47-The end

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La mattina seguente mi svegliai ma affianco a me non trovai Jerome, bensì una lettere. Era palesemente non scritta da lui, la calligrafia era troppo perfetta per essere quella del rosso che conoscevo, infatti non era del mio ginger, ma del fratello. Riconobbi la firma, mi sarei aspettata qualcosa di maniacalmente "romantico" per il suo punto di vista, invece la lettera parlava di come aveva rapito Jerome e se non avessi fatto in tempo sarebbe morto. Inutile dire che mi diressi verso il punto indicato consapevole che anche se fosse stata una trappola lo avrei affrontato una volta per tutte senza alcun indugio.
La casa degli orrori era enorme, come minimo mi sarei persa, in effetti era molto spaventosa. Entrai un po' esitante, mentre la pelle d'oca mi circondava il corpo. Mi strinsi nella felpa gialla, dentro il posto faceva molto freddo.
<Ciao Alexandra! Che bello vederti!>
Riconobbi la voce demoniaca di Jeremiah che si sentiva rimbombante grazie agli altoparlanti. La camera era scura, l'unica cosa che la illuminava erano delle luci rosse e viola. Qua e là c'erano ragnatele, spero finte, mi resi conto che non era così quando mi ritrovai una tarantola sulla spalla, che scostai subito.
<Dammi Jerome!>
Sbraitai lui scoppiò a ridere, guardai in giro, lui non c'era.
<DEVI AFFRONTARE LE TUE PAURE, QUANDO AVRAI FINITO DECRETERÒ!>
Rispose il verde. Io avanzai impavida, ma ormai mi conoscete, camminava a passo pesante fra i corridoi, un vero labirinto. Certe volte mi mancava l'aria, non so perché. Arrivai in un ampia grotta, umida, si moriva di caldo. Alla parete liscia stava proiettando un video. Lo riconobbi subito, ero io da piccola, avevo otto anni, stavo con mio padre, eravamo a teatro, era lo stesso ricordo che tenevo nella catenina, la foto di me e mio padre a teatro, vicino a quella di Jerome allo spettacolo, prima che morisse la prima volta.
<Te lo ricordi? Non ci siete più andati! Peccato eh?>
Disse la voce di Jeremiah che si amplificava, trattenni le lacrime, per non riportarmi a quel ricordo... i popcorn, gli attori, l'aroma squisito di hotdog. Una lacrima rigò il mio volto. Annuii, rispondendo al gemello Valeska. Proseguii avanti, trovai altri ostacoli, poi un mini teatrino, ora stavano proiettando lo spettacolo, quello della morte di Jerome.
<Qui è dove hai perso una delle tante persone, come Selina, come Sara Essen, come Victor Zsasz, ma la morte di Jerome fu scioccante vero? Quanti bei baci complimenti, magari ci fossi stato io>
Cercò di scherzare, mentre il collo di Jerome veniva accoltellato nella registrazione, poi cambiò il video, il processo di Theo Galavan.
<Vedi Alex...>
Cambiò video, di nuovo, mettendo quello di quando stavo per morire, quello mi fece venire una fitta, al cuore, alla gamba e allo stomaco, proprio dove avevo le cicatrici, come faceva ad avere un video di Sofia che mi sparava? Venne succeduto da il mille articoli di giornali e telegiornali che spigavano la vicenda, l'audio si amplifica e le foto diventavano troppe. Mi accasciai rannicchiandomi in un angolo terrorizzata. Misi le braccia attorno le gambe appoggiando la fronte sulle ginocchia, scoppiando il lacrime, singhiozzavo ed a tratti non riuscivo a respirare.
<...noi due abbiamo paure giustificate da traumi, per questo siamo destinati a...>
Lo zittii subito facendomi forza, tremante mi alzai stringendo i pugni. Senza balbettare, senza paura, parlai...
<NO, IL MIO DESTINO NON È SOFFERENZA, LA MIA NON È UNA MALEDIZIONE, QUESTO ME LO HA DIMOSTRATO SOLO JEROME, IL RESTO MI HA ABBANDONATO, LUI NO, IO E JEROME SIAMO DESTINATI A STARE ASSIEME! CAPISCILO! TU SEI UNO PSICOPATICO DI SECONDA CLASSE CHE TENIAMO, JEROME VALESKA, FISH MOONY, PINGUINO RIMANGONO AL POTERE, TU NO DANNATISSIMO FREAK! NON MI FANNO PAURA QUESTI VIDEO, NON PIÙ>
Constatai, fissai una telecamera che era nascosta per tutto il tempo che ho fatto il mio discorso. Mi accorsi che attorno all camera c'erano cose mie, personali. Tra cui la mazza che usavo per giocare a baseball con mio padre, la presi in mano.
<Troverò la via per distruggerti>
Continuai il percorso senza alcun problema. Arrivai dinanzi alla porta d'uscita che era ostacolata da Ecco.
<Levati stupida biondina o giuro su Dio che ti uccido!>
Lei ghignò puntandomi una pistola addosso. Mi avvicinai cautamente levandogliela da mano. Le sparai al piede, lei si accasciò, io aprii la porta, mi ritrovai Jerome che puntava un coltello alla gola del fratello, era riuscito a liberarsi.
<CHE DIAVOLO TI VIENE IN MENTE JEREMIAH?!>
Chiese il mio rosso.
<Hey miei cari spasimanti! Voglio parlare da sola con questo scarto umano tesoro, permetti>
Dissi baciando il mio ginger. Mi aiutò a legare la mia vittima, mi chiusi dentro col verde. Mi sedetti sulla sua gamba destra. Gli districai i capelli intrappolati dal gel.
<Allora grandissimo rifiuto umano che ti è saltato in mente?>
Mi alzai dandogli un pugno. Volevo capire come avevo fatto cambiare quello che prima era un così tanto bravo ragazzo.
<Jerome crede che io sarei stato un suo schiavetto, io sono diventato una sua versione superiore, volevo dimostrarlo>
Spiegò con un ghigno.
<Quindi per crederti meglio di lui ti sei ossessionato con me? Patetico. Hai una sola fortuna, che io ho pietà per le nullità come te>
Sorrisi, poi gli diedi un ceffone. Stavo aprire ma lui mi bloccò.
<E quel bacio? Quello che mi hai dato nel mio labirinto? E tutte quelle volte che tuo padre diceva che io ero il tuo uomo adatto? E quando mi hai difeso allo spettacolo?>
Lo guardai con sguardo truce.
<Per il bacio credevo che eri Jerome, mio padre credeva che eri meglio di Jerome ma non è mai stato così, allo spettacolo, quello in cui mi spararono anche Beh, lo feci perché quello era il vecchio Jeremiah che comunque odiavo>
Aprii la porta, Jerome mi venne in contro prendendomi per il polso con una forza brutale.
<ORA PARLIAMO DI BACI CHE NON DOVEVI DARE>
Sbraitò trascinandomi via.
<Credevo che eri tu!>
Mi giustificai... Era davvero infuriato, mi fece sedere in macchina.
<TU NON DOVEVI BACIARE QUELLA SECCIA, PUNTO>
cercai di parlare ma lui mi silenziò dandomi stringendo la cintura al massimo, non faceva male fisicamente, psicologicamente ero distrutta.
<P-Posso riposare? Ho fatto troppi sforzi per cercarti>
Lui scosse la testa.
<Era una domanda retorica, lo faccio>
Informai. Lui fermò la macchina.
<Non credevo che sarebbe andata così, scusa ok?>
Ci baciammo capendo che ora era il momento in cui i due opposti erano pronti per andare via da Gotham e vivere una vita felice.
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1080 parole

𝐌𝐀𝐆𝐈𝐂 𝐌𝐎𝐍𝐊𝐄𝐘 ⭑ jerome valeska Where stories live. Discover now