La Lucciola

By violgave

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[COMPLETA] Nella frenesia della vita, c'è una ragazza con una determinazione inarrestabile e un unico obbiett... More

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By violgave

Va tutto bene, Amber?
Me lo chiesi anche io.

Feci per parlare, ma dalle mie labbra non uscì alcun suono.

Jake non disse nulla, mi lasciò il tempo per pensare e per dargli un'eventuale risposta. Abbassò la testa sospirando.

Sentii gli occhi farsi lucidi e le labbra tremare un pelo, piangevo troppo facilmente. Dovevo trattenermi, non potevo mostrarmi debole davanti a lui. Chissà cosa avrebbe pensato di me.

-È... complicato da spiegare.- Alzò un sopracciglio, la mascella tagliente si rilassò.-Mi sforzerò di capire, allora.- Disse abbassando la voce per evitare che alcune domestiche troppo curiose si mettessero ad origliare.

Sorrise un pelo come se stesse cercando di essere incoraggiante.

-Si tratta di mio fratello gemello.- Iniziai traendo un respiro molto profondo, il ragazzo al mio fianco si girò a sedere nella mia direzione sostenendosi la testa con il braccio destro appoggiato allo schienale del divano e accavallando le gambe.

-Lui... sta con una ragazza da molto tempo e io mi ci sono affezionata, è diventata come una sorella.- Feci una pausa, perché avrei dovuto raccontare tutto a quel ragazzo?

Mi fece un cenno veloce con la testa incitandomi a continuare, di lui potevo fidarmi.

-Io... è da un po' che so che la tradisce con un'altra. Ieri sera però l'ho visto coi miei occhi e gli ho urlato cose che forse una sorella non dovrebbe mai dire al proprio fratello...- Mi tremò la voce, strizzai gli occhi cercando di contenere le lacrime.

-Gli ho detto che se non glielo avesse detto lui allora sarei stata io a farlo.- Dissi asciugandomi una lacrima che era riuscita a scappare, tirai su col naso.

-Ho come la sensazione che forse non avrei dovuto immischiarmi nelle loro vite.- Jake rimase per qualche istante con la fronte corrucciata ad ascoltarmi.

-Stai... piangendo?- Si allarmò sporgendosi verso di me, in fretta e furia mi asciugai la guancia umida.

-No, macché.- Mi maledissi quando la mia voce tremò. -Non sai mentire.- Gli scappò un sorriso che nascose subito, schiarendosi la voce voltò di lato la testa.

-Non piangere per cazzate del genere.- Abbassò ancora di più la voce lasciando che i suoi occhi bianchi mi trapassassero, provai un brivido lungo le braccia.

-Non sono questi i veri problemi nella vita.- Sorrise leggermente e io trovai che il suo sorriso e i suoi lineamenti insieme formassero proprio una bella visione.

-Se piangi anche per piccole cose nel caso dovesse mai succedere qualcosa di più grande sarai finita.-Alzò piano la mano.

Con le dita esili percorse delicatamente tutto il mio braccio, sperai non notasse la pelle d'oca che assalì ogni centimetro della mia pelle.

Si fermò alla mia guancia e impacciatamente mi asciugò una lacrima col pollice.

Mi persi a fissarlo.Nella mia mente la questione di Mattew passò in secondo piano, per qualche istante.

-Tuo fratello dovrà fare una scelta, ma non spetta a te decidere al posto suo.- Lasciò per qualche istante il palmo della sua mano sulla mia guancia umidatrasmettendomi il suo calore, ne fui felice.

-Qualsiasi ragazza sceglierà sarà sempre tuo fratello. Questo non deve permettere che il vostro legame venga a mancare.- Tirai su col naso, aveva ragione.

Aveva maledettamente ragione.

Annuii piano e,quando la sua mano si allontanò dalla mia guancia, sembrò comparire un leggero e fuggiasco sorriso sulle sue labbra.

Si allontanò leggermente e io feci del mio meglio per smettere di piangere.Decisi di concentrarmi su di lui un'ultima volta, già temendo che di lì a poco si sarebbe rintanato nella sua solita bolla di indifferenza.

Quei pendenti erano così in armonia col resto del suo viso, il colore richiamava quello dei suoi occhi. Così bianchi da far paura, così vuoti da incutere timore.

-Ho una cosa per te.- Aggiunse poi con voce esile.

Proseguì solo quando fu certo di aver catturato la mia attenzione.
-Aspetta un secondo.-

Si alzò e, afferrando il suo bianco bastone, uscì goffamente dalla stanza.

Non tornò nei minuti a seguire e cominciai a pensare che fosse stata solamente una scusa per svignarsela, poi lo vidi sbucare all'entrata della stanza.

In mano teneva saldamente una scatola in legno e dietro di lui due domestiche sembravano seguirlo, si fermarono sulla soglia coprendo coi propri corpi qualcosa dietro di loro.

-Doveva essere una sorpresa, ma viste le circostanze...-

Con qualche difficoltà, Jake raggiunse il divano. Mi allungò il contenitore in legno rossastro levigato con cura.

Titubante lo studiai rigirandomelo tra le mani, non ci misi molto a capire che si trattava di una valigetta.

-...ho pensato fosse il momento giusto per provare a strapparti un sorriso.- Concluse tendendo l'orecchio quando feci scattare il meccanismo di apertura.

Il respiro mi si bloccò in gola quando li vidi.Decine di tubetti di colore disposti in ordine cromatico, pennelli di tutte le misure al loro fianco e sotto di essi una tavolozza nuova di zecca.

Incantata da tutto ciò mi sforzai di tornare a guardare il ragazzo che sembrava aver intuito la mia sorpresa.

Orgoglioso fece un cenno alle ragazze sulla soglia della porta che si fecero da parte permettendomi di vedere oltre le loro spalle.

Probabilmente emisi qualche suono strano perché, per l'ennesima volta, quando provai a parlare mi ritrovai a bocca asciutta.

C'era un cavalletto: uno di quelli professionali, uno di quelli che costava tanto, e proprio lì accanto delle tele, di tutte le dimensioni.

Sondai con occhi spalancati quel piccolo tesoro a pochi metri da me, spaventai le due ragazze quando mi fiondai come una forsennata nella loro direzione.

-Sono... sono per me?- Sussurrai, la gola asciutta.

Mi voltai verso il ragazzo come una disperata, le sue labbra assunsero un'espressione di scherno. -No, per me.-Scherzò gettandosi a peso morto sul divano alle sue spalle.

Decisi di prenderla come una conferma, mi morsi il labbro fino a farlo diventare viola nel trattenere un urlo.


Trascorsi l'ora seguente a spacchettare e montare tutto, il signor Hale mi permise persino di sistemare tutto in una stanza inutilizzata al piano superiore.

Impegnata a raccogliere la plastica degli imballaggi non mi accorsi dei passi che si erano fermati proprio sulla soglia.

-Oggi ho una visita.-

Mi voltai scoprendo il ragazzo appoggiato allo stipite della porta, le braccia incrociate al petto.

-Una visita?- Tornando in posizione eretta mi assicurai di non calpestare nulla.

-È una visita di controllo. Sarà questione di un quarto d'ora massimo.-
-A che ora?-
-Subito dopo pranzo.-

Mi fece un cenno spazientito di raggiungerlo così mi alzai e mi avvicinai velocemente.

-Dovresti essere tu quella che prende gli appuntamenti.-Mi rimproverò una volta essersi aggrappato delicatamente a me. -Sì, mi scusi.-





Rimasi per qualche minuto davanti al mio grande armadio guardando tutti i miei vestiti: non erano costosi o belli come quelli del signor Hale ma, se li si sapeva abbinare gli uni con gli altri, non erano male.

Dopo essermi infilata i miei fedeli e larghi jeans chiari indossai una calda maglia verde e corsi subito a truccarmi, ero sempre stata molto veloce a farlo.

Per un attimo rimasi ferma davanti alla porta della camera di Jake, a pensare. Non avrei mai immaginato di sentire quelle parole uscire dalle sue labbra.

Aveva provato ad essere rassicurante e incoraggiante, si vedeva che non ne era abituato, ma aveva fatto del suo meglio per tranquillizzarmi.

Lo avevo apprezzato, molto.

Bussai un paio di volte alla porta di legno chiaro in attesa di una risposta da parte del ragazzo.
-Se sei la Mocciosa puoi entrare.- Ormai quel soprannome arrogante sembrava quasi aver preso una sfumatura affettuosa.

Jake era in piedi davanti al letto che si infilava i suoi tanti anelli d'argento sulle lunghe dita di entrambe le mani, appena entrai girò il viso verso di me aprendo gli occhi sottili e bianchi.

-Come mi hai conciato?- Mi chiese indicandosi.

-Indossa una camicia bianca e un paio di jeans neri.- Dissi guardandolo con approvazione.

-Accidenti a te e alla tua mania per i jeans.- Senza alcuna espressione afferrò saldamente il cappotto appoggiato sul letto.

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