Together

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Annabeth prese un bel respiro.
-Percy. Io... mi dispiace... è... è finita. -disse la figlia di Atena. Poi prese il suo zaino e uscì dalla casa che condividevano a Nuova Roma.
-Annabeth! Aspetta! -la chiamò Percy, ma lei non tornò indietro, anche se il suo cuore le diceva di farlo.
Il figlio di Poseidone, però, riuscì a raggiungerla: -E i nostri figli? Vuoi crescerli da sola? Non posso permetterti di farlo!
-Me la caverò. -la semidea continuò a camminare, ricacciando indietro le lacrime.
-Annabeth. Saranno figli di due semidei. Come farai a tenerli al sicuro sola? Vuoi diventare un architetto no? Sarai piena di impegni...
A quel punto, Annabeth scoppiò in lacrime e si bloccò. Percy la strinse tra le braccia.
-Ti prego, scusami. -singhiozzò la figlia di Atena. -Mia madre...
-Shhh, stai tranquilla. Risolveremo tutto. -la rassicurò lui.
Annabeth sciolse l'abbraccio e si accarezzò il pancione di sei mesi.
Percy mise la mano sulla sua.
-Ho paura. -disse lei senza staccare gli occhi dalle loro mani. -Mia madre mi ha costretto ad inscenare la rottura con te. Lo sai che ti odia. Se... se dovesse scoprire tutto questo... Percy, io ti amo. Sono felice che i nostri figli abbiano un padre come te...
-Ehi. -Percy le alzò il mento, in modo di guardarla negli occhi. -Ti amo anche io. Tua madre non può continuare a impedirti di essere felice. Appena si farà vedere le diremo tutto. Che venga lei a cercarci.
-Percy, non voglio che ti faccia qualcosa per colpa mia.
-Sono sopravvissuto per anni come tuo fidanzato, tua madre ha avuto tutto il tempo per uccidermi e non l'ha fatto. -Percy sorrise. -Ora non pensarci.

Erano passati quasi tre mesi da quella sera.
Percy e Annabeth stavano seduti sul divano. Annabeth leggeva e Percy la teneva stretta a sé e la guardava leggere. Spesso succedeva così e Percy adorava quando poteva stare con lei, assorta nella lettura, e guardarla senza che nessuno fosse lì a controllarli.
-Solo un altro capitolo. -disse Annabeth guardando l'ora.
Percy la baciò sulla guancia.
-Hai detto così anche cinque capitoli fa. -le fece notare.
-L'ultima volta che non ho letto tutta la sera, Testa d'Alghe, i tuoi figli hanno iniziato a esistere. -disse Annabeth accarezzando il pancione di quasi nove mesi molto evidente.
-Non è del tutto colpa mia. -si difese Percy.
La figlia di Atena alzò gli occhi al cielo: -Ok, è colpa del tizio della libreria che non aveva il libro che cercavo.
Percy si mise ad accarezzarle la pancia a sua volta.
-Uno dei due si muove un sacco. -disse.
-Credo sia il maschio. La bambina sarà brava come sua madre. -commentò lei con fare altezzoso.
-Però saranno iperattivi, essendo discendenti di semidei, non trovi?
Annabeth rimase in silenzio, sentendo il piccolo nella sua pancia. Poi si mosse anche il secondo bambino (era forse la bambina?) e sorrise.
-Staranno litigando. -disse la figlia di Atena facendo ridere Percy.
-Anche noi due litigavamo sempre prima di metterci insieme. Ricordi?
-Come scordarlo! Eri così irritante certe volte...
-Senti chi parla!
Risero.
Percy si alzò e le porse le mani.
-Vieni. -disse.
I due salirono al piano superiore, dove c'erano le camere dei futuri piccoli Jackson.
Erano vicine. Quella di Silena sulla sinistra, quella di Luke sulla destra.
Le pareti erano state dipinte da Percy aiutato da Jason, Frank, Leo, Nico e Will, ma diciamo che la maggior parte della pittura era finita sui vestiti e sulle facce di quelli che si definivano gli eroi delle guerre (Annabeth li aveva rimproverati dato che la pittura costava un sacco).
La stanza di Silena era rosa confetto, con la culla con il carillon da cui pendevano tre civette e due pesciolini posta al centro, l'armadio con i vestitini era sulla parete sinistra, nell'angolo vicino alla finestra c'era una poltrona bordeaux, messa da Percy per permettere ad Annabeth di stare nella stanzetta per controllare la bimba quando doveva addormentarsi (in seguito fu usata molto più da Percy, che si addormentava sempre lì sbavando come suo solito, ma questa è un'altra storia) e nella cassettiera si trovavano i ricambi di lenzuola e pannolini.
Quella di Luke era speculare, le differenze erano le pareti blu e i pupazzetti appesi al carillon erano tre pesciolini e due civette.
Avevano chiesto a Rachel di scrivere i nomi dei bambini sulla parete delle camere, così ecco che nella stanza della bambina c'era il nome Silena Zoe in una scrittura in corsivo, stile libro di fiabe; nella stanza del bambino c'era scritto Luke in stampatello (quando si trasferirono a New York, Rachel si offrì di fare lo stesso nella nuova casa).
Annabeth, però, per almeno due mesi aveva deciso di tenere i bambini nella stanza sua e di Percy, dove infatti avrebbero messo la carrozzina di entrambi i passeggini che avevano preso.
... Alla faccia dell'organizzazione.
Era tutto pronto e Percy spesso scherzava dicendo che "mancavano solo i bambini".
Decisero di andare a dormire, così misero il pigiama e si diedero il bacio della buonanotte, per poi cadere nelle braccia di Morfeo.

Il giorno seguente, Percy, strano ma vero, si alzò per primo.
Senza fare rumore, scese in cucina per preparare la colazione.
Non vedeva l'ora di diventare papà. Lo sognava da quando aveva sedici anni.
E c'era anche la sua Sapientona con lui, quindi era ancora più felice.
Quando chiuse il frigorifero e si voltò verso il tavolo, per poco non urlò dallo spavento.
La madre di Annabeth lo fissava dalla porta della cucina con le braccia conserte e un'espressione omicida negli occhi grigi.
"Cavolo" pensò Percy. "Ha la stessa espressione di Annabeth."
-Tu. -disse solamente la dea.
Percy si limitò a fissarla con odio.
-Ti avevo detto di starle lontana.
Non ci fu bisogno di specificare a chi si riferisse.
-Annabeth è libera di scegliere. -ribatté Percy. -Io non l'ho mai costretta a mettersi con me. Avrebbe anche potuto dirmi di no. Eppure...
-Le ho detto di lasciarti. Sarebbe stata più felice. Ora le hai fatto un torto irrimediabile.
A quel punto, Percy non ci vide più dalla rabbia. Come osava Atena dirgli di aver fatto del male ad Annabeth dopo tutto quello che lui aveva fatto per lei?
-Senta un po' Miss "So tutto io". -disse appoggiandosi al tavolo. -Io amo sua figlia più di chiunque altro. Non le ho mai fatto del male. Anzi, ho cercato di trattarla come una regina. Avere dei figli è ciò che ho sempre voluto. Annabeth era d'accordo con me. Abbiamo finito il college insieme e ci siamo sposati. E lei non ha mai detto nulla fino ad ora, quando sua figlia è ormai mamma ed è felice della propria vita. Non ho mai sentito Annabeth lamentarsi di me, o dei nostri figli. Sa una cosa? L'ho sentita lamentarsi di sua madre: non riesce a sopportare che la persona che cerca di rendere fiera dal giorno in cui è nata detesti quella con cui si è fatta una vita. Quindi si faccia un esame di coscienza: di chi è la colpa per l'infelicità di Annabeth qui dentro?
Calò il silenzio.
-Percy? -era la voce di Annabeth.
Percy si diresse verso le scale, senza degnare di uno sguardo la dea della saggezza.
Annabeth stava scendendo a fatica, tenendo il pancione tra le mani.
-Le... le contrazioni... -disse con voce flebile.
Percy sentì il cuore fare una capriola: di lì a poco sarebbe diventato papà.
Baciò Annabeth sulla fronte: -Ti porto in ospedale, ok? -lei fece sì con la testa.
La aiutò con gli ultimi scalini e prese la borsa che avevano preparato da mesi per quel giorno e le chiavi della macchina. Quando passarono davanti alla cucina, Percy notò che Atena era scomparsa.
Uscirono di casa e Percy chiuse a chiave.
In poco tempo si ritrovarono per strada verso l'ospedale.
Annabeth si tratteneva dall'urlare per le contrazioni. Ogni volta stringeva i denti e si teneva la pancia.
-Andrà tutto bene, Sapientona. -disse Percy accarezzandole il pancione. -Siamo insieme.

-Percy... vai tu? -Annabeth lo scrollò per svegliarlo.
Quando Percy sentì il pianto capì il perché.
-Sì. -disse dando un bacio sulla fronte ad Annabeth, ancora mezza addormentata.
Accese la luce, si alzò e si avvicinò alle carrozzine dei gemelli. Silena Zoe piangeva.
-Shh... ehi... -disse Percy prendendole le manine. -Cosa c'è?
Appena vide il padre, la bimba si calmò un pochino.
Percy la prese in braccio, mettendole la testolina sulla sua spalla. Era davvero piccola!
Quando sentì che non piangeva più, Percy la guardò: Silena Zoe si era addormentata sulla sua spalla, sbavando. Percy sorrise e la rimise nella carrozzina. Rimase lì per un po', poi tornò a letto. Spense la luce e chiuse gli occhi.
Sentì Annabeth spostarsi verso di lui. Poco dopo, sua moglie si accoccolò al suo petto.
Percy le accarezzò i capelli morbidi e si addormentò a sua volta.

*angolo meh*
Ed ecco una bella Percabeth!
Non so perché, ma io adoro le storie con i bambini delle ship... boh...
Comunque se volete una coppia in particolare o una certa storia chiedete pure!

One Shots... MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora