Capitolo XXX

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Capitolo XXX
Riflessi

Will si chiuse la porta alle spalle cercando di non fare troppo rumore. Trovare il coraggio di voltarsi e guardare il groviglio di lenzuola sporche di sangue che circondava la figura addormentata di Alton fu difficile, ma lo lasciò sorpreso di vedere l'amico con il torace completamente fasciato, una benda già rossiccia che avvolgeva quella pelle pallida e e fin troppo magra. Alton dormiva, apparentemente.

-Non me ne andrò.

Quella voce lo fece sobbalzare. Preso nell'esaminare le condizioni del ferito, Will non si era accorto di Opal, seduta al suo capezzale, che gli teneva la mano. Annuì brevemente, mentre si avvicinava per lasciarsi cadere sulla sedia alla destra del letto. Non distolse lo sguardo dal viso rilassato di Alton, mentre le rispondeva.

-Hai tutto il diritto di stare qui.

-Tu non ce l'hai, invece.- ribatté acidamente lei -Che diavolo ti è saltato in mente, si può sapere?

Aveva sibilato, ma il tono era veemente e Will fu costretto a guardarla.

-Non immaginavo che vi avrei messi in pericolo.- rispose -Non credevo neanche che avrebbero saputo della mia esistenza.

-Sei un idiota.

-Opal.- ribatté il ragazzo, ignorandola -Prima... non avresti dovuto farlo. Me la sarei cavata.

Si riferiva a quando Opal aveva distratto quelle due guardie, consentendo a lui e ad Aislin di proseguire senza essere visti. Non gli andava giù che lei avesse pagato un prezzo tanto alto, per quanto il loro rapporto non fosse mai stato dei migliori.

-Non l'ho fatto per te.- ribattè seccamente la ragazza -è stato per Alton.

Era comunque sbagliato, pensò Will. Orribile, doloroso che lei lo avesse fatto. Tornò a guardare Alton, con il cuore terribilmente pesante e il desiderio di sentirlo parlare. Di vedere i suoi occhi aprirsi di nuovo, anche per fulminarlo, riprenderlo e maledirlo, se necessario. Gli aveva fatto del male, lo aveva messo in pericolo, e non sarebbe mai riuscito a perdonarsi per quello. Se solo avesse saputo che Alton si sarebbe preoccupato tanto... no, lo sapeva. Il ragazzo biondo non avrebbe mai rinunciato a cercarlo, a costo di mettersi nei guai, com'era successi. Strinse i pugni, serrando le labbra in una linea sottile per trattenere la rabbia e il rimorso. Gli parve di rastare lì, incollato a quel letto, con Opal che teneva la mano di Alton, per delle ore. Forse fu meno, o magari di più. Poi a un certo punto Alton aprì gli occhi. Sbatté un paio di volte le palpebre, contrasse la mano che Opal che gli stava tenendo e tossì leggermente. I due ragazzi se ne accorsero quasi subito. Riconobbero il guizzo del suo sguardo color pece spuntare pian piano dietro il sipario delle ciglia biondissime, e seguirono quel movimento con ansia crescente. Opal gli strinse la mano e provò a sorridere tra le lacrime, quando gli occhi del ragazzo si puntarono su di lei, incerti e spaesati. Ma la lasciarono in fretta, senza l'ombra di un'emozione, per stringersi alla vista del ragazzo che sedeva accanto al letto, e che non aveva ancora mosso un dito per toccarlo. Alton provò a parlare. Tossì di nuovo.

-Non sforzarti.- disse subito Opal, porgendogli dell'acqua.

Lui ignorò il bicchiere, per quanto gli sembrasse di avere la gola in fiamme. Gli occhi puntati in quelli smeraldini del ragazzo che gli aveva salvato la vita, ancora una volta.

-Will...- riuscì a gracchiare.

-Mi dispiace.- disse immediatamente questi, sporgendosi verso di lui -Alton, mi dispiace così tanto...-

Il ragazzo biondo scosse il capo, strizzando gli occhi.

-Di che parli?

-Tu...-

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