And I thought my heart could fly (parte 2)

1K 27 38
                                    

«Questo.» raccontò Elena, lanciando un occhio al telefono sul bordo della vasca, in viva voce.

Caroline, dall'altra parte della cornetta per poco non soffocò. «Questo?!» ripeté, scioccata. «Lo dici come se fosse normale!»

La ragazza, chiusa nel bagno, sospirò sconsolata: ci mancava solo lei, a farle notare che niente di tutto quello lo fosse.

«Be'?» le chiese, tentando di non sembrare irritata. «Che cosa ti aspettavi che facessi?»

Strizzò il tubetto di crema per la pelle che le avevano affibbiato alla spa, per distribuirselo sulle gambe appoggiate al bidet, come se la colpa di tutta quella situazione fosse sua.

Da parte della sua migliore amica ricevette un sospiro di sopportazione. «Quanto posso essere volgare da uno a dieci?»

Elena roteò gli occhi, ringraziando il cielo che non potesse vederla, e al contempo essere riuscita a trattenere un grugnito.

Dopo quella sera in cui erano arrivati sul punto di fare l'amore, i rapporti tra lei e Damon erano stati piuttosto tesi, ma non in modo evidente, era qualcosa che stava sotto la superficie, un po' lì e un po' qui, giusto per ricordarle che c'era e farla sentire, in qualche modo, a disagio praticamente tutte le volte che incrociavano lo sguardo.

«Lascia stare.» le disse, solo, all'improvviso stanca e con un'incredibile nostalgia di casa.

«No, non lascio stare proprio niente.» ribatté Caroline, piccata. «Se non parli non risolvi niente. Insomma, non può entrarti nella testa, perché non gli parli e basta? È quello che ti dico di fare praticamente da quando vi siete messi insieme!»

Già, si disse lei, scornata, peccato che anche a parlare non si risolvesse granché.

Quante volte ci aveva provato a farlo aprire per trovarsi risposte vaghe che non le permettevano di scavare più in fondo? Le volte che le aveva confessato qualcosa di importante si contavano sulla punta delle dita, e da quando avevano scoperto della gravidanza di Mary si era chiuso ancora di più in se stesso.

E poi, a essere sinceri, cosa c'era da dire? Non era piuttosto normale che una persona se la prendesse, se il suo partner sparisce e poi ricompare senza spiegazioni e senza una promessa di restare?

«Ma che cosa avrei dovuto dirgli, scusa?» replicò, quindi, e stavolta esasperata. «"Non me la sento di venire a letto con te finché non chiariamo come stanno le cose"?!»

«Ad esempio!» confermò la sua amica, con fare pratico. «Qualunque cosa ti fosse passata per la testa. È meglio litigare che lasciare le cose in sospeso, almeno in un modo o nell'altro si risolve.»

Ma se Elena aveva evitato il confronto sull'argomento era stato soprattutto per evitare di litigare, sebbene una parte di sé sapesse perfettamente che sarebbe rimasta là se non avesse pensato a fare qualcosa per smuoverla.

Eppure, non ne aveva il coraggio.

"In un modo o nell'altro si risolve" suonava troppo male, specie pensando alla fine che avevano fatto lei e Klaus, quel rapporto così simile che stavano avendo lei e Damon.

No, proprio non poteva.

«L'idiota dov'è, ora?» proseguì Caroline, seccata.

«A fare colazione.» rispose lei, massaggiando la crema sul polpaccio, sperando di calmarsi almeno un po'. «Gli ho detto, se riesce, di portarmi di sbafo qualcosa, non avevo voglia di scendere.»

Il brontolio dall'altra parte non era affatto rassicurante. «Elena, non puoi fare così!» la rimproverò. «Devi mostrare un po' di apertura, quello ha già i suoi problemi per la testa, non ti ci mettere pure tu a fare la passivo aggressiva, peggiori solo la situazione.»

Dear Diary - The Vampire DiariesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora