trentesimo capitolo

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“Passiamo la vita a prendere tempo. Cioè a perderlo. Ma quando non si sa cosa fare, quando non si sa cosa dire, non si riesce a fare altro che affidarsi al tempo sperando che faccia lui qualcosa al posto nostro, pregando che le cose si decidano da sole.”
Il tempo era passato velocemente. Il ticchettio dell’orologio mi risuonava in testa come una melodia frustrante di cui volevo liberarmi.
Le settimane avevano trascinato via i giorni, poi le ore, poi i minuti cambiando ogni cosa che infondo era rimasta sempre uguale.
Quando ci si abitua alle cose, alle situazioni, un solo misero cambiamento appare come una grande svolta o semplicemente come una grande delusione vista e rivista.
Io odiavo lo scorrere del tempo.
Ma se c’era una cosa che odiavo più del tempo erano i cambiamenti.
Ognuno era soggetto a cambiamenti di ogni tipo ogni giorno e purtroppo da quelli non si può scappare esattamente come dal tempo.
Ero rimasta lì, in silenzio, a guardare il mondo cambiare intorno a me, a guardare abbracci e sguardi d’intesa che non avevano senso nel mio cervello privo di voglia di rivoluzioni.
Gli sguardi che ammiri e che ti senti un po’ morire dentro, gli sguardi che ammiri e devi correre a cercare un po’ di ossigeno perché senti il petto restringersi improvvisamente intorno al cuore come quattro mura troppo strette, ma quando poi esci a prendere ossigeno ti accendi una sigaretta e ti privi di quel poco ossigeno che poteva farti stare meglio.
La mia vita era così.
Avevo davanti agli occhi la possibilità di vivere, ma quando poi dovevo cambiare mi rendevo conto che era meglio morire e quindi cambiavo comunque, ma in peggio.
Il tempo era solo una grande illusione, non decideva niente, non metteva a posto le cose, era solo una scusa per incolpare qualcosa al difuori di noi stessi.
'non ci posso credere che stanno ancora appicicati' Louis si girò sghignazzando e tirando una gomitata a Niall che stava continuando a mangiare i suoi cannelloni al pesto ignaro di tutto.
'puoi smetterla di tirarmi le gomitate?' sbuffò indicando il pezzo di pasta caduto accanto alla felpa immacolata di Harry che non faceva altro che tirare occhiate dietro di noi, esattamente al tavolo dove Ashton ed Helena continuavano a scambiarsi effusioni inopportune.
'fanno ridere' dissi più sincera del solito addentando un pezzo di pollo che sapeva più di carta che di carne.
'che importa' Zayn fece spallucce.
'Da quando Madison frequenta quel gruppo?' Liam intervenne lasciando perdere il suo pezzo di pollo.
'da quando dovrei fare lo stesso io' mi grattai la testa imitando la scelta del pollo.
'owh' louis aggrottò la fronte 'questo progetto ti sta praticamente trascinando via da noi.'
'non avete idea di quanto sia deprimente guardarli mentre si lanciano occhiatine dolci o mentre si dividono una porzione di patatine.'
'deprimente?' harry sorrise divertito mentre stappava una bottiglietta d'acqua che cominciò a frizzare e a sparare bollicine ovunque contro la plastica.
'rivoltante forse' aggiunse Niall a testa bassa.
'già' concordai per una volta.
Nelle ultime due settimane la mia vita non si era rivoluzionata molto. Avevo parlato qualche volta con la ragazza bionda del blog che appariva nei momenti più tranquilli rendendoli più inquietanti del dovuto e che continuava a raggirarmi con le sue minacce.
Ormai mi stavo abituando ad Ashton ed Helena e al fatto che dovessimo restare solo amici, compagni di studio, o qualsiasi cosa.
I due erano usciti un paio di volte, si stavano forse frequentando, ma non potevo esserne certa perché non avevo il permesso di parlare con lui. Ero nelle mani di una deficiente con un blog anonimo che aveva deciso di remarmi contro nel momento più sbagliato possibile.
Il progetto andava avanti comunque, ci incontravamo a casa mia e continuavamo a scrivere tutto ciò che trovavamo nella giornata buttando giù delle bozze per l'esposizione orale che preoccupava un po' tutti.
Non c'era stato nessun bacio davanti ai miei occhi, ne ero davvero grata perché nonostante mi fossi (quasi) abituata (forse) al fatto che i due si piacessero non potevo reggere un altro peso simile.
Sapevo che Ashton si stava probabilmente mettendo nelle mani sbagliate, ma avevo troppa paura di reagire come al solito, quindi me ne stavo al posto mio con i miei amici a far finta che la cosa mi era indifferente e non mi riguardava, quando invece mi riguardava fin troppo.
Quel giorno eravamo tutti relativamente felici, perché la scuola aveva comunicato all'ultimo momento il bisogno di una disinfestazione, quindi saremmo usciti esattamente dopo aver pranzato.
Avevo pensato molto in quelle settimane e quello che non riuscivo ancora a capire era il motivo di tanta pioggia.
Il tempo non era mai stato così terribile a Perth, anzi, molto spesso le persone si lamentavano per la siccità e per il bisogno di acqua che in quel periodo non mancava, anzi, abbondava.
Guardai fuori dai finestroni della mensa gli alberi che si muovevano seguendo la scia del vento e la pioggia che ticchettava sul vetro lasciando milioni di piccole tracce.
Proprio quel giorno dovevo tornare con l'autobus a causa di un'emergenza per la mia macchina che si sarebbe risolta il giorno seguente.
'allora è deciso, ci vediamo alla festa di Bethany stasera?' Zayn mi fece riatterrare sul mondo.
'la smetti?' Liam ridacchiò sputando cibo ovunque.
'sei rivoltante' sussurrò louis
'andiamo, lo avete promesso' piagnucolò Zayn in risposta a Liam.
'ti sei messo in testa questa cosa' Harry scosse la testa 'è ridicolo.'
'in tempi di crisi..' aggiunse Louis prima di far scoppiare a ridere tutti.
'ma avete visto che culo ha?'
'si, Zayn' Niall alzò gli occhi al cielo.
'quando la smetterai di dirlo?' Liam rise.
'quando capirete il motivo per cui ho deciso di fare pubblicità alla sua festa' il moro annuì.
'owh' Niall scansò il piatto 'stiamo cadendo così in basso ultimamente.'
Sorrisi. Sapevo esattamente di cosa stesse parlando.
'beh, il progetto non sarà più un problema a breve' alzai un pugno per festeggiare.
Un minuto in più lontano da quell'oca di Helena avrebbe fatto la differenza, ecco perché stavo facendo il conto alla rovescia per la fine di quella ricerca che stava durando più del dovuto.
Infondo era inutile aspettare la fine della ricerca, perché dopo ci sarebbe stato altro, poi altro e poi altro ancora e in tutto questo sarebbe apparso Ashton e ancora lui solo per ricordarmi che stavo diventando schiava di una persona che mi stava sgretolando.
‘cassie’ mio fratello si avvicinò al tavolo facendomi saltare.
‘vai via’ scandì Zayn fulminandolo.
‘sto parlando con mia sorella’ usò lo stesso tono per rispondere.
Louis si alzò in piedi e gli andò davanti.
‘oh..’ dissi io sbuffando.
Ci mancava solo un’altra rissa.
‘cosa c’è Luke?’ risposi girandomi e spostando con una mano Louis che teneva le braccia saldamente incrociate al petto.
‘volevo solo dirti che vado a casa di Mikey, ci vediamo direttamente stasera.’
‘ma certo’ sorrisi prima di tornare a guardare davanti a me.
‘puoi andare ora!’ disse Harry indicandogli la porta di uscita.
Lo fulminai.
‘che c’è? Ora neanche posso scherzare?’ sussurrò imbronciandosi.
‘non quando Louis ha le braccia incrociate’ sibilai.
‘cos’hanno le mie braccia che non vanno?’ Si girò.
‘sai’ mi schiarii la voce ‘le metti così quando ti girano le palle.’
‘Evapori?’ intervenne Zayn ancora una volta.
‘scusate, c’è qualcosa che non va?’ Ashton apparve da dietro Luke spostando Louis con una mano e incrociando le braccia a sua volta.
‘oh dio.’ Mi misi una mano in faccia.
Zayn si alzò seguito da Niall.
non ancora, per favore.’ Sussurrai pregando che qualcuno potesse cogliere al volo le mie parole.
‘che c’è? Non ti è bastato mandarci all’ospedale una volta?’ Ashton si avvicinò pericolosamente a Zayn.
‘mi sembra che ora stai fuori’ rise sadico Niall.
‘mi stai forse provocando, idiota?’ il moro tirò uno spintone al batterista che si mosse di poco.
‘Ashton, dai, andiamocene.’ Luke lo tirò per la maglietta, ma lui rimase impassibile.
Ashton, perché non fai quello che ti dice Luke?’ tentai di salvare la situazione.
fai silenzio.’ Rispose il biondo lasciandomi senza parole e a bocca aperta.
‘Come scusa?’ Harry si alzò camminando lentamente verso Ashton.
‘Harry, non serve..’ dissi io alzandomi.
‘cosa c’è? Hai il fidanzatino che ti difende ora?’ Rise Ashton prima di guardarmi con due occhi completamente sconosciuti.
‘ma che ti prende?’ gli tirai una spinta.
‘Cassie?’ Liam mi tirò indietro ‘lascia fare ad Harry.’
‘al fidanzatino forse volevi dire’
‘adesso basta.’ Urlò Harry prima di spingerlo contro un tavolo.
‘fidanzatino.’ Mimò Louis probabilmente infastidito.
‘non stiamo insieme’ mi misi una mano tra i capelli presa dalla disperazione.
Avevo altre cose per la testa in quel momento, non potevano mettersi a fare a botte.
Ashton si rialzò colpendo Zayn e facendolo traballare.
‘Ashton.’ Urlai guardando i suoi occhi trasformarsi in odio puro. Non sapevo da dove venisse tutta quella rabbia.
Louis si caricò per colpirlo fomentato dagli urli degli altri.
‘hey’ qualcuno urlò alle sue spalle.
Tutti si girarono a guardare creando uno spazio.
Madison teneva in mano un paio di libri e aveva accanto a sé Calum e Michael.
‘smettetela’ urlò ancora una volta.
Liam si coprì la bocca, gli uscì un suono e poi scoppiò a ridere.
La sua risata riecheggiò in tutta la mensa sovrastando il silenzio quasi spettrale.
‘Liam’ Niall gli toccò la spalla.
‘Madison, sei l’ultima che può dirci di smettere’ Louis tornò a incrociare le braccia.
Lei scosse la coda alta e poi si voltò verso Calum per un millesimo di secondo.
Mio fratello mi guardò, probabilmente stava aspettando una mia risposta visto che Madison aveva appena cercato di calmare la situazione.
Feci un passo indietro ed abbassai lo sguardo.
‘Per l’amor di dio, fate così schifo.’ Disse lei prima di scuotere la testa e farsi strada tra la folla seguita da Luke e gli altri.
Il mio gruppo rimase in silenzio, forse frastornato dalle sue parole, mentre Ashton mi guardò un’ultima volta prima di seguire i suoi amici guardando verso di noi più volte.
Camminai lungo il marciapiede fino ad arrivare alla fermata dell’autobus rigorosamente non al coperto.
L’ombrello della vicepreside aveva deciso di rompersi al primo metro fuori da scuola.
Imprecai verso il cielo ancora una volta e sentii ridacchiare qualcuno alla mia destra.
‘che c’è? È così divertente che io sia a piedi?’ tuonai facendo quasi saltare dalla paura la ragazza che mi guardò preoccupata e si spostò di qualche metro più avanti.
Essere me aveva anche i suoi lati positivi a volte.
Mi sporsi in avanti per guardare meglio la strada. Aspettare l’autobus era sempre stato un supplizio, soprattutto quando ti abituavi alla macchina e pioveva  a secchiate.
Aspettai altri due minuti prima di cominciare a tirare parolacce qua e la.
Proprio quel giorno nessuno poteva accompagnarmi a casa, neanche mio fratello, neanche il bidello, neanche un cazzo di autobus.
Guardai ancora una volta la strada abbandonando anche l’ultima speranza quando una macchina nera rallentò esattamente davanti a me.
Il finestrino si aprì lentamente e mi sporsi per vedere di chi si trattava.
Un faccino chiaro circondato da una massa di capelli mossi e chiari spuntò dalla macchina. Non ci misi molto a riconoscerlo, avrei riconosciuto Ashton anche tra mille persone.
Mi ritrassi quando lo riconobbi, non capivo cosa volesse da me in quel momento.
‘Cassie’ urlò.
Non risposi.
Il suo comportamento a mensa mi aveva talmente delusa che adesso anche solo sentirlo a un metro da me mi dava la nausea.
Meritavo di essere trattata così, ma adesso non aveva senso comportarsi da gentiluomo fermandosi a parlare sotto alla pioggia.
‘Cassie, Sali in macchina’
Sporsi il naso oltre la macchina per guardare la strada. Non c’era traccia di un singolo autobus.
‘Cassie, vuoi salire?’
Prima proponeva di essere amici, poi faceva l’idiota con Helena davanti a me, poi mi urlava di stare zitta a mensa tirando fuori strani discorsi su Harry e infine si fermava chiedendomi di entrare in macchina. Ma che gli passava per la testa? Non ero certo una bambolina, non poteva giocare così con me.
‘Cassie Hemmings non fare la bambina.’ Tirò il freno a mano.
Continuai a non proferire parola.
L’acqua mi cadeva addosso sciogliendo il trucco e ammorbidendo i vestiti. Ogni gocciolina pesava sul mio umore, perché goccia dopo goccia sentivo un incontrollabile bisogno di piangere, ma non potevo farlo con nessuno.
Il punto era questo, ero sola.
Non potevo dire di avere qualcuno di cui fidarmi o a cui potessi raccontare tutto, perché dovevo dare peso ad ogni sillaba con chiunque per non rischiare di cadere ancora di più.
Avevo solo bisogno di qualcuno che mi tendesse una mano in quell’abisso infinito che mi stava risucchiando da un bel po’.
Ashton aprì lo sportello e mi piombò accanto afferrandomi per un braccio e costringendomi a guardarlo.
‘Almeno guardami.’ Urlò.
Mi voltai e vidi il paradiso esattamente davanti ai miei occhi.
Ashton era davanti a me, espressione sconsolata, occhi pieni di speranza e bocca seria.
Le goccioline gli cadevano sui capelli per poi finire sul suo viso costringendolo a socchiudere gli occhi.
La sua mano destra era perfettamente salda al mio braccio e ogni particolare mi riportò indietro di qualche settimana, quando al posto suo c’ero io a pregarlo di salire in macchina con me.
Era strano da pensare che le cose non fossero cambiate affatto, perché forse in questo momento era lui a pregarmi di salire, ma infondo ero sempre e solo io quella che gli stava dietro senza alcun ritegno.
Mi guardai intorno. Non mi importava delle persone che giravano, ma solo della ragazza che teneva in mano il mio segreto più grande.
‘hai paura che possano vederti con me?’ chiese cercando il mio sguardo.
Io Scossi la testa lentamente prima di fare un leggero cenno di sì e un’espressione che raccontava tutta la mia vulnerabilità in quel momento. Lui vide la mia fragilità, così non ci pensò due volte prima di accompagnarmi verso la macchina toccando il mio braccio con una delicatezza che mi fece rabbrividire.
Io entrai e lui chiuse lo sportello facendomi trovare un punto per appoggiare la mia testa che aveva intenzione di scoppiare da un momento all’altro.
Non sapevo da dove provenisse tutta quella paura e tristezza, ma capii che avevo passato due settimane a mentire, perché non stavo bene, affatto, avevo solo bisogno di essere salvata dalla persona che aveva dato inizio al mio cambiamento.
Lui entrò in macchina quasi correndo, si fermò a fissare il cruscotto davanti a sé e poi si girò verso di me tornando a guardarmi con la stessa delicatezza di qualche secondo prima.
Era questo ciò che mi spaventava, lo sguardo.
Il suo sguardo parlava più di mille libri o poesie, il suo sguardo raccontava storie e dipingeva quadri meravigliosi.
Il suo sguardo sapeva.
Non importava come, non importava cosa sapesse e fino a che particolare potesse percepire, perché era lo stesso sguardo che mi metteva a nudo ogni volta. Lo stesso che odiavo e amavo.
Per questo sentii che non potevo trattenere un peso in più.
Per questo capii che le lacrime non erano solo una sensazione.
Per questo piansi esattamente davanti a lui, in quella macchina calda quel pomeriggio piovoso a Perth.
Piansi davanti ai suoi fari verdi che non la smettevano di scrutarmi a fondo, che guizzavano da una parte all’altra come milioni di fuochi d’artificio verdi.
Piansi lì e probabilmente non me ne pentii mai.


Angolo di Claire
ohoh, ma abbiamo una poetessa qui.
spero che questo capitolo abbia cambiato un po' la vostra prospettiva, soprattutto nei confronti di Cassie che sta davvero male e non sa più come reagire.
Percepiamo il cambiamento di Cassie grazie alle sue lacrime, quindi al suo cedimento davanti ad Ashton che sembra capirla a fondo nonostante le parole e i fatti dicano altro. Come dice lei: sono i suoi occhi che parlano.
Ma come si può affrontare un bivio al buio? come si può buttare tutto all'aria per ricominciare da capo qualcosa che non è affatto sicuro?
La capisco, ragazzi miei, la capisco molto bene.
Ogni tanto mi rivedo nel personaggio di Cassie, perché raffigura l'insicurezza coperta da una maschera crepata e ogni suo pensiero è seguito da una possibile conseguenza che viene analizzata molto bene, fino all'esaurimento.
Possiamo dire che da qui in poi la cosa si fa un po' più seria per lei, perché inizia a vedere le cose crystal clear e questo non aiuterà nessuno.
Mi piace particolarmente il capitolo e i pensieri del mio personaggio preferito, al contrario, detesto Ashton e le sue battutine idiote su Harry che è tutt'altro che il ragazzo di Cassie.
Vediamo immagini flash di Charlie(la ragazza del blog si chiama così) ed Helena, ma come ho detto, ho voluto solo esprimere la profonda lacuna che si sta creando nel cuore di Cassie.
Grazie mille per i commenti, i likes e le letture. Siete sempre meravigliosi e non so come ringraziarvi abbastanza.
Continuate così!
Vi adoro. a presto. 

Claire ♥

ripped jeans || ashton irwin♡Where stories live. Discover now