Capitolo XII

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Capitolo XII
Nessuna stella interiore si mostra

Tu aspetterai qui.

Era poco più di un'ora che aspettava, eppure gli sembrava molto di più. Aislin era entrata in quella grotta con una sicurezza, o testardaggine, come l'avrebbe definita lui, che stonava terribilmente con il leggero tremore delle mani e l'incertezza che le albergava nello sguardo. Eppure, era stata piuttosto chiara nell'intimargli di non seguirla perché, per l'ennesima volta, quelli non erano affari suoi.

Non so quanto ci vorrà, ma spero di fare in fretta.

Certo, come se quella fosse stata una noiosa commissione da sbrigare, non una pericolosissima grotta traboccante di pericoli in una foresta dalla pessima fama.
Will rilasciò l'ennesimo sospiro, facendo ancora tre passi avanti e poi quattro indietro, il terriccio sotto i suoi piedi consumato per via delle tante volte in cui lo aveva calpestato. Ma non poteva farci niente, non riusciva proprio a stare fermo, si sentiva inquieto e aveva bisogno di muoversi.

So benissimo a cosa vado incontro.

Will non sapeva cosa ci fosse oltre quell'ingresso, né perché per lei fosse tanto importante quella grotta, o perché fosse scappata e lo avesse costretto a seguirla in quella missione suicida. Aveva smesso di chiederglielo quando aveva capito che lei non gli avrebbe risposto, ma non aveva potuto impedirsi di passare al vaglio un'ipotesi dopo l'altra. Proprio come le aveva confessato, non riusciva a capire se lei stesse scappando o inseguendo qualcosa; il confine era labile e quel suo passare da un coraggio sfrontato a una paura folle lo confondeva. Sembrava indecisa e spaventata, ma non gli permetteva di aiutarla. Era maledettamente frustrante. Lo mandava ai matti. Come poco prima, quando era entrata lì dentro senza voltarsi indietro, praticamente intimandogli di non seguirla.

Non sono un'incapace.

Non pensava che lo fosse, maledizione, ma quella era una follia. Non sapeva difendersi, era chiaro che non avesse mai impugnato un'arma in vita sua, e forse non sapeva neanche a cosa stesse andando incontro. Era naturale non essere pronti se non si è mai stati preparati, se non si ha mai avuta la necessità di difendersi da niente e da nessuno. Lui non l'avrebbe mica giudicata, anzi: avrebbe apprezzato la volontà di cambiare, di impegnarsi e imparare a difendersi da sola. Ma non così, non rischiando la vita solo per stupido orgoglio.

Non ho bisogno di te!

Will serrò le labbra, piantando i piedi per terra. Era al limite della preoccupazione e la cosa lo innervosiva, non gli piaceva sentirsi in quel modo solo per lei. In fondo non era un suo problema: nessuno l'aveva visto in faccia quando erano scappati, non avrebbero potuto incolparlo della sparizione della principessa, semmai fosse tornato al villaggio; a ben vedere, lei era solo un peso per lui, lo stava costringendo a starle dietro e servirla senza neanche spiegargli cosa stesse accadendo o per quanto tempo sarebbe andata avanti in quel modo. Avrebbe dovuto essere felice di liberarsi di lei, o quanto meno contemplarne un lato positivo, non essere terrorizzato alla sola idea che lei potesse farsi un graffio. Chiuse gli occhi, serrò le palpebre e cercò invano di mettere a tacere il cervello.

Sono perfettamente in grado di farcela da sola.

Proprio non riusciva a smettere di pensare alla principessa e ai mille modi in cui avrebbe potuto farsi male, sola ad affrontare qualunque cosa ci fosse lì dentro. Senza esperienza. Con quella spada che appena riusciva a sollevare e quel vestito decisamente poco pratico, che si sarebbe impigliato ovunque. Immaginarla ferita lo faceva stare male, per quanto illogico e sconclusionato fosse, era inutile cercare di negare l'evidenza o soffocare l'ansia che gli impediva di star fermo. Chiuse di nuovo gli occhi, serrando i pugni e cercando di rimanere immobile, per impedirsi di commettere una sciocchezza di cui si sarebbe certamente pentito. Ma era troppo irrequieto.

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