And it scares me (parte 1)

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Mi ero adattata a lui senza avere idea di cosa significasse essere padrona di me stessa, farmi carico in prima persona della mia vita.
Ciò che più amavo in lui era il mio risveglio alla vita, la sua capacità di restituirmi a me stessa.
Ci sono cose che non hanno spiegazione, momenti in cui la vita prende direzioni tanto impreviste da farci immaginare tutto un vocabolario di significati reconditi.

Sue Monk Kidd - L'isola degli aironi bianchi


31 Ottobre

Caro diario,

per fortuna è sabato mattina e non c'è scuola, perché altrimenti non avrei potuto scrivere niente, su ieri, e non credo che avrei avuto la forza di alzarmi dal letto per affrontare sette ore di lezione: ho un mal di testa talmente forte che mi sembra che il cervello mi si stia aprendo in due, e a quanto ho sentito non c'è rimedio, almeno a sentire papà e mamma - che, per farmi un immenso favore, hanno deciso di tenermi un comizio sull'importanza della sobrietà di un'ora e mezzo -, tranne un buon bicchiere d'acqua.

Ne ho già presi quattro, insieme ai rimproveri dei miei genitori.

La situazione non è migliorata, anzi, è più o meno rimasta stabile, con qualche secondo di picco in cui non riesco a capire nemmeno chi sono o se sono ancora viva. Mi andrebbe bene anche perdere i sensi piuttosto che impazzire, e così mi sono messa a scrivere della giornata di ieri sperando di distrarmi dal dolore, anche se non ci sto riuscendo, evidentemente, perché ne sto continuando a scrivere.

Anzi, ho paura che tutta questa cosa che sto facendo non stia sortendo che l'effetto contrario, ma non importa, devo fare qualcosa, quantomeno per distrarmi dalla nausea.

Non riuscirei a studiare nemmeno se lo volessi, perciò non ho alternative per passare un po' il tempo, sempre meglio che ascoltare i discorsi moralisti di mio padre su quanto bere sia sbagliato per la salute, per il fegato e per un sacco di altri organi di cui non ricordo neanche il nome, anche se dubito che in questo momento riuscirei a ricordare qualcosa di qualche ora fa diverso dal senso di nausea e di voglia di morire.

A volte è seccante avere un medico in famiglia, perché è costretto a portare a casa il lavoro. Prova da sempre a convincermi a intraprendere la stessa strada, e da bambina non desideravo altro che accontentarlo, una parte di me lo desidera anche adesso, mentre l'altra si chiede se davvero io sia tagliata per fare il dottore.

Per adesso, farò l'aiuto bibliotecaria e spero di essere abbastanza in forma per quando comincerà il mio turno, alle dieci del mattino, soprattutto perché è il mio primo giorno, e io sono già ridotta così.
Grandioso: ottima presentazione, non ho dubbi che il posto sarà mio nel momento in cui mi ritroverò a vomitare su un romanzo di Edgar Allan Poe.

Per fortuna lavoro part-time, anche se per pagarmi la macchina dovrò lavorare almeno fino a luglio, di questo passo. In pratica comprerò un'auto usata per andare e tornare dal Whitmore, ammesso che prendano in considerazione quella lettera di presentazione che non ho ancora spedito e che non so quando spedirò. Caroline l'ha già fatto, ovviamente: lei trova il tempo e la risoluzione per fare di tutto, chissà dove. Vorrei che me ne prestasse un po', ogni tanto.

A proposito di cose che fa lei, la festa di ieri sera è stata devastante, ed è questo il motivo per cui ho questo gran mal di testa che non ne vuole sapere di darmi tregua. Mi ci sono svegliata, qualcosa come cinque ore fa - e sono le otto del mattino -, e ha deciso che mi avrebbe accompagnato almeno fino ad ora.

C'era tutta Mystic Falls, e sono certa che ci fossero anche facce che non ho mai visto prima e, probabilmente, nemmeno Care, che però è stata molto impegnata a pomiciare con Klaus - che alla fine è venuto e ha mandato in vacanza i piani miei e della mia migliore amica di ''spassarcela'' - nel cortile della villa del suo ex, dove abbiamo dovuto spostare la festa perché la palestra si è allagata.

Dear Diary - The Vampire DiariesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora