TW: linguaggio volgare⚠️
RYAN
Nessuno ti tratta come ti tratto,
perché ti disegno su un foglio A4,
io non ho nulla però lo divido con te,
le senti le urla che ho in testa?
-Izi
Mi alzai dal letto, cercando di togliere la testolina di Lydia appoggiata al mio braccio. Era ancora presto per la scuola e non volevo svegliarla prima del dovuto.
Mi diressi in bagno e sorrisi quando vidi il cerotto viola ancora attaccato al sopracciglio. Decisi di lasciarmelo almeno finché non fosse uscita di casa, se me lo fossi tolto non me lo avrebbe mai perdonato.
Mi lavai velocemente e mi diressi in cucina.
Cucinai i suoi pancake preferiti, li adagiai sul vassoio con una bicchiere di latte e andai a svegliarla dolcemente.
Lydia mugolò più di una volta, ma saltò seduta sul letto quando le dissi che avevo i pancake pronti.
Discutemmo un paio di minuti, perché voleva mangiare sul mio letto e non glielo avrei mai permesso.
Alla fine la guardai assonnata mentre gustava i pancake seduta sullo sgabello della penisola in cucina.
La feci scendere e lei corse in cameretta per vestirsi per la scuola.
La aspettai in salone, sperando che si sbrigasse.
Il mio orologio biologico mi costringeva ad essere sempre puntuale, il suo beh...funzionava male. Riusciva ad essere sempre in ritardo.
«Lydia! Dai forza!» dissi sbuffando. Era ancora in cameretta e speravo che uscisse presto.
«Ecco!» Mi rispose urlando.
Mi appoggiai sulla penisola e aspettai.
Il telefono mi vibrò in tasca
Sbuffai.
Sapeva che se non ero io a chiamarla lei non doveva contattatemi, ma ci provava ogni volta.
Scorsi le chat e notai quella di Evelyn, tra le ultime con cui avevo parlato.
Dovevo mettere in atto il mio piano per farmi perdonare, così le scrissi un messaggio.
Non sapevo nemmeno io perché ero così diretto, ma non mi piaceva l'idea che potesse rifiutare una mia proposta.
Scrissi a Katrine senza aspettare la risposta di Evelyn.
Katrine mi lasciò il visualizzato, alzai gli occhi al cielo, si era arrabbiata.
Sapevo benissimo che sarebbe bastata una scopata come si deve per non farmi sentire la sua ramanzina.
Evelyn ancora non mi aveva risposto.
Pensai che si stesse domandando se rispondermi o meno, che avesse mandato lo screen alle amiche e mi stessero maledicendo per quanto io sia poco coerente.
Sorrisi e ritornai alla realtà.
Posai il telefono in tasca e mentre mi dirigevo verso la camera di Lydia, lei aprì la porta.
«Sono pronta Tyan» disse aggiustandosi lo zainetto sulle spalle; glielo presi e ci misi dentro il pranzo e la merenda.
Uscimmo di casa e dopo un'altra discussione perché voleva mettersi davanti, riuscii a convincerla di salire dietro.
Le allacciai la cintura e partii.
«Perché non mi fai mettere mai davanti?» Mi chiese ancora imbronciata e con le braccia incrociate.
Le diedi uno sguardo veloce dallo specchietto retrovisore.
«È più sicuro che stai dietro» dissi con tono calmo.
Lydia sciolse le braccia e sbuffò.
«A che ora viene nonna?»
«Ti vene a prendere lei a scuola, ti porta a casa sua e io ti passo a riprendere dopo cena, va bene?»
«Mh, puoi venire prima di cena e mangi con noi?» Mi chiese entusiasta.
Sorrisi.
«Va bene peste, mangio con voi»
Arrivammo davanti alla scuola e la feci scendere dalla macchina.
La guardai girarsi sventolando la manina mentre entrava insieme ai suoi amici.
Ero appoggiato alla macchina con le braccia incrociate. E Aspettai fino a che non fossero entrati tutti i bambini e non avessero chiuso le porte della scuola.
«Ryan, che piacere, hai visto i compiti che gli hanno dato per domani?» Una signora sulla trentina mi si era avvicinata, parlava lentamente, sbattendo piano le palpebre.
Mi sforzai di ricordare il nome...ma niente, vuoto, non avevo idea di come si chiamasse.
Mi accigliai quando posò una mano sul mio braccio.
Mossi il gomito per farle capire di togliere quella mano smaltata di rosso.
Lei la ritrasse subito, ma non smise di guardami negli occhi, aspettando una mia risposta.
Sbuffai e diedi un ultimo sguardo all'ingresso.
Hanno chiuso le porte. Bene.
Lasciai la donna lì, e salii in macchina.
Ero stato uno stronzo sì, ma se avevamo scopato una volta non significava di certo che lo avremmo rifatto.
Non scopava male, per carità.
Lo avrei rifatto, ma poi le donne si affezionano, ti cercano, pretendono attenzioni e io, non voglio vincoli; mi bastava già Katrine a rompermi le palle.
Accesi il motore e mi diressi al campus. Chiamai nel frattempo Jenna e le dissi che ero a cena con loro. Mi rispose che era contenta, e che avrebbe cucinato le polpette. Avevo già l'acquolina in bocca.
Parcheggiai la macchina e camminai tra gli studenti in panico.
Avevano tutti i libri in mano, giravano le pagine velocemente e ripetevano ad alta voce.
Come se studiare due minuti prima di un esame fosse utile.
Entrai e mi appoggiai al corridoio, aspettando che mi chiamassero.
Era l'ultimo esame che dovevo dare, e finalmente avrei finito il secondo anno.
Riguardando indietro, a quello che avevo passato, non mi capacitavo a come fossi finito lì.
Il telefono vibrò.
Due messaggi
Sorrisi
Stavolta mi rispose subito.
Rimisi il telefono in tasca e la porta di fronte a me si aprì.
«Ryan Vance?» . Una signora paffuta mi stava chiamando.
«Eccomi» dissi con un sorrisino.
Entrai nell'aula e la signora si chiuse la porta alle spalle.
L'esame durò poco, o forse più del dovuto, sinceramente non lo saprei dire dato che Claire mi teneva gli occhi incollati addosso e non riusciva a farmi mezza domanda. Comunque ero felice di aver finito.
E ora mi serviva solo una bella vacanza prima di iniziare il terzo anno.
Presi il telefono e risposi a Yuri
Sorrisi e riposi il telefono in tasca.
Era presto per andare a prendere la chèrie, quindi decisi di andare casa di David per passare il tempo.
Aprii la macchina e notai subito un biglietto sul sedile del passeggero.
Mi guardai intorno e chiusi lo sportello.
Aprii il foglio.
Ti è andata bene una volta con il preside, ma prima o poi ti farò fuori.
Mi accigliai e accartocciai il biglietto, non avevo già alcun dubbio che non fosse stata Evelyn, ma quel biglietto mi diede conferma.
Non gli diedi peso, avevo tanti nemici effettivamente, e sicuramente a qualcuno non gli andava giù il mio carattere.
Avevo finito la sessione, per tre mesi non sarei dovuto tornarci, mi importava poco di quella specie di minacce.
Sbuffai lasciando andare indietro la testa sul sedile.
Non avevo voglia di andare da David, quindi decisi di prendere la Ma chèrie prima, se si fosse incazzata sarei riuscito a calmarla.
Le scrissi un messaggio una volta arrivato fuori casa sua.
Era con il telefono in mano, perché la risposta arrivò subito
Sorrisi, sapendo che si stava sforzando per non scendere e darmela vinta.
Provai a guardare tra le tende della sua camera. Non si vedeva niente, ebbi anche il dubbio che non fosse in casa.
E scesi dalla macchina.