Dark Truths

By JadeF_

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VOLUME I Avete mai provato la sensazione di cadere ed essere avvolti dalle tenebre che lentamente si annidano... More

Dedica
Trailer
Characters
!Avvertenze!
Parte prima
PROLOGO - L'inizio della fine
1. Mura bianche - Part 1
1. Mura bianche - Part 2
2. Luce e buio - Part 1
2. Luce e buio - Part 2
3. Capelli rossi
4. Ricordi
5. Attimi eterni
6. Lividi
7. A piccoli passi
8. Il coraggio di vivere
10. Il ritorno, la vita, la sfida
11. Il finto appuntamento
12. Tentare o esitare?
13. Ciak, si gira
14. Dammi una possibilità
15. Strane coincidenze
16. Momenti impressi nel cuore
17. Verità nascoste
18. Sul nascere
19. Complici
20. L'ultima melodia
21. La strana festa
22. A pezzi
Parte seconda
23. Scomparsa
24. In trappola
25. Una difficile collaborazione
26. Occhi color ghiaccio
27. L'enigma, la pista, i sospetti
28. Chi sono realmente?
29. Enormi bugie
30. L'innocenza che vola via
31. Perdersi
32. Alla ricerca della libertà
33. L'incontro, lo scambio
34.Una fine per un nuovo inizio
Epilogo - E se...
Novità
⏳⏳
Da dove cominciare....

9. Occhi color smeraldo

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By JadeF_

Tieni per te le tue paure, ma condividi

con gli altri il tuo coraggio - Robert Louis Stevenson

Christian

Aprile 2019

‹‹Bentornata fra di noi Taylor›› le dico sorridendo e con il cuore colmo di gioia.

Dopo aver constatato che le sue pupille reagiscono alla luce, poso lo sguardo su di lei e mi perdo nelle sue iridi, sono verdi color smeraldo e noto come i lineamenti del suo viso si rilassano. Le prossime settimane saranno cruciali, si vedrà quale sarà la sua capacità di ripresa.

Quel colore mi trasmette un concentrato di emozioni che non avverto da tanto tempo. ' Ha i tuoi stessi occhi, mamma. ' Non ci posso credere, sembra di rivederti e la nostra distanza si azzera dopo anni in cui non ho più la possibilità di starti accanto.

La tachicardia aumenta e l'emozione di quel contatto tocca le corde della mia anima come una dolce melodia che mi culla alleviando le mie sofferenze.

Mi allontano da lei e mi volto per parlare con suo padre ma all'improvviso vengo travolto da un abbraccio, quello di un uomo che cerca di mostrare tutta la sua gratitudine.

È cambiato: da uno sguardo colmo di rabbia e disperazione, si è mutato in quello di un uomo che è tornato a vivere. Sfiora il mio costato e il brivido della gioia viene sostituito dal ricordo di quelle mani.

Devo azzerare le distanze, basta. Mi allontano e l'osservo, ha il volto rigato dalle lacrime e i suoi capelli, in soltanto due mesi, si sono adornati da sfumature grigie.

È incredibile come il corpo sia in grado di riflettere la sofferenza dell'animo. Troppi legami mi consumeranno, solo che questa volta posso essere fiero di me stesso. Gli suggerisco di tornare a casa, ha trascorso notti insonni al suo fianco.

L'ha curata sotto ogni aspetto igienico e soprattutto le ha trasmesso il suo affetto come gli avevo suggerito. Un padre come lui era quello che avrei desiderato in passato. Lei è molto fortunata, spero solo che lo comprenda. Ora che sua figlia è sveglia, può riposare.

All'inizio è titubante perché non la vuole abbandonare, è sempre restio ad ascoltare ma poi si convince. Gli dico che deve essere lui a portare ai familiari questa splendida notizia.

La gioia deve ritornare in quella famiglia. Lo accompagno all'uscita e vedo la sua sagoma farsi sempre più piccola dissolvendosi fra le auto del parcheggio. La mia mente viaggia nel passato, rimembra quell'aprile 1999.

Il mio patrigno, dopo l'ennesimo litigio con mia madre, compie un gesto mai accaduto prima. Si scaraventa su di me e mi picchia, urlando di essere io il problema di quella vita di merda che stavamo vivendo.

Il mio occhio destro diventa nero, il mio zigomo sinistro perde sangue e il naso è completamente rotto. Fa talmente male che quel bruciore mi penetra fin dentro le ossa. Un bambino quali colpe potrebbe avere?

La sua infelicità è stata la rovina sia mia che di quella povera donna. Avevo un fisico talmente esile che per me era impossibile difendermi, nonostante ciò cercavo di ribellarmi mentre mia madre era troppo sconvolta per reagire. "Perché non mi aiuti? Sono anni che lo faccio per te. Avevi detto che avremmo risolto tutto insieme!"

Le grido contro con le poche forze che mi restano, ma abbassa la faccia in segno di resa. In quel momento il senso di tradimento avvolge la mia aura spenta. Cosa sta aspettando? Magari che mi uccida e mi lanci dentro una cassa di legno?

Se devo morire così, di certo porterò nell'aldilà il mio odio per lei. Lui mi dà un pugno talmente forte che crollo a terra ansimando. Sento il sangue ribollirmi nella testa e, con la vista offuscata, lo osservo allontanarsi.

Distrugge ogni cosa: scaraventa sedie, tira giù cassetti, strappa le nostre foto e spacca in testa a mia madre un vaso di vetro. Il sangue cola sulla sua testa mentre il mio cuore batte all'impazzata. Ho così tanta paura che credo di non uscirne più vivo. All'improvviso come una furia, ruba tutti i soldi contenuti in uno scomparto nel cassetto del comodino e li infila in tasca.

Rivolge a noi un ultimo sguardo colmo di collera e ci dice: "Ho accettato questa farsa per troppo tempo, troietta da quattro soldi. Ero convinto che stare con una come te, potesse darmi qualcosa. So chi sei ma visto che vivi come una pezzente nonostante tu non lo sia, mi sono rotto completamente. Ricorda solo una cosa, il conto verrà richiesto prima o poi. Non lo dimenticare!"

Resto raggelato da quelle parole ma non ne comprendo il significato. Ci lascia lì, stesi sul pavimento mentre se ne va. È stata l'ultima volta che ho avuto sue notizie.

Scaccio via quel pensiero appena insinuato nella mia testa e mi dirigo verso la stanza della ragazza. La trovo con le pupille fisse sul soffitto ma sorride. Chissà a cosa pensa o se la reazione è solo un gesto involontario. Mi avvicino con molta calma e inizio a parlarle.

‹‹Ciao Taylor, se riesce a capirmi, provi a ruotare gli occhi›› attendo una reazione e fa come le ho chiesto. L'aspetto cognitivo è funzionante, ottimo segno. ‹‹Bene, le racconto un po' cosa le è successo. Non credo che ricorda molto. Il trauma è stato molto esteso. Circa due mesi fa, siamo stati chiamati d'urgenza in piena notte. Lei e un altro ragazzo avete subito un incidente grave. Io e il dottor Parker abbiamo eseguito due interventi delicatissimi, lui al ragazzo e io a lei. Se ti stessi chiedendo come sta, è a casa da circa due giorni. Avrà una lunga riabilitazione ma, nonostante ciò, è stato più fortunato. Mentre lei si è appena risvegliata dal coma. Non abbia paura, sono certo che la fase più critica sia già passata. Ora la attende un periodo di fisioterapia perché dovrà tornare a camminare. Ce la farà, è una ragazza forte. Dobbiamo solo pazientare e procedere un passo per volta.››

Rassicurare un paziente può essere il primo passo per la guarigione.

Lei cerca di allungare il braccio verso di me ma lo prendo e lo ripoggio delicatamente sul letto. La nostra pelle si tocca per la prima volta, la percepisco morbida, calda e istintivamente le stringo la mano.

Ho come la sensazione di volerla rasserenare, ci sarò al suo fianco e affronteremo le difficoltà che verranno. All'improvviso sento dentro di me un brivido che attraversa l'intera colonna vertebrale. Mi allontano da quel contatto, sto andando oltre le emozioni che mi sono consentite.

La saluto per poi andare nel mio studio. Devo compilare dei documenti su altri pazienti e impostare un piano riabilitativo per Taylor. Appena entro, il mio sguardo cade sulla fotografia che conservo sulla scrivania, quanto mi manca.

Desidero con tutto me stesso poter tornare ad abbracciarla, raccontarle cosa sono diventato e l'impegno che ho giurato di mantenere. Sicuramente ora avrebbe l'opportunità di vivere come una regina.

Ma poi mi ritorna in mente quel dieci maggio e il mio viso si incupisce riempiendosi di collera. Com'è possibile provare sentimenti contrastanti per la stessa persona? Non riesco a non pensare a quella promessa infranta, alle certezze crollate quel giorno e a come mi sono sentito trafitto al cuore con le stesse spade che anni prima mi difendevano.

Un colpo di tosse mi riporta alla realtà, alzo la testa e vedo James con due caffè in mano. Mi fa un cenno con il capo e capisco al volo cosa vuole fare, la nostra pausa sul tetto. Staccare per un po' allevierà i miei tormenti. Non appena arriviamo, una brezza mi travolge e sospiro profondamente.

‹‹Hey amico. Ti vedo pensieroso ultimamente. Cosa succede? E non dire niente, ti conosco.››

‹‹Hai ragione. Sono felice per aver aiutato quella ragazza, è quello che mi serviva per tirarmi su...››

‹‹Sento arrivare un ma...›› mi interrompe James.

‹‹Già, c'è un ma. Sta arrivando maggio e sai quanto odio questo mese.›› Lo sdegno riecheggia nel mio tono di voce.

‹‹Chris, sono passati anni ormai. Non puoi continuare a torturarti in questo modo, devi andare avanti. Hai bisogno di una persona nella tua vita, non puoi stare solo. Qualcuno che colma quel vuoto che ti porti dentro e soprattutto che possa darti quell'amore che cerchi. Io non ne sono capace, sai com'è... mi piacciono le giovincella. Chissà... la bella ragazza che hai aiutato non sarebbe male, quei capelli rossi eh! So che hai sempre avuto un debole per loro›› ridendo, mi dà una pacca sulla spalla.

‹‹Smettila. Non è etica questa cosa›› lo fulmino con lo sguardo.

‹‹E chi se ne frega, basta che tu sia felice. Al diavolo l'etica! E poi non è una collega, quindi non vedo il problema.›› Secondo lui, la sua logica è sempre corretta.

‹‹Ma cosa dici. Hai dimenticato il rapporto tra medico e paziente?››

‹‹Certo che no. Non dico che te la devi portare a letto in questo ospedale, ma non appena guarisce e viene dimessa puoi lanciarti all'avventura. È anche bona, sai?››

‹‹James! Smettila di pensare sempre a quello!››

‹‹Quello che tu non fai allevia lo stress, ti rende più allegro e soprattutto ti leva quel musone chilometrico. Caro doc, se non mi credi consulta la scienza›› strizza l'occhio soddisfatto del suo excursus.

‹‹Ma... inutile insistere. So che non la smetterai mai. Sinceramente, un pugno nell'occhio da quel ragazzo scontroso non lo desidero.››

‹‹Ma chi? Il babbeo? Sfoggia i tuoi bellissimi bicipiti e vedi che quella mezza calzetta la facciamo fuori! Sei un omone da centonovanta centimetri, una tua mano schiaccia quella pulce›› scoppia in una risata fragorosa. Non può essere serio più di dieci minuti, ma in fondo adoro il mio amico per questo.

Il suo cicalino suona, ci deve essere un paziente in condizioni critiche o un tirocinante bisognoso di aiuto. Avviandosi verso le gradinate, mi fa l'occhiolino e scende in tutta fretta.

Mi avvicino alla ringhiera del tetto e mi perdo nei miei pensieri, alle parole di James ' qualcuno che colma quel vuoto ', mi rendo conto che ha ragione. Per troppe volte ho evitato legami, non ho mai avuto il coraggio di provarci e, nonostante il mio amico combinava uscite, non mi presentavo agli appuntamenti.

So che è sbagliato, però quella paura torna sempre a impossessarsi di me e mi blocca. Il timore di lasciarmi andare con conseguente abbandono da parte delle persone, non mi permette di spingermi oltre. Ma quegli occhi, quel bellissimo verde, mi dà speranza. La stessa che prende a pugni quel cassetto del mio cuore sigillato da tanti anni.

ℭℭℭℭℭℭ

Un mese dopo...

Maggio 2019

Il tanto temuto mese è giunto, riaccende in me il ricordo di quel giorno orrendo. Lo porto dentro di me, nascosto in angoli remoti e quando meno me l'aspetto, attacca senza pietà. Il mio cercapersone squilla, l'emergenza proviene dalla stanza di Taylor.

Trovandomi all'ottavo piano mi affretto a scendere con l'ascensore, devo raggiungere il secondo. Ho la mente in subbuglio, scossa dai miei pensieri ma è ora di metterli da parte. Qualcuno sta male e ha bisogno di me.

L'ho lasciata ieri che tutto procedeva verso la direzione giusta. Non capisco cosa possa essere successo nel frattempo. Arrivo al suo piano ed entro nella stanza, la trovo a terra rannicchiata. Ha le gambe portate indietro vicino al suo viso con attorno delle infermiere che tentano di ragionare con lei ma non vuole essere toccata.

Il suo modo di agire non è nuovo, è un attacco di panico. Lo stesso che prese il sopravvento su di me durante l'infanzia. È tipico quando ci si risveglia dal coma ma non per un motivo clinico, è semplicemente una questione psicologica.

Chiedo alle infermiere di lasciarci soli e uscendo di chiudere la porta. Ci vuole molta pazienza in queste situazioni, bisogna solo che passi e non forzare nulla. Mi avvicino a lei, mi siedo davanti e la osservo sorridendo.

Noto che i suoi occhi sono smarriti nel vuoto, ma se desidero farla tornare indietro, li deve incrociare con i miei. Il contatto visivo spesso aiuta, per lo meno è la procedura che James attuava su di me. Gli anni in cui sono rimasto solo sono stati i più difficili.

Alcuni giorni mi capitava di avere una sudorazione eccessiva che poi sfociava in palpitazioni, il mondo intorno a me diventava grigio e il suono delle voci si trasformava in ovattato. Resto in silenzio e la esamino, cercando di cogliere un minimo cambiamento nel suo malessere.

Rimango lì, assumendo la stessa posizione. Voglio dimostrarle che non ha nulla di cui temere, che è normale crollare, piangere e disperarsi. Sta affrontando quel tipo di fase della sua vita in cui bisogna riprendere la consapevolezza di essere viva.

È fra di noi e nulla potrà cambiare questa cosa. A un certo punto solleva lo sguardo e mi perdo in quel verde profondo. Il brivido del primo contatto visivo si riaccende, mi riattraversa completamente.

Mi piacerebbe scoprire il mondo che nasconde, il suo cuore assomiglia al mio. Ho come la sensazione di non averti incontrata per sbaglio ma che abbia ricevuto un dono.

Le pupille dilatate lentamente cominciano a tornare normali e lei scoppia in lacrime, coprendo il volto con le ginocchia.

Lentamente accorcio le distanze e poggio le mani sulle sue spalle, sussulta e rialza il viso. Ha gli occhi completamente arrossati, un pianto isterico le sta togliendo il respiro.

Con calma e molta pazienza la convinco ad alzarsi, lei allunga le braccia e sorreggendosi al mio collo, l'aiuto a sedersi sul letto.

Resto in piedi davanti a lei in attesa di capire come muovermi. Trema come una foglia, per un attimo rivedo il me adolescente che lotta contro i suoi mostri e inerme si lascia vincere.

‹‹Mi dis-spiace...›› biascica tra i singhiozzi.

‹‹Stia tranquilla, è tutto normale›› cerco di tranquillizzarla.

‹‹Non può cap-pire...›› si volta verso di me.

‹‹Mi aiuti a farlo, sono qui per te. Ehm... mi scusi, per lei.›› Noto dei fazzoletti sul comodino accanto al letto, glieli passo così da poterli usare per asciugarsi le lacrime.

‹‹Grazie...›› Ne estrae uno dalla confezione e lo fa scorrere sugli occhi. ‹‹Ho promesso a mia nonna di tornare a vivere ma ho paura, dottore. Paura che la mia vita torni a essere quella di prima. Non riesco ad apprezzarla perchè sono incompleta. Una parte di me è volata via, ha una cura anche per questo?››

‹‹Taylor, mi ascolti.›› Con un nodo alla gola, pronuncio parole che da adulto avrei detto al me bambino. ‹‹La paura è normale, è un sentimento umano. Fino a quando abbiamo paura siamo vivi, la possiamo combattere e soprattutto superare. Deve solo darsi del tempo, non si costruisce una casa in un solo giorno. Ora vado, ci sono altri che necessitano di me. Con permesso.›› Mi avvio verso l'uscio.

‹‹Aspetti!›› Mi giro nella sua direzione. ‹‹Posso rivolgerle una domanda?››

‹‹Certo, cosa vuole sapere?›› Ascolto incuriosito.

‹‹Ecco... da come ne parla, credo che lei abbia superato in qualche modo la sua paura. Come?››

‹‹Attraverso il coraggio di non arrendermi! E beh... un aiuto da parte di un professionista. Non è sbagliato chiedere aiuto, mai.›› Il suo umore sembra migliorare, me ne rallegro.

‹‹Quindi se le chiedo aiuto, lo farebbe? Mi ascolterebbe dottor Owen?››

‹‹Posso metterla in contatto con uno dei migliori psicologi della zona, il dottor Smith.›› Affermo.

‹‹No! Io parlo di lei. Sa comprendermi, lo vedo da come mi guarda.›› Il mio cuore salta di un battito, una richiesta inconsueta. Forse fin troppo.

‹‹Non la capisco, sono sincero. Non sono specializzato in quel settore.››

‹‹So che farà un ottimo lavoro. Per favore, ne ho davvero bisogno.›› Diventa cupa, quasi da ritornare a piangere e mi spezzo completamente.

‹‹Va bene se insiste le troverò uno spazio nella mia agenda.››

‹‹Vorrei a cena!›› Si alza in piedi di scatto e traballando cerca di avvicinarsi. Sta per cadere ma riesco a prenderla in tempo. Le sue mani finiscono dritte sul mio petto, velocemente la rimetto sul letto. Per oggi basta emozioni, devo tagliare subito il discorso.

‹‹Appena verrà dimessa vedremo come procedere, la saluto.››

‹‹Grazie di cuore.››

Il presentimento di un mondo articolato che si cela in lei, è veritiero. Non solo soffre di terribili ansie, ma riesce anche a essere intraprendente nei confronti di un perfetto sconosciuto.

Ho accettato, ne sono consapevole e non so se sia stata una buona idea. Non esco con una donna da tantissimo tempo, le ho sempre scaricate. Quelle che James mi presentava erano talmente frivole da non riuscire a sopportarle nemmeno cinque minuti.

Ma in lei intravedo qualcosa, sono curioso di conoscere il suo dolore e la sua tristezza. Immergermi in quell'anima sperduta, scavare a fondo e far riemergere la ragazza sepolta sotto cumuli di macerie.

Song: Girasoli - Emauele Aloia

Ciao cuori, state cogliendo i dettagli? Vi confido un segreto! Questa storia ha indizi sparsi all'interno della narrazione, sarà una strada in salita, quindi, assaporate ogni momento perchè è un filo conduttore di qualcosa di più grande. Andando avanti capirete il motivo.

Ma torniamo al capitolo appena pubblicato, i consigli di James sono sempre diretti e seguendo la sua logica non sono neanche sbagliati. Christian tende sempre a non lasciarsi andare al di là dell'ambiente lavorativo perchè è rimasto ferito da tante cose, più avanti scoprirete tutto. Ma in Taylor ha visto qualcosa, difficile da comprendere, eppure sembra che lentamente stia abbattendo le sue difese. Usciranno realmente dopo che lei verrà dimessa? Aspetto i vostri commenti!!

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