28 - c'entravi tu

436 35 14
                                    

Convincere Ron non era stato semplice.
Aveva dovuto far leva su una giustizia alla quale si era sempre accodato, più per inerzia che per effettiva convinzione.
E la leva aveva funzionato perfettamente.
Lo aveva fatto su Harry fin da subito, poi su Ginny, sull'intera famiglia Weasley, e Ron, come sempre, ci si era ritrovato in mezzo.
Mentre li guardava, tutti seduti in fila nello studio della preside, pronti a lanciarsi occhiate in cagnesco con i tre Malfoy placidamente abbandonati sulle poltrone di velluto sotto la finestra, accanto a Neville e Luna che si tenevano timidamente per mano, e ad Aberforth appoggiato al davanzale di pietra, in uno studio che rendeva ancora più dolorosa la sua somiglianza con Albus, quasi stentò a crederci.
Le sembrava uno di quei sogni bizzarri, dove accadono cose impossibili, dai quali ci si risveglia scoprendosi a sorridere e a domandarsi come la propria mente sia in grado di giocare scherzi tanto assurdi.
Severus sembrava un bestia in gabbia. Non che fosse mai stato particolarmente incline a lasciarsi andare a sprazzi di allegria, ma quella mattina, nel silenzio di una presidenza satura di personaggi improbabili, sembrava un leone pronto ad attaccare.
Ad Hermione piacque pensare per un attimo che si trattasse di mera gelosia nei confronti di Ron, poi si riprese e ricollocò il suo insopportabile mago all'interno della personalità difficile che lo caratterizzava da sempre e capì che, molto più probabilmente, non si sentiva a suo agio a dover convincere più di dieci persone con un piano che aveva tutte le carte in regola per essere giudicato assurdo.
E notava i suoi occhi saettare a tratti in quelli di George, in un eterno senso di colpa che non smetteva di opprimerlo anche dopo tanti anni.
Severus Piton era un uomo da conoscere. Da conoscere fino in fondo.
Perché una volta conosciuto era impossibile non rimanere affascinati dal suo mondo fatto di giustizia infinita e di silenzio carico di significato.
Il problema di Severus Piton, il vero problema di Severus Piton, a parte un carattere di merda e la capacità di incutere terrore in qualsiasi persona gli si palesasse davanti, era quello di saper fingere meglio di chiunque altro al mondo. Di essere vittima della sua stessa finzione, dalla quale ormai non sarebbe più stato in grado di riemergere.
E di conseguenza detestarlo era, tranne che per lei e Minerva, la strada più semplice per tutti i presenti in quella sala.
Solo negli occhi di Narcissa, Hermione leggeva qualcosa di diverso.
Qualcosa che, assurdamente, le diede fastidio.

Quando lui cominciò a parlare con la sua voce strascicata e il suo sempiterno fastidio, i sospiri e le occhiate della parte "buona" dell'assurda combriccola cessarono all'istante.
Molly Weasley sembrava sul punto di esplodere, Arthur faceva fatica a dissimulare un attacco di panico, George sorrideva con un luccichio negli occhi e Ron... beh, come sempre Ron restava immobile ad attendere una qualsiasi reazione significativa da parte di chiunque, a cui potersi aggrappare per seguire un copione.
Gli occhi di Harry si spalancarono leggermente sotto gli occhiali, inondando quelli di Ginny per poi tornare a trafiggere quelli neri di Severus.
Il suo modo di guardarlo era cambiato dopo la guerra.
Oh, non che avesse smesso di provare una sorta di odio contorto, questo no.
Il problema per lui stava nel fatto che quell'odio era talmente infarcito di gratitudine da trasformarsi in un sentimento difficile da catalogare.
Quell'uomo gli aveva salvato la vita in tutti i modi in cui era stato possibile salvargliela. Lo aveva protetto, guidato e condotto ad una vittoria che altrimenti sarebbe stata impossibile.
Eppure, nemmeno per un solo istante, aveva smesso di detestare lui, la somiglianza con suo padre e tutto quello che la sua semplice presenza si portava dietro.
E questo Harry lo sapeva.
E forse non aveva ancora imparato ad accettarlo.
Severus non faceva nulla per mascherare il suo fastidio, mentre le parole gli scivolavano fuori dalle labbra una dopo l'altra, senza attendere alcuna reazione.
E Harry componeva nella sua testa, sempre pronta a catalogare informazioni, un puzzle a cui sarebbe stato difficile non dare l'unica spiegazione a cui Minerva, Severus ed Hermione erano arrivati solo il giorno prima.
A pensarci bene lei non capiva proprio perché Severus ed Harry continuassero ad odiarsi e a rispettarsi contemporaneamente con tanto ardore.
Entrambi intelligenti, entrambi poco inclini a seguire regole approvate dalla gran parte della gente, entrambi con un lutto che non erano mai riusciti ad assimilare.

Di vento, di sabbia e di silenzioWhere stories live. Discover now