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Jennifer's pov
<<Michael, che succede? Cosa devi dirmi? È per quello che hai visto prima? So che può destabilizzare la cosa a primo impatto, ma c'è una spiegazione...>> gli dico mentre usciamo dalla casa branco, portandomi verso casa sua. Camminiamo in fretta, come se qualcuno ci stesse inseguendo e non posso non cominciare a preoccuparmi sempre di più.
<<So benissimo che c'è una spiegazione Jennifer...>> apre frettolosamente la porta e mi fa accomodare sul divano, poi inizia a fissarmi senza battere ciglio. Vista dall'esterno, sembra una scena esilarante, mentre ai miei occhi è alquanto inquietante.
<<Okay stai cominciando ad essere inquietante, che cosa dovevi dirmi di così urgente?>>chiedo sempre più spaesata dalla situazione. Si avvicina a me e si abbassa alla mia altezza inginocchiandosi, per poi allungare il viso squadrandomi da testa a piedi. <<Michael!>>
<<Scusa è che, guardandoti meglio non sei cambiata affatto... come ho fatto a non riconoscerti subito?>> chiede tra sé e sé ad alta voce.
<<Ma di cosa stai parlando?>>
<<Tu... tu non ti ricordi?>> l'espressione sconcertata sul suo volto, fa si che sul mio cuore cada un macigno pesantissimo.
<<Ricordare cosa Michael? Non capisco...>> mi sento in colpa a non capire a cosa si riferisca o a non ricordarmi quello che sembra essere una cosa importante, almeno per lui.
<<Me, Jennifer. Tu... tu sei mia sorella.>> a quelle parole, non so perché ma è come se sentissi le forze venir meno e dopo pochi secondi il buio, o almeno credo...

<<Jennifer! Svegliati Jay Jay dai!>>
<<Fiamma ti prego svegliati!>>
<<Fiamma!>>
<<Jennifer!>> sento scuotermi come se ci fosse un terremoto, così mi alzo di scatto urtando contro qualcosa di durissimo con la fronte.
<<Ahi! Diamine che testa dura che hai!>> esclama lui lamentandosi per il dolore.
<<Ah...>> mi massaggio il punto della fronte dolorante e lentamente riapro gli occhi, mettendo a fuoco tutta la situazione. <<Che è successo?>>
<<Hai perso i sensi dopo averti detto di essere tuo fratello. Francamente mi aspettavo una reazione diversa da parte tua sorellina.>> dice ridendo mentre si alza, scomparendo chissà dove.
<<Mi dispiace... Michael, davvero mi dispiace, ma credo che tu abbia sbagliato persona, io non credo di essere tua sorella. Se lo fossi dovrei ricordarmi di te non trovi?>> lo vedo ritornare in soggiorno con due bicchieri di acqua fresca e sedersi accanto a me.
<<Non so perché non ti ricordi, di solito quando si vive una situazione traumatica, il nostro cervello tende ad "eliminare" quei brutti ricordi. Ma non sbaglio su di te, tu sei mia sorella, come lo so? Perché sei come me Jennifer. Da quando sei arrivata qui l'ho sospettato, ma non ho mai avuto conferme. Quando oggi ti sei trasformata, l'ho avuta. Dopo quello che è successo al nostro branco, credevo fossi morta ma nonostante ciò non ho mai smesso di cercarti.>> sento il suo cuore battere all' impazzata e ho paura che possa avere un collasso da un momento  all'altro.
<<Vuol dire che anche tu, ecco... ti incendi come la torcia umana?>> chiedo con gli occhi sbarrati per la sorpresa, sapere di non essere l'unica ad avere qualcosa di strano mi conforta in qualche modo.
<<Ehm... no? Non ho le tue stesse abilità, mamma e papà non sono stati così generosi con me, anche se sono il primo genito.>> la sua risata è quasi contagiosa, ma sono così sorpresa e felice da questa rivelazione che non riesco a muovere un muscolo.
<<Tu te li ricordi? Com'erano? Io ricordo molto poco di loro, più che altro ricordo solo alcune loro caratteristiche caratteriali e qualche cosa che facevano con me, ma il loro aspetto o i loro nomi non li ricordo. Dove sono loro? Sono ancora vivi?>>
Il suo volto si incupisce e si guarda intorno con fare nervoso.
<<Quel giorno, quando i cacciatori ci hanno attaccati io ero nel bosco a cercarti, un momento prima eri in casa e l'attimo dopo non c'eri più. Eri una bambina curiosa e amavi andare nel bosco e la mamma capii subito dove fossi andata, mi disse di cercarti, ma poco dopo sentii delle urla e degli spari. Così tornai indietro, ma dopo qualche metro vidi un gruppo di quei bastardi ed io ero piccolo e spaventato... scappai e mi nascosi nel bosco. Il giorno dopo tornai a casa, ma non c'era più nulla che potessi definire casa... avevano bruciato tutto e non c'era anima viva. Urlavo a squarciagola i vostri nomi, ma non mi rispose nessuno. Piansi in quel luogo per non so quanti giorni aspettando che qualche sopravvissuto tornasse, quando capii che non sarebbe venuto nessuno me ne andai.>> il suo sguardo è perso nei ricordi e mi fa male vederlo in questo stato, così senza pensarci due volte mi butto tra le sue braccia e lo stringo a me.
<<Mi sei mancata così tanto sorellina, ma dove sei stata tutti questi anni?>>
<<Oh beh, sono stata prigioniera dei cacciatori che mi hanno torturata e usata come cavia per i loro esperimenti. > dico ridendo, come se avessi appena raccontato la barzelletta più esilarante di questo mondo. <<Ma credo che ci spiassero da tempo. Quando entrai nel bosco quel giorno, li trovai lì, come se mi  aspettassero; a questo punto, non credo che le due cose siano eventi separati o casuali, anche perché i Vardass sono un gruppo molto organizzato, non fanno mai nulla senza un vero motivo.>>
Restiamo in silenzio per un poco,ma non era uno di quei silenzi imbarazzanti; è come quando sei con qualcuno che conosci da sempre e con cui non hai bisogno per forza di parlare, perché anche con la sola vicinanza ti senti bene.
Improvvisamente si alza e corre al piano di sopra, scendendo dopo poco con in mano una sorta di libro.
<<È l'unica cosa che sono riuscito a salvare quando sono tornato indietro. Era tuo, non l'ho mai aperto. Da piccola quando provavo a sbirciare ciò che facevi su questo quaderno, diventavi una belva e per poco non mi arrostivi vivo.>> scoppia a ridere al ricordo di quei tempi ed io sorrido a mia volta, ma malinconicamente perché vorrei avere almeno un ricordo della nostra infanzia.
Prendo il quaderno e lo apro, le pagine sono piene di disegni che ritraggono per lo più paesaggi e a volte dei volti di persone.
<<Questo qui sei tu?>> chiedo indicandogli il disegno di un bambino dai suoi stessi lineamenti.
<<Si, non sapevo mi avessi disegnato...>>
Continuo a sfogliare il quaderno, quando tra le pagine trovo una foto con un bordo bruciato. <<Questi siamo noi da piccoli guarda.>> dice prendendo la foto in mano. <<Non ricordavo di averla salvata...  L'abbiamo scattata il giorno del tuo sesto compleanno, qui c'erano mamma e papà.>> indica la parte bruciata. 
Mi incupisco, volevo così tanto vedere i loro volti che speravo di trovarli disegnati almeno qui.
Parliamo per tutto il pomeriggio, finché verso le otto di sera non ci incamminiamo di nuovo verso la casa branco. Arriviamo davanti alla sala grande e una volta aperte le porte, troviamo il caos più totale all'interno.




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Angolo autrice
Ve lo aspettavate? Forse si, ma presto grazie a lui scopriremo di più sulla nostra protagonista.

Ringrazio tutti quelli che stanno leggendo, i vostri commenti e il vostro sostegno sono il motivo per cui continuo a scrivere questa mia storia.

Kisses❤️

My mysterious mateWhere stories live. Discover now