Capitolo XLV

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Capitolo LXV
Dei piccoli punti

Stavolta c'erano delle braccia attorno al suo corpo. Il fuoco nel camino era spento e la neve riempiva il paesaggio innevato fuori dalla finestra, ma Aislin non aveva freddo. Solo un terribile mal di testa. E la nausea. Nel tentativo di fare mente locale, considerò che la cosa migliore da fare fosse aprire gli occhi e cercare di tornare presente a sé stessa. Si sentiva come se avesse dormito per giorni.
Ma quando sollevo le palpebre trovò due iridi verdi ad attenderla. Vicine, incredibilmente vicine. Come il suo viso, il naso leggermente all'insù e le labbra piegate in un leggero sorriso.

-Buongiorno.- si limitò a mormorare Will.

Come se fosse la cosa più naturale del mondo. Come se il giorno prima non fosse schizzato fuori dal letto per non svegliarsi con lei, come se non l'avesse respinta. Come se dormire accanto a lei e starle a una spanna dal viso non fosse sbagliato, come se non gli dispiacesse.
E perché poi avrebbe dovuto dispiacergli?

Aislin si irrigidì.

Schizzò a sedere e fu un grosso errore. La nausea si intensificò e delle strane forme nere le danzarono davanti agli occhi, oscurandole per un  momento la vista. Le mancava già il calore delle braccia di Will. Ma non poteva rimanerci, considerato che aveva già cominciato a ricordare.

Aveva bevuto troppo.

Lei. Sua-Altezza-Mantengo-Sempre-Il-Controllo. Era stata folle, aveva rischiato di farsi scoprire, riconoscere, di macchiare per sempre la propria reputazione. Aveva rischiato di mandare all'aria ogni precauzione, di perdere i frammenti e mettere a rischio la vita di Will. Solo perché era furiosa. Perché il cuore ancora le bruciava per quello che aveva scoperto su sua madre, per le menzogne tra cui era cresciuta, troppo per poter sopportare di essere rifiutata anche da lui. Lui che le aveva salvato la vita, lui che l'aveva quasi baciata, lui che aveva dimostrato di significare più di quanto lei avrebbe ammesso... lui che era stato con un'altra. Che aveva baciato la padrona dell'ostello, iniziando a toccarla e amarla come lei aveva sognato di essere toccata da lui. Ricordava di essersi infuriata. Di aver impiegato nello spalare letame tutta la rabbia e le forze che aveva. Poi Blair le aveva offerto da bere e si era ritrovata a ballare tra la folla, con la testa vorticante e il cuore a pezzi. Non ricordava granché del resto, qualche frammento. Confusione, infinito dolore e il profumo di Will. Si voltò di scatto, dopo che era rimasta immobile a rimuginare per un paio di istanti.

-Fa' piano.- le disse lui -Hai vomitato due volte, stanotte. Devi aver bevuto abbastanza da sentirti le testa sotto ai piedi.

-Cos'è successo?- gli chiese trafelata, ignorando il suo consiglio e agitandosi -Cos'ho fatto?

Will si sollevò, posando la schiena contro un cuscino per mettersi comodo. Piegò la testa di lato, il sorriso che prima aleggiava sul suo viso era scomparso.

-A parte bere come una spugna e metterti a ballare ubriaca in una folla di persone che avrebbe potuto riconoscerti?

Aislin boccheggiò.

-Mi hanno...-

-No.- sospirò lui -Non credo. Ma meglio se ce ne andiamo il prima possibile.

-Will, mi...-

Mi dispiace, avrebbe voluto dire. Perché era stato infantile, si era comportata in modo vergognoso, aveva corso rischi folli. E anche se l'aveva fatto perché stava soffrendo, quella non era una giustificazione; né poteva permettersi di avercela con lui per aver baciato Blair e per aver fatto con lei... insomma, quello che era prevedibile avesse fatto con lei. Anche se l'aveva ferita terribilmente. Non aveva il diritto di arrabbiarsi. Lui era stato sufficientemente chiaro riguardo ai propri non-sentimenti per lei. Fin troppo. Così chiaro da spezzarle il cuore.

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