41-Festa

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Mi sedetti sulla poltrona morbida e comoda. Oswald si mise comodo mentre Jerome rimase impazientente alzato, aspettando per ritornare a festeggiare.
<Tuo padre mi ha chiesto un Piacere, di portarti fuori da Gotham, Jerome tu la Devi proteggere>
Non tirò per le lunghe, andò subito al succo. Io lo guardai scioccata.
<Non lascio la mia città, io servo!>
Obiettai incorniciando le braccia al petto.
<Non sei Bruce Wayne!>
Disse Jerome fissandomi serio, io ricambia lo sguardo ancora più contrariata di prima. Scossi la testa con le lacrime che minacciavano di uscire.
<N-No!-dissi con il labbro inferiore che tremava- non lascio mio padre da solo>
Mi giustificai, la verità era che non avevo mai girato il mondo, cosa che invece Jerome aveva fatto perfettamente, io sono sempre rimasta a Gotham, è l'unica città che so a memoria.
<Riflettici>
Concluse il Pinguino per poi uscire tutti e tre. La serata procedette molto bene. Se non per qualche poliziotto contrariato per il fatto che criminali festeggiavano nel distretto di polizia. Però andò tutto bene, mi ubriacai pure.
<VOGLIO FARE UNA DICHIARAZIONE>
Dissi ubriaca fradicia con la voce mista far quella di un rinoceronte e quella di un gatto ferito da un ape.
<Ok ora andiamo a casa a smaltire tutto lo schifo che hai bevuto>
Disse mio padre. Io scossi la testa arrampicandomi sulle spalle di Jerome.
<Amore scappiamo la polizia ci sta inseguendo>
Dissi stringendomi per non cadere, lui fece una piccola risata.
<La porto a casa mia>
Riferì il rosso a mio padre che annuì rassegnato.
<Scappiamo!>
Mi assecondò portandomi in macchina. Mi fece sedere sul posto affianco al guidatore.
<Fa molto caldo vero?>
Disse Jerome a disagio vedendomi sbottonare il vestito.
<Per questo mi do un po' d'aria Ginger!>
Lui si morse il labbro. Io ghignai
<Hai caldo lo so!>
Dissi iniziando a levare la camicia del ragazzo.
<Tesoro sei ubriaca, calmati, non mi provocare>
Disse gentilmente Jerome stringendo il volante. Io caddi improvvisamente in un sonno non molto raccomandabile. Sognai brutte cose. Non so nemmeno spiegare. Ero in una casa, quelle del terrore che fanno al circo, oppure nei parchi di divertimento. Correvo, vedevo spezzoni del mio passato, orrendi spezzoni della mia quasi morte, del coma. Mi svegliai urlando, ero tra le braccia di Jerome, in una macchina, la riconobbi quasi subito, era di Oswald, guidava il Pinguino, io era accoccolata fra le braccia di Jerome ai posti posteriori dell'auto.
<D-Dove andiamo?>
Chiesi con la voce impastata dal sonno.
<Al sud, un idea di tuo padre>
Mi informò il rosso, in quel momento la macchina di fermò, fuori dal finestrino vidi mio padre, Selina, Bruce e Alfred, nascosto c'era anche Jeremiah ma questi sono dettagli. Aprirono i finestrini, mio padre si porse.
<Perdonami>
Mi disse accarezzandomi il volto.
<NON MI FATE QUESTO, NO>
Dissi dimenandomi, cercai di aprire la porta ma c'era la sicura per i bambini. Ringhiai infuriata.
<NO, NO PER FAVORE, SELINA!>
Lei si girò appoggiando la testa sulla spalla di Bruce iniziando a piangere.
<NON MI FATE QUESTO, OSWALD, NO>
Dissi, Jerome mi stringeva forte. Mi accarezzava i capelli cercando di calmarmi.
<Ti porteranno in una casa al sud, di Oswald, la conosce solo lui>
Mi informò mio padre mentre i capelli biondi gli si scompigliavano per colpa del vento. Il finestrino si chiuse, l'unica cosa che potevo fare era continuare a lamentarmi in silenzio. Mi godevo le luci della città che si allontanavano, rendendomi conto che forse non sarebbe mai finita... Perché la mia vita era fatta di imprevisti, proprio come Jerome.
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590 parole
Non continuerò finché non mi sarò vista la quinta stagione(anche perché devo rintegrare Jerome perché nel romanzo non è morto)

𝐌𝐀𝐆𝐈𝐂 𝐌𝐎𝐍𝐊𝐄𝐘 ⭑ jerome valeska Where stories live. Discover now