26 - l'inferno

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Quando prese in mano la penna e la pergamena, una voglia di giustizia provata poche volte in vita sua, le si impadronì delle dita.
Minerva McGranitt era stufa marcia dei sotterfugi e delle cose non dette.
E voleva scoprire le carte.
Una volta per tutte.
Voleva scoprirle per se stessa, per la scuola che rappresentava, per la memoria di Albus, con tutti i suoi entusiasmi inguaribili e i suoi piani folli, per tutti i morti, per una ragazzina che era riuscita ad inseguire un sogno, a raggiungerlo e a farsi travolgere da esso.
Ma soprattutto, sopra ogni altra cosa, voleva scoprirle per un uomo nei cui occhi, dopo una vita intera di sofferenze, vedeva stampata una scintilla di felicità.
Loro le stavano in piedi davanti.
Sorprendeva Hermione a sfiorargli timidamente la mano e lui a ritrarsi senza tutta la convinzione che avrebbe voluto lasciar trasparire.
E li vedeva così limpidi.
Così pieni di voglia di dimostrare che no, lui non era stato un eroe marcio.
Era stato un eroe.
Solo un eroe.
Che aveva combattuto dalla parte dei giusti e che lo avrebbe fatto fino al suo ultimo respiro.
E che chi si ostinava a volerlo giudicare aveva tanto di quel sudiciume da nascondere da non potersi nemmeno permettere di pronunciare il suo nome.
Minerva era vecchia.
Era stanca.
Ma non era morta.
E quello che le restava da vivere, lei lo avrebbe usato per rivelare tutte le verità che fosse riuscita a far emergere.
Lei era la preside di Hogwarts, una delle cariche più alte del mondo magico.
Forse addirittura più del Ministro stesso.
Così era stato per Albus, così avrebbe fatto in modo che fosse per lei!
E aveva tutte le intenzioni di ribaltare fino all'ultimo tavolo del Ministero, di scoperchiare fino all'ultimo segreto, di zittire fino all'ultima bugia che qualcuno si fosse ancora permesso di raccontarle.
Perché lei si fidava di Severus Piton.
Si fidava di quello che aveva visto in quell'appartamento sporco in cui lui aveva ammazzato chi voleva farsi passare per chi non era.
E sei lui diceva che quello non era un mangiamorte, allora quello non era un mangiamorte.
E lei avrebbe usato tutta l'influenza che la sua sedia le concedeva, per annientare una menzogna che aleggiava sulle loro vite da anni.

Quando riferì il suo piano al mago nero, per poco non lo vide soffocare nella sua stessa saliva.
Lui si era prefissato di agire nell'ombra, di scovare il male come aveva sempre fatto.
Di proseguire con le menzogne, i segreti, i piani.
E di cercare la verità nell'unico modo che per tutta la vita gli era stato concesso.
Ma Minerva sapeva di non avere più molto da vivere.
E le restava un ultimo desiderio.
Quello di lasciare il mondo come un posto migliore di quello che aveva trovato al suo passaggio.
I segreti e le finzioni di Severus Piton avevano portato a vincere una guerra.
Ma ci avevano messo diciotto anni.
E lei diciotto anni non li aveva, non più.
Ma adesso aveva il potere.
Aveva una voce tanto potente da far vibrare le fondamenta di un'istituzione che sembrava intoccabile. Ma che intoccabile non era, perlomeno da lei.
Minerva McGranit, la preside di Hogwarts, il membro più anziano del Wizegamot, l'eroina che aveva affrontato da sola schiere di mangiamorte sul sagrato di un castello maestoso.

Prese in mano la penna ancora una volta, cacciando indietro con uno sguardo glaciale qualsiasi rimostranza l'avvocato e la spia tentassero invano di lanciarle negli occhi.

- "Adesso basta!
Adesso io spedisco questa lettera e un minuto dopo noi tre ci smaterializziamo al ministero... e scateniamo l'inferno!"

Severus Piton provò a ribattere.
Poi un accenno di voglia di combattere gli prese possesso dello sguardo.
Hermione Granger provò a parlare, poi un lampo di giustizia le attraversò gli occhi.

- "D'accordo Minerva.
Ma tenetevi pronte a lottare!
Perché se lì dentro c'è qualcuno che vuole nascondere dei segreti, sarà costretto a difenderli con la vita.
Se questo marciume dura da anni, comincio a ritenere che il Signore Oscuro potesse essere lui stesso al servizio di qualcuno di più potente.
E se lui non era il più cattivo tra i cattivi, Minerva, allora dobbiamo davvero aspettarci l'inferno!"

La preside chiuse gli occhi un istante.
Un'idea assurda cominciò a frullarle nella mente, schiacciando ogni altro pensiero sulle pareti di un cervello che le parve dolere per lo sforzo.
Fece un rapido cenno del capo, quasi più per convincere se stessa che per provare a spiegarlo ai due maghi che le stavano in piedi davanti.
Poi puntò gli occhi in quelli di Hermione.

- "Tu hai contatti con Potter e con i Weasley... pensi che lo farebbero, che combatterebbero al nostro fianco?"

Hermione tirò indietro le spalle.
Le rivolse uno sguardo pieno di voglia di vincere.

- "Harry sì, se gli raccontiamo la nostra storia.
Con Ron non è finita esattamente bene..."

La preside assistette alla sua pausa e al suo sguardo che saettava per un attimo in quello di Severus.

- "Non so come prenderebbe..."

Disse indicando le loro dita intente a sfiorarsi per un fuggevole attimo.

- "Ma posso provarci! E ci sono Neville, Luna... in tanti sono rimasti fedeli alla causa per cui abbiamo combattuto...
Se capiscono che forse il vero mostro non è stato sconfitto, allora..."

Minerva si lasciò scappare un sorriso divertito, poi sollevò lo sguardo puntandolo in quello nero del principe mezzo sangue.
Per un attimo si sentì intimorita dalla stessa richiesta che stava per lasciarle le labbra.
Poi si convinse che se verità doveva essere, allora bisognava giocarsi tutte le carte disponibili.

- "E tu, hai ancora qualche amico su cui poter contare, Severus?"

Lo disse aggrottando la fronte, mentre soppesava quello che gli stava chiedendo.
I suoi vecchi amici non erano esattamente quelle che potevano essere definite delle brave persone.
Ma erano potenti, erano maghi capaci di uccidere e preparati a combattere come pochi altri.
Severus Piton sollevò un sopracciglio.
Sì, lui sapeva a chi chiedere.
E sapeva anche che quelli a cui avrebbe chiesto erano sporchi quanto uno straccio impregnato di sudore lasciato a marcire in un angolo umido.

- "Lucius, Narcissa... Draco."

Sussurrò piano mentre Minerva misurava il peso di quello che gli stava dicendo.

- "Ti fidi di loro?"

Glielo domandò quasi senza pensarci.

- "Ovviamente no! Ma sono rimasti intrappolati in mezzo ad un sistema che non è in grado di etichettarli del tutto, hanno sete di vendetta... e Narcissa mi deve un favore che non sarà mai in grado di ripagare!"

Minerva chiuse gli occhi.
Nella sua lunga vita aveva fatto di tutto, ma mai, nemmeno nei suoi sogni più fervidi, avrebbe pensato di poter combattere accanto ad un mangiamorte.

- "D'accordo. Facciamolo!"

Abbandonò la penna sulla pergamena ingiallita.

- "Riunisci i tuoi vecchi compagni, Severus.
Tu Hermione, chiama i tuoi amici a raccolta. Cerca di convincere Ron a mettere da parte l'astio. I Weasley ci servono, da soli formano un mezzo esercito.
Io cerco qualche vecchio amico disposto ad ascoltare storie di complotti... Aberforth per primo, ha le mani che prudono dalla fine della guerra..."

Si abbandonò sullo schienale della sedia.

- "Vediamo in quanti sono disposti a crederci. E se non ci crederanno, se avvertiremo dei sospetti, li riempiremo di oblivion fino a friggere loro il cervello.
Non voglio che la notizia arrivi alle orecchie del Ministero prima della nostra irruzione.
E state pronti a tutto... temo che il finto mangiamorte non si stato l'ultimo uomo che ti toccherà uccidere, Severus!"

Nello studio calò il silenzio.
Minerva lascio scappare il fiato dalle labbra.
Le sue mani rugose si stringevano sulla pergamena.
Sì, era vecchia.
Sì, era stanca.
Ma non era morta.
E avrebbe fatto in modo che tutto il mondo se ne accorgesse.

Di vento, di sabbia e di silenzioWhere stories live. Discover now