Capitolo XXXII

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Capitolo XXXII
Dei volti talora vi appaiono

Il cielo era il dipinto astratto di un pittore maldestro, che aveva rovesciato sulle tela diverse sfumature di rosso e blu, sfumando verso il basso fino a dar l'idea di un'enorme, luminosa sfera calda. L'alba era ormai prossima, quando Will uscì dalla propria camera carico di armi e con qualche provvista. Ceara aveva voluto esagerare, nonostante lui le avesse ripetuto di essere in grado di procurarsi del cibo, una volta nella Foresta. La spada e il pugnale al fianco, il coltello nello stivale sinistro e l'arco con le frecce dietro la schiena pesavano più di quanto ricordasse, ma sapeva che avrebbe avuto bisogno di ogni singola arma.

Stava tornando nella tana dei lupi.

Quegli stessi lupi che da bambino lo spaventavano tanto, quando si nascondeva tra i cespugli di quella Foresta buia e pericolosa, terribilmente solo, non sapendo dove altro andare. Non gli piaceva ricordare quel periodo, era stato terribile.

Eppure lo aveva fatto, ci era tornato.

Per Aislin. Probabilmente non se n'era neanche reso conto, nel momento in cui aveva accettato di seguirla, che lo stava facendo per lei. Proteggerla non era certo qualcosa che spettasse a lui, ovviamente. Lo sapeva. E non era neanche detto che ci sarebbe riuscito, considerato com'era finita l'ultima volta che era stato nella Foresta Nera. Un luogo tanto oscuro e spaventoso, traboccante di pericoli, non poteva certo far bene a un bambino molto piccolo. Ma era spaventato. E ferito. Provava tanto dolore e tanta paura e la foresta era sicura proprio perché pericolosa: lì sarebbe stato al sicuro, fino a quando le acque si fossero calmate. O sarebbe morto. Al tempo non gli importava granché. Voleva solo scappare, non essere trovato, smettere di pensare e sentire quelle urla che non andavano via.

-Vai da qualche parte?

Will sobbalzò, voltandosi.

In cima alla rampa di scale, Alton si ergeva in tutta la sua altezza, il fisico magro coperto da abiti che Will non gli aveva mai visto addosso. Aveva una spada. Will se ne sorprese, non era abituato a vedergli addosso delle armi.

-Ehi.- lo salutò, anche se era andato a parlargli già la sera precedente, per dirgli addio e riappacificarsi con lui -Sei già pronto? Tu, Opal e Ceara non partite domani?

-Opal e Ceara devono aspettare André per dirgli che lasciano il lavoro.- annuì Alton, scendendo qualche gradino -Finalmente.

-Sì.- Will era sollevato -Sono felice per loro, odiavano questo posto.

-È merito tuo.- gli fece notare il ragazzo biondo -Il denaro che hai dato loro le aiuterà a rifarsi una vita lontano da questo inferno.

-Vi aiuterà.

-Io parto oggi,- Alton lo spiazzò, scuotendo il capo -considerato che ho intenzione di venire con te.

Will sbatté le palpebre, guardandolo come se fosse uscito di testa.

-Cosa?- biascicò, smarrito -Che diavolo...-

-Ieri, dopo che te ne sei andato,- spiegò il ragazzo biondo -ho parlato con Opal. Le ho chiesto di aspettarmi, se può, e di perdonarmi. Le ho detto che non ti avrei lasciato partire da solo.

-Alton...- Will era consapevole di dover far presto, visto che probabilmente Aislin lo stava aspettando, ma si sentiva come paralizzato -Io non sono...-

-Non c'è tempo per fare storie.- lo fermò quello, sollevando un palmo -Vengo con te.

-Con me?

-Con te, la principessa e quell'altro decerebrato.

A quel punto fece gli ultimissimi gradini, affiancando Will e poi superandolo, con l'intenzione di dirigersi all'ingresso. Ma il ragazzo moro gli posò una mano sulla spalla, bloccando la sua avanzata, trattenendolo con una presa tanto ferma che aveva della disperazione.

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