Fierro Chase (parte 15)

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All'improvviso il sentiero si interruppe e agli occhi di Magnus si aprì una vallata di alberi di ferro.
Magnus strizzò gli occhi, ma era come se un panno di lino bianco gli fosse calato sugli occhi. La magia di Syn stava svanendo.
La voce veniva da quelle vicinanze. Era femminile, un po' profonda ma al contempo gioviale ed allegra. Sembrava che a parlare fosse una bambina.
Il semidio si incamminò per la vallata seguendo la voce. Passò a fianco ad arbusti e alberi di ferro. Il tappeto di foglie ai suoi piedi schricchiolava ad ogni passo e Magnus poteva sentirne l'eco che si propagava attorno.
La voce femminile si fece sempre più vicina e Magnus si aquattó dietro ad una collinetta, meglio essere prudenti.
Con il respiro affaticato si sporse dall' altura e ciò che vide lo destabilizzó.
Al centro di un giardino dalla vegetazione aruginita c'era una bambina. Era seduta per terra a giocare con un servizio da thè e con delle bambole attorno ad un tavolino. Portava delle treccine color miele e un vestito rosa.
Ma ciò che atterrí il semidio furono le sue dimensioni.
La bambina, che potrà aver avuto circa cinque anni, era di dimensioni gigantesche.
Era alta almeno cinque metri e probabilmente portava il 70 come numero di scarpe.
Magnus nascose subito la testa al riparo della piccola altura.
Aveva bisogno di mangiare, di curarsi e poi di un modo per tornare al ValHalla per avvertire gli altri del piano di Niddoghr. Doveva fare tutto in quell'ordine, non c'erano altre vie.
Una fitta all'altezza degli zigomi lo costrinse a stendersi a terra. Aveva assolutamente bisogno di curarsi, non voleva rischiare di morire laggiù.
Il servizio da thè era la chiave: probabilmente c'erano dei biscotti, anche se enormi lo avrebbero comunque sfamato a sufficienza. Doveva tentare.
Tornò a guardare la bambina e prese un colpo quando non vide nessuno in mezzo allo spiazzo, si guardò attorno frenetico, ma della piccola gigante non c'erano tracce.
Adesso o mai più. Magnus scese dalla collina e correndo si avvicinò al tavolo giocattolo.
Si arrampicò su una delle seggioline (non tanto "ine") e finalmente fu sopra.
Come aveva immaginato, oltre al thè c'erano anche dei biscotti e senza farselo dire due volte ne staccò un pezzo e lo mandò giù in un boccone.
Continuó ad addentare e masticare voracemente il biscotto finché non fu pieno.
Si sdraiò sul tavolino strapieno con i crampi allo stomaco, iniziò a fantasticare su una montagna di falafel e senza neanche accorgersene si addormentò.

Che stupido! Magnus si svegliò di soprassalto con l'impellente bisogno di nascondersi o rifugiarsi in qualche luogo.
Poi capii perché: la bambina stava tornando.
Nel panico il semidio si guardò attorno. Dove poteva nascondersi?
Poi individuó la zuccheriera semiaperta da un cucchiaino gigante e senza neanche pensarci vi si buttò dentro.
Venne inghiottito nel bianco dello zucchero e non fiató.
Quasi nel buio totale della zuccheriera sentì la bambina avvicinarsi e canticchiare.
Se ci fosse qua Alex mi prenderebbe in giro a morte: costretto a nascondersi in una zuccheriera gigante per scappare da una gigantessa bambina con le treccine bionde che ha un set di tazzine degno del Cappellaio Matto.
Magnus la udí armeggiare con la ceramica e nel frattempo parlare alle sue bambole.
-E adesso veniamo a lei...una bella tazzina di thè? Cosa preferisce Mister Loki, thè verde o thè nero?-
Magnus sobbalzò al nome di una delle bambole, un Ken demoniaco a tutti gli effetti.
-Invece lei, Miss Hel? Desidera un po' di zucchero?-
Il battito cardiaco del ragazzo accelerò. Zuccero. No.
Fece appena in tempo ad alzare gli occhi verso il coperchio, che la luce innondó la zuccheriera e a fissarlo trovò due occhi grandi come ruote di biciclette.
-Oh, ma cosa abbiamo qui!-

***

Alex per poco non si ruppe una gamba cadendo in un burrone.
Era sovvrapensiero per via di quel posto destabilizzante. Sembrava che tutto l' ambiente che lo circondava cercasse di nutrirsi delle sue speranze. Aveva iniziato a darsi dello stupido per il suo piano azzardato di salvare Magnus e più passavano le ore più il bosco sembrava dirgli "Vattene. Sei solo un microbo inutile. Tornate da dove sei venuto".
Ed ad un certo punto, vagando con questi pensieri non si era accorto di un crepaccio che si apriva sul terreno proprio davanti a lui.
Scivoló con un urlo nella fenditura per cinque secondi, poi si riscosse e trovò la forza di trasfromarsi in un nibbio.
Voló fuori dal budello alla velocità della luce e ritornò a terra.
Ritrasformandosi vide che si era scorticato buona parte del polpaccio destro e adesso il sangue zampillava fresco da quella ferita.
-Maledizione!-
Il figlio di Loki si rimise in piedi e constatò che il danno in realtà non era così grave come sembrava.
Si incamminò e si sporse sopra il crepaccio che sprofondava per decine di metri nel sottosuolo. Da lì si alzava una brezza fredda che schiaffeggió il semidio in faccia.
Poi all'improvviso dietro di sé sentí dei rumori.
Clang. Clang. Clang.
Si girò di scatto e proprio in quell'istante una creatura orribile apparve dalla macchia.
Sembrava che qualcuno si fosse divertito a plasmarlo in una fornace. Il corpo era un disgustoso miscuglio tra pelle umana e schegge di ferro.
Un pannello grande come un computer era piantato nel torace, come una specie di armatura e tutt'attorno la pelle era slabbrata e rossa.
Anche le gambe e le braccia erano sia di ferro che di carne e ogni tanto un filo di metallo spariva nella pelle per riapparire qualche centimetro dopo.
Alex trattene un'ondata di vomito perché la testa era ancora peggio: un cucuzzolo delle grandezze di un televisore era appoggiato sulle spalle. Non aveva nulla di umano, a fatica si distingueva un naso e una bocca, degli occhi nessuna traccia.
Il mostro ruggì e si slanciò verso di lui, che come paralizzato ci mise due secondi di troppo a riscuotersi.
Per un soffio schivò la mole del mostro di latta e senza pensarci due volte si ritramutó in rapace.
Non voleva essere costretto a fuggire da -qualunque cosa fosse- e così la fenditura nel terreno gli parve l'unica strada.
Si tuffó in picchiata nel crepaccio e sopra di sé sentí il mostro muggire di rabbia.
Con il cuore in gola continuò a cadere finché non vide il fondo avvicinarsi.
Toccata terra si ritrasformó e avvertí subito un brivido di freddo.
Con la pelle d'oca si guardò attorno e constatò che avrebbe faticato a risalire: le pareti erano troppo strette e in ogni caso avrebbe dovuto volare in verticale.
La roccia attorno a lui era stata scavata e consumata da millenni di corrosione. Si trovava in un canion.
Poi una ventata d'aria fredda gli portò i brividi, ma non solo, gli portò anche qualcos'altro...
Rumori.
Rumori di persone che parlavano lo raggiunsero. Voci.
Guardò con rimpianto l'apertura sopra di lui e poi si incamminò per il tortuoso passaggio fra le rocce alla volta di quelle voci.

Guardò con rimpianto l'apertura sopra di lui e poi si incamminò per il tortuoso passaggio fra le rocce alla volta di quelle voci

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Fierro Chase e il Mondo Di Magnus [Completata]Where stories live. Discover now