Diary, tell me what to do (Parte 3)

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Ciao,
lo so sono imperdonabile, e non so nemmeno con che faccia scusarmi. Il capitolo è questo ed è lungo, spero che lo apprezzerete.
Dovete sapere che io a questa storia ci penso costantemente, e i commenti e i voti che arrivano li vedo sempre. Non so con quale cuore continuate a seguirla, ma vi voglio bene.

Volevo avvisare anche che sto revisionando tutta la storia, quindi se trovate notifiche di aggiornamenti ai vecchi capitoli è per questo, e anche se trovate discrepanze (tipo in questo capitolo un riferimento a un evento mai visto) è perché ho tutta l'intenzione di mettercelo.
Con questo l'intento è di rendere la storia un po' più coerente e "verosimile" e di migliorarla.

Grazie mille a tutti!
Spero di poter postare il continuo presto. Siamo alle battute finali, mancano pochi capitoli.


Caroline fece girare un altro po' il drink nel suo bicchiere.

Sbuffò leggermente.

Sembrava che sul fondo dovesse trovarci chissà quale risposta.

«Tutto bene?» le domandò Stefan, un po' preoccupato.

Era da qualche settimana buona che la sua ragazza sospirava come se avesse sulle spalle il peso della pace nel mondo.

Ogni volta che domandava, lei si limitava a scrollare le spalle e cambiare argomento. Aveva solo chiarito che i suoi genitori non c'entravano nulla, senza aggiungere neanche un misero dettaglio.

«Ormai mi sono abituata alla strana presenza di mio padre in casa.»

Aveva risposto così, quando aveva chiesto, nonostante il fatto che dormisse da cinque mesi sul divano ogni tanto tornasse a solleticarle i nervi, specie in giorni come quello.

«Care?» la richiamò, nel momento in cui non ebbe la minima reazione.

Lei sembrò ricordarsi solo allora che lui esisteva. «Uhm?»

«Ne vogliamo parlare?»

«Di cosa?»

Faceva chiaramente la finta tonta.

«Del motivo per cui ogni tanto sparisci nella tua testa e sospiri come se fosse il tuo ultimo giorno di libertà.» meglio non girarci intorno. «E non rifilarmi scuse, penso di conoscerti abbastanza per dire che c'è qualcosa che non va.»

Stavolta lo sbuffo di Caroline era esasperato, forse stanco.

«Mi sento in colpa.» si arrese. «Ho fatto una cosa, qualche tempo fa, e... non so se è una brutta cosa.»

«In che senso?»

«Ascolta.» lo ignorò lei, prima di prendere un respiro per imporsi la calma. «Non è che te l'ho tenuto nascosto perché ti volevo escludere, o... perché ti volevo mentire. È solo che... avevo paura che mi avresti giudicato.»

Stefan mandò giù della saliva a vuoto. «C'entra Klaus?»

Era chiaramente la sua paura peggiore.

«Klaus?» chiese la sua ragazza, stranita. «Che diamine c'entra Klaus?»

«Non lo so.» provò lui, intimidito. «È che sei un po' strana da quando è tornato a trovare i suoi, qualche settimana fa, e... niente, sono solo... geloso.»

«Sei un cretino.» lo disse senza troppe cerimonie. «Non mi ricordavo nemmeno che stessimo sullo stesso pianeta. Quante volte te lo devo ripetere che, con me, ha chiuso?»

Ora sì che sembrava anche un po' arrabbiata.

Le toccò appoggiare il bicchiere per scuotere le mani, come a liberarsi di qualche ricordo fastidioso.

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