1.Finalmente a casa*

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Vista da uno sguardo esterno quella di oggi potrebbe sembrare la solita afosa giornata di giugno nella assolata California, ma non per me e soprattutto non oggi. Oggi è in assoluto una giornata speciale,di quelle che ti fanno venire voglia di segnarle sul calendario con un pennarello rosso per imprimerle per sempre nella memoria. Sorrido, non potrei fare altrimenti, diretta a Santa Monica, al volante della mia vecchia 500 rossa decapottabile e il mio migliore amico affianco, l'unica persona con cui avrei potuto condividere questo momento, l'unica persona che c'è sempre stata in ogni più significativo istante della mia vita. Ogni più piccolo dettaglio mi rende felice: il vento che mi ingarbuglia i capelli, l'odore salmastro del mare, i raggi del sole che mi accarezzano, il calore che pizzica sulla mia pelle come lo fa questa gioia con il mio cuore e la voce del mio amico, che arriva dal sedile del passeggero, mentre accompagna la voce dei fratelli Gallagher sulle note di un loro vecchio e intramontabile successo degli Oasis, trasmessa dall'unica stazione su cui si riesca a sintonizzare la mia vecchia autoradio. Ma è quando,dopo qualche kilometro, svoltando su una strada più che familiare e vendendo in lontananza la mia destinazione, che sento il petto vibrarmi di felicità. Eccola lì, la nostra vecchia casa al mare di famiglia, da oggi la mia nuova casa. Mentre percorro gli ultimi metri che mi separano dal mio nuovo inizio, un sorriso sempre più grande si fa spazio sul mio viso, più mi avvicino e più tutti i bei ricordi legati a questo luogo mi appaiono prepotenti davanti agli occhi. Posteggio l'auto a qualche metro dalla porta di entrata, non scendo, ho bisogno di prendermi ancora qualche minuto per poter veramente realizzare di essere qui finalmente, nel posto che amo più al mondo. Mi volto, mi viene spontaneo cercare il volto di Louis in questo momento, quel volto che proprio ora risplende di gioia, la stessa che contagia il mio corpo fino a farmi tremare il cuore, come se non fossi più in grado di contenerla, come un palloncino pieno d'acqua pronto ad esplodere se riempito ancora, che non mi ricordavo nemmeno come fosse sentirsi così felici da poter scoppiare di felicità.
"Dio non hai idea di quante cose mi riporta alla mente questo posto." Mormora, gli occhi fissi davanti a lui, dal suo tono si percepisce tutta la sua commozione, riesco a sentire scorrermi addosso tutta l'emozione che prova per essere qui con me, di nuovo. Apro la portiera, mi basta un cenno per fargli capire di seguirmi, poi mi appoggio al cofano della mia auto, mi raggiunge immediatamente, un suo braccio a circondare le mie spalle e i miei occhi ricolmi della meraviglia che mi circonda.
"Tra poco dovrebbe arrivare il camion dei traslochi. Pronto a darti da fare Lou?" riporto lo sguardo sul suo viso, ora rivolto verso di me, mentre mi regala uno dei suoi sorrisi più belli.
"Io sono nato pronto, mia piccola Liz!"
Sbuffo una risata, alzando gli occhi al cielo per la sua solita linguaccia, poi mi alzo e in tutta fretta mi dirigo alla porta, impaziente di poter rientrare dentro queste mura a cui sono tanto affezionata.
"Dai idiota, alza quel tuo sedere moscio e datti un mossa!" Le chiavi nella serratura, lo stesso scatto del cilindro e il famigliare cigolio dei cardini, suoni indimenticabili per le mie orecchie.
"Sei proprio una stronza ingrata! E tanto per chiarire il mio fondoschiena è perfetto!"
Mi limito ad ignorare le sue parole, perché so che se gli rispondessi sarebbe capace di elencarmi per ore tutte le qualità sorprendenti del suo fantastico culo, parole sue. Poi insieme, dopo anni, veniamo nuovamente accolti da queste mura, custodi di innumerevoli e splendidi ricordi.
"Finalmente a casa." Mormoro felice, superato il corridoio che conduce alla sala, il mio sguardo poi vaga su ogni dettaglio di questo posto, ancora incredula di ritrovarmi qui dopo tanto tempo. Negli anni trascorsi sono state apportate poche modifiche alla casa, giusto qualche mobile nuovo o qualche cambio di disposizione, che se non fosse per tutto il tempo che ho trascorso qui dentro, mi sarebbe stato difficile da notare. Bianco, avorio, grigio chiaro e blu navy, i colori predominanti che si amalgamo armoniosamente nell'ampio salotto, un ambiente spazioso e luminoso, arredato in una mescolanza di stile industriale e rustico, con giusto un tocco di nautical, forse un po' scontato per una casa costruita proprio a pochi passi dal mare. Il legno, lasciato al naturale, delle travi a vista che ricoprono il soffitto e dal parquet invecchiato, non solo dai segni del tempo, trasmettono calore e ospitalità,. La parete che si affaccia sul giardino e che permette alla luce del sole di filtrare nella stanza, come una pioggia dorata, è interamente composta da grandi portefinestre, dalle quali in lontananza si può scorgere l'immensità dell'oceano. Due porte scorrevoli dividono la sala dalla cucina, che mantenendo lo stesso stile industrial riesce ad unire con armonia le due zone, una cucina super accessoriata e funzionale con tanto di isola centrale, in cui spiccano il ripiano di gres grigio scuro screziato e gli alti sgabelli vintage in ferro battuto. Da entrambe le stanze si può accedere al portico esterno: la pavimentazione lignea ormai sbiancata dalla salsedine e dai cocenti raggi solari californiani, divanetti e poltrone di vimini, cuscini e pouf, vecchie lanterne in ottone appese alle pareti e le tende candide come la schiuma di mare, che svolazzando leggere al soffio della brezza di mare celano con garbo la vera chicca: il giardino. Un tripudio di colori e profumi, che risaltano nell'enorme spazio verdeggiante, un equilibrato caos tra bellezza e natura, con le fronde ombrose e lussureggianti degli alberi, le aiuole ordinare e variopinte stracolme di fiori, dimora di api e farfalle e arbusti da frutti ricolmi di bacche succose. Per finire, anche se mi sono sempre chiesta quale fosse la sua utilità con l'oceano a pochi passi da noi, tra l'erba brilla il riflesso della piscina a sfioro, senza disturbare con la sua presenza l'armoniosa meraviglia di questo luogo. La tentazione di salire le scale che portano al piano superiore si fa sentire prepotente, poter ripercorrere la zona notte, sbirciare le quattro camere da letto, ognuna con tanto di bagno personale, lo studio polveroso e poi percorrere la grande terrazza che aggira tutto il perimetro della casa, ma la voce di Lou mi riporta alla realtà, interrompendo il mio viaggio nei ricordi, per avvisarmi dell'arrivo dei traslocatori. Così abbandono la mia attenta analisi e lo raggiungo, dando inizio a questa nuova avventura.
*
La giornata è passata velocemente tra scatoloni da svuotare, chiacchiere e risate, talmente velocemente che ormai è già sera quando il mio amico porta in casa l'ultimo dei tanti scatoloni.
"Liz questo è l'ultimo!" urla Louis entrando in cucina, appoggiandolo sul ripiano dell'isola.
"Perché urli idiota! Sono qui ad un metro da te!"
"Non stavo urlando!" Urla nuovamente e non posso che lasciarmi sfuggire uno sbuffo stanco, sia a causa della unga giornata appena trascorsa, sia e soprattutto per lì impegnativa e rumorosa presenza del io migliore amico e della innumerevoli stronzate che sono uscite ininterrottamente dalla sua bocca.
"Louis tu urli sempre, da quando ti conosco penso di non averti mai sentito parlare a una tonalità di voce che possa definirsi normale." Lo adoro, davvero, ma a volte il suo tono raggiunge acuti che farebbero invidia alle migliori cantanti liriche.
"Da quanto è che non fai del buon sano sesso piccola Liz? Perché avresti davvero bisogno di rilassarti un po' tesoro."
"Dio cosa avrò mai fatto di male per meritarmi un amico come te." Interrogo non so se me stessa o un qualche essere superiore, sistemando gli ultimi oggetti sui pensili e riponendo poi nel ripostiglio lo scatolone ormai vuoto, mentre l'unica preoccupazione di Louis sembra essere recuperare un paio di birre dal mio frigo.
"Ma piantala! Tu mi adori." Mi porge una bottiglia, per poi brindare insieme mentre mi sorride beffardo con quell'espressione da "tanto ho ragione io", che spesso e volentieri mi fa venire voglia di togliergli dalla faccia nel meno carino dei modi. Ruoto gli occhi al cielo, prendendo un sorso dalla mia birra, impedendomi così di rispondergli e dargli la soddisfazione che tanto vuole. Mi scoccia ammetterlo, ma lo stronzo ha ragione da vendere, almeno per questa volta, perché lui è una delle persone a cui tengo di più al mondo e spesso non saprei davvero che farei senza di lui accanto. La mia consolazione però è sapere che la cosa è reciproca, in realtà non potrebbe essere diversamente, io e Lou ci conosciamo da talmente tanti anni che è come se fossimo fratelli di madri diverse. Mi perdo ad osservarlo, seduto di fronte a me, il suo straparlare mi arriva come un leggero ronzio, troppo presa a vagare con la mente lungo i ricordi del nostro passato e più lo guardo e più mi rendo conto che dopotutto è ancora quel bambino che ho incontrato anni fa all'asilo.
Quando si accorge che non lo sto realmente ascoltando si interrompe confuso e richiama la mia attenzione sventolandomi una mano davanti al viso. "Ehi, terra chiama Liz! Ci sei!?"
"Scusa, stavo pensando al nostro primo incontro." Non posso che sorriderne al ricordo. "Sai sei ancora lo stesso di allora."
"Bello e simpatico!?" Domanda con un sorrisetto sghembo a incurvargli le labbra.
"No, fastidioso e assordante." Ribatto, ma il mio sorriso insolente e il mio tono canzonatorio gli strappano una risata.
"E tu sei ancora adorabile come allora."
"Avevi dubbi? Anzi con gli anni sono solo migliorata e giusto per chiarire io ero davvero una bambina adorabile."
"Come no, talmente incantevole che la prima volta che mi hai visto ha pensato bene di dimostrarmi quanto fossi incantevole colpendomi dritto in testa con un libro. Mi chiedo ancora dopo una botta del genere come quel ricordo sia ancora scolpito così indelebilmente nella mia memoria." Premo le labbra tra loro per trattenere la risata che sento vibrarmi in gola quando le immagini di quel giorno ritornano a farsi spazio nella mia mente.
Inizio Flashback
Come ogni giorno, mentre gli altri bambini correvano e giocavano nel cortile dell'asilo, io me ne stavo in disparte, seduta sul prato all'ombra di un albero, tra le mani l'unica compagnia che desiderassi: il mio libro. Non che fossi una bambina timida, tutt'altro, semplicemente già allora ero sempre stata abbastanza selettiva con i coetanei con cui mi andava di condividere il mio tempo e piuttosto che stare con chiunque, preferivo passarlo con un libro tra le mani. Ero talmente presa ad ammirare le meravigliose figure impresse sulle pagine, che non mi ero minimamente accorta dell'avvicinarsi di qualcuno. Solo nel notare un paio di scarpe comparire sotto ai miei occhi, mi ero decisa a sollevare lo sguardo per scoprire a chi appartenessero. Di fronte a me un piccolo bambino, caschetto di capelli castano chiaro, due occhi azzurri come il ghiaccio, lo sguardo furbo e vivace e un sorriso a incurvargli le labbra.
"Ciao! Io sono Louis." Aveva esordito con la sua vocina argentina. "Come ti chiami?"
"Liz." Mi ero limitata a dirgli il mio nome, poi ero tornata a prestare attenzione al mio libro nella speranza che mi lasciasse in pace, ma ovviamente non lui non sembrava essere dello stesso parere.
"Vuoi giocare con me?"
"No."
"Perché no?"
"Perché non mi va"
"Perché non ti va?"
"Perché voglio guardare il mio libro."
"Puoi farlo dopo e venire a giocare con me ora."
"Ti ho già detto di no."
"Dai Liz, vieni a giocare!"
"Non puoi giocare con qualcun altro?" Iniziava ad irritarmi quella sua insistenza, dopotutto io volevo solo che mi lasciasse in pace.
"Ma io voglio giocare con te!"
"Ed io invece no!"
"Allora starò qui a darti fastidio, finché non verrai a giocare con me." Aveva affermato testardo, poi si era seduto proprio di fronte a me. Inutile dire che per i minuti seguenti aveva mantenuta la parola data, nemmeno per un istante aveva smesso di farmi dispetti e infastidirmi con la sua parlantina. O almeno così era andata fino a quando, ormai esasperata, avevo chiuso di scatto il mio libro e con il mio immancabile garbo glielo avevo sbattuto dritto in testa. Pensavo, o meglio speravo, che si sarebbe messo a piangere e se ne sarebbe andato, invece mi aveva guardato per un momento con quei suoi occhioni azzurri stupefatti, poi per mia enorme sorpresa era scoppiato a ridere come un pazzo, rotolandosi nell'erba con le mani a tenersi lo stomaco a causa delle grasse risate. Una volta calmatosi aveva riportato lo sguardo su di me e con un sorriso smagliante aveva seraficamente detto: "Mi piaci! Lo sapevo che non eri come le altre femmine. Penso proprio che diventeremo grandi amici io e te." A quella sua affermazione l'avevo liquidato con una scrollata di spalle e un mormorato <come vuoi>, per poi tornare a prestare attenzione al mio libro.
Da quel giorno siamo diventati inseparabili.
Fine Flashback
"Come a mio discolpa posso dire che te lo eri ampiamente meritato. Non facevi che darmi fastidio!" Gli ricordo, prendendo l'ultimo sorso dalla mia bottiglia, prima di alzarmi per poterla gettare assieme alla sua.
"Alla fine però ne è valsa la pena, perché ti sei ritrovata con uno splendido e affascinante migliore amico. Non posso dire lo stesso per me invece, visto che ho trovato te, una stronza scorbutica." Me lo dice mentre mi stringe in un mezzo abbraccio e un sorriso si fa inevitabilmente spazio sul mio viso. Il solito ruffiano dalla lingua biforcuta.
"Dai, andiamo a dormire migliore amico!" Libera dal suo abbraccio, lo precedo sulle scale che portano alle camere da letto, ma quando il metallo freddo della maniglia della mia stanza entra a contatto con il mio palmo, mi fermo dal farla scattare nel sentire la voce di Louis alle mie spalle.
"Buonanotte Liz e grazie." Un sorriso dolce, lo stesso che riserva solo a me da anni.
"Buonanotte Lou e grazie a te." Ricambio come ogni volta, che questo grazie è una cosa nostra, una sorta di messaggio segreto per ricordare sempre all'altro di quanto siamo grati di esserci trovati.
Gli sorrido, poi mentre entro nella mia stanza mi ritrovo a pensare che Louis lo devo ringraziare anche per la sua testardaggine in quel giorno di anni fa, perché senza quella magari adesso non saremmo qui. Quel bambino è entrato nella mia vita piano a piano, riuscendo ad accaparrarsi per sempre un pezzo del mio cuore, senza mai lasciarlo andare, nemmeno per un singolo istante. Per fortuna, perché adesso a 27 anni posso dire di avere accanto una delle persone migliori che potessi mai incontrare, anche se ancora incredibilmente fastidiosa e chiassosa.

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Eccomi qua con il primo capitolo!

Non è un granché, ma serviva principalmente per introdurre la storia e due dei personaggi principali che ritroverete tra le righe di questa fan fiction d'ora in poi.

La prima stesura della storia risale ancora a giugno 2018, devo rileggere e rivedere alcune cose, ma penso di riuscire ad aggiornarla abbastanza frequentemente.

E niente spero solo che vi piaccia!

Intanto buona lettera e fatemi sapere che ne pensate.

E.

xxx

KintsugiWhere stories live. Discover now