Saudade

By jadezstories

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COMPLETA in REVISIONE con SEQUEL "Our love was made for movie screens" Lei è Ashley Wilson. Introversa, per... More

Prologo
-Chapter 1-
-Chapter 2-
-Chapter 3-
-Chapter 4-
-Chapter 5-
-Chapter 6-
-Chapter 7-
-Chapter 8-
-Chapter 9-
-Chapter 10-
-Chapter 11-
-Chapter 12-
-Chapter 13-
-Chapter 14-
-Chapter 15-
-Chapter 16-
-Chapter 17-
-Chapter 18-
-Chapter 19-
-Chapter 20-
-Chapter 21-
-Chapter 22-
-Chapter 23-
-Chapter 24-
-Chapter 25-
-Chapter 26-
-Chapter 27-
-Chapter 28-
-Chapter 29-
-Chapter 30-
-Chapter 31-
-Chapter 32-
-Chapter 33-
-Chapter 34-
-Chapter 35-
-Chapter 36-
-Chapter 37-
-Chapter 38-
-Chapter 39-
-Chapter 40-
-Chapter 41-
-Chapter 42-
-Chapter 43-
-Chapter 44-
-Chapter 45-
-Chapter 46-
-Chapter 47-
-Chapter 49-
-Chapter 50-
-Chapter 51-
-Chapter 52-
-Chapter 53-
-Chapter 54-
-Chapter 55-
Playlist

-Chapter 48-

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By jadezstories

<<Ciao bellezza, vieni pure>> sorrisi a Caroline mentre entravo in casa. <<Buongiorno>> le dissi ancora con gli occhi un po' assonnati. Lei mi regalò un abbraccio e rimasi un attimo interdetta. Poi ricambiai la stretta. Lei era sia una mamma, sia un'amica per Sophia e di questo rimanevo sempre sorpresa quanto illuminata. Se mai diventassi madre, prenderei esempio sicuramente da lei. La mia non era mai stata presente, figuriamoci affettuosa.

<<Sophia sta ancora dormendo, ma è meglio che tu la svegli. Potrebbe passare tutto il giorno del suo compleanno a dormire quella pigrona>> salii le scale verso la camera della mia amica, ma prima incrociai suo fratello, ancora assonnato dirigersi verso il bagno. <<Ciao Ashley>> disse senza neppure guardarmi. Ricambiai e sentendo il suono della mia voce si girò verso di me. <<Ashley?!>> rimasi confusa, ma non ebbi il tempo di dire altro poiché Andrew andò dritto verso il bagno e si chiuse dentro.

Aprii le serrande facendo entrare quella poca luce che quel giorno di dicembre dava alla nostra cittadina. <<Svegliati pigrona, è il tempo di festeggiare>> sentii dei lamenti prima che la mia amica rotolasse sul fianco, sempre non aprendo occhio. <<Vuoi alzarti?>> altre lamentele. <<Hai portato qualcosa da bere?>> disse sempre con la faccia stampata sul cuscino.

<<Ho dello spumante di sotto>> Sophia a quelle parole drizzò le orecchie e si alzò a sedere. Scossi la testa e mi sedetti accanto a lei. <<Sei proprio strana, sono le sette di mattina>> lei mi guardò scettica. <<Non è mai presto per bere>> alzai gli occhi al cielo prima di prenderla per le spalle. <<Perchè lei? Perchè? Spirito malvagio di Noah, esci dal suo corpo e fa tornare la mia amica>> la scossi invano. <<Mi spiace, sei arrivata troppo tardi. Ora il suo spirito è dentro di me>> mi misi le mani davanti al viso disperata. Sophia cominciò a ridere e mi aggiunsi anche io.

<<Buon compleanno>> si girò verso di me, con il sorriso in volto. <<Grazie e non solo per gli auguri>> la guardai confusa. <<E per cosa allora?>> <<Per tutto e non sto parlando solo per me>> aspettai che continuasse perché non sapevo neppure cosa dire. Mi coglieva di sorpresa tutta questa gratitudine nei miei confronti, che soprattutto nelle ultime settimane era mancata al resto della popolazione scolastica.

<<Da quando siamo diventate amiche mi hai fatto cambiare prospettiva, per tante cose, ma soprattutto per la mia famiglia>>guardai fuori dalla finestra mentre lei continuava a parlare. Ero felice di averle fatto capire il valore della famiglia, dato che io non ne avevo una.

<<Mi hai fatto capire quanto io sia fortunata ad avere una madre, un padre ed un fratello che mi vogliono bene>> le sorrisi cercando di nascondere la mia amarezza. Essere troppo individualisti in quel momento non era una delle cose migliori. <<Ne sono felice>> le dissi sussurrando.

L'amarezza per le parole di Sophia era rimasta per buona parte della giornata, ma avevo cercata di camuffarla per non rovinarle il compleanno. Non mi ero mai resa conto di far trasparire così tanto il mio disprezzo per la mia famiglia inesistente, ma a quanto pareva non lasciavo nulla al caso. Forse quando ero piccola invidiavo le belle famiglie come quella di Sophia, quando e vedevo volevo soltanto essere adottata da loro e lasciar perdere la mia, ma oramai ci avevo fatto l'abitudine. Ero felice per loro e quando rivedevo mia madre e mio padre provavo un istintivo senso di intolleranza. Ma tutto quello che provavo per loro finiva lì. Non avevo mai voluto davvero far parte della loro famiglia, o almeno non dopo che avevo capito quanti danni mi avevano provocato.

Eravamo seduti intorno al fuoco, nel bel mezzo di un bosco a qualche decina di isolati dal centro della città. Stavo guardando il fuoco che scoppiettava mentre le altre amiche di Sophia e lei giocavano ad un qualche gioco bizzarro e Matt rideva con loro e gli altri amici. Probabilmente Logan, Noah e Cameron erano da qualche parte a divertirsi mentre io ero lì ad una festa in cui sembravo più un'imbucata che un invitato. Le ragazze accanto a me si alzarono tutte in piedi e se ne andarono da qualche parte, lasciandomi sola con i ragazzi.

<<Tutto apposto Ashley?>> mi domandò Matt sedendosi accanto a me e porgendomi una bottiglia di birra. Lo ringraziai con un lieve sorriso, prima di tornare a guardare il fuoco ardente mentre sorseggiavo la birra. <<Tutto apposto>> gli risposi infine. <<A me non sembra proprio, c'è qualcosa che ti turba?>> scossi la testa senza degnarlo di uno sguardo. Lui sospirò afflitto. <<Se vuoi parlarmi sono lì>> non alzai lo sguardo e lui se ne andò. Soffrire in silenzio e tenersi i propri problemi dentro la testa era un mio vizio da sempre.

<<Ti sposti? Devo sedermi vicino alla mia amica e tu sei proprio in mezzo>> alzai lo sguardo e appena vidi quella ragazza guardare nella mia direzione feci una faccia schifata. La squadrai prima di bere l'ultimo sorso di birra. <<Siediti per terra, non mi alzo per te>> le indicai il terreno con la bottiglia. <<Sieditici tu!>> esclamò diventato ancora più arrabbiata di prima. <<Sto bene qui, grazie>> le feci un sorrisino marcando l'ultima parola. <<Vattene>> disse un'altra, per poi essere seguita anche da tutte le altre amiche.

Guardai Matt prima di alzarmi e cominciare a camminare verso un luogo più isolato.

<<Ashley!>> sentii Sophia chiamarmi. Mi voltai verso di lei. <<Perchè te ne stai andando?>> mi chiese afflitta. <<Per lasciarti festeggiare allegramente il tuo compleanno, credimi che è meglio che io me ne vada>> mi guardò con quei suoi occhi azzurri. <<Ma perché? Voglio che ci sia anche tu>> scossi la testa. <<Nessuno lì mi vuole, è meglio che torni a divertirti>> mi voltai dandole le spalle. <<Ti supplico, resta>> questa volta girai soltanto lo sguardo verso di lei. <<No Sophia, non posso. Ti rovinerei soltanto il tuo giorno. E' meglio che tu stia con le tue amiche>> <<Ma...>> la fermai prima che potesse dire qualsiasi cosa. <<Niente ma, è meglio così per entrambe>> sentii la presenza di qualcuno alle mie spalle. Mi girai verso Logan e tolsi delicatamente la mano di Sophia dal mio polso. Vedevo una lacrima solitaria solcarle il viso. Mi voltai verso la direzione da cui era arrivato Logan e cominciai a camminare.

Fino a casa di Cameron né io né Logan fiatammo. Sentivo che il mio equilibrio interiore era più che precario e non volevo aggredire anche Logan per rimanere definitivamente sola.

Logan aprì la porta, ma all'ingresso trovammo un uomo sconosciuto. Guardai fisso davanti a me sperando che Logan facesse qualcosa. L'uomo guardò prima me e poi spostò lo sguardo su Logan. Scosse la testa ed esclamò. <<Che birbantelli>> il ragazzo dietro di me fece una mezza risata. <<Lo sappiamo entrambi che anche tu alla nostra età eri così>> chiuse il cassetto del mobile in cui stava cercando un paio di chiavi.

<<Mi avete preso tutte le chiavi e rimango chiuso fuori da casa mia, ma ditemi voi>> guardai l'uomo con più curiosità. Assomigliava molto a Cameron. <<Che fai Logan, non me la presenti?>> feci un passo avanti capendo che stava parlando di me. <<Brandon, questa è Ashley. Ashley, questo è Brandon>> gli sorrisi lievemente. <<Ashley, quella Ashley?>> Logan annuì. <<Per Dio Noah mi ha fatto una testa così parlando di te>> sorrisi già più felicemente. <<Si, ti vedevo circa così nella mia mente>> Logan sembrava rilassato stando con lui, quindi cercai di fare lo stesso. <<In ogni caso vi devo lasciare perché Laurie mi aspetta>> diede una pacca sulla spalla di Logan. <<Stammi bene Robinson e mi raccomando, non fare il coglione>> Logan scosse la testa. <<Ci vediamo ragazzi>> richiuse la porta lasciandoci soli.

Dopo alcuni attimi di silenzio parlai per prima. <<Era il padre di Cameron, vero?>> cominciammo ad andare in direzione della cucina. <<Esatto>> ero piuttosto confusa. <<Ma loro non vi volevano qui, o sbaglio?>> prese dell'acqua dal frigorifero e la versò in due bicchieri. <<Solo sua madre, Laurie. Lei non ci vuole qui. Brandon invece ci vuole bene come dei figli>> mi sedetti su una sedia continuando a guardarlo. <<Ci conosce da quando siamo nati, ma Laurie in questi ultimi anni non ci vuole attorno a suo figlio, per cui Brandon deve far finta di non volerci bene>> continuai ad osservarlo, sembrava più teso di prima. Non sapevo da cosa era provocata questa tensione, ma non mi piaceva affatto.

Mi avvicinai a lui. <<Che cosa nascondi qui dentro?>> indicai la sua testa. <<Anche tu nascondi qualcosa, sono dovuto venirti a prendere altrimenti facevi il culo a quelle>> sorrisi. <<Modestamente>> mi appoggiai al tavolo con le gambe per guardare in faccia Logan. <<E' stato Matthew a chiamarti?>> <<Già>> guardai il suo braccio stendersi e prendere il mio polso. <<Cosa succede?>> scrollai le spalle. <<Le solite stronze invidiose di tutto>> mi guardò interrogativo. <<E poi?>> sapeva sempre andare in fondo, non si fermava mai alla superficie delle cose. <<Sophia stamattina mi ha detto che solo grazie a me ha capito davvero il valore della famiglia. Ne sono felice, però non so. Mi è sembrato indiscreto il suo commento>> <<Perché sai che se anche non ci sei affezionata, quelle persone dovrebbero essere la tua famiglia>> era vero, non sbagliava mai.

<<Buonasera a tutti>> urlò Noah entrando in salotto con le buste della spesa. <<Fammi indovinare, hai comprato solo birra anche questa settimana>> mi misi a sedere aspettando la sua risposta. <<Ti stupirò Wilson ma no, non ho comprato solo birra>> mi misi una mano sul petto. <<Mi sorprendi>> aprì la busta e tirò fuori della carne e alcuni pezzi di pane. <<Ecco a lei>> lo guardai schifata. <<Facciamo un'altra volta>>

<<E dai Ashley, mangia che cresci>> ci sfidammo con lo sguardo. <<Mi stai dando della nana>> assottigliò lo sguardo. <<Sei solo diversamente alta>> <<Gentile da parte tua>> lui chiuse gli occhi sorridendo e annuendo. Mi si sedette vicino e si avvicinò al mio volto. Mi leccò la guancia. Girai lentamente lo sguardo verso di lui prima di vomitare. <<Che schifo! Perché lo hai fatto?>> alzò le spalle. <<Perché no?>> prese una lattina e la aprì mettendosi comodo.

<<Cosa faresti senza di me?>> mi chiese passando lo sguardo da me alla partita di football sullo schermo del televisore. <<Probabilmente niente>> sussurrai proprio lievemente per non farmi sentire, ma lui riuscì a percepirlo comunque. Avvicinò la mia testa alla sua spalla. <<Non lo so neppure io cosa farei senza di te>> mi rispose altrettanto lievemente. <<Forse ti voglio un po' di bene>> rimase concentrato sulla partita. <<Grazie>> fece una pausa. <<Forse te ne voglio anche io un po' di bene>>

Affezionarsi non era mai stato il mio forte, e di sicuro neanche quello di Noah. Una diversa ogni sera, niente legami ma solo fatti, finito il tutto non scriversi più. Per lui erano questo le persone. Forse dei manichini senza anima, dei corpi senza nulla all'interno. E non sapevo se stava facendo lo stesso con me, ma volevo pensare che con me fosse andato al dì là di questo, che non si fosse fermato al primo strato.

<<Ci vediamo tra tre settimane, mi raccomando allenati e non fare la stupida. Strauss mi avvisa di ogni cosa che fai e gli ho detto che ti può mandare in Michigan se non lo ascolti>> fulminai Will con lo sguardo. <<Chi te lo dice che farò la stupida, magari mi trovo meglio con lui che con te>> vidi il suo volto ferito. <<Va bene, stai pure con lui allora>> alzai gli occhi al cielo. <<Stavo scherzando!>> <<Io no>> mi sorrise.

<<Dai, vieni qui>> mi disse infine spalancando le braccia per accogliermi in un ultimo abbraccio prima della sua partenza per il Michigan. Lo abbracciai e sentii per la prima volta quella angoscia che mi faceva male allo stomaco. Sapevo che dovevo partire, ma solo in quel momento mi ero resa conto che era tutto reale, non avevo fatto un incubo da cui mi potevo risvegliare improvvisamente e pensare che andava tutto bene. <<Stammi bene e salutami Bella>> fece un passo indietro sospirando.

<<So già che le manchi tantissimo>> <<Lo so bene>> Will si incantò ad osservare un uomo che passava accanto a noi. <<Salutami tua mamma e dille che arrivo presto a trovarla>> lui tornò a guardarmi. <<No, non te la saluto. Devi venire tu di persona>> sorrisi. <<Appena posso arrivo>> <<Tanto lo sappiamo entrambi che ti piace più stare qui>> non gli risposi. Sapeva già la risposta come aveva ben detto.

Sentimmo l'annuncio del suo volo e ci immobilizzammo sul posto entrambi. Mi sembrava ieri il giorno in cui per la prima volta eravamo sbarcati all'aeroporto di Los Angeles. Sapevamo che la nostra avventura qui doveva ancora iniziare ed eravamo carichissimi, non vedevamo l'ora di iniziare. Volevo ripartire da zero, cominciare a conoscermi davvero non mettendomi sempre in secondo piano e questo devo dire di averlo fatto. Mi sono imparata a conoscere e ho conosciuto lati di me e della razza umana che non conoscevo. Avevo imparato a non dare per scontato quello che non tutti potevano fare, le mie abilità ginniche non le davo più così per scontate.

<<Quindi ci vediamo l'anno prossimo?>> mi disse scherzosamente Will, ma vedevo che era un filo nervoso. <<Ci vediamo in Michigan, l'anno prossimo>> gli dissi. <<Dio come passa il tempo>> mi guardò per l'ultima volta. <<Fai la brava e non farti mettere incinta>> alzai le braccia frustrata e lui scappò via prima che lo potessi prendere e picchiare.

Guardai la sua schiena fin quando non sparì tra la folla che popolava l'area delle partenze dell'aeroporto. Mi chiesi se anche quelli intorno a me si sentissero così oppressi come lo ero io. Sapevo che non era un addio, era un arrivederci. Ma faceva male lo stesso. Mi metteva davanti alla realtà più di quanto non lo volessi io. Faceva paura la velocità con cui era passato il tempo, ma era già ora di partire, di affrontare un'altra avventura che la vita mi metteva davanti. Tutto era così strano quanto elettrizzante.

La vita ti metteva davanti a tante sfide e tu dovevi accettarle, alcune potevano essere fatali, altre invece ti facevano vivere. Respiravi per la prima volta dopo tanto tempo, potevi goderti quello che avevi combinato soddisfatto di te stesso.

Era strano come tutte queste emozioni potessero essere scaturite solamente dalla partenza di Will per un altro stato, ma era così. Cominci a riflettere solo quando le cose ti colpiscono in piena faccia. E questo mi aveva colpito.


Spazio autore:

Ciao a tutti, come state? Sono finalmente tornata con un nuovo capitolo e mi voglio scusare per questa lunga assenza. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ashley ora è davanti alla realtà, tra poco se ne deve andare dalla California, ma non è pronta a farlo ancora.

Vi ricordo i miei social instagram: saudade_wattpad: e tik tok: jade_stories e vi ringrazio inoltre per le 100 mila visual. Senza di voi tutto questo non esisterebbe.

Vi voglio bene,

Giada

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