One touch of his hand (parte 5)

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Poco meno di un'ora dopo, erano appiccicati contro la porta di ingresso dell'appartamento di Damon, che cercava inutilmente le chiavi di casa. Con Elena che faceva quelle cose sul suo collo con la bocca, non aveva lucidità abbastanza per muovere le mani in un altro posto che non fosse il corpo di lei, figurarsi trovare degli stupidi pezzi di metallo nelle tasche dei pantaloni ora maledettamente scomodi.

«Elena...» mugugnò, mentre le sue stesse dita si intrufolavano sotto la maglietta della ragazza, invece che nelle sue tasche. «Chiavi.»

Quella parola fu tutto ciò che riuscì ad articolare, prima di essere zittito dall'ennesimo bacio, sentendola rabbrividire sotto le sue mani fredde, mentre quelle di lei erano incastrate tra i suoi capelli ancora bagnati, facendogli cadere delle gocce gelide sulla camicia ancora zuppa.

Il freddo però non lo sentiva, aveva solo la percezione del calore dell'abbraccio della sua ragazzina.

Con un brevissimo sbuffo seccato, Elena lo spinse un po' per farsi spazio tra lui e la porta e scavare nella borsetta. Quasi gli lanciò il suo porcellino con le chiavi che le aveva regalato il giorno di Miss Mystic Falls.

«Non perdiamo altro tempo.» avrebbe dovuto essere una proposta ma sembrava più un ordine perentorio.

Ci volle un po' prima di beccare la serratura, non solo per la scarsa luminosità, soprattutto perché era troppo agitato per fare le cose per bene: il sangue era affluito tutto sotto la cintura, e l'unica cosa che voleva era spogliare quella piccola tentatrice.

Era un pensiero che rischiava di far sbiadire tutti gli altri, ma ci riuscì: due giri e la porta fu aperta. La tirò dentro senza darle il tempo di respirare e fu di nuovo addosso a lei, la schiacciava di nuovo, contro uno stipite, ma stavolta dall'altro lato.

«Oh, Damon...» sospirò lei, in un attimo di tregua che non desiderava.

Ma se c'era qualcosa che al ragazzo interessava più del sesso, era la sua salute, per questo si costrinse ad allontanarsi.

«Questo non va d'accordo con il proposito dei vestiti asciutti.» aveva il fiatone, e da una parte c'era anche lo sforzo di tenersi a distanza.

Elena, di nuovo, non vide alcun problema, con quello: la pragmatica, quella sera era proprio lei. «Allora dovremmo toglierli.»

Detto questo, si sfilò la maglia senza troppi complimenti, e la gettò sul pavimento senza alcun rimorso. In macchina non erano andati tanto per il sottile, quando si era trattato di rivestirsi, non c'era stato tempo per indossare indumenti superflui, per questo sotto non c'era assolutamente niente.

Il singulto di Damon fu netto, e non perché la vedesse per la prima volta, ma perché non aveva spesso occasione di osservarla così sicura di sé a luci accese. Era la cosa più eccitante su cui avesse mai posato lo sguardo: le fu di nuovo addosso, mentre lei gli slacciava i bottoni con la sua solita foga, ma si permise di non curarsene, anzi, la tirò fuori dai pantaloni come se non potesse vivere un attimo di più diversamente.

Avrebbe davvero perso la testa, in caso contrario.

«Stavolta so dove le metto.» commentò, strappandole di dosso anche la biancheria intima, con un sorriso ironico che lei non vedeva l'ora di far sparire dalla sua faccia.

«Sta' zitto.» gli impose, tirandolo per i lembi della camicia aperta verso di sé: e fece in modo che lo facesse davvero, tappandogli la bocca con la propria.

Scalciare via le scarpe e i calzini bagnati, a quel punto, sembrava l'unica altra opzione disponibile mentre le dita di lei cercavano la cintura.

«Doccia.» fu tutto ciò che Damon fu in grado di mettere insieme, perché almeno si sarebbero tenuti al caldo e avrebbero unito l'utile al dilettevole.

Dear Diary - The Vampire DiariesWhere stories live. Discover now