17. Pancake ai mirtilli

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I raggi del sole colpiscono i miei occhi, ormai so che non riprenderò più sonno quindi, per quanto non vorrei, decido che è ora di alzarsi da questo letto. Allungo le braccia sopra la testa e mi stiro, per poi girarmi sul fianco e subito il mio sguardo cade sulla figura sdraiata accanto a me. Sta ancora dormendo, una mano infilata sotto il cuscino e l'altra sotto la guancia, i capelli arruffati e le labbra socchiuse. Mi avvicino appena, spostandogli alcune ciocche di capelli dalla fronte e non posso che sorridere davanti a tanta meraviglia.

"Ehi tesoro." sussurro piano cercando di svegliarlo il più dolcemente possibile. In risposta ottengo un leggero mugolio, ma poi nessuno altro suono o movimento che mi lascino intendere che stia per svegliarsi. Allora porto una mano trai suoi capelli accarezzandogli piano la testa e avvicino la bocca al suo orecchio.

"Dai dormiglione! È ora di alzarsi." gli dico a voce leggermente più alta.

"Ancora 5 minuti." borbotta sfregando il viso sul cuscino.

"Se ti alzi subito ti preparo i pancakes per colazione." ribatto allora, certa di poterlo convincere in questo modo.

"Quelli con i mirtilli?" mi chiede senza aver ancora aperto gli occhi.

"Quelli con i mirtilli e se mi fai vedere quei begli occhi ci aggiungo anche lo sciroppo d'acero."

Alle mie parole porta una mano sul suo viso, sfregandosi piano le palpebre per poi osservarmi con le sue meravigliose iridi verdi.

"Buongiorno." mugugna ancora assonnato sbadigliando rumorosamente, per poi regalarmi un tenero sorriso.

"Buongiorno piccolo." rispondo sorridente, mettendomi a sedere con la schiena contro la testiera.

"No! Piccolo no!" sbuffa con un adorabile broncio sul viso, mentre si mette a sedere anche lui accanto a me.

"Perché no?" gli domando.

"Non mi piace, tutto qui." ribatte scrollando le spalle poggiando la testa sulla mia spalla.

"Va bene ragazzino, non ti chiamerò più piccolo." prometto con un sorriso divertito sul viso.

"Grazie zia Lizzie." mormora sfregando il viso nell'incavo del mio collo.

"Di niente, Noah. Ora però alziamoci e andiamo a fare colazione!" rispondo lasciandogli un bacio leggero tra i capelli.

"Andiamo!" esclama entusiasta allacciandomi le braccia al collo e schioccandomi un bacio sulla guancia, per poi scendere dal letto e correre fuori dalla porta. Scuoto la testa divertita e lo seguo immediatamente, per quanto lo adori, so che lasciarlo da solo non è mai una buona idea, perché potrebbe combinarne di ogni. Raggiungo la cucina e già lo trovo con la testa infilata dentro il frigo, mentre tenta di recuperare tutti gli ingredienti necessari. Lo lascio fare e intanto accendo il bollitore per il the e recupero due tazze, lanciandogli un'occhiata ogni tanto per essere certa che non combini qualche disastro.

"Zia Lizzie!" mi richiama con voce lamentosa allungandosi verso uno dei ripiani più alti del frigorifero. Trattengo un sorriso davanti alla sua aria spazientita e mi avvicino recuperando la ciotola con i mirtilli, per poi lasciarla nelle sue mani.

"Allora cosa ti manca?" gli domando mentre lui recupera una sedia per metterla di fronte al bancone della cucina e salirci.

"Lo zucchero e la farina, ma ho aspettato te per prenderli, perché l'ultima volta ho fatto un disastro."  mi risponde ridacchiando.

"Già, non ricordarmelo." ribatto sollevando gli occhi al cielo. Dovevamo fare una torta per il compleanno di sua mamma e la piccola peste nel prendere la farina è scivolato, finendo di peso sul sacchetto e sparpagliando farina ovunque, noi due compresi.

KintsugiWhere stories live. Discover now