Capitolo XIV

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Capitolo XIV
Talvolta urta contro un albero

Il ragazzo la guardava con un sorriso divertito, che sarebbe sicuramente svanito se gli avesse tirato contro una freccia. A dirla proprio tutta, Aislin doveva davvero impegnarsi a fondo per tenere a freno la tentazione di colpirlo; e ci riusciva solo perché, naturalmente, si rendeva conto che non sarebbe mai stata in grado di centrarlo, mancava persino l'albero che si trovava ad appena cinque metri da lei e che costituiva il suo bersaglio. Si allenava da due ore, le dolevano le braccia ed era esausta, ma non aveva fatto alcun progresso. Will sembrava godersi lo spettacolo, la schiena contro il solito albero e il cipiglio soddisfatto.

-Perché non vi arrendete?- fece a un certo punto, con tono di sfida –Non avete bisogno di proteggervi, né vi serve tenermi in pugno per costringermi a servirvi. Inviate le vostre guardie a recuperare quello che vi serve.

Aislin tentava di rimanere immobile, ma le braccia proprio non volevano smettere di tremare. L'ennesima freccia non colpì l'albero.

-State sprecando tempo.- continuò Will –Non vi si addice.

-I frammenti non si lascerebbero trovare dalle guardie.- la voce della ragazza era fredda, mentre lei prendeva la mira per scoccare un'altra freccia –Solo un membro della famiglia reale può recuperare i pezzi del libro. In più, mio padre crede che questa sia solo una leggenda da dimenticare.

Will serrò la mascella, ma non disse nulla, non ad alta voce.

Re Miskar... non gli importava nulla del regno? Della vita di delle persone innocenti?

-Ma io ci credo.- c'era qualcosa di disperato in quelle parole, qualcosa che lo colpì –So di essere una principessa incapace, so di aver ignorato i miei doveri troppo a lungo... ma io...-

Scoccò un'altra freccia, con decisione, ma mancò nuovamente il bersaglio. Fece un verso di frustrazione, ma non si arrese.

-...Io dimostrerò che c'è ancora speranza.- disse, stringendo i denti –Salverò quelle persone, quei bambini... perché ora so, ora voglio imparare... ora...-

L'ennesima freccia mancò l'albero, ad Aislin venne da piangere, le braccia le dolevano terribilmente e l'arco era pesante.

-Ora...- ripeté –...ora voglio diventare abbastanza forte da proteggere gli indifesi, da aiutare il popolo di Lyonesse e onorare la sua fiducia e perché... perché è giusto!

Sussultò quando delle braccia la sostennero da dietro, mentre le mani di Will scivolavano sulle proprie e l'aiutavano a tenere l'arco. Il suo profumo la invase, sapeva si muschio bianco, pioggia e inverno. Averlo così vicino, avere la schiena contro il suo petto, in qualche modo la turbò. E poi quel sussurro, a metà fra il collo e l'orecchio, quelle parole che le mandarono in tilt il cuore.

-Allora non esitare.- Will aveva un buon odore e una voce tanto rassicurante –Se ti fermi a pensare che non sei in grado, non ce la farai. Devi credere in te stessa.

Le mani sopra quelle di lei, raddrizzò l'arco e la tenne in equilibrio; poi tirò indietro per preparare il tiro, sempre accompagnandola in modo che fosse lei a compiere ogni movimento.

-E ora scocca.- sussurrò, deciso.

Aislin lasciò andare la freccia e sobbalzò quando questa colpì il centro esatto del bersaglio, o della corteccia. Si sentì, per la prima volta da parecchio tempo, sicura e soddisfatta. Certo, gran parte del merito era di Will, ma averlo così vicino aveva suscitato in lei quelle sensazioni ed era difficile metterle a tacere in quel momento. Poi il ragazzo accompagnò l'arco verso il basso, in una posizione di riposo, sfiorandole appena i gomiti e ritraendosi piano.

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