Capitolo IX

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Capitolo IX
Così avviene con tenebre più vaste

Gli alberi della Foresta Nera erano alti e robusti, con delle chiome talmente fitte da lasciar passare a malapena la luce del sole. Più si addentravano in profondità, verso il cuore della boscaglia, più l'oscurità s'infittiva e trasformava in notte anche il pieno giorno. E faceva freddo, terribilmente. Aislin non aveva mai sentito tanto freddo in vita sua, tanto da portarla a stringersi nel proprio mantello color petrolio e continuare comunque a tremare; soprattutto di notte, dormendo all'aperto e con il fuoco spento, per non attirare i Newar o le bestie feroci che popolavano la foresta.
Quella notte aveva persino dato il cambio a Will per stare di guardia, dopo giorni in cui era stato principalmente lui a vegliare su entrambi; e sapere addormentata l'unica persona che avrebbe potuto difenderla non l'aveva per niente tranquillizzata.

In compenso, aveva potuto osservarlo senza essere colta in fragrante. 

Non che ci fosse tanto da vedere, poiché di base era un ragazzo come ne aveva visti tanti. Eppure c'era qualcosa in lui, qualcosa che non avrebbe saputo definire, che le era familiare. Erano giorni che si chiedeva cosa fosse, ma proprio non ne veniva a capo. Una sensazione, ecco. Era una sensazione, una sorta di pallino che la teneva occupata e le impediva di impazzire in quei giorni infernali. Abituata ai lussi di palazzo, ai pasti caldi e abbondanti, ai letti di piume d'oca e al caldo dei camini, dormire nella Foresta Nera le sembrava un incubo. Era ancora convinta di aver fatto la scelta giusta, credeva a Bibiane e alla maledizione di Lyonesse, ma si chiedeva se sarebbe mai riuscita a trovare quei dannati frammenti senza l'aiuto della mappa.

Stava per dire a Will di fermarsi e accamparsi: era quasi il tramonto e si sentiva esausta, avevano camminato per tutto il giorno e non c'era stata traccia di qualche indizio, nulla che potesse condurla al frammento. Ma proprio in quel momento, quando era sul punto di arrendersi, avvertì qualcosa in lontananza e si bloccò di scatto per riuscire a captare quel suono.

-Lo senti?- sussurrò, piano per timore di coprire con la propria voce quel mormorio flebile.

Will si fermò accanto a lei, confuso.

-Cosa?

Aislin si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse, ma era come un eco lontano e al tempo stesso vicinissimo: come se fosse oltre gli alberi, ma anche dentro di lei. Il cuore cominciò a batterle all'impazzata, mentre chiudeva gli occhi e cercava di concentrarsi.

-Un sussurro.- mormorò - Sento come...-

Improvvisamente il sussurro divenne quasi un grido, talmente forte da far stringere gli occhi di Aislin e farla barcollare; ma lei non mollò, si tenne stretta a quel suono, cercò di aggrapparsi a quella sensazione e di fare chiarezza nella propria mente. Il rumore si fece insopportabile, arrivando a stordirla. Si sentiva come in bilico sul filo sottile di un precipizio, nel disperato tentativo di non perdere l'equilibrio e riuscire ad arrivare dall'altra parte. Ma delle sferzate di vento la colpivano con forza e c'erano quelle urla, quelle terribili urla, che la spingevano a oscillare. C'era il vuoto sotto di lei, una voragine talmente profonda da risucchiarla.

-Forse è vicina...- si abbracciò da sola, rifiutando di arrendersi e perdere quel suono -Alcyone è vicina...-

La Foresta attorno a lei svanì, sostituita dal buio e da un alone fioco, impalpabile. Persino il volto di Will, crucciato, perse forma e si dissolse. Aislin si sentì appesa a quel filo, sospesa sul precipizio. Chiuse gli occhi quando un colpo più forte dei precedenti la destabilizzò, facendola barcollare all'indietro. Si aspettava di cadere nel vuoto, ma delle braccia la sostennero e lei si ritrovò a respirare pesantemente.

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