Like a tale: Percabeth (1)

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Beauty and the Beast

-Bonjour, Mademoiselle.
Annabeth si voltò: -Chi... chi è?
-Siamo qui. -la ragazza abbassò gli occhi e vide un candelabro e un orologio.
-Ma cosa...
-Bonjour! -salutò il candelabro muovendo i bracci.
Annabeth strillò e gli scagliò addosso lo sgabello che aveva in mano.
-Sai parlare? -chiese, esterrefatta.
-Certo che sa parlare. Non sa fare altro. -Commentò l'orologio.
Annabeth sospirò, imponendosi di rimanere calma. Un normale candelabro parlante dentro un normale palazzo oscuro e spaventoso, il cui padrone era un normale mostro acquatico. Tutto nella norma.

-Ma chère Mademoiselle. È con profondo orgoglio e con grande piacere che le diamo il benvenuto stasera. Ed ora, la sala da pranzo è fiera di presentare... -Leo allargò i bracci. -La sua cena.
E iniziò a cantare...
-Stia con noi, qui con noi. Si rilassi d'ora in poi. Leghi al collo il tovagliolo dopo ci pensiamo noi!
Tutto iniziò a muoversi, creando colori ed effetti magici.
-Vive l'amour, vive la dance, dopotutto Miss, c'est la France! E la cena qui da noi c'est fantastique!

-State fermo!
-Ma mi state facendo male!
-Se vi muovete, farà più male!
-Se voi non foste scappata, non mi sarei ferito!
-Se voi non mi aveste spaventata, io non sarei scappata!
Annabeth incrociò le braccia, squadrando Percy da cima a fondo e sfidandolo a ribattere.

-Chiudete gli occhi. -Annabeth obbedì.
Percy la guidò, prendendole le mani.
-Ora potete guardare.
La ragazza spalancò le iridi grigio tempesta: una biblioteca piena di libri. Il suo mondo.
-Oh miei dei... -mormorò.
-Sapevo che vi sarebbe piaciuto. -commentò lui.
-Ma... avete letto tutti questi libri?
Percy sbuffò: -Alcuni sono in greco.
Annabeth rise.

Annabeth si guardò allo specchio.
Non aveva mai indossato un abito così bello: aveva una particolare sfumatura di azzurro, una gonna morbida e larga che le copriva i piedi, abbinato alle scarpe blu. Aveva lasciato i boccoli biondi sciolti sulle spalle, decorati solo da qualche fermaglio in cui erano incastonati piccoli diamanti e zaffiri blu.
-Siete bellissima, Mademoiselle. -disse Piper, l'armadio della sua stanza. Annabeth sorrise.
-Se mia madre mi vedesse con questo abito non crederebbe ai suoi occhi. -commentò. -Io non mi sono mai messa vestiti del genere. Sto sempre sui libri...
-Il padrone cadrà ai vostri piedi! -esclamò Calipso, la teiera.
-Siete sicure che sia l'unica in grado di spezzare l'incantesimo? -chiese la ragazza sedendosi sul letto.
Da quando era arrivata in quel castello per salvare suo padre, partito per una lezione di storia alle scuole prestigiose di Parigi ma che non era tornato a casa dato che era rimasto prigioniero del padrone di quel castello, Annabeth aveva parlato con gli abitanti di quel palazzo, trasformati in oggetti da una maga, Reyna, per punire il loro padrone. Il principe, tuttavia, si era pentito di ciò che aveva causato a causa del suo comportamento. Il principe, però, era stato trasformato in una bestia con delle scaglie sulla maggior parte del corpo e con il potere di respirare sott'acqua.
-Vedete, ma chère, il padrone non è cattivo come sembra... -disse Hazel, lo spolverino. -Da quando siete qui, è diverso...
Calò il silenzio.
-Ma ora è meglio che vi sbrighiate! Non vogliamo farlo aspettare ancora, no? -intervenne Calipso per alleggerire la tensione.
Annabeth si alzò e uscì dalla stanza.
Arrivò nel salone principale, stando attenta a non inciampare nell'abito.
Era in cima alla rampa di scale quando vide il padrone di casa: Perseus, chiamato Percy, la stava aspettando nel suo smoking blu.
Quando la vide sorrise e ad Annabeth non importò più nulla: c'erano solo lei e lui.
Così scese le scale e lo raggiunse.
Percy le porse il braccio, che lei accettò e si diressero verso la sala da ballo.
Mentre camminavano, Annabeth vide gli altri abitanti del palazzo: Jason, lo specchio, era accanto a Will, il clavicembalo, l'appendiabiti Grover e Leo, il candelabro. Frank, l'orologio, osservava la scena dal vassoio dove c'erano anche Calipso e Hazel.
Quando si mise di fronte a Percy, la musica iniziò a suonare.
La ragazza prese la mano di Percy e la fece passare attorno al suo fianco, poi prese l'altra mano e lo guardò. Il principe deglutì, nervoso: era da molto che non ballava.
Annabeth gli sorrise e iniziò a fare qualche passo.
Poco dopo ballavano come se non avessero mai fatto altro prima. Percy si era lasciato andare e ora guidava lui, Annabeth lo guardava negli occhi, incantata dalla sfumatura particolare di verde.

Nella sala c'era aria di festa: tutti ballavano e cantavano, con il sorriso sulle labbra.
Ma ad Annabeth non importava: Percy era con lei, tornato umano e bellissimo nel completo blu.
-Sei bellissima. -le disse mentre le faceva fare una giravolta.
-La tua sarta sa il fatto suo. -rispose lei.
Percy la riprese in vita.
-Mi dispiace per come ti ho trattata. -ammise.
Annabeth gli sorrise: -Non importa.
Intanto, i servitori guardavano la scena.
-È proprio vero che l'amore può fare tutto. -disse Hazel.
Gli altri annuirono.
-Mi concedete questo ballo? -chiese Jason a Piper, che accettò l'invito e si unirono alle danze.
Hazel trascinò Frank, che cercava di sistemare l'orologio da taschino.
Calipso guidava Leo, che era abbastanza negato nel ballo (come diceva lui "meglio se mi occupo di meccanismi").
-Lo hai perdonato, eh? -chiese Nico, colui che si occupava dell'armeria, alla maga.
Reyna fece un sorrisetto: -Mi ha convinto quella ragazza. Lei non è come le altre. È semplicemente sé stessa.

 È semplicemente sé stessa

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Ecco l'abito di Annabeth

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