quarantottesimo capitolo

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Erano passate un paio di settimane e la fine della scuola si faceva sempre più vicina nonostante mancasse ancora più di un mese e mezzo.
La situazione si era calmata notevolmente e per pochi giorni tornai a godermi la vita tranquilla che fino a quel momento mi era mancata terribilmente.
Mi tenevo in contatto con mio padre molto spesso ed era stato il primo a sapere del mio 8 a scienze con cui avevo recuperato l’anno senza nessuna esposizione davanti all’intera scuola, ma solo davanti a qualcuno della mia stessa classe incluso Ashton.
Ashton era lì, al tavolo con i suoi amici e Madison, in classe con me e poi in cantina a fare le prove e a lanciare bacchette qui e lì.
Il nostro rapporto era migliorato, ma ancora non avevamo trovato il momento per uscire insieme. Ci limitavamo a sorrisi nascosti e a sigarette scambiate. Meglio di niente, ma sempre peggio di tutto ciò che potevamo avere, viste le aspettative.
Madison aveva deciso di venirmi a salutare al tavolo quella settimana. Inizialmente aveva salutato solo me, poi aveva ampliato lo sguardo, il sorriso, la mente e aveva salutato tutti con quel tono soddisfatto che mi fece scoppiare il cuore di felicità notando che gli altri ricambiarono il saluto, compreso Harry che messaggiava con lei o si tratteneva a parlare con lei occasionalmente.
Lei stava bene con i ‘ripped jeans’ comunque, era per questo che passava molto tempo con loro, me la ritrovavo in cantina e passavo del tempo con la mia vecchia migliore amica mentre il gruppo di mio fratello suonava qualcosa che mi ritrovavo ad apprezzare di nascosto. Lei lo sapeva, anche Ashton, ma erano gli unici a sapere che in realtà quella musica mi piaceva davvero tanto.
Mi ripresi dal viaggio mentale quando una crocchetta bollente mi colpì in fronte. Alzai lo sguardo trovandomi un Louis spazientito che intossicava la mensa col fumo che gli usciva dalle orecchie.
‘hai sentito una vocale di quello che ho detto?’ incrociò le braccia mentre Liam cercava di nascondere una risata fin troppo evidente.
‘lou lou, perché non ti rilassi?’ disse Harry massaggiandogli le spalle.
Louis lo scansò non sapendo come cacciare quel sorrisetto spontaneo sulla sua stessa bocca.
‘verrà a quella maledetta festa, ok?’ Niall scoppiò a ridere.
‘già, non serve che lanci le crocchette’ rispose Liam facendo aprire il tavolo in una risata comune che attirò molta attenzione.
‘Faceva comunque schifo.’ Blaterò prima di essere interrotto dall’arrivo di Zayn con una ventina di fogli in mano.
‘ok, stai prendendo questa cosa un po’ troppo seriamente.’ Harry lasciò cadere la sigaretta spenta prima di incrociare le braccia.
‘non posso sottovalutare la festa di Louis.’ Lanciò all’aria i fogli prima di sbuffare.
Louis tornò a sorridere.
‘chi viene?’ chiese incuriosito.
‘chiunque voglia spendere 10 bigliettoni per una festa meravigliosa.’
‘noi non paghiamo, vero?’ dissi con la bocca piena.
‘no, braccine corte.’ Mi fece il verso il moro.
Tirai fuori la lingua, ma fui distratta da Ashton che usciva dalla mensa.
Mi guardai intorno.
‘sapete cosa? Devo andare al bagno.’ Afferrai la borsa.
‘aspetta.’ Zayn portò tutte e due le mani avanti prima di trascinare via la sedia e di piazzarmi in mano una ventina di foglietti. ‘vendi.’
Alzai il sopracciglio.
‘cosa ti dice che io voglia parlare con qualcuno per convincerlo a venire alla festa?’
‘bene, allora.’ Prese la manciata di fogli lasciandone cinque o sei. ‘invita chi ti pare.’
‘devono pagare comunque.’ Disse harry dubbioso.
‘è un modo più carino per dire che devi comunque smuovere il culo per guadagnare almeno 50 bigliettoni.’ Liam alzò la forchetta facendo ridere tutti.
‘fai uno sconto famigliare al massimo.’ Harry alzò le spalle, ma ricevette le occhiate di chiunque.
‘harry?’ lo chiamò louis tanto per rimarcare il fatto che tutti lo stessero guardando per l’assurdità che aveva appena detto.
Lui alzò lo sguardo.
‘beh? Sono comunque soldi, non mi interessa se quegli sfigati devono venire alla festa.’
Gli altri fecero spallucce e tornarono a farsi gli affari propri mentre Zayn mi faceva segno di andare.

La settimana volò così in fretta da quando avevo ‘venduto’ i biglietti ad Ashton e gli altri. La festa era proprio quella sera, o meglio, tra poche ore.
Liam mi aveva chiamata qualche minuto prima pregandomi di arrivare in tempo perché c’era qualche problema con una chiave scomparsa o forse il segnale era disturbato e non avevo capito nulla. Oppure, alternativa più plausibile, Liam e il pre-party erano già partiti nel vero senso della parola.
I biglietti erano andati a ruba con tre giorni e nonostante Liam li avesse ristampati più di una volta continuavano a terminare.
Si prospettava una delle feste migliori dell’anno, ma la cosa non stupiva nessuno, perché le feste migliori erano chiaramente quelle organizzate da noi.
Quando parcheggiai fuori dalla villa affittata capii che era stato un miracolo trovare un posto disponibile.
La confusione nel cervello mi diede l’impulso per iniziare al massimo delle forze la festa.
Quando attraversai il cancello e trovai Zayn con le mani in testa ed Harry che litigava con paio di persone alla seconda entrata scoppiai a ridere.
‘posso entrare?’ dissi camuffando la voce e ridendo sotto ai baffi.
‘per dio, quante volte devo ripeterlo che dovete dire i vostri nomi?’ Sbottò Harry provocando gli sguardi stupefatti di quelli intorno.
‘haz.’ Lo richiamò Zayn poggiandogli delicatamente una mano sulla spalla.
Quando il riccio alzò lo sguardo e mi vide lì per poco non scoppiò a piangere.
‘sei arrivata, abbiamo bisogno di te.’
‘Cassie Hemmings comunque.’ Sorrisi facendo ridere le persone in fila.
‘ha risposto’ gridò Zayn.
‘che ha detto?’
‘sta arrivando.’
‘ma di cosa state parlando?’ alzai gli occhi al cielo.
‘il ragazzo che si occupa delle entrate.’ Affermò Zayn, ma l’argomento non mi interessava per niente, quindi camminai verso l’interno della villa alzando le mani.
‘io mi occupo degli alcolici’ risi.
‘Cassie, falli bastare per gli altri.’ Mi urlò contro Harry e gli altri risero.

‘girati Niall’ gli urlai contro mentre Liam cercava di tirargli addosso una birra stappata.
Una biondina che aveva rimorchiato Zayn gli si appiccicò addosso e io e Louis non riuscimmo a trattenerci. Harry fu il primo a sputare tutto il limoncello in faccia a Zayn che rimase in apnea per qualche secondo.
La ragazza restò in silenzio indecisa sul ridere o sul piangere, poi optò per il nulla e secondo me fu la scelta migliore.
Lanciai un’occhiata al tavolo davanti a noi e ancora una volta trovai Ashton attaccato a una canna o qualcosa di simile.
Nel giro della serata c’eravamo scambiati qualche sguardo, ma ovviamente il ‘piano’ del restare separati non poteva essere mandato in fiamme per colpa di una festa.
‘il brindisi è stato bellissimo.’ Disse Harry abbracciando Louis e cercando di sussurrargli qualcosa all’orecchio.
‘già, beh, potete evitare di escluderci?’ concluse Niall.
‘sei solo geloso.’ Rispose Lou col solito accento troppo marcato.
Niall sorrise a annuì.
Lanciai l’ennesima occhiata davanti a me e notai con piacere che Ashton mi stava guardando.
‘Ashtoon’ Luke gli sventolò la mano davanti e lui distolse subito lo sguardo.
Qualche secondo dopo si alzarono dal tavolo e mi  ritrovai a sollevare il mento per guardare meglio la scena o anche solo per capire dove fossero diretti.
In effetti questa idea del restare separati iniziava a pesarmi in po’ troppo.
Afferrai l’ennesimo bicchiere di vodka tralasciando il fatto che i pensieri si aggrovigliassero già.
‘un brindisi per i vent’anni di louis.’ Alzai il bicchiere e bevvi tutto d’un sorso.
‘penso che tu debba andarci piano.’ Rise Zayn.
‘subito dopo questo.’ Risposi bevendo ancora un altro bicchiere, questa volta colmo fino all’orlo.
Restai in silenzio godendomi la confusione piacevole che si era venuta a creare nella mia testa e giurai di passare dieci minuti così, solo quando notai altre tre bottiglie semivuote sparse sul tavolo e guardai l’ora capii che erano passati quaranta minuti, quaranta minuti in cui avevo fissato il vuoto pensando al nulla.
Il telefono vibrò sul tavolo e lo lasciai lì sovrappensiero.
‘chi è Ash?’ chiese Louis con l’alito che sapeva di vodka lemon.
‘chi?’ lo guardai ridendo.
Lui indicò il telefono e quando realizzai sbiancai spaventosamente.
‘è il tipo all’entrata?’ Zayn si intromise nella conversazione ‘aveva detto che ci avrebbe chiamati in caso di problemi.’
‘oh.’ Sbloccai il telefono.
tra dieci minuti al terzo piano, seconda stanza a destra xx
‘che dice?’ chiese Harry sporgendosi verso di me.
‘dice che..’ cercai una scusa da sobria, ma ero irrimediabilmente ubriaca.
‘oh, cassie, ti prego, vacci tu a sentire che vuole quel bamboccio.’ Si lamentò Louis.
‘direi che va bene.’ Mi alzai di scatto.
Gli altri annuirono e tornarono alla conversazione, mentre io passai per il tavolo degli alcolici per afferrare un artic ancora intatto.
L’emozione mi si bloccò in gola e nonostante la quantità industriale di alcool contenuto nel mio corpo, arrivata alla scala del secondo piano dovetti fermarmi un attimo per calmare il batticuore e l’ansia che stavano aumentando pericolosamente a causa di quel messaggio così diretto.
Contai le stanze più di una volta e cambiai posizione più volte per assicurarmi che quella fosse davvero la seconda stanza a destra, ma quando non ebbi più scuse presi un respiro e tirai giù la maniglia che scivolò in basso silenziosa. Mi sentii morire ancora di più.
Una prima occhiata e Ashton era lì, seduto sul davanzale della stanza arredata male e con le pareti spoglie. La luna gli accarezzava il viso e le ciglia illuminate svolazzavano colpite da particolari in lontananza fuori dalla finestra, sul paesaggio limpido.
Mi avvicinai a passi leggeri contemplando qual paradiso che il cielo aveva deciso di donarmi e un grande dispiacere e disprezzo di aprì dentro al mio petto quando il biondo cambiò posizione accorgendosi della mia presenza.
‘non volevo disturbarti.’ Sorrisi spontaneamente notando le fossette sulle guance sormontate da una leggera barbetta chiara.
‘ti ho chiamata io.’ Disse guardandomi dalla testa ai piedi e sorridendo ancora.
Io restai lì, ancora pentita di aver rovinato quel momento magico che avrei osservato per sempre senza disturbare.
Lui notò la mia espressione, probabilmente poco lucida, e mi afferrò la mano attraendomi a lui.
‘a cosa pensavi?’ chiesi timidamente e con il batticuore come una bambina di dodici anni alle prese con le sue prime esperienze.
‘ti stavo aspettando.’ Mi avvicinò ancora, allargò le gambe ancora seduto sul davanzale e mi fece poggiare esattamente in mezzo rivolta verso la porta.
‘ho portato questa.’ Dissi sventolando la bottiglia, ma non ebbi l’onore di guardare la sua espressione, perché mi stava abbracciando da dietro.
Prese la bottiglia e la mise accanto a sé, poi poggiò la testa nell’incavo del mio collo e cominciò a strofinare dolcemente il naso contro la mia pelle.
‘mi piace il tuo odore.’ Disse con voce fioca.
‘alien.’ Sussurrai chiudendo gli occhi e beandomi di quel contatto fisico che mi era mancato.
‘non il profumo, ma l’odore della tua pelle.’ Terminò con una serie di baci sul collo.
‘Ashton’ dissi cercando di trattenere le risate per il solletico che i mille ricci soffici creavano sul mio collo.
Lui mi voltò improvvisamente e mi ritrovai faccia a faccia con lui.
Chiusi gli occhi quando alzò la testa per scontrare i nasi e poggiai entrambe le mani sul suo petto coperto dal tessuto leggero della maglietta nera.
‘posso baciarti senza che qualcuno salti fuori con una macchinetta fotografica?’ sussurrò intrecciando le dita con i miei capelli.
In una situazione del genere con qualcun altro accanto a me avrei riso, ma questa volta si trattava di Ashton, quindi mi limitai solo ad annuire.
Quando mi aspettai il calore delle sue labbra sulle mie aprii gli occhi e lui si ritrasse leggermente.
‘hai sentito?’ chiese dolcemente.
Aggrottai la fronte non riuscendo a capire a cosa si stesse riferendo.
Un rumore dall’altra parte della parete mi fece saltare, questa volta lo avevo sentito anch’io, fin troppo forte.
Guardai la parete spoglia e Ashton saltò giù dalla finestra.
‘non serve che stiamo qui, se vuoi possiamo anche scendere.’ Iniziò a gesticolare tenendo sempre d’occhio la parete.
‘Ashton.’ Lo richiamai tentando di produrre un discorso sensato nonostante l’alcool che continuava a farsi sentire.
‘no, sul serio, possiamo andare.’
‘ashton.’
‘voglio dire, la bottiglia la porto giù io, e..’ non riuscì a finire il discorso, perché gli misi una mano davanti alla bocca prima che potesse aggiungere altre assurdità.
‘è una festa, la gente si diverte.’ Feci le virgolette con le dita.
Lui spalancò la bocca lentamente, poi indicò la parete con l’indice e continuò a fissarmi.
‘tu dici che..’
‘si, dico che.’ Risposi senza pensare troppo al senso di quel discorso.

Angolo di Claire
Ok, non si sono baciati e vi sto facendo patire le pene dell'inferno, ma manca pochissimo, lo giuro.
Questa fan fiction sta per terminare (voglio piangere), quindi ho il dovere di ricordarvi che ne sto scrivendo un'altra sempre sul biondo cesso che si scopa le porno star con le tette rifatte e i capelli finti.....
Fatemi sapere cosa ne pensare di Drunk!Cassie e Ashton!inlove, ma soprattutto stendiamo insieme un velo pietoso sopra ai suoi amici che non si accorgono di niente nonostante i messaggi.
(Si Louis, è proprio il ragazzo che si occupa delle entrate Ashton, sisi.)
Ci vediamo al prossimo capitolo!
Ricordatevi i soliti 80 likes!
Love ya.
Claire☻♥

ripped jeans || ashton irwin♡Där berättelser lever. Upptäck nu