Saudade

jadezstories द्वारा

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COMPLETA in REVISIONE con SEQUEL "Our love was made for movie screens" Lei è Ashley Wilson. Introversa, per... अधिक

Prologo
-Chapter 1-
-Chapter 2-
-Chapter 3-
-Chapter 4-
-Chapter 5-
-Chapter 6-
-Chapter 7-
-Chapter 8-
-Chapter 9-
-Chapter 10-
-Chapter 11-
-Chapter 12-
-Chapter 13-
-Chapter 14-
-Chapter 15-
-Chapter 16-
-Chapter 17-
-Chapter 18-
-Chapter 19-
-Chapter 20-
-Chapter 21-
-Chapter 22-
-Chapter 23-
-Chapter 24-
-Chapter 25-
-Chapter 26-
-Chapter 27-
-Chapter 28-
-Chapter 29-
-Chapter 30-
-Chapter 31-
-Chapter 32-
-Chapter 33-
-Chapter 34-
-Chapter 36-
-Chapter 37-
-Chapter 38-
-Chapter 39-
-Chapter 40-
-Chapter 41-
-Chapter 42-
-Chapter 43-
-Chapter 44-
-Chapter 45-
-Chapter 46-
-Chapter 47-
-Chapter 48-
-Chapter 49-
-Chapter 50-
-Chapter 51-
-Chapter 52-
-Chapter 53-
-Chapter 54-
-Chapter 55-
Playlist

-Chapter 35-

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jadezstories द्वारा

Mi chiusi la porta del QG alle spalle, lasciando il silenzio che si era creato mentre tutte le mie compagne dormivano beatamente in un sabato mattina qualsiasi. Mi lasciai sfuggire un sospiro che stavo trattenendo per non far troppo rumore in giro per l'abitazione. In quei ultimi giorni ero tornata a stare sola, come ai vecchi tempi. Non mi erano mancati, ma ero troppo orgogliosa per chiedere scusa a Sophia e lei non aveva intenzione di rivolgermi la parola. Le mie compagne di squadra erano tese perché in quei giorni si sarebbe presentato un allenatore di un'università e avrebbe assegnato a qualcuna di loro una borsa di studio.

Mi incamminai verso il centro città. C'ero stata poche volte nonostante vivessi lì da diverso tempo, ma non avevo mai avuto l'esigenza di doverci andare. Stavo camminando per un quartiere residenziale quando ricevetti una chiamata da Marc. Ci sentivamo spesso per messaggio, ma era raro ricevere chiamate da lui, soprattutto quando in Michigan era mattina inoltrata e solitamente lui si trovava a letto a dormire fino a tardi nel weekend.

<<Ciao Marc, a cosa devo questa chiamata?>> gli chiesi ironica. Lui fece una risatina che mi fece subito arrestare. <<Ciao Ashley, ti ho chiamato solamente per fare due chiacchiere, tutto qui>> sospirai. <<Marc, non mi chiami mai, dimmi che cosa succede>> gli chiesi lievemente scocciata. Sentii un fruscio, come se il telefono fosse stato preso in mano da qualcun altro. 

<<Veramente volevo chiamarti io>> cercai di trattenere l'impulso di gettare il telefono sotto alla prima automobile che passava. Speravo di aver sentito male, ma purtroppo non era così. <<Cosa vuoi James?>> chiesi a livelli di fastidio atomici. Se c'era una cosa che mi faceva imbestialire erano le persone che dopo anni si pentivano di quello che avevano fatto. Potevate pensarci prima che arrivassero le conseguenze della vostra azione. <<Wo wo wo, non ci agitiamo>> lo avrei volentieri preso a schiaffi, ma di quelli che ti rimane lo stampo della mano per giorni. <<Ti ricordavo meno aggressiva Ley ley>> cercai di non vomitare per quel nomignolo assurdo che mi aveva appena dato. <<E io ti ricordavo meno coglione, ah no aspetta, lo sei sempre stato>> cominciò a ridere, come se non lo avessi appena deriso. <<Mi piace questa ironia>> ricominciai a camminare verso il supermercato più vicino mentre aspettavo che la persona dall'altra parte del telefono dicesse cosa voleva esattamente da me.

<<Era da tanto tempo che non ci sentivamo e Marc mi ha detto che ti sei trasferita fuori dallo stato. Spero di poter far un salto a trovarti se sei in Ohio>> l'unica cosa che mi faceva piacere della chiamata era che lui pensasse che mi trovassi in uno stato confinante con il Michigan e non in California. Almeno potevo stare tranquilla di non ritrovarmelo in giro. <<Vorrei proprio, ma non so se riuscirò mai a trovare uno spazio nella mia giornata per sprecare tempo>> dissi con tono dispiaciuto. Mi piaceva usare il sarcasmo con lui. <<Se vuoi potrei venire io. Sono sempre libero per te>> arrivai davanti al supermercato, c'erano diverse persone che prendevano i carrelli e che affollavano il parcheggio. Nessuno mi era familiare, ma non me ne sorprendevo. Non uscivo così spesso di giorno per poter dire di conoscere gli abitanti di quel posto. James continuava a parlare ma non lo stavo ascoltando. La mia attenzione era stata catturata da un suv che era appena entrato nel parcheggio. Un uomo smontò dalla macchina. Mi era piuttosto familiare il volto e mi ricordai subito chi fosse. Misi giù la chiamata che mi aveva soltanto fatto perdere tempo e avanzai verso l'entrata del negozio, dove era diretto ache l'uomo. Gli passai accanto sorpassandolo e lui si schiarì la voce. Mi girai nella sua direzione soddisfatta del mio piano.

<<Oh ehm, ciao>> mi sorrise lievemente. <<Salve>> gli risposi. <<Ci conosciamo per caso?>> gli chiesi cercando la risposta che volevo. <<Si, sono un collega di tuo padre. Tu devi essere Ashley deduco>> annuii. <<Mi perdoni ma non ricordo il suo nome>> mi finsi imbarazzata. <<Sono Colton Johnson>> mi porse la mano e gliela strinsi. Il cognome mi suonò familiare ma non mi ricordai assolutamente dove lo avevo sentito prima. Per di più non era poi così raro trovare qualcuno con lo stesso cognome.

Mi salutò andando per la sua strada mentre io continuavo a chiedermi di chi potesse essere parente.

I suoi lineamenti mi ricordavano qualcuno a me noto, ma mi era davvero difficile definire chi.

In ogni caso continuai a fare la mia spesa per l'imminente viaggio e comprai anche qualcosa da mangiare per colazione alle ragazze della squadra già che ero lì.

Quella sera stessa, a poche ore dalla mia partenza, mi ritrovai a vagare per il QG da sola. Le mie conviventi erano andata ad una festa di un'università pubblica vicina. Mi avevano domandato se volessi andarci, ma ovviamente avevo rifiutato, ancora prima di sapere che avrebbero partecipato molte persone dell'ultimo anno, di cui faceva capo Logan. 

Andai al piano terra e quasi non urlai quando vidi Autumn seduta sul divano. Era avvolta da una coperta così spessa che quasi sembrava un orso. 

Mi avvicinai a lei. Vedevo il suo sguardo preoccupato, fisso sul pavimento che aveva davanti. <<Che succede?>> le chiesi cauta. Alzò il suo viso sempre radioso verso di me. <<Stavo solo cercando di non pensare a quello stupido allenatore di quella stupidissima università a cui vorrei stupidamente entrare>> si accasciò nuovamente sul divano con il volto mezzo coperto dalla coperta. 

<<Ti posso assicurare che entrerai. Ci scommetterei la mia gamba destra, la migliore, che sceglieranno te. Sei brava e hai le doti giuste>> scosse la testa. <<No, quella sei tu e non so come tu faccia a non essere in ansia. Io devo solamente essere ammessa ad un college, mentre tu entri in nazionale e sei in modalità zen. Come fai? Spiegami le tue doti>> le sorrisi. 

<<Vedrai che sarai la prima ad essere contattata. Basta solo molto autocontrollo e una montagna di buona volontà. Le cose verranno da se>> lei sorrise. <<Mi piace la tenacia che hai nel rassicurare gli altri, ma distruggere te stessa. E' notevole come dote>> fu il mio turno di abbassare lo sguardo. 

<<Te lo dico davvero con il cuore in mano, non sottovalutarti, mai. Sei la più brava tra di noi e ti meriti di arrivare dove sei ora e dove sarai tra qualche anno. Davvero, meriti tutto quello che di bello ti ha dato questo mondo>> mi morsi il labbro per trattenere tutte le emozioni che avevo dentro. 

<<Grazie>> la abbracciai. <<Guardiamo qualche programma demente che trasmette la rete americana alle dieci di sera?>> mi chiese e io annuii. 

Alcune ore dopo la porta si aprì. Georgia, Victoria e Jessica arrivarono nel salotto accendendo tutte le luci possibili della casa. <<Siete sveglie vecchiette?>> ci chiese ironica Jessica mentre accendeva anche la luce sopra di noi. Io e Autumn ci stiracchiammo, sbattendo gli occhi per riadattarli alla luce. <<Abbiamo provato a restare sveglie, ma dopo le nove di sera è quasi impossibile riuscire a tenere aperti gli occhi>> dissi ironica facendo ridere le quattro ragazze intorno a me. 

<<Sia chiaro, non parlerò mai più a Robinson quando è incavolato nero con il mondo>> il mio cuore perse un battito a sentire quel nome. Chissà cosa aveva quel giorno. 

<<Fatemi spazio, voglio guardare anche io questo film!>> urlò Georgia infilandosi sotto la coperta accanto a me. <<Ei! Aspettami!>> disse Victoria raggiungendola. Anche se il film era quasi finito era un divertimento stare con loro. In quell'ultimo periodo avevo un po' abbandonato la loro compagnia, ma era sempre divertente passare tempo con quelle ragazze.  

La settimana che passai in Texas si rivelò più divertente di quanto pensassi. Il giorno della mia partenza lo avevo passato a farmi paranoie su quanto potessi essere peggio delle ragazze che ci sarebbero state al colleggiale. Era un ritiro della nazionale e se ci stavo per partecipare sapevo di non essere messa così male ma sicuramente sarei stata tra le peggiori, facendo delle figuracce assurde.

Arrivai in Texas dopo circa tre ore di volo, passate a convincermi di aver fatto la scelta migliore per me stessa e gli altri. Forse avrei dovuto avvisare almeno Sophia della mia partenza, ma non le sarebbe comunque importato niente.

L'aeroporto di Dallas era molto affollato ma riuscimmo comunque a farci spazio nella ressa e ad uscire sani e salvi con tutti i bagagli. Era sera e dopo una cena veloce ci ritirammo nella stanza d'hotel presa soltanto per quella notte. Le notti successive le avremmo trascorse negli alloggi riservati ad atleti e allenatori della palestra che ci avrebbe ospitato.

La settimana di allenamento iniziò con delle rapide occhiate, ognuna guardava le altre cercando di capire chi fosse. Io metà le conoscevo, erano famose per la loro bravura e per i loro successi avuti in gara con punteggi strabilianti che avevano perfino fatto restare a bocca aperta i giudici. C'erano quelle con dei nomi noti a tutta la nazione e altre che stavano per diventare leggende. Mi sentivo orgogliosa di me stessa ma allo stesso tempo molto agitata di fare errori stupidi e fare brutta figura.

I coach ci misero in riga e dopo aver fatto un discorso ci divisero in gruppi per gli attrezzi che avremmo fatto dopo. Cominciammo a riscaldarci e la palestra fu avvolta da un silenzio surreale che mi mancava da molto tempo alla Saint Ville. Lì eravamo tutte quante a ridere e scherzare mentre qui tutto era silenzioso, come se avessimo parlato qualcuno ci avrebbe scoperte.

Finito il riscaldamento ci chiamarono una ad una per farci delle foto, non avevo idea per cosa servissero ma non obbiettai.

Tornata dal set fotografico andai a volteggio, dove c'era la mia suddivisione. Mi avvicinai all'ultima ragazza della fila, Grace. La conoscevo perché era una della nazionale, un pezzo grosso.

<<Ehi scusa, chi è l'ultima della fila?>> le chiesi quasi timidamente. Lei si voltò verso di me e mi sorrise.

<<Sono io, se vuoi passa pure avanti. Oggi sono davvero sfinita!>> le sorrisi a mia volta.

<<Tranquilla, aspetterò dopo di te. Comunque sono Ashley>> mi presentai educatamente.

<<Io Grace. Non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?>> mi chiese.

<<Si, sono nuova. E' la mia prima volta in nazionale e sinceramente non so neppure se ci sono dentro>>

<<Sono sempre troppo vaghi, ho dovuto aspettare la convocazione alla prima gara internazionale per averne la certezza>> disse ridendo. <<Sono pure io abbastanza nuova, mi hanno presa pochi mesi fa e ora eccomi qui. Tu di dove sei?>>

<<E' complicato da spiegare. La mia palestra principale è in Michigan ma ora mi alleno alla Saint Ville, in California>> lei mi osservò per poi spalancare gli occhi.

<<Allora sei Ashley Wilson! Ora ho capito dove ti avevo già vista>> le sorrisi e lei mi fece segno di aspettare dato che era il suo turno al volteggio. Eseguì il suo salto e Will cominciò a preparare tutto per il mio.

Dopo il mio salto discreto, visto da mezzi allenatori che proprio in quel momento si girarono verso la mia direzione tornai indietro da Grace.

<<Faceva molto schifo?>> le chiesi riferendomi al mio salto ma lei mi tranquillizzò dicendomi che gli allenatori dovevano solo vedere come me la cavavo.

<<E' orribile avere tutti gli occhi addosso, ti senti troppo giudicato!>> mi lamentai con lei.

<<Benvenuta nel club. Da qui in poi sarà tutto così>> probabilmente vide la mia faccia terrorizzata e scoppiò a ridere. <<Tranquilla, sto solo scherzando>>

Per il resto della settimana conobbi le altre ragazze piano piano, altre invece non ebbi l'occasione di parlarci molto insieme. Quelle con cui iniziai a parlare però, erano molto simpatiche e sembravano gentili nei miei confronti. A tutte, probabilmente per capire come fosse la vita dei nostri coetanei che non praticavano sport agonistici, mi chiesero come fosse la Saint Ville. Quando mostrai loro le foto scattate durante le partite di football e alle feste rimasero affascinate.

<<Che cosa ci stiamo perendo! Altro che dormire alle dieci per andare ad allenamento la mattina!>> gridò durante la pausa pranzo Emma, facendo voltare nella nostra direzione alcuni allenatori, tra cui Will che mi fulminò con lo sguardo.

Capii però, in quella settimana, cosa voleva dire essere una ginnasta a livello nazionale. Tutte sembravano molto contente delle loro scelte e, nonostante volessero anche loro un briciolo di normalità, non si pentivano affatto di aver scelto lo sport al posto della scuola e di una vita normale. Nessuna di loro avrebbe mai fatto scambio con qualcun'altro perché, per arrivare dove erano adesso, avevano faticato tantissimo e ci avevano messo tutte le loro forze per poter essere delle persone e delle ginnaste di grande potenza.

In quella settimana capii pure che, nonostante le difficoltà, dovevo fregarmene del giudizio altrui e, grazie a quelle ragazze che avevo conosciuto in una sola settimana lo avevo capito nel vero senso delle sue parole. Sempre qualcuno mi avrebbe giudicata ma io dovevo semplicemente sorridergli, facendogli vedere quanto poco mi fregasse del suo commento.

Il venerdì pomeriggio, fu quasi doloroso doverle salutare. Erano state un ottimo punto di riferimento per questi giorni di ritiro. Alla fine di essi però, mi consegnarono, davanti a tutti i presenti al colleggiale, la mia felpa e il mio tesserino della nazionale. Per me fu quasi come vedere la me bambina prendere il primo premio, solo che ora avevo una decina di anni in più. Tornai al posto e ci furono i saluti finali. Abbracciai forte Grace ed Emma, le due con cui avevo legato di più e ci lasciammo con la promessa di rivederci presto.


Spazio autore:

Ciao a tutti, come state? Spero vi sia piaciuto il capitolo anche se non ne sono troppo soddisfatta. Vi ricordo i miei social instagram: saudade_wattpad_ e tik tok: jade_stories

Vi voglio bene, 

Giada

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