Capitolo XXXVIII - Parte II

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Capitolo XXXIII - Parte II
S'arrestan, più chiari si fanno

Aislin trovò Will che era quasi l'alba.

Ricorrendo alle pochissime informazioni che aveva sul suo passato, aveva raggiungo i campi a ovest di Bilbury e passato in rassegna le case di campagna. Non erano grandi, a stento quattro pareti di legno che restavano in piedi per scommessa, e il terreno che le circondava era per due terzi di proprietà del re. Probabilmente non ci ricavavano comunque abbastanza per potersi sfamare. In un altro momento, Aislin avrebbe provato tristezza, lo stesso dispiacere che si era radicato in lei senza più lasciarla, dal momento in cui era stata al villaggio per la prima volta, scoprendo che i suoi sudditi facevano fatica a sbarcare il lunario.

In quel momento, però, si sentiva apatica. E provava un profondo, inspiegabile senso di vuoto. Le sembrava di avere un buco al centro del petto, una voragine nera che risucchiava ogni emozione e la trasformava in un'ombra che cammina, incapace di sentimenti che fossero diversi dal rancore. Si era rifiutata di affrontare quanto aveva scoperto, non voleva e non poteva permettersi di pensarci in quel momento. Erano ancora nel passato. Avrebbe affrontato la cosa quando sarebbero stati al sicuro, dopo aver recuperato il frammento di Maia. Aislin sapeva di aver superato la sua parte della sfida, di aver pagato il prezzo richiesto dalla pleiade, il dolore sbocciato in lei valeva quanto una prova di coraggio. Pensò che Will sarebbe stato altrettanto forte. Non riusciva neanche a contemplare di vederlo fallire, forte e coraggioso com'era.

Eppure, quando lo trovò, le sembrò che si reggesse in piedi a fatica.

Se ne stava immobile a qualche metro da una casetta fatiscente, i pugni serrati lungo i fianchi e il profilo slanciato che lo contraddistingueva. La casa sembrava vuota, poi Aislin vide che in lontananza due figure, una più alta dell'altra, si stavano avvicinando. Sembravano una donna e un bambino, madre e figlio, a giudicare da quanto si assomigliavano. Lei aveva lunghi capelli castani e due grandi occhi bruni e gentili, il viso sottile e il fisico smilzo fasciato da un abito celeste che la faceva assomigliare a una principessa un po' troppo povera. Era incredibilmente bella. Ma l'attenzione di Aislin si spostò immediatamente sul bambino, la versione in miniatura del ragazzo che le dava le spalle. Era più piccolo di qualche anno del ragazzino che avrebbe conosciuto a palazzo, del giardiniere che le avrebbe regalato dei fiori di pesco, ma aveva lo stesso sguardo tenace e intelligente, la stessa aria scaltra. I capelli castani, gli occhi verdi e la mano fiduciosamente custodita in quella della madre. Quasi incespicava per starle dietro, ma non si lamentava e continuava a sorridere.

A guardarlo bene, quell'espressione spensierata e sinceramente felice era l'unica cosa che ad Aislin sembrò diversa, in lui.

Il ragazzino che aveva conosciuto a palazzo aveva spesso un'aria triste, non aveva mai sorriso in quel modo. E anche il Will del presente si era abbandonato a espressioni del genere in momenti rarissimi. Aislin rimase ferma alle sue spalle, i piedi incollati a terra, senza richiamare la sua attenzione o chiedersi se l'avesse sentita arrivare. Era a tre passi da lui, ma le sembrava un abisso. La sua figura sottile, rigida, era anni luce lontana da lei e dal mondo, da ogni cosa, mentre la sua mente e il suo corpo iniziavano a ricordare quel dolore.

Il bambino e la donna entrarono in casa. In silenzio, iniziarono a svolgere mansioni estremamente semplici, ma alle quali la principessa non avrebbe saputo assolvere. Mentre il piccolo Will accendeva il fuoco nel camino, rabbrividendo nei vestiti troppo leggeri che indossava, la madre si avvicinava alla credenza e sistemava sul tavolo quelli che avevano la triste, cupa sembianza di miseri avanzi. Aislin si rese conto che a breve sarebbe stata ora di colazione.
Guardò ancora il Will del presente, il ragazzo che le dava le spalle, e si rese conto che queste erano tese all'inverosimile. Lo vide serrare i pugni e piantarsi le unghie nei palmi, quando a margine comparvero due soldati. Lei riconobbe le divise della guardia imperiale di Lyonesse, le spade fissate alla vita e i sorrisi pericolosi di persone senza scrupoli.
Quando capì che si dirigevano verso la casa, il cuore prese a batterle all'impazzata.
La madre di Will li vide dalla finestra e sbiancò. Corse dal piccolo, ancora chino a cercare di alimentare il fuoco, lo afferrò per un braccio e se lo trascinò dietro. La casa era davvero piccola, quindi dopo tre passi si trovarono nel piccolo corridoio che divideva le uniche due stanze. La donna aprì un armadio di legno e lo esortò a entrare, gli occhi spalancati e traboccanti di paura.

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