23 - una guerra

535 41 10
                                    

Nessuno avrebbe potuto accusarla di essere pavida.
A nessuno sarebbe mai venuto in mente di mettere in dubbio la sua forza incrollabile, il suo coraggio talmente incosciente da averla indotta a sfidare la morte più di una volta, guardandola dritta negli occhi e ridendo davanti al suo potere.
Nessuno poteva dire che lei, nei suoi ottant'anni di vita nel mondo, non avesse visto più di quasi tutti coloro che le erano sfilati accanto.
Eppure, in quel momento, nascosta in un sotterraneo buio con uno dei pochi al mondo che poteva vantare almeno una storia più di lei da raccontare, si sentì improvvisamente sopraffatta dal terrore.

- "Cosa vuoi dire, Severus?"

Se lo lasciò scappare tra le dita che una mano troppo solerte le aveva appiccicato davanti alla bocca.
Il professore di pozioni era sempre stato un uomo di poche parole, più incline a lasciare un velo di mistero sui suoi pensieri e sulle sua azioni non sempre facilmente argomentabili.
Ma quella volta Minerva ebbe la netta sensazione che non fosse un piano assurdo a trattenerlo.
Perché vedeva tanti di quei pensieri ad annodarglisi negli occhi da poterne quasi sentire il rumore tra il crepitare del fuoco.
Hermione stava ferma al suo fianco, con un livido che magicamente stava scemando sulla pelle chiara, aggredito dal potere di una pozione di cui solo il mago nero conosceva la formula.

- "Sono stato costretto ad addestrare io la stragrande maggioranza di loro, Minerva.
So come combattono, e so anche come muoiono... e quello non era un mangiamorte!"

Lo disse freddo, mentre il suo sguardo si imponeva a forza di abbandonare il volto di quella ragazzina che, senza dire una sola parola, riusciva a rapirgli i pensieri più di ogni altra cosa intorno.

- "E allora chi diavolo era?"

Severus Piton si voltò per un attimo.
Forse aveva bisogno di pensare, di allontanarsi da quelle labbra troppo giovani che non lasciavano in pace la sua mente acuta e analitica, imprigionandolo nel ricordo di un odore che forse, per un attimo, era riuscito ad assaporare.

- "Ha usato incantesimi legali per difendersi dal mio attacco, Minerva..."

Lo disse dirigendosi lentamente verso il fuoco.

- "Nessuno dei miei vecchi compagni lo avrebbe fatto!"

Afferrò una bottiglia di whisky abbandonata sulla cornice di marmo del camino.
Con un gesto dettato dall'abitudine riempì un bicchiere fino all'orlo, facendolo sparire tra le sue labbra con una velocità che a Minerva avrebbe bruciato lo stomaco.

- "Io ero arrivato in quella catapecchia pronto a morire...
E poi mi sono ritrovato davanti un uomo vestito come un mangiamorte, ma senza le abilità di un mangiamorte.
L'ho ucciso con due incantesimi... e io sono bravo, Minerva, maledizione se lo sono!
Ma non così.
Se quello fosse stato chi diceva di essere probabilmente sarei tornato, ma non incolume."

Lo diceva guardandola, Severus Piton, ma era come se lo raccontasse a se stesso, se cercasse di analizzare quello che aveva appena affrontato, provando a dargli un'etichetta che continuava a sfuggirgli.

- "Ma se non era un mangiamorte, allora chi era?"

Fu Hermione a parlare.
Con quel suo modo sempre attento, minuzioso fino a risultare quasi snervante, perennemente coraggioso, anche se riemerso a fatica da uno spavento troppo grande.
E lui smise di parlare.
E si fermò a guardarla.
Nel modo in cui si guardava la luce di una mattina di primavera.
Lei si strinse il suo mantello sulle spalle.
Per un attimo si lasciò andare all'istinto di aspirarne l'odore e di farsi pervadere dalle sue note di muschio ed incenso.
Di farsi penetrare, fino in fondo all'anima dal profumo dei suoi sogni.

- "Solo noi tre, i mangiamorte catturati, qualche elemento selezionato del mio ufficio e i giudici del Wizengamot sappiamo del suo accordo, professore...
Partendo dal presupposto che i mangiamorte non sono e che nel mio ufficio vengono dispensati oblivion come fossero caramelle, allora..."

- "Allora il Wizengamot è compromesso!"

Minerva finì la frase, senza pensarci troppo.
Severus la pugnalò per un fugace istante con un'occhiata gelida, poi si diresse ancora verso il camino.
Con un nuovo gesto rapido riempì altri due bicchieri di whisky.
Ne porse uno ad Hermione, guardandola dritta negli occhi per un istante più del dovuto.
Poi si diresse verso Minerva.
Le allungò il liquore torbido.
Un sorriso divertito le sfuggì dalle labbra, prima che il liquido gliele intorpidisse con le sue note di quercia bianca.

- "Se qualcuno del Wizengamot cerca di farti fuori, Severus, è perché c'è qualcosa che vuole nascondere..."

- "O che non vuole far scoprire..."

Terminò per lei il giovane avvocato che sembrava aver riacceso le fiamme della sua arguzia innata.

- "Esattamente..."

Concluse Severus Piton, prima di far ripiombare i sotterranei nel silenzio.
Fu in quell'attimo che Minerva le vide, proprio lì davanti, impresse nei suoi occhi che avevano patito troppo per permettere a qualcuno di provare ad annientarli ancora.
Vide la scintilla del riscatto.
Vide la sete di giustizia, e la voglia di un uomo di dimostrarsi limpido, una volta per tutte.

- "Mi serve l'elenco dei tuoi colleghi, Minerva.
Se qualcuno ha paura di me è perché, in qualche modo, potrei collegarlo a qualcosa."

Minerva finì con un faticoso ultimo sorso il whisky che le oscillava stancamente tra le dita.
Improvvisamente tutto il peso dei suoi anni, delle sue perdite, dei suoi rimpianti, sembrò improvvisamente svanito.
E lei si ritrovò a riconoscere in se stessa la guerriera di un tempo.
Quella che aveva una nuova battaglia da combattere e tutte le intenzioni di farlo.
Quella di un tempo che le sembrava lontano, non più soffocata dalla vecchiaia che si stava portando via in silenzio passioni e voglia di vivere.
Si diresse verso la porta, la preside di Hogwarts , la spalancò con un colpo di bacchetta.

- "Non dire che sono vivo, Minerva.
Fingi di aver perso le nostre tracce ieri sera, di non aver mai letto quella lettera.
Dobbiamo prendere tempo!"

La voce di Severus Piton la raggiunse sul limitare del corridoio.
Lei fece un cenno del capo, lasciandosi sfuggire uno sguardo in direzione di Hermione e vedendola tremare impercettibilmente al pensiero di rimanere sola, con lui, in quei sotterranei che le avevano invaso ogni notte.
Sorrise Minerva.
All'amore.
Alla vita.
E quella sensazione meravigliosa che le stava invadendo il petto.
Quella di tenere ancora ben saldi i fili della sua esistenza e di avere ancora una guerra da vincere.

Di vento, di sabbia e di silenzioWhere stories live. Discover now