mostrando i denti.

La sua espressione si era già contratta in un ghigno, mentre il volto dell'altro ragazzo, che ancora Taylor non aveva inquadrato per bene, era rilassato. Scoppiò a ridere poco dopo avanzando sempre di più verso Shane, che nel frattempo indietreggiava.

A sbarrargli la strada fu il ragazzo che un istante prima era di fronte a Taylor. Si posizionò alle sue spalle portandogli poi le braccia dietro la schiena, con uno strattone che fece urlare Shane dal dolore. Le gambe cedettero costringendolo a stare sulle ginocchia, il jeans che sfregava sull'asfalto freddo.

Taylor intanto si godeva la scena a qualche metro di distanza.

Se l'è cercata. Bastardo.

Elaborò quel pensiero nella mente, senza preoccuparsi dei sensi di colpa che sapeva, più tardi, le avrebbero attanagliato lo stomaco.

Odiava con tutta se stessa Shane, ma era pur sempre un essere umano, più o meno, e lei non voleva vederlo morire in un parco di notte.

Vide i due sconosciuti tenerlo alle strette, stava per dire loro di non esagerare, se avessero voluto dargli una lezione, ma si rese conto che non era nelle loro intenzioni toccarlo.

«Avvicinati.» le disse il ragazzo appena un po' più basso, con un tono stranamente gentile.

Taylor non sapeva che cosa risiedeva dentro il suo petto in quell'istante, se più paura o eccitazione, ma in ogni caso si avvicinò.

Un piede dopo l'altro e fu di fronte a quello che una volta chiamava fidanzato.

«Che cosa vuoi che faccia?» domandò lei con voce stranita, il suo tono rimase inspiegabilmente calmo.

Shane si divincolò sotto la stretta del ragazzo con la maglia bianca. Il pensiero dei suoi muscoli per un attimo la distrasse.

«Voglio che tu gli dia un pugno.» replicò subito.

«Cosa?»

Entrambi risero di lei.

«Non avrebbe senso se fossi io a picchiarlo, a me non ha fatto niente.» spiegò lui.

Il discorso non faceva una piega, questo doveva riconoscerglielo, però non era sicura di esserne in grado.

Taylor non riuscì ancora a mettere bene a fuoco il suo volto, arrivò a scorgere solamente un ciuffo che andava a ricoprirgli la fronte e un piercing a forma di anello sulla narice destra del naso. Era piccolo e si vedeva appena, non lo avrebbe mai notato se non avesse brillato alla luce della luna.

Ancora un una volta, Shane tentò di scostarsi dalla presa che lo costringeva a stare fermo. Mugugnò qualcosa che Taylor non riuscì ad afferrare.

«Punta al naso,» si intromise Mister Muscolo dalla maglia bianca. «se sei fortunata riesci a procurargli una frattura.»

Le sue mani cominciarono a tremare e a bagnarsi di sudore.Il ruolo di ragazza ribelle le calzava a pennello, ma picchiare qualcuno... non riusciva neanche ad immaginare come fare.

All'improvviso, una risata aspra le rimbombò nelle orecchie. Shane si stava prendendo beffa di lei.

«Sei proprio una ragazzina, non ne hai il coraggio,» la sminuì lui, il tono basso e impregnato di perfidia. «lo sappiamo entrambi!» disse cercando il suo sguardo.

Dopodiché mandò la testa all'indietro trascinato da una seconda risata, questa volta più irritante per Taylor.

Ci volle un attimo prima che il sangue le arrivò in testa facendole perdere il senno.

Gli sganciò un destro in pieno viso, nell'esatto momento in cui Shane rialzò il capo per osservare la sua reazione. Sentì le ossa del naso di lui rompersi sotto le sue nocche, ora sporche di sangue, un brivido scosse tutto il suo corpo alla vista di quel liquido rosso vivo sulla sua pelle.

Ciò che provò non fu esattamente ciò che si aspettava, sentiva l'adrenalina scorrere nelle vene e bruciarle la pelle, ma era una bella sensazione, la fece sentire viva e le diede il giusto incentivo per continuare a colpire Shane, sempre più forte.

Cominciò a scaricargli una serie di ginocchiate nell'addome, sentendolo gemere di tanto in tanto.

Colpì ancora e Shane si ripiegò su sé stesso, finché lei non lo afferrò per la spalla inducendolo a guardarla negli occhi. Lo sguardo di Taylor fu attraversato da un mix di emozioni, rabbia, dolore, ma soprattutto compiacimento per la rivalsa appena ottenuta.

Era talmente presa dalla vendetta, dal non rendersi nemmeno conto che, il ragazzo dalla maglia bianca, aveva lasciato Shane già da qualche minuto.

«Sei un bastardo,» cominciò a gridare e ad ogni parola affondò un pugno nel petto di quello stronzo. Naturalmente sapeva di non essere abbastanza forte da rompergli le ossa, ma sapeva di esserlo abbastanza da procurargli dolore. «traditore,» Un altro colpo a segno. «vigliacco!» Un altro ancora.

A quel punto si chinò al suo livello, strinse la maglia impregnata di sangue tra le dita e rifletté sulle parole da dirgli, riscoprendo tutto il dolore che le aveva causato. «Sei la persona che mi ha fatto più male e meriteresti molto di più di quello che io sarei capace di farti.» sussurrò e le sue labbra si incresparono per il disdegno che la sola sua presenza le faceva provare.

Lasciò cadere, per un attimo, lo sguardo sulla mano che stringeva la maglia di Shane, provò disgusto persino per sé stessa, solo che quello verso il ragazzo che l'aveva tradita era più forte.

Una vocina nella sua mente urlava a gran voce la parola tradimento e lei non ci vide più.

L'aria era impregnata di sangue e sudore quando Taylor si sforzò di sferrare un ultimo colpo, il quale risultò più difficile di tutti gli altri. Le braccia erano diventate di piombo e la testa aveva iniziato a girarle come un dopo sbronza.

Jamie

Lo sguardo di Jamie era puntato dritto verso il volto della ragazza, era forte e non lo aveva capito dall'energia che aveva messo ad ogni colpo assestato, ma dalla forza interiore che l'aveva spinta a continuare. Nessun'altra ragazza avrebbe fatto ciò che aveva fatto lei, su questo Jamie ne era più che sicuro.

«Ehi, direi che può bastare.» si avvicinò a lei e da dietro la afferrò per i polsi.

Il sangue del ragazzo ora era anche sulle sue mani. Lui c'era abituato in un certo senso, non era la prima rissa a cui partecipava. Lei continuò, questa volta tirò qualche calcio. «Ferma, basta!» l'ammonì Jamie per poi circondarle i fianchi e tirarla su di peso.

Aaron corse subito in suo aiuto tentando di bloccare le braccia della ragazza che, imperterrita, continuava a dimenarsi come un pesce fuor d'acqua. I capelli biondi e sciolti di lei svolazzarono fastidiosamente sul viso di Jamie. Per quanto fosse infastidito però, non poté fare a meno di sentire l'odore di camomilla che gli entrava nelle narici.

«Okay, okay.» disse, alla fine, alzando le mani in segno di resa. «Sono calma ora.» Aaron lanciò un'occhiata all'amico, così che la lasciò andare.

Lei provvide subito a mettersi a posto la maglietta che si era alzata appena un po', mostrando il piercing che aveva all'ombelico.

Si voltò di nuovo verso il suo "amico" steso a terra. Jamie vide con la coda dell'occhio Aaron fare un passo verso di lei, per paura che attaccasse ancora, ma non lo fece. Rimase in piedi e gli parlò mantenendo le distanze.

«Vattene.» disse semplicemente e questa volta lo fece. Si alzò, premendo sempre una mano sul naso, che doveva essersi rotto, ma passò qualche minuto prima che cominciasse ad incamminarsi per davvero.

A Jamie scappò una risata dopo che, con tutte le sue forze, aveva cercato di trattenerla. Il suo sguardo incontrò quello di Aaron che era al suo fianco, si unì a lui. Le risate aumentarono di intensità non appena quel pezzo di merda si fu allontanato zoppicando, Jamie udiva ancora qualche lamento lontano nei momenti di silenzio.

«Cavolo, se l'è vista brutta!» esclamò Aaron facendo un saltello sul posto.

«Già fratello, puoi dirlo forte!» seguì Jamie.

La ragazza, ancora di spalle, si girò verso di loro. L'espressione indecifrabile.

Taylor

Il silenzio riempì le orecchie di Taylor quando si voltò.

«Grazie per avermi salvata, ora però devo andare.» disse guardandosi le mani insozzate dal sangue rappreso.

Sentì un conato di vomito e fece uno sforzo enorme per non piegarsi in avanti e vomitare sul serio.

«Noi non abbiamo fatto niente.» disse uno di loro, probabilmente il ragazzo alto.

Lei non fece cenni o altro, si limitò a cercare il suo skate con lo sguardo, passando in rassegna una piccola porzione dello skatepark. Lo trovò a pochi passi e dopo averlo preso come se lo stesse tenendo con le pinze, si preparò ad andare.

La sola cosa che voleva ora, era fare una doccia per ripulirsi, non solo dal sangue di Shane, ma anche da tutto ciò che la legava a lui.

«Ehi!» la chiamò una voce.

Le palpebre di Taylor si chiusero, per poi riaprirsi. La stanchezza le si era propagata addosso e per un istante desiderò che il ragazzo con il piercing al naso non l'avesse fermata.

«Si?»

«Ti è caduto qualcosa.»

Il suo sguardo calò a terra, si chinò per raccogliere l'oggetto che aveva perduto. Il tempo si fermò e il respiro le si congelò in gola quando strinse tra le mani il braccialetto rosso dai filamenti di colori diversi, che aveva preso sulla spiaggia due anni prima.

Come un fulmine nel cielo nero, il desiderio che aveva espresso le balenò all'istante nella mente. Si sentì confusa e frastornata.

Il bracciale si era rotto perciò il desiderio doveva essersi avverato.

Allora... quale dei due ragazzi che aveva di fronte sarebbe stato quello perfetto per lei?

Quale dei due era il ragazzo dei suoi sogni?
...

In foto: Francisco Lachowski come Aaron

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