Saudade

By jadezstories

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COMPLETA in REVISIONE con SEQUEL "Our love was made for movie screens" Lei è Ashley Wilson. Introversa, per... More

Prologo
-Chapter 1-
-Chapter 2-
-Chapter 3-
-Chapter 4-
-Chapter 5-
-Chapter 6-
-Chapter 7-
-Chapter 8-
-Chapter 9-
-Chapter 10-
-Chapter 11-
-Chapter 12-
-Chapter 13-
-Chapter 14-
-Chapter 15-
-Chapter 16-
-Chapter 17-
-Chapter 18-
-Chapter 19-
-Chapter 20-
-Chapter 21-
-Chapter 22-
-Chapter 23-
-Chapter 24-
-Chapter 25-
-Chapter 26-
-Chapter 27-
-Chapter 28-
-Chapter 29-
-Chapter 30-
-Chapter 31-
-Chapter 32-
-Chapter 33-
-Chapter 34-
-Chapter 35-
-Chapter 36-
-Chapter 37-
-Chapter 38-
-Chapter 40-
-Chapter 41-
-Chapter 42-
-Chapter 43-
-Chapter 44-
-Chapter 45-
-Chapter 46-
-Chapter 47-
-Chapter 48-
-Chapter 49-
-Chapter 50-
-Chapter 51-
-Chapter 52-
-Chapter 53-
-Chapter 54-
-Chapter 55-
Playlist

-Chapter 39-

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By jadezstories

Anche l'ultima lezione della settimana giunse al termine. Ovviamente quella sera, come da tradizione, si sarebbe giocata la partita di football.

Raggiunsi Sophia nel corridoio. Lei aveva un'altra ora di lezione, mentre io ora sarei andata in palestra.

<<Quindi, ci incontriamo nel parcheggio della scuola?>> le chiesi avvicinandomi a lei. Rimase un attimo perplessa. <<Non te lo avevo detto?>> inarcai le sopracciglia. <<Che cosa non mi hai detto?>> <<Oggi c'è anche la partita di basket, io devo andare da Matt, ma se vuoi ci incontriamo poi>> scossi la testa. Non volevo obbligarla a badare a me. <<Non importa, vado da sola e poi ci vediamo alla festa>> non sapevo neppure io da quando partecipavo alle partite di football e alle feste senza che qualcuno mi obbligasse, ma sentivo come il bisogno di doverlo fare. <<Dimmi se ti serve un passaggio, altrimenti scrivimi quando sei già alla festa che ti raggiungo>> annuii salutandola e dirigendomi verso l'uscita di scuola.

Passate le mie meravigliose quattro ore in palestra, finalmente tornai al QG e dopo una doccia e un cambio d'abiti, mi incamminai verso lo stadio. Sentivo il vocio lontano fin da quando ero uscita dalla soglia, ma ai piedi delle gradinate il frastuono era ai massimi livelli. Mostrai il mio tesserino all'entrata e salii sulle gradinate della nostra squadra.

Ormai avevo compreso come funzionava. Mostravi il tuo pass, cercavi un posto nel settore della tua scuola, trovavi delle persone che conoscevi e ti sedevi. La partita cominciava e finiva, te la godevi e poi aspettavi pazientemente il tuo turno per andartene a svagarti ad una qualche festa organizzata dai ragazzi più popolari.

Trovai alcune ragazze del mio corso di matematica avanzata a parlare tra loro, c'erano alcuni posti liberi lì intorno ma sentivo comunque tutti gli occhi puntati addosso. Tutti si erano voltati verso di me, come se fossi la regina d'Inghilterra in persona ad una normalissima partita di football. Alcuni mi fecero un cenno di saluto, altri mi fissarono e basta.

Le ragazze mi notarono e mi chiesero di sedermi lì con loro. Accettai infilandomi tra due di loro e cominciarono a parlare di giocatori, numeri e posizioni. Io ascoltavo soltanto, non volendo interrompere la loro conversazione già precedentemente iniziata dal mio arrivo.

Mi sedetti, però le persone non sembravano intenzionate a distogliere lo sguardo da me. Non ne capivo il perché, mi sentivo soltanto a disagio. Volevo soltanto essere una delle tante ragazze della squadra di ginnastica della scuola, non Ashley Wilson, quella che risaltava perché aveva i soldi.

Soltanto all'arrivo dei giocatori in campo alcuni distolsero gli sguardi insistenti, ma altri invece continuarono a fissarmi costantemente. Cercai una via di fuga e mi concentrai sulla partita che stava per avere inizio. I giocatori erano messi uno di fianco all'altro verso le tribune, ma solo i Robinson spiccavano tra tutti quei ragazzi dai capelli bruni con spalle larghe e biondi con le gambe lunghe. Solo i due fratelli risaltavano tra i tanti. Avevano un'aura che faceva capire che loro non erano i semplici giocatori, erano qualcosa in più, in tutto e per tutto.

Le due squadre si radunarono ai lati del campo e la folla tornò a mormorare. Alla mia destra c'era un intero settore composto da genitori. Tutti avevano la maglia del figlio e alcuni più attrezzati avevano anche striscioni. Le mamme più vicine al campo riuscivano a salutare i figli e augurare loro buona fortuna, mentre i padri discutevano sulla formazione.

Distolsi lo sguardo da quella scena. Non avevo mai avuto una famiglia normale e vedere tutti quei genitori così in ansia per i figli faceva male. Mio padre non sapeva neppure che anno frequentassi. Mia madre non la consideravo, a lei non interessava niente di me.

Le ragazze accanto a me stavano ridendo per una battuta fatta dal ragazzo dietro di noi mentre io mi sforzavo soltanto di fare un sorrisino poco convinto. <<Dopo venite alla festa di Lee, vero?>> le ragazze sembravano non stare più nella pelle. <<Ovviamente, direi che non mi voglio proprio perdere l'occasione con Less Robinson>> la guardai interrogativa. 

<<Che cosa farà Less Robinson?>> le chiesi. <<Hanno detto che vuole battere il suo record. Dodici ragazze in una sera>> non volevo sapere altro. <<Ah, bene>> l'altra ragazza accanto a me si sistemò sulla seggiolina. <<Noi finita la partita andiamo a sistemarci nel bagno qui sotto e poi andiamo alla festa, resti con noi?>> mi era passata la simpatia per queste ragazze. Non le giudicavo di certo, Noah era uno che non si sottraeva alle ragazze, ma non mi entusiasmava il fatto di sapere che fosse andato anche con loro e non mi premeva il voler sapere i dettagli. 

<<No mi dispiace, dopo devo andare subito alla festa per incontrare Sophia>> si lanciarono un'occhiata tra di loro e poi annuirono. <<Beh ragazze, io sono disponibile>> il ragazzo dietro di noi ci stava palesemente provando e quella alla mia sinistra sollevò la mano. <<Shhh, sta cominciando la partita>> mi girai verso il campo e vidi già tutti i giocatori schierati e pronti per ricevere la palla. 

Logan, nonché quaterback, era posizionato sopra la palla ovale, pronto per lanciarla ai compagni. Noah invece stava saltellando, alcuni metri più indietro. Lui era il running back e si stava preparando ad andare a fare meta. Appena l'arbitro fischiò, Noah si arrestò, mentre Logan prese la palla tra le mani e la lanciò con forza all'indietro. Un ragazzo la ricevette e Noah cominciò a correre sorpassandolo. Gli lanciò la palla e appena la prese tra le braccia, cominciò a correre. Sfortunatamente un avversario lo prese per le gambe facendolo cadere a terra. Sentivo anche da lì le sue imprecazioni contro il compagno e sorrisi d'istinto. La ragazza alla mia destra mi guardò come a dire se fossi stupida o cosa. Non vedevo l'ora di andarmene da quel luogo e alzarmi dalla seggiolina scomoda e mezza rotta su cui ero seduta.

La partita si concluse e mi diressi verso il parcheggio per poter scrivere a Sophia non intralciando nessuno. 

"E' finita la partita, tra poco arrivo" le inviai il messaggio e mi guardai intorno. 

Molte di quelle persone le conoscevo di vista, ma di nessuno mi fidavo così tanto da chiedere un passaggio. In più non sapevo neppure dove fosse la festa. Sentii il telefono vibrare in tasca, sapevo che era Sophia, era l'unica con cui parlavo. Mi guardai ancora un po' intorno. Vidi delle figure un po' più avanti, sembravano delle ragazze ed un uomo. Decisi di tenermi a debita distanza e guardai lo schermo del mio cellulare. 

"Spero di arrivare presto anche se la partita credo durerà ancora un po'" rimisi il telefono nella tasca dei miei jeans e mi guardai le scarpe.

 <<Lo so, lo so papà>> le urla venivano dal gruppetto che avevo visto prima. <<Tu cosa ne pensi Melody?>> chiese la voce maschile. <<Secondo me ha ragione lei signor Johnson, non si può far scampare un'offerta simile>> una quarta voce si inserì nella conversazione. <<No zio ha ragione Livvy, non possiamo andare avanti se ci sono loro di mezzo>> <<Quei ragazzi si possono anche togliere, non sono un problema. Non mi sono mai piaciuti per di più>> stavo cominciando a riconoscere le voci. <<Ma loro si sono avvicinati a lei, se li togliamo di mezzo ne avranno il sospetto>> avevo sempre lo sguardo fisso sul cemento mentre le voci si riducevano a dei mormorii. Non sapevo cosa fosse successo, ma non volevo alzare lo sguardo.

Sentii dei passi e mi ritrovai delle figure davanti. <<Puoi anche alzare lo sguardo, almeno che non ti servano gli occhiali da sole>> Olivia Johnson era sempre simpaticissima. <<Suvvia Olivia lasciala in pace. Ashley è sempre un piacere vederti>> passai lo sguardo dal padre di Olivia, nonché amico di mio padre, a Olivia. Molti lineamenti erano simili e il primo impatto era lo stesso. Ero confusa, ma stavo cominciando a capire molte più cose. 

<<Salve signor Johnson>> lo salutai. <<Volevo farti i miei complimenti, tuo padre mi ha detto che tornerai in Michigan a inizio anno nuovo>> la figlia sogghignò. <<Un vero peccato, tutti ti vogliamo qui con noi>> il padre le rivolse un'occhiata complice. <<Avanti Olivia, non usare questo tono sarcastico>> le disse Melody, la ragazza di cui fino a poco fa non conoscevo il nome. <<Beh, altrimenti perché l'avrebbe fatta trasferire qui insieme alla sua famiglia>> il mio sguardo si soffermò sull'uomo. Davvero era lui che aveva insistito nel far trasferire mio padre ad ovest? Non ne capivo il motivo, ma di sicuro c'era sotto qualcosa di non molto bello. 

<<Tuo padre e io abbiamo molto più commercio e richiesta ad ovest, è stato un bene per voi trasferirvi qui>> rimasi immobile, non sapevo né cosa fare né cosa dire. <<Devo dire che assomigli davvero molto a tua sorella, era davvero in gamba e affidabile>> Olivia aveva stampato in volto un sorrisetto. Io cercavo di rimanere indifferente alla situazione. <<E' stata davvero una tragedia il suo incidente contro quella automobile, tuo padre voleva lasciarle l'azienda>> rimasi interdetta. 

Mio padre aveva detto che soltanto la nostra famiglia sapeva dell'eredità che voleva lasciare a Heather. O almeno, di sicuro lui non aveva fiatato e dubitavo anche di mia sorella. Non avrebbe mai voluto fare un torto del genere a mio padre, l'uomo di cui si fidava cecamente. 

<<Davvero un peccato, ma adesso l'azienda sarà nelle mani della nostra cara Ashley>> Olivia mi sorrise. Stavano facendo tutto quello per gli interessi. Il signor Johnson voleva l'azienda di mio padre e dato che secondo loro io ero quella che poteva ereditare, mi avrebbero fatta fuori. Erano stati loro a uccidere mia sorella. Ne ero sicura. Quegli sguardi e quelle occhiate venivano lanciate da persone che sapevano, che volevano agire.

<<Vorrei tanto intrattenere la conversazione ma dobbiamo andare, ci vediamo Ash>> quello era il soprannome con cui mi chiamava sempre mia sorella. Avevo appena avuto conferma dei miei sospetti.

Se ne andarono e rimasi, per l'ennesima volta, a chiedermi cosa avessi fatto di male per meritarmi quel trattamento.

Quando mi risvegliai dai miei pensieri trovai Jordan lì vicino, appena uscito dallo spogliatoio e gli chiesi un passaggio alla festa. Mentre uscivamo dal parcheggio vidi Logan e Noah uscire dallo spogliatoio. Li osservai soltanto e loro fecero lo stesso con me. Non avevo intenzione di mostrargli le mie emozioni perchè neppure io le capivo, quindi era meglio rimanere con uno sguardo senza di esse, senza sentimenti mischiati.

Jordan e io scendemmo dall'auto a una cinquantina di metri dall'abitazione dove si sarebbe svolta la festa, dato che entrambi i lati della strada erano pieni zeppi di vetture appartenenti a tutti quelli che alla festa erano già. <<Ti ringrazio per il passaggio>> dissi a Jordan richiudendo lo sportello della sua Toyota. <<E' sempre un piacere aiutarti, dimmi se ti serve qualcosa che io sono sempre a tua disposizione>> gli sorrisi. <<Grazie ancora, ci vediamo>> mi salutò con un cenno del capo e io cominciai a camminare verso l'entrata della casa. Scrissi un altro messaggio a Sophia ed entrai. 

Era un'abitazione di medie dimensioni, una classica villetta americana dove viveva una classica famiglia americana, tutto nella norma. Salutai alcuni ragazzi della squadra di baseball e poi altre mie compagne del corso di fisica. In ogni caso l'intero salotto, che prima era contornato da un rumore di urla e schiamazzi, ora era più tranquillo. Tutti mi stavano osservando, di nuovo. Mi guardai intorno, cercando qualcuno con cui parlare, ma Sophia non era ancora arrivata e le altre persone sembravano troppo prese a squadrarmi. 

Dopo alcuni istanti di panico più totale, la porta si aprì con le uniche persone che in quel momento potevano deviare l'attenzione su di me. Le luci psichedeliche mi impedivano di vederli bene, ma era palese che fossero perfetti anche quel giorno. In quel momento tutti si girarono nella loro direzione, le ragazze sistemandosi i top già stretti e i ragazzi cercando di essere come loro, assumendo le loro andature.

I Robinson e Janson mossero qualche passo, salutando alcune persone per poi ignorare il resto e venire nella mia direzione. Ovviamente non avevo intenzioni di spostarmi per farli passare. <<Ehilà fagiolina>> Noah aveva proprio l'abilità di inventare i nomignoli più brutti. <<No. Non cominciare, non voglio nessun soprannome. Sono solamente Ashley>> Cameron trattenne un sorriso. Noah sembrava indignato, mentre Logan era impassibile. 

<<Non osare dire che i miei soprannomi sono brutti perché questo mi è venuto dal cuore>> alzai le sopracciglia. <<Vuoi che ti ricordi che fine hanno fatto i tuoi fagioloni?>> Logan questa volta accennò ad un sorriso. 

<<No, non me lo ricordare. Sono ancora in lutto>> cercai di non ridere anche se era piuttosto difficile. <<Vuoi venire con noi nel retro? Ci sono anche alcune ragazze>> Cameron si avvicinò a me per sovrastare il suono della musica che era stata accesa a tutto volume in quel momento. <<No, aspetto Sophia. Magari dopo arrivo>> annuì e poi i ragazzi mi superarono per andare verso il retro. Rimasi nuovamente sola, ma questa volta le persone non mi osservavano più, anzi, sgomitavano per andare nella direzione in cui erano spariti i tre baldi giovani.

Erano ormai le tre di mattina. Io ovviamente ero sveglia e vagavo per la casa dei miei genitori cercando qualcosa da fare. Avevo esplorato la cantina e anche la soffitta, ma non avevo trovato niente che potesse collegare il signor Johnson alla morte di mia sorella. Ormai mi ero arresa e ora ero distesa sul letto nella camera che mi era stata assegnata quando ero piccola. I miei genitori avevano più di una decina di case sparse in tutto il paese, tra cui questa. 

La avevano acquistata ancora quando ero bambina e alcune volte durante la mia infanzia eravamo venuti qui qualche settimana. L'unico ricordo che avevo però era quel giorno in cui mia sorella mi aveva mostrato questa camera e mi aveva detto di non frignare, altrimenti lei avrebbe sentito tutte le mie lamentele dalla stanza di fronte. Non la avevo mai chiamata casa mia, era sempre stata la casa dei miei genitori, perché di mio c'era ben poco e una abitazione per essere chiamata casa dovrebbe almeno evocare momenti felici e spensierati, che lì non avevo mai avuto.

Certi ricordi erano impressi in me come se fossero il marchio a fuoco che si fa sul prosciutto e quelli di mia sorella era particolarmente frequente che la mia mente li ripescasse.

Improvvisamente sentii un rumore provenire dal piano di sotto. Sembrava che qualcuno stesse battendo sulla porta. Cercai di prendere coraggio anche se in quel momento avevo le mani che tremavano. Se fosse stato un rapinatore alla porta lo avrei volentieri ringraziato di portare via qualcosa ai miei genitori, ma se fosse stato un assassino non sarei stata altrettanto felice e pimpante di aprirgli la porta di casa per accoltellarmi.

Scesi le scale con rapidità, ma cercando anche di fare piano. Mi sentivo uno dei power rangers in azione. Arrivai davanti alla porta. Sembrava che la persona al di là la volesse staccare dai cardini per la violenza con cui veniva tempestata di pugni. Feci una breve preghiera prima di far scattare la serratura e aprire piano il battente. Mi ritrovai davanti l'ultima persona che avrei mai potuto pensare. Logan Robinson era lì. Davanti alla porta della casa dei miei genitori. Alle tre di notte. Ubriaco.

Aveva la mano stretta a pugno e gli occhi di un verde scuro. Sembrava perso, in cerca di un qualcosa. Ma non capivo cosa facesse lì a quell'ora tarda. Feci per parlare ma mi arrestai. Probabilmente anche se avessi cercato di cominciare una conversazione, lui non avrebbe capito una parola e sarebbe stato tutto tempo sprecato. Non sapevo se avvisare Noah o Cameron, ma se Logan, quello sempre più posato era ridotto così, non volevo immaginare i suoi due compagni di avventure. 

Dato che ero appoggiata alla porta, lui non perse l'occasione ed entrò. Aveva solamente gli occhi che mostravano il tasso alcolemico elevato nel suo corpo, perché la camminata era più che normale, anche se qualche piccolo sbilanciamento ai lati lo aveva. Si fermò davanti alla scalinata e si voltò nuovamente verso di me. Chiusi la porta e lo guardai. Non sapevo se fosse consapevole di chi fossi o dove si trovasse, ma in un qualche modo era arrivato fin qui e non sembrava essersene pentito. 

Aveva i capelli piuttosto spettinati e le braccia erano leggermente graffiate. I suoi occhi, anche se leggermente socchiusi, guardavano nei miei. C'era dentro un sentimento che non capivo, forse era dato dall'alcol, ma i quel momento non me ne importava. 

Feci alcuni passi verso di lui e la distanza tra noi si ridusse drasticamente. <<Porca puttana>> sussurrai prima che lui mi prendesse per le cosce e mi sollevasse verso di lui. Il mio viso era a pochi millimetri dal suo e i nostri respiri affannosi cominciarono a mischiarsi. I suoi occhi erano incollati ai miei fin quando la distanza non fu abbattuta. Le nostre labbra entrarono in collisione assaporandosi. 

Nel bacio c'era un sapore di birra e un qualche drink. Le nostre bocche avevano bisogno di quel contatto, di sfiorarsi. Le mie gambe erano allacciate alla sua vita e mentre una mano era sulla mia schiena, l'altra accarezzava la mia gamba.

Logan fece qualche passoindietro per non perdere l'equilibrio. Staccò un attimo le nostre labbra percercare un posto dove stare più comodo e si avvicinò alla poltroncina. Tropposchifata anche solo dall'idea, mi rimisi in piedi e salendo le scale lo portaiin camera. Si sedette sul letto e divaricando le gambe mi spinse verso di lui.Mi piegai continuando il bacio che avevamo lasciato in sospeso. 

I nostrirespiri erano sempre più affannosi mentre intorno a noi si sentiva soltanto loschiocco dei nostri baci. A distanza di qualche ora sicuramente lui se nesarebbe già dimenticato e io me ne sarei pentita, ma quelli erano dei dettaglitrascurabili. 

Mi prese per la parte bassa della schiena e si distese sul letto.Io gli ero sopra mentre le nostre bocche continuavano ad assaporarsi e le suemani esploravano la mia pelle. Mi accarezzò il fianco, sfiorando con le dita lamia pelle, per poi passare alla pancia. Non avendo più fiato staccai la miabocca dalla sua, rimanendo a qualche millimetro di distanza. 

Gli sfiorai lamandibola, per poi andare lungo il bicipite. I suoi occhi erano incollati aimiei, osservavano ogni minima variazione delle mie emozioni, che in quelmomento erano fin troppo sconosciute anche a me stessa. Ero scossa dai brividima non volevo darlo a vedere. Logan mi afferrò facendomi sedere sul suo grembo.A quel punto la sua maglietta si mosse e gli scoprì gli addominali. Accarezzaianche quel punto che sembrava particolarmente sensibile per il ragazzo davantia me. 

Chiuse gli occhi per un attimo e quando li riaprì il sentimento che avevonotato anche prima nei suoi occhi, ora era ancora più marcato.<<Cazzo>> la sua voce era roca e il sospiro che si lasciò scamparedalle labbra mettevano a duro repentaglio il mio autocontrollo. 

Si alzò e presele mie labbra tra le sue con violenza. Sembrava davvero che non potesse piùcontrollarsi. Era un bacio avido e urgente. Quel sapore di birra ormai eradiventato molto più lieve, ma mi stava cominciando anche a piacere. 

Rotolammonel letto fino a che non mi ritrovai io sotto e lui sopra di me che si reggevasull'avambraccio per non schiacciarmi. Ormai la distanza tra noi non c'era più,probabilmente soltanto perché lui era ubriaco, ma io invece non lo ero. Noncapivo cosa mi prendesse, ma era impossibile sottrarsi a Logan Robinson. Sapevosoltanto quello. Non capivo altro, soprattutto se di mezzo c'era lui. 


Spazio autore:

Ciao a tutti, come state? Abbiamo appena assistito ad una scena, ma potrà cambiare il rapporto tra Ashley e Logan? Riusciranno a mettersi insieme? 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Vi ricordo i miei social instagram: saudade_wattpad_ e tik tok: jade_stories

Vi voglio bene, 

Giada       

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