Capitolo XXXVII

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Capitolo XXXVII
S'arrestano i volti

Harper sbatté lentamente le palpebre, stordito. Si sentiva lo stomaco sottosopra e aveva la nausea, ma erano sensazioni familiari che sarebbe riuscito a ignorare facilmente. Fece per mettersi a sedere, quando due mani lo spinsero bruscamente su quello che sembrava proprio il suo letto alla Cava (se lo ricordava, anche se ci aveva dormito una volta sola). Poi mise a fuoco la figura di Alton.

-Che è successo?- gli chiese subito, accorgendosi di avere la voce roca e vergognosamente fievole -Come...-

-Sei svenuto.- gli rivelò il ragazzo biondo, senza giri di parole -Non appena siete risbucati fuori, sei volato a terra come un sacco di patate.

Harper riuscì finalmente a cancellare il velo sfocato che aveva davanti agli occhi, studiando con sollievo misto a spaesamento l'ambiente della Cava. Le pareti scure, il fuoco acceso e un calore diffuso e rassicurante. Provò a tastarsi la schiena.

-La mia ferita...-

-L'ho medicata.- l'interruppe Alton, facendo un passo indietro e poggiandosi alla parete con le braccia incrociate -E fasciata. Più tardi cambieremo le bende.

Il mercenario era talmente stupito che gli girava la testa. Aveva la nausea. La gola secca, il cuore impazzito. Alton gli offrì dell'acqua, ma lui non l'accettò. Non era abituato a essere trattato in quel modo, non sapeva come comportarsi. C'era qualcosa di sbagliato. La gentilezza era... sbagliata.

-Per quanto tempo sono rimasto incosciente?- gracchiò, fissando le dita pallide dell'altro.

-Per quattro giorni.- rispose Alton -Hai avuto la febbre alta, sei stato molto male.

Quattro giorni.

Harper serrò la mascella. Davon. Non gli aveva dato notizie per due giorni, non l'aveva aggiornato su Electra e sulla corona di Lyonesse. Per quanto ne sapeva, ora il principe poteva crederli tutti morti. O magari no. Doveva alzarsi. Ci riprovò.

-Ti ho detto di stare giù.-  stavolta Alton lo spinse più bruscamente -Non sei ancora guarito.

Harper avrebbe voluto protestare, ma l'altro gli piazzò l'acqua così vicina al viso che non poté far altro che accettarla e bere. La finì, fino a quel momento non si era neanche accorto di quanto fosse assetato. Si concesse appena il tempo di riprendere fiato, poi tornò alla carica.

-La principessa...- cominciò debolmente, ma venne nuovamente interrotto.

-Non è qui.- lo informò Alton, una nota infastidita in quelle parole -Lei e Will sono partiti.

Harper si sentì mancare.

-Partiti?- chiese -Partiti per andare dove?

-Le Montagne Aguzze.- il fastidio nella voce di Alton ora era più evidente, e c'era anche dell'apprensione -A cercare il frammento di Maia.

Il mercenario imprecò.

-Mi hanno lasciato qui a prendermi cura di te.- Alton lo disse come se ce l'avesse a morte con lui, per quello -Ma non potevamo aspettare che arrivasse la settimana di ghiaccio, le Montagne sarebbero diventate impraticabili.

Giusto, ricordò il mercenario, erano in pieno inverno e quelli sarebbero stati i giorni più freddi dell'anno. Anche a pochi giorni di distanza dalla settimana di ghiaccio, nevicava a più non posso e si gelava.

-Le Montagne Aguzze sono pericolose anche ora, in questo momento.- disse -Sono altissime, e impervie. E il ghiaccio...-

-Lo so.

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