Dark Truths

By JadeF_

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VOLUME I Avete mai provato la sensazione di cadere ed essere avvolti dalle tenebre che lentamente si annidano... More

Dedica
Trailer
Characters
!Avvertenze!
PROLOGO - L'inizio della fine
1. Mura bianche - Part 1
1. Mura bianche - Part 2
2. Luce e buio - Part 1
2. Luce e buio - Part 2
3. Capelli rossi
4. Ricordi
5. Attimi eterni
6. Lividi
7. A piccoli passi
8. Il coraggio di vivere
9. Occhi color smeraldo
10. Il ritorno, la vita, la sfida
11. Il finto appuntamento
12. Tentare o esitare?
13. Ciak, si gira
14. Dammi una possibilità
15. Strane coincidenze
16. Momenti impressi nel cuore
17. Verità nascoste
18. Sul nascere
19. Complici
20. L'ultima melodia
21. La strana festa
22. A pezzi
Parte seconda
23. Scomparsa
25. Una difficile collaborazione
26. Occhi color ghiaccio
27. L'enigma, la pista, i sospetti
28. Chi sono realmente?
29. Enormi bugie
30. L'innocenza che vola via
31. Perdersi
32. Alla ricerca della libertà
33. L'incontro, lo scambio
34.Una fine per un nuovo inizio
Epilogo - E se...
Novità
Parte prima
⏳⏳

24. In trappola

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By JadeF_

È meglio evitare l'esca

che dibattersi nella trappola.
John Dryden

Taylor

Ci sono tanti modi di sprofondare, sistemi contorti mentali che ti ingabbiano e non ti permettono di trovare vie d'uscita. Ogni tassello della mia vita si è incastrato in modo completamente errato, come se fossi collegata a dei fili e un burattinaio stesse conducendo le redini del mio destino.

Agisce nell'ombra, muove le corde e mi conduce verso sentieri inesplorati. Spesso, quelle funi si trasformano in catene, diventano pesanti e sono costretta a trascinarle con le poche forze che mi restano. Graffiano la pelle, corrodono lo spirito e portano alla distruzione.

Ripenso ancora a quel giorno, mi sono sentita umiliata per aver mentito, nascosto e agito d'impulso. Se dovessi trovare le sembianze della delusione, porterebbe il nome di Taylor Evans: piccola, indifesa e senza un briciolo di forza per prendere una posizione.

Dopo il divorzio non mi è rimasto nulla. Sono ritornata a casa, ma sentendomi inadeguata, ho tentato di andare via il prima possibile. I miei genitori sono sbiancati quando hanno visto le mie condizioni: l'occhio nero e i lividi viola su entrambi i bracci.

Mi sono chiusa nel silenzio, hanno cercato più volte di farmi parlare, ma dopo vani tentativi, hanno deciso direttamente di mandarmi in cura. Ho rifiutato sempre; sono ricaduta nel baratro, quello che mi ha condotta a un gesto avventato.

Una domenica mattina, mentre mia madre era intenta a preparare il pranzo, rimasi in camera mia. La lettura era l'unica consolazione, mi permetteva di alleggerire il peso delle mie colpe. Presi un libro dalla scrivania e, accidentalmente, la collanina che mi aveva regalato Christian, cadde per terra. Rivederla mi provocò dei brividi, un senso di nausea attaccò la bocca del mio stomaco.

Il dolore che gli ho causato, bussò alla mia porta. Lo vidi palesarsi davanti a me e afferrarmi dalla gola. Il respiro diventò debole, le palpitazioni crebbero sempre di più e, senza accorgermene, mi ritrovai in piedi sul davanzale della finestra. Come ero finita lì? Il demone continuava a incitarmi, cercò di convincermi a saltare; avrei ritrovato la pace.

Mi suggerì che solo così sarei riuscita a riconciliarmi con mia nonna. Inoltre, ogni sofferenza sarebbe sparita. Mi disse anche che avrei smesso di ferire le persone e il mio cuore si sarebbe alleggerito. Il vento invernale accarezzò il mio viso, tremando allungai una gamba; lui, soddisfatto del suo operato, sogghignava.

Il suo scopo era quasi raggiunto, quando all'improvviso una mano afferrò il mio braccio e mi trascinò via. Jessica era terrorizzata, non mi aveva mai visto compiere un atto del genere. Mi abbracciò, pianse, rimase in silenzio. Priva di emozioni, restai inerme.

Non aveva più senso continuare a vivere, la sofferenza era troppa. All'improvviso un giramento di testa le provocò delle vertigini. Svenne su di me e fu in quel momento che mi risvegliai. La presi delicatamente e la poggiai sul mio letto, corsi da mio padre e chiamai aiuto.

Mentre cercò di soccorrerla, mi passò il cellulare supplicandomi di chiamare il medico. Tremai perché ero a conoscenza che il suo caso complesso era stato affidato al primario Christian Owen. Digitai il numero in preda all'ansia, rispose e risentire quella voce fu come una lancia che mi colpì in pieno petto.

Dopo un respiro profondo, gli raccontai quello che stava accadendo e lui mi assicurò che si sarebbe mosso tempestivamente. Avrei voluto accertarmi che stesse bene ma non feci in tempo, riattaccò all'istante. Fu l'ultima volta che lo sentii.

Dopo circa una settimana venni ammessa a un corso di biotecnologie presso Yale, così decisi di andare via. Per poter ricostruire la mia vita disastrata, avevo bisogno di creare un distacco dal mio passato.

Ora, il college è l'unico rifugio che mi è rimasto, ho imparato a vederlo come una sorta di riscatto da cui poter emergere. Ogni tanto passo a trovare mia sorella, cerco di aggiornarla e soprattutto di rassicurarla del mio stato mentale. Si preoccupa sempre per me, ne ha tutto il diritto. Mi ha quasi visto morire sotto i suoi occhi.

Ho giurato a me stessa che non sarei più giunta a compiere un atto simile. È ormai passato più di un anno, dopo aver distrutto l'ultimo briciolo della mia vita che avevo costruito a fatica. In alcuni momenti percepisco l'assenza di una persona al mio fianco, ma lentamente sto imparando a camminare da sola.

Credo che sia questo il solo modo per crescere e chissà, magari, diventare una persona migliore nel futuro. Ho iniziato da poco a riallacciare i rapporti con alcuni vecchi amici della scuola, soprattutto Maddison, la sola che mi è stata accanto, nonostante le mie continue crisi.

È vero, ho detto che sto migliorando ma ci sono alcuni giorni che sono difficili d'affrontare, vengo travolta da intensi attacchi di panico. Non so da cosa scaturiscono; per fortuna lei mi aiuta sempre, anche se la chiamo nel cuore della notte. Le voglio davvero bene; il nostro rapporto è altalenante ma non abbiamo mai avuto screzi.

L'ho sempre vista come una seconda sorella. Maddison ha ultimato gli studi da poco, mentre io dovrei terminare la triennale il prossimo anno. Spero di essere capace di concludere in tempo, così da passare alla magistrale. Ho bisogno di calarmi ancor di più nei dettagli specifici delle mie competenze; sogno di lavorare in un laboratorio di ricerca.

Dicembre 2021

Oggi è una bella giornata, anche se fa freddo è ideale per poter incamminarmi lungo la strada e raggiungere il parco. Le prime spolverate di neve ricoprono i rami spogli degli alberi e, osservandoli, rimembro i tempi in cui con mia sorella giocavamo rincorrendoci. Durante l'infanzia il nostro unico pensiero era di inscenare una gara per il pupazzo più bello o una battaglia a palle di neve.

Quanta nostalgia nasce da un piccolo germoglio che sboccia nella mia testa. Ricordo ancora quando avevo dieci anni e lei cinque, eravamo sempre impazienti dell'arrivo della domenica. La nonna ci portava al parco e la nostra sola felicità era quella di incontrare Bobby, un pastore tedesco.

Era il cane del signor Ryle, un allegro vecchietto che passeggiava ogni weekend alla stessa ora, esattamente le quattro del pomeriggio. Ho sempre avuto la sensazione che la nonna avesse una cotta perchè i suoi occhi avevano uno strano luccichio quando lo guardava. Non badavo molto a queste cose, in fondo ero solo una bambina.

Restai triste quando, dopo circa cinque anni, venni a conoscenza della sua morte. L'aveva colpito un infarto fulminante. Nonna ci rimase malissimo della notizia e per la prima volta fui io a sostenerla. Cercai di non farle spegnere quel bellissimo sorriso.

Il cielo è plumbeo, adornato di nuvole cariche per la nevicata successiva ma non mi spaventa. La magia della brezza natalizia e il profumo delle caldarroste dei venditori ambulanti, inebria le mie narici. È un periodo magico qui a New Haven, dal periodo di metà novembre fino al trentuno dicembre, si celebra il "Fantasy of Lights" al Lighthouse Point of Park.

L'intero parco viene illuminato con circa sessanta display animati e quasi centomila luci. Per chi ama queste esperienze, si possono noleggiare degli occhiali per la visione tridimensionale. Decido di recarmi lì e in lontananza, intravedo molti bambini intenti a giocare con i loro cagnolini e altri pattinano sulle piste di ghiaccio. Mentre passeggio, qualcuno attrae la mia attenzione. Mi blocco nel momento in cui una voce rauca cerca di instaurare un dialogo.

‹‹Come sono innocenti quei fanciulli, non trovi?›› Un uomo seduto su una panchina con il berretto abbassato mi rivolge la parola. Mi volto nella sua direzione. Delle ciocche bionde fuoriescono ai lati del cappello marrone scuro e un sorriso poco accentuato si manifesta sul suo viso. Rimango colpita dal suo abbigliamento: dei guanti in pelle neri come i suoi pantaloni, una giacca sgualcita grigio topo e una camicia bianca.

‹‹Come scusa?›› tento di non far trasparire il mio disagio.

‹‹I ragazzi. Mi mancano quei tempi dove si stava sereni. Pensa che da bambino mi divertivo a immaginare... non sai quanto›› alza lo sguardo su di me e sorride. Degli occhi azzurri come il ghiaccio si incastrano nei miei. Sono spaventosi; tipici di uomini pericolosi. Devo trovare un modo di dileguarmi. Qualcosa mi turba nel suo modo di porsi.

‹‹Ehm... sì, facevo lo stesso con mia sorella. Scusami sto andando di fretta›› cerco di aumentare la distanza indietreggiando.

‹‹Sì, lo so, tesoro.›› Strizza l'occhio.

Una paura tremenda mi inonda fino a contorcermi lo stomaco. Senza continuare il discorso, gli volto le spalle e allungo il passo per andare via da lui. Quell'uomo ha un aspetto familiare ma non ricordo dove l'abbia già visto. Non importa, di certo il suo modo di fare mi basta per capire che devo andarmene.

Inizio ad accelerare e, con la coda dell'occhio, noto che si è alzato dalla panchina e ha intrapreso la mia stessa direzione. Proseguo, deve essere la mia stupida paranoia. L'ho sviluppata da quando vivo da sola, chiudo sempre le porte e le controllo più volte prima di andare a dormire.

Quando stavo con la mia famiglia, mi sentivo più in pace perché non mancava mai nessuno a casa. Ora mi trovo in un'abitazione desolata e, l'unico rumore che odo, è l'eco dei miei passi. Arrivo alla pista di pattinaggio provando maggiore tranquillità. Dato che qui c'è molta gente, posso stare serena.

Mi appoggio sulla ringhiera della pista e guardo intorno, di quel tizio non vi è più traccia, rido nervosamente. Mi creo troppi complessi e, non avendo nessuno con cui confrontarmi, sfociano dentro di me fino a farmi esplodere.

In molte occasioni mi sembra di immaginarle le situazioni che vivo. Respiro profondamente tentando di calmare i battiti. La mia attenzione ricade su una coppietta, provano a muovere i primi passi senza scivolare. Il loro modo di comportarsi fa rinascere in me la nostalgia, lui la sorregge mentre lei prova a non cadere. Mi sento amareggiata, avevo trovato chi mi volesse bene e l'ho visto dileguarsi per i miei errori.

‹‹Non ci pensare, gioia. Dovresti lasciare andare i brutti ricordi!›› Quella voce risuona nel mio orecchio sinistro.

Faccio un passo indietro e sbatto contro il suo petto. Percepisco le sue mani spostarmi i capelli sul lato destro, mentre con un dito accarezza il mio collo. Qualcosa mi pizzica la pelle. Comincio ad avere paura; dopo una frazione di secondi riesco a sfilarmi da quella morsa e corro via. Percorro un sentiero a passo svelto fino a raggiungere delle giostre un po' distanti, pullulano di persone. Non può essere paranoia, se quest'individuo mi insegue ovunque vada.

‹‹Perché scappi? Stavo solo parlando prima.›› Mi volto e lo rivedo ancora una volta.

‹‹Lasciami in pace. Non voglio conversare con te!›› gli ringhio decisa.

‹‹Ah... quindi non sei cambiata per niente Taylor Evans? Allontani sempre le persone.››

‹‹Chi diavolo sei? Perché conosci il mio nome? Io non scaccio nessuno, sono loro che si allontanano.››

‹‹Mmm... chi sono? Non ha importanza. So solo che le mie fonti dicono il contrario di ciò che affermi. Ma ora resterai ferma perché devo completare l'opera.››

‹‹Vado via.››

‹‹Non puoi piccola. Fra pochi minuti non sarai nemmeno in grado di camminare. Quindi avrai bisogno di me.››

La vena del mio collo pulsa, ne percepisco il rumore. Porto la mano su quel punto; percepisco la presenza di un piccolo bozzo che qualche minuto fa non c'era. Le mie gambe sembrano cedere e, prima di cadere a terra, quell'uomo, con uno scatto, si posiziona dietro di me. Qualcosa di appuntito perfora la mia cute sentendo un liquido irradiarsi in quell'area.

‹‹Prima che tu perda completamente i sensi, devi ascoltare le mie parole. Sei una ragazzina ingenua, Taylor Evans. Avevi il futuro pianificato, dovevi solo comportarti bene senza intralciarmi la strada; invece hai mandato a puttane ogni cosa. E ora, piccola mia, sarai costretta a subirne le conseguenze. Dovrei dire che mi dispiace perché ti ho sempre amata nell'ombra ma il dispiacere è solo per i deboli. Il tuo dottore un po' aveva ragione, non sai prendere posizioni. Piangi per tua nonna come una bambina. Ma svegliati, è solo un cumulo di cenere. Al massimo trovi le sue ossa nella bara. Devi saper convivere con i demoni dentro di te. Li attacchi, lotti e poi li distruggi. Sai, devi farlo prima che diventino realtà, altrimenti tornano a perseguitarti. Adesso, dormi angioletto, ho dei progetti speciali per te.››

Non ho più la forza di replicare, tutto intorno comincia a girare e velocemente perdo la capacità di controllo del mio corpo. Lui mi afferra dalla schiena, la sua mano scende giù fino a toccarmi il sedere. Inscena un teatrino ad arte: una ragazza che ha un malore, viene soccorsa e portata in ospedale.

Vorrei urlare, cercando aiuto negli occhi sgranati della gente che mi osserva, ma l'anestetico che mi ha iniettato, oltre a farmi perdere la cognizione della realtà, mi impedisce di parlare. Neanche le lacrime riescono a fuoriuscire dalle orbite, sono sopraffatta da un senso di nausea. Vengo trascinata via dallo sconosciuto e, quando non mi reggo più in piedi, mi aggancia da sotto le cosce e mi solleva facendomi poggiare la testa sulla sua spalla.

Il suo cuore ha un battito regolare, controlla il respiro con una naturalezza a dir poco spaventosa. Ripenso alla mia famiglia, a un nuovo dolore che farò entrare in casa e sarà tutta colpa mia. Vorrei che questo medicinale mi uccidesse all'istante, non riesco più a trovare un motivo per vivere.

Sbaglio sempre, faccio del male alle persone e sono costrette ad aiutarmi perché non so badare a me stessa. Perché continuo a esistere? A un certo punto arriviamo dietro un angolo nascosto; un altro individuo coperto da un passamontagna, ci aspetta con un furgone bianco. L'uomo grida al collega di aprire lo sportello e mi adagia sul sedile posteriore con una delicatezza raccapricciante. Chiudono la porta del veicolo e si siedono sui posti anteriori.

‹‹Ho fatto tutto come mi hai detto. È stato facile, non la ricordavo così pietosa. E ora, come proseguiamo?››

‹‹Invieremo il pacco regalo e poi proseguiremo con il piano. Voglio divertirmi con lui prima di procedere verso i patti che abbiamo stabilito. Stai sereno che avrai la tua parte.›› Mi pare di sentire una voce femminile. Deve essere l'artefice di tutto. ' Piano, pacco, regalo... ma di cosa stanno parlando? Maledizione, è colpa dell'anestetico che non mi permette di capire il nesso logico di quelle parole! '

‹‹E lei?››

‹‹Sarà la chiave di una vendetta perfetta. Abbiamo tentato di levarla dai giochi ma la sua testa dura ha combinato un danno irreparabile.›› Urla la donna con fierezza.

‹‹Io voglio ciò che ti ho chiesto. Non solo quei cazzo di soldi. Senza di me, niente avrebbe funzionato. Tienilo ben a mente, cugina!››

‹‹Divertiti quanto vuoi con lei. Con gli altri, fai in modo che non arrivino a me. Dovrai essere tu quello che parla, agisce. Lui potrebbe capire chi sono. Se sbagli, poi sarò costretta a ucciderla senza pensarci.›› Questi discorsi mi rabbrividiscono.

‹‹Fai ricadere la colpa su di me? Con quella maledetta lettera ci sei andata giù pesante.››

‹‹La lettera ha uno scopo ben preciso, farlo crollare. E solo allora, gli butterò addosso la verità. Quella di un padre vergognoso e di una madre peggiore. Voglio che la sofferenza lo divori completamente. Pagherà per tutto... l'oro in cui naviga era mio di diritto.››

Ingranano la marcia e partono. Il suono stridente del motore mi lacera i timpani; una luce accecante mi attacca il viso. Un destino crudele mi attende, non tutti i rapimenti hanno un lieto fine. Di certo non sarò io l'eccezione; se dovessi morire, spero solo di tornare da mia nonna.

Una morte atroce in attesa di una profonda pace. So che rincontrarla mi fa paura, non ho ascoltato i suoi consigli. Ho continuato a commettere errori uno dietro l'altro ma avrò l'eternità per farmi perdonare. I miei sensi si affievoliscono sempre di più abbandonandomi a un sonno senza controllo.

Song: Do I Wanna Know? - Arctic Monkeys

SPAZIO AUTRICE

Ciao cuori, ecco come è avvenuto il rapimento di Taylor. In questo capitolo vi ho lasciato un altro indizio; provate a trovarlo. Dove la porteranno? Secondo voi quali piani hanno in riservo per la povera Taylor? Sono curiosa di leggere i vostri commenti!! :)

Ps. Piccolo spoiler: nel prossimo capitolo avverrà l'incontro tra  Christian e Thomas. Cosa accadrà secondo voi? Al prossimo aggiornamento.

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