So, diary, I'll confide in you (parte 4)

1.7K 51 33
                                    

Le mani di Damon sembravano essere ovunque, come le sue labbra, e così Elena cercava di fare altrettanto: spalle, viso, fianchi, collo, qualunque cosa riuscisse a toccare. Erano finiti un po' sul pavimento, poi erano tornati sul letto, e dopo ancora aveva perso la cognizione del tempo e dello spazio, per quel che ne sapeva lei, potevano anche essere arrivati al divano.

Non aveva nemmeno idea di quanto tempo era passato, aveva solo la vaga concezione del materasso contro la schiena, anche se per poco perché a forza di rotolarsi tra le lenzuola, continuavano a scambiarsi il posto.

Era senza fiato, sembrava quasi che, ad ogni momento, avrebbe davvero potuto smettere di respirare, ma non c'era nessuna paura in quel pensiero. Forse perché quella tortura era talmente dolce che niente poteva sembrarle una cosa negativa.

«Dam...» lo chiamò, piano, per quel che si poteva permettere, un po' perché lui non le lasciava abbastanza spazio per parlare un po' perché non le lasciava abbastanza fiato.

Il ragazzo sollevò la testa a guardarla, curioso e con un sorriso birichino sulle labbra. «Mmh?» suonava un po' come se già avesse saputo che voleva dirgli.

Elena era sicura che fosse così, infatti non ebbe bisogno di dire nulla: la portò esattamente dove voleva, e lei si lasciò andare in un grido muto, con la testa sepolta tra due cuscini, e le mani incastrate tra i suoi capelli.

Le labbra di lui, invece, indugiavano ancora pigramente sulla sua pelle, sebbene anche Damon fosse stanco quanto lei: il tempo che avevano dedicato l'uno all'altra fu chiaro, però, solo quando suonò la sveglia sul comodino.

Fu in quel momento che entrambi si guardarono quasi increduli, prima di ridacchiare, un po' per sconcerto, un po' per vero divertimento.

«Credo di aver provato la mia fama.» fu il commento di lui, malizioso.

Certo lei non poteva dire il contrario. Da quando avevano scoperto quel lato della loro relazione, non avevano avuto problemi ad andare avanti a lungo, ma le cose da "tutta la notte" sembravano ancora troppo da film per poter essere vere.

Rise, dandogli una leggera spinta sulla spalla. «Scemo.»

Lanciò uno sguardo alla sveglia solo per scoprire che erano davvero le sei del mattino, e si disse che erano fortunati perché la scuola era più vicina da lì, e si poteva impiegare quel tempo in più per le coccole, anche se Damon si era sempre dimostrato poco portato: come aveva detto lui, le coccole finivano sempre per essere dell'altro.

E poi aveva proprio bisogno di alzarsi da lì, non solo perché si doveva sgranchire un po', ma perché quel letto era diventato un campo di battaglia, letteralmente, e non solo per le lenzuola fuori posto. Stava cominciando a diventare disgustoso, restare lì, ora che non c'era nulla per distrarsi dal pensiero dell'igiene.

«Colpa tua.» Damon sembrò averle letto nel pensiero, senza nemmeno avere il bisogno di guardarla. «Adesso devo fare la lavatrice.»

Elena tirò su un sopracciglio. «Non credo proprio.» incrociò addirittura le braccia, forzandolo ad alzare la testa dal suo sterno. «Questa è tutta colpa tua!»

Non attese nemmeno che potesse provare a rispondere perché lo spinse via, troppo in imbarazzo al pensiero che lui potesse, effettivamente, avere ragione. Riuscì a spostarlo solo perché l'aveva preso di sorpresa, ma di certo non la lasciò allontanarsi troppo così presto: la tirò per un braccio, e lei si ritrovò di nuovo stesa, ma stavolta sopra di lui, che a quanto pare non indugiava in formalità.

«Che ti importa?» le disse, leggero. «Tanto tra dieci minuti facciamo la doccia.»

«Vedo che hai già deciso tutto.» osservò lei, divertita, però si sistemò meglio contro il suo petto. «Spero che avremo il tempo anche di fare colazione.»

Dear Diary - The Vampire DiariesWhere stories live. Discover now