𝐸 𝑎𝑙𝑙𝑎 𝑓𝑖𝑛𝑒... 𝑎𝑟𝑟𝑖𝑣𝑎 𝑙𝑎 𝑚𝑒𝑧𝑧𝑜𝑠𝑎𝑛𝑔𝑢𝑒!

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Quando ci siamo lanciate nel Tartaro non pensavo che saremmo sopravvissute senza romperci l'osso del collo.

Siamo piene di lividi e di taglia, questo è vero, ma siamo vive;
che è l'unica cosa che conta.

<Daisy come mai non hai usato i tuoi poteri per addolcire l'atterraggio?> domando alla ragazza.

<E Augusta, perché noi non abbiamo usato le scale mobili?> chiede acida, invece, Venere.

<Perché non ci so...
Oh. Non pensavo fossero così avanzati.> rispondo io guardando il percorso "alternativo", ma quasi sicuramente più lento.

<Sei solo un'impulsiva...>

<Venere stai zitta, che mi urti il sistema nervoso.>

E anche quello tranquillo.

<Quale galleria dobbiamo prendere?>

Se ci sono le scale mobili ci saranno anche dei cartelli con delle indicazioni, no?

Faccio cenno alle mie compagne di seguirmi in una delle gallerie, dove all'esterno c'è scritto:"Ambulatorio".
Volete che lì non ci sia del sangue di titano?

È quasi impossibile respirare senza tossire, l'aria qua sotto è cattivissima.
Sa tutto di umido e chiuso;
inoltre la maggior parte del terreno su cui camminiamo è ricoperto d'acqua mista a polvere e frammenti di roccia.

E non vorrei sbilanciarmi, ma sono quasi sicura che se effettuassimo uno scavo riusciremmo a trovare una quantità così elevata di grisou in grado di far brillare tutta la parete se a contatto con fuoco e un pochino di ossigeno.

Ma siamo al sicuro,
per ora.

Il percorso sembra non giungere mai al termine, e la galleria si fa ogni metro più cupa e inquietante.

Sembra che da un momento all'altro stia per uscire un mostro mitologico posto a guardia del camminamento.

<Non finisce mai questa galleria?> domanda esasperata Venere.

<Pensa che nel peggiore dei casi ci toccherà farla di corsa.> commenta Daisy.

<Se vuoi al ritorno prendiamo la scale.>

<Augusta ti prego!
Smettila di fare ironia.>

<Ma se ho appena iniziato!> dico io ridendo di gusto.

C'è ben poco da ridere Augusta!
Ti stai letteralmente cagando sotto dalla paura.

Per sentirmi più sicura estraggo il gladio e apro gli scudi.

<Augusta, lo senti anche tu questo odore?>

<Quale?
L'odore di cadavere? Sì Venere, lo sento anche io.>

<Mi viene da vomitare...> continua la dea piagnucolando.

<Dovremmo essere quasi arrivati.> dico io a bassa voce in prossimità di una piccola rientranza dell'ammasso roccioso.

Una forte luce rossiccia illumina lo spiazzo adibito a finto "ambulatorio".
Al suo interno vi sono dei lettini e un bancone pieno zeppo di provette e strani aggeggi.

<L'ultima volta che ci sono stata non avevano il set dell'allegro chirurgo!> commenta Venere, dopo aver visto tutta quella vasta gamma di strumenti medici, usati dagli umani.

<Non so perché, ma mi ricorda Martino.
Insomma, lui studiava per diventare medico...>

<Il Dottore non è ancora arrivato.> è la frase che udiamo qualche minuto dopo.

𝐴𝑢𝑟𝑒𝑎: 𝑁𝑒𝑙 𝑆𝑒𝑔𝑛𝑜 𝑑𝑒𝑙𝑙'𝐼𝑚𝑝𝑒𝑟𝑜Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora