Capitolo XLII

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Capitolo XLII
Vi passa pian piano la nebbia e ricopre

Quando si svegliò, Aislin rimase delusa.
Era piuttosto sicura, per qualche recondita ragione, che si sarebbe trovata avviluppata tra le braccia del ragazzo con cui si era addormentata. Allora avrebbe finto di essere sconvolta e avrebbe provato a liberarsi senza svegliarlo, o magari avrebbe urlato per prendersi la soddisfazione di farlo spaventare e prenderlo in giro, fingendo di non esserne stata felice.
Aveva pianificato tutto alla perfezione, prima di addormentarsi.
Purtroppo, però, quando si svegliò Will non la stava affatto abbracciando. O toccando. A dire il vero, non era neanche a letto.
Ancora con gli occhi chiusi e mugolando in protesta, tastò le lenzuola accanto a lei e si accorse che erano ancora calde. Probabilmente si era alzato da poco, per nulla interessato ad approfittare di quella vicinanza forzata con lei. La cosa in qualche modo la turbò, facendole cominciare male la giornata.
Quando si mise a sedere, constatò che Will era accanto alla finestra. La sentì muoversi e si voltò, gli occhi meno stanchi del solito.

-Ciao.- la salutò, e nonostante se ne stesse dall'altra parte della soffitta, a distanza di sicurezza da lei, la sua voce suonò intima, vicina.

Il suo stesso sguardo, mentre si posava su di lei, era lieve al punto da sembrare dolce. Così delicato che Aislin provò una stretta al cuore, quando dovette ripetersi che probabilmente lo stava solo immaginando.

-Come ti senti?- la incalzò Will, visto che lei non rispondeva.

Il modo in cui stava cercando di fare finta di niente, di dimenticare tutto quello che si erano detti la sera prima, la mandava ai matti.

-Bene.- ribatté seccamente.

Lui annuì, ma piegò la testa di lato.

-Sei arrabbiata.

Non era una domanda, lo sapevano entrambi; come sapevano che Will la conosceva abbastanza bene da capirlo con un solo sguardo, da leggerglielo sul viso e nella postura come lei faceva con lui. Ma Aislin scrollò le spalle, scendendo dal letto e iniziando a vestirsi. Lui si voltò senza che dovesse chiederglielo. E ancora una volta, Aislin si sentì delusa quando capì che non avrebbe cercato di sbirciare. Non gli importava.

-Vado solo di fretta.- gli rispose, afferrando il vestito sgualcito del giorno prima -Devo fare la mia parte per pagarci vitto e alloggio, no?

-Posso darti una mano.

-Non voglio che tu me la dia.- ribatté -Devo farlo da sola.

Will non obiettò e per un attimo ci fu silenzio, prima che Aislin decidesse di essere troppo arrabbiata per andarsene senza ricambiare il colpo, senza provare a capire. Doveva saperlo. In fondo, se non gli importava di lei quello non gli avrebbe fatto male.

-Pensavo al fatto che ci mancano tre frammenti da trovare, ammesso che riusciamo a capire dove si trovi il frammento perduto di Electra.- disse mentre finiva di allacciarsi la camicetta, per poi afferrare gli stivali -Poi questo supplizio finirà. Lyonesse sarà al sicuro. Noi saremo al sicuro.

Allora non voglio essere al sicuro. Se significa perderti, non voglio essere al sicuro mai più.

Lei gli aveva aperto il suo cuore. Il suo rigido, spaventato cuore, e lui aveva fatto finta di niente. Aveva ignorato i suoi sentimenti e la sua vicinanza. Così Aislin aveva bisogno di riacquisire quella che ai suoi occhi era dignità, di rimangiarsi in qualche modo quella sciocca convinzione. Gli lanciò un'occhiata di sbieco, cercando di capire se quelle parole avessero sortito su di lui un qualche effetto.
Will rimase in silenzio per un po'. 

-Ti manca casa?- le chiese infine, ma la sua voce era diversa.

Aislin non ci fece caso, troppo occupata a portare avanti la sua piccola farsa. Avrebbe voluto dirgli che casa, per lei, era anche la Cava. E che il palazzo non le mancava più di quanto le sarebbe mancato lui, quando si sarebbero detti addio. Invece gli disse di voltarsi e lo studiò con aria di superiorità, sollevando il mento.

DisordersWhere stories live. Discover now