25 - no...

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Restava immobile, Hermione.
Intrappolata tra la pelle sgualcita di un divano quasi esausto e il corpo di Severus abbandonato al sonno.
Sapeva che se avesse mosso un solo muscolo lui si sarebbe svegliato, avrebbe aperto i suoi occhi neri pronti a scrutare il mondo, e avrebbe perso l'innocenza di bambino che gli possedeva i lineamenti del viso.
E quello no, Hermione non avrebbe voluto che accadesse.
Erano ore che lo guardava dormire.
Così sereno, in un riposo che probabilmente non si concedeva da tanto tempo.
Così fragile, eppure così forte nel trattenerla con un braccio abbandonato sul suo seno.
Ed era bello.
Era bello come non aveva mai visto nulla nella vita.
E lei lo amava.
Di un amore così dirompente da spazzarle via il respiro, i pensieri e tutte le paure che si era ritrovata ad affrontare.
L'alba si muoveva incerta su un prato inondato dalla brina che faceva capolino dalle alte finestre dei sotterranei, mentre uccelli inconsapevoli riempivano l'aria dei loro canti in lontananza.
Lui respirava piano.
Poteva avvertire il calore del suo alito lambirle la pelle del viso.
Sorrise, Hermione.
Sorrise a lui che non poteva vederla, ma che si aggrappava all'odore della sua pelle nuda, rischiarata dagli ultimi barlumi di un fuoco quasi spento nel camino.

Quando lui aprì le palpebre dopo un tempo che Hermione non si era concessa il lusso di immaginare tanto lungo, le si mozzò il respiro.
Gli sorrise, ancora.
E lui rimase immobile.
Con quegli occhi fatti di pece e di silenzi durati troppo tempo.
Con la sua anima che stava tentando invano di riprendersi un piccolo spazio all'interno di un cuore distrutto.
Con tutte le sue vite da voler raccontare, con la paura di farlo e di ferire un mondo che aveva già sofferto abbastanza.

- "Buongiorno..."

Lo sussurrò appena Hermione, mentre lo osservava riprendere il controllo di se stesso con la velocità di un attore navigato, buttato su un palco senza alcun preavviso.
Lo vide cercare frettolosamente la camicia sul pavimento, indossarla senza rivolgerle un solo sguardo, coprire la pelle candida che da tanto tempo nessuno aveva più scoperto sotto gli strati di stoffa e finzione.
Mentre lei restava nuda, nel freddo di una mattina ancora giovane e senza il suo corpo a scaldarla più di quanto avrebbe mai potuto immaginare.

- "Severus..."

Lui interruppe i suoi movimenti.
Per la prima volta dopo un risveglio sconosciuto si concesse il lusso di guardarla negli occhi.

- "Non scappare... ti prego!"

Glielo disse.
Perché aveva paura.
Perché la felicità è qualcosa di difficile a cui sopravvivere.
E lei lo era stata, felice.
Lo era stata per una notte intera, nella quale i loro corpi si erano scoperti a percorrersi piano.
Dapprima su una parete di pietra, poi su un pavimento gelato, su una scrivania ingombra di carte ed infine su un divano che poteva contare più o meno gli stessi anni di un castello rovinato dal tempo.
Avevano fatto l'amore per tutta la notte.
Senza parlare.
Perché lei aveva sempre parlato troppo e lui sempre troppo poco.
Perché le parole facevano paura.
Così come la facevano i pensieri, il passato, i complotti.
Così come la faceva anche la giustizia.
Ma l'amore no.
Quello aveva smesso per un attimo di far paura ad entrambi.
E si erano lasciati andare tra le sue spire tanto magnifiche quanto sconosciute.
Si erano lasciati travolgere.
Si erano lasciati guidare.
Si erano lasciati amare dall'altro senza domandare più niente.
E adesso lei voleva solo tenere stretta tra le dita quella sensazione di libertà.
Voleva solo tenerlo accanto.
Senza maschera, senza titoli, senza l'avvocato e senza l'eroe marcio.
Solo Hermione e Severus che si svegliavano in una mattina che sembrava promettere una giornata di sole.

Lo guardò irrigidirsi per un istante.
Cercare per un attimo un nascondiglio in una finzione che probabilmente non riuscì a trovare.
E poi lo vide abbandonare l'allacciatura frenetica di una camicia immacolata.
Lo vide avvicinarsi piano.
Distendersi al suo fianco.
E chiudere gli occhi, per provare a difendersi da una realtà che aveva il terrore di non saper affrontare.
Di cui forse non si sentiva all'altezza.
La strinse piano, Severus.
E lei si ritrovò tra le sue braccia.
Con il suo profumo che, ancora una volta, le prese a schiaffi ogni centimetro dei polmoni.
Chiuse gli occhi, Hermione.
E sorrise.
Perché no, lui non era scappato.
No, lui non aveva indossato di nuovo la maschera.
E continuava a non parlare, lasciando alla sua pelle il compito di farle capire che forse, adesso, sarebbe stato tutto diverso.
Che Severus Piton era pronto ad amare, a farsi amare, e a prendere a calci un passato che non aveva più nulla da dargli.
Avvertì il suo alito sulla tempia, Hermione, in un sospiro che diceva più di qualsiasi parola.
Un sospiro che tradiva una felicità che lui non era in grado di dirle, ma che le faceva sentire in un abbraccio tanto stretto da mozzarle quasi il fiato.

- "No..."

Solo una sillaba gli uscì dalle labbra.
No.
Non sarebbe scappato.
Adesso Hermione lo sapeva.
E allora pianse.
Lasciando che lacrime mute andassero ad infradiciargli la camicia.
Lasciando che lui sentisse tutta la sua fragilità, la sua voglia di amarlo, la sua necessità di sentirsi amata e la sua dipendenza quasi fastidiosa dal suo corpo, dalla sua mente e dai suoi silenzi perpetui.

Quando il sole squarciò il pulviscolo che aleggiava nei sotterranei, li trovò ancora su un divano sgualcito, quasi nudi ed abbracciati in un silenzio gonfio di libertà.
Hermione si sollevò piano, trovando il coraggio di mettere fine a qualcosa di perfetto.
Lo guardò negli occhi.
Gli sorrise.

- "Adesso dobbiamo andare a riprenderci la nostra giustizia, professore!"

Lui sollevò un sopracciglio, sorrise obliquo, in quel modo che aveva sempre terrorizzato il mondo e che a lei, invece, faceva solo venir voglia di strappargli i vestiti di dosso.

- "La tua non è mai stata messa in discussione, Granger..."

Si coprì la bocca con le mani, Hermione, cercando di nascondere un sorriso e una verità che le uscì dalle labbra senza poter essere fermata.

- "Io combatto con te, Severus.
Combatto per te.
E forse sarò anche una stupida ragazzina che non ha ancora visto abbastanza, ma non permetterò più a nessuno di mettere in discussione la guerra contro cui lotti da una vita intera, perché..."

Lo guardò negli occhi ancora una volta.
Per un attimo le parve di vederlo tremare.
No, non era uno stupido, Severus Piton.
E sapeva prevedere le mosse di chiunque.
Forse questa volta aveva previsto anche la sua, con il respiro corto e le mani che si imponevano di non tremare.
Abbassò lo sguardo, Hermione.
Cercando nella pelle logora di un divano la forza di dirglielo.
E quando la trovò senti che niente al mondo avrebbe più potuto farle paura.

- "Perché io ti amo..."

NOTA DELL'AUTRICE: esiste un modo per farmi perdonare della mia assenza tanto prolungata? Chiedo scusa a tutti i miei lettori! Vi ho costretto ad un'attesa che, io per prima, odio dover subire.
Il lavoro è ripartito di colpo, ad un ritmo che non ero pronta a sostenere, ed ha assorbito ogni secondo del mio tempo, privandomi del sottile piacere di potermi dedicare alla scrittura.
Questo capitolo era nel mio computer da un po', ma purtroppo non avevo tempo di revisionarlo e di metterlo a posto, rendendolo fruibile.
Spero di riuscire ad aggiornare in tempo più brevi, ma per ora non prometto nulla.
Intanto vi ringrazio per la pazienza e per esserci sotto ogni mia storia.
A prestissimo... spero!

Di vento, di sabbia e di silenzioOù les histoires vivent. Découvrez maintenant