33 - il processo

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L'odore polveroso dell'aula di tribunale le entrava nelle narici fino quasi a renderle difficoltoso il respiro.
La tunica color porpora cadeva sul suo corpo, tradendo la perdita di chili che negli ultimi mesi non era stata in grado di arginare.
La stoffa le pesava sulle spalle.
La faceva sentire ancora più piccola, affondata fino al torace in uno scranno che aveva sempre ritenuto scomodo e che adesso portava impregnato il puzzo nauseabondo della menzogna.
Quella era la sua ultima occasione di vedere il mondo riemergere dalle ingiustizie.
E lei lo sapeva.
Mentre si guardava le mani ormai segnate dal tempo, riuscendo a seguire distintamente l'intricata rete delle sue stesse vene che disegnavano ragnatele bluastre sotto la pelle sottile, Minerva McGranitt avvertiva gli occhi di tutti quegli inquisitori che, malgrado potessero vantare quasi la sua stessa permanenza nel mondo, sembravano aver subito molto meno il peso di una vita sempre spesa in prima linea.
Scrutò quelli di ognuno di loro, nella recondita speranza di trovare l'inganno disegnato nei loro sguardi.
E non lo trovò.
In fin dei conti lei ci era sempre stata, in prima linea.
Ma non lo aveva mai fatto da condottiero.
Un ruolo che era toccato ad Albus prima, poi a Potter, ed infine a Severus.
Evidentemente era quello il suo destino, si ritrovò a pensare la vecchia preside.
Quello di poter dire di esserci stata, sempre.
Ma non di poter affermare di aver fatto la differenza.
Un misto di rammarico e rimpianto le si insinuò nelle iridi grigie, prima di lasciarli riempire dall'immagine di Severus Piton che varcava la soglia.
Per un attimo venne trasportata ad un pomeriggio piovoso, in un processo che le sembrava affogato nel tempo.
Quando, quello stesso mago, aveva represso a stento l'istinto di puntare la bacchetta alla gola del giovane avvocato che si era messa in testa di vanificare i suoi piani ben riusciti di autodistruzione.
Era lo stesso mago, ma non era lo stesso sguardo.
Quello che le stava in piedi davanti, a lei come a tutti gli altri, era un uomo diverso.
Uno che aveva trovato qualcosa per cui valesse la pena combattere.
E fu proprio ciò per cui aveva trovato la voglia di combattere che gli sbucò da dietro alla spalla, con una camicetta di seta abbottonata fino al collo e il miglior completo da battaglia che aveva scovato nell'armadio.
Anche Hermione Granger era diversa.
Improvvisamente non sembrava più una ragazzina travestita da avvocato.
Sembrava una donna.
Una donna innamorata dell'uomo assurdo che le stava immobile accanto.

Quando il cancelliere cominciò a snocciolare la solita tiritera che precedeva ogni processo, a Minerva si gelò il sangue nelle vene.
Inconfessabilmente aveva sperato che Severus Piton avesse una carta da giocare, tenuta ben affondata nella manica della sua casacca nera.
Si era concessa il lusso di credere che avrebbe trovato una maledetta soluzione strisciando nell'ombra, come aveva fatto per tutta la vita.
E invece lui rimaneva immobile, se non per qualche lampo di odio e di voglia di vendetta che a tratti gli scappava dagli occhi.
Hermione rovistò per qualche secondo tra le sue carte. Sembrava che l'ordine di cui era stata schiava per tutta la vita, fosse improvvisamente stato messo da parte, per lasciar uscire tutta l'irrazionalità di cui poteva essere saturo un amore tanto assurdo.
Quando riprese possesso del suo ruolo, un attimo più tardi, vide il suo viso trasformarsi.
Aveva rimesso la maschera.
E la vecchia preside scorse chiaramente la sua preghiera, perché quella potesse essere l'ultima volta.
La osservò fare un passo in avanti, chiudere gli occhi.
E poi cominciare a parlare.

-    "Signori e signore della Corte, oggi vi trovate qui per decidere della sorte di un assassino."

Fece una pausa ad effetto, in cui lasciò scivolare gli occhi lentamente su ogni membro del Wizengamot.

-    "Perché è di questo che stiamo parlando.
Severus Piton è un assassino!
Ha ucciso uomini e donne, colpevoli e innocenti.
Ha tramato nell'ombra per anni, macchiandosi di crimini che è difficile pensare di assolvere."

Un'altra pausa.
Un incrocio frettoloso di dita.
E poi di nuovo lì, in piedi a testa alta in mezzo alla disperazione.

-    "Voi gli avete chiesto di rintracciare gli ultimi mangiamorte ancora scampati alla giustizia.
E quest'uomo, così abituato a lanciare incantesimi mortali, sapete cosa ha fatto?
Ha ucciso, ancora!
Ora, signori e signore della giuria, di cosa dobbiamo stare qui a parlare?
Severus Piton è un uomo addestrato ad uccidere, capace di farlo e di farlo in fretta.
È incontrovertibilmente un assassino."

Minerva sentì il cuore stringersi.
Sicuramente quella donna aveva un piano, ma più andava avanti con il suo discorso, più a lei sembrava che si stesse scavando la fossa da sola.

-    "E voi siete qui per assicurare alla giustizia gli assassini!"

Un sibilo di assenso si levo dagli scranni.

-    "Esatto, avvocato Granger!
Ma, le chiedo di perdonarmi, lei è consapevole di essere l'avvocato della difesa e non quello dell'accusa?"

Fu una donna, se possibile ancora più anziana di Minerva, a parlare.
Hanna Wilson.
La vecchia preside si ricordò di averci scambiato distrattamente qualche battuta sonnolenta sugli acciacchi e sugli inconvenienti dell'età, solo qualche mese prima.
Un boato di risa sguaiate le si infranse nella testa, mentre si rese conto di aver cominciato a boccheggiare per la paura.

-    "Sono l'avvocato della difesa, egregi signori della Corte!
E infatti mi trovo qui a difendere il più insopportabile, il più schivo, il più glaciale... e il più giusto tra gli uomini!"

Ancora una pausa.
Poi un sospiro.

-    "Perché, signori e signore, se sono gli assassini quelli che dovete perseguire, allora sarete costretti a spiccare un mandato di arresto anche per me!"

Le risate sommesse cessarono improvvisamente.
Hermione proseguì.
Con tutto il suo sguardo fiero e con tutta l'arroganza dettata dalla consapevolezza della sua bravura.

-    "Dovrete mettere al banco degli imputati anche Minerva McGranitt, Kingsley Shacklebolt, Harry Potter, Ronald Weasley, Molly Weasley, Ginny Weasley, Neville Paciock, Luna Lovgood...
Volete che prosegua, signori?
Perché sono tutti qui, dietro la porta, pronti per lasciarsi giudicare come assassini!"

All'interno dell'aula regnava il più totale silenzio.

-    "Ma sapete perché non lo farete?
Perché noi tutti abbiamo ucciso in quanto costretti dagli eventi.
Come lo ha fatto Severus Piton.
Si chiama legittima difesa, ed è sancita dall'articolo 42, secondo comma, terzo libro, del nostro ordinamento di giustizia."

A Minerva sembrò che l'aria tornasse ad irrigarle i polmoni.
Quel giovane avvocato era brava.
Era brava davvero!

-    "E per finire, stimatissimi signori della Corte, voglio sottoporre alla vostra attenzione un ultimo, rilevante dettaglio.
Se io non avessi ucciso chi minacciava di uccidermi, molto probabilmente sarei semplicemente morta.
Se Minerva McGranitt non avesse ucciso chi minacciava di ucciderla, molto probabilmente sarebbe semplicemente morta.
Così come Ronald Weasley, Molly Weasley, Ginny Weasley, Neville Paciock, Luna Lovgood...
Ma se Severus Piton non avesse ucciso, nessuno di voi ora potrebbe starsene ben affondato nel prestigioso scranno che occupa.
Nessuno di voi avrebbe potere di voto.
Nessuno di voi, questa sera, potrebbe tornare a crogiolarsi davanti al fuoco nella sua lussuosissima casa.
Perché, signori e signore, la guerra non sarebbe mai stata vinta senza l'intervento di Severus Piton, senza i suoi diciotto anni passati sotto copertura a garantire la mia e la vostra vita.
Quindi, stimatissima Corte, quello che avete in piedi davanti è un uomo innocente!
Perché senza di lui, nel caso in cui fossi ancora viva, starei difendendo un qualche imputato colpevole solo di avere il sangue sbagliato a scorrergli nelle vene, davanti al tribunale di Lord Voldemort.
E questa sarebbe l'unica vera tragedia!"

Ancora una pausa, l'ultima della sua impeccabile arringa.

-    "O forse deve venirmi il sospetto che a qualcuno, tra voi, l'ascesa del signore Oscuro avrebbe potuto fare comodo?"

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⏰ Last updated: Jul 07, 2020 ⏰

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