I will everything I can to protect you... even if it means my death.

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-Sei uno stupido... -continuavo a ripetergli questa frase, tra un singhiozzo e l'altro. -Perché lo hai fatto?
Percy sorrise: i suoi occhi verdi incrociarono i miei. Iniziai ad accarezzargli la fronte sudata e i capelli neri sempre in disordine, mentre pregavo che qualcuno avesse ricevuto la richiesta di aiuto che avevamo inviato poco prima. Sarei potuta andare a chiamare qualcuno, ma non volevo che Percy venisse attaccato, non nelle condizioni in cui si trovava.
-ANNABETH! -quando sentii la voce di Piper, capii che le mie preghiere erano state esaudite.
Mi voltai verso il Campo e vidi la mia amica raggiungerci, di corsa, insieme a Jason. Rimasero pietrificati dalla sorpresa.
-Cosa gli è successo? Dobbiamo portarlo dai figli di Apollo! -esclamò Jason.
-No... -Percy si sforzò di parlare. -Non pensate a me... andate a...
-Ti prego, non parlare... L-La ferita... -due lacrime mi segnarono le guance mentre con la mano cercavo di fermare il sangue che continuava a sgorgargli dalla ferita sul fianco.
-Vado a chiamare i figli di Apollo e Chirone. -Piper corse subito verso il Campo. La guardai allontanarsi.
-Ehi... -Percy strinse la mano con cui tenevo il suo fianco.
-Non avresti dovuto metterti davanti a me.
-Ero io l'obiettivo, non tu... -fece una smorfia di dolore, ma tornò subito a sorridere. -...E poi tua madre mi avrebbe disintegrato...
Percy chiuse gli occhi: sembrava così calmo... eppure stava morendo. Il veleno delle manticore poteva essere letale, se non veniva curato subito.
Jason si era inginocchiato accanto a Percy e stava studiando la ferita.
-Annabeth, tu sei ferita? -chiese il figlio di Giove. Io scossi la testa. Percy tossì.
-S-serve l'am-ambrosia... -balbettai. Il pianto aveva preso il sopravvento, mentre guardavo il ragazzo a cui tenevo tanto che sanguinava... e stava per morire per me.
-Sei carina quando ti preoccupi. -Percy riaprì gli occhi. A quel punto non riuscii a resistere: scoppiai in lacrime e lo abbracciai. Lui mi strinse a sé.
-Ehi, Annabeth... Va... Va tutto bene. -mi accarezzò i capelli.
-No! Non c'è niente che vada bene! Tu stai... stai... -non riuscii a finire la frase.
-Annabeth... guardami... -alzai lo sguardo. -Andrà tutto bene.
-Percy ha ragione. -disse Jason. Mi sorrise, incoraggiante: -Portiamolo in infermeria.
Ci alzammo e prendemmo Percy per le braccia. Eravamo vicini al pino di Talia, per fortuna, quindi attraversammo la barriera magica che proteggeva il Campo Mezzosangue e scendemmo la collina. Percy stava sicuramente sentendo dolore, ma non emise un solo lamento. Sentivo le gambe molli, ero stanchissima per la corsa e il combattimento di poco prima, ma cercai di aiutare Jason il più possibile.
-Coraggio. -disse il figlio di Giove. -Ci siamo quasi.
Piper e Chirone ci raggiunsero proprio in quel momento, seguiti da qualche figlio di Apollo.
-Cosa...? -chiese Will, in testa al gruppo.
-Veleno di manticora... ci stavano addosso da quando siamo arrivati a Long Island. -risposi, mentre Austin prendeva il mio posto.
-Dobbiamo portarlo nell'infermeria, subito. -disse Will.
-Andate. -disse Chirone. Percy era di un colorito verdognolo, ma mi sorrise e il gruppetto si allontanò.
Feci per seguirli, ma Piper mi fermò.
-No, Annabeth. È meglio se vai a riposare. -disse, preoccupata.
-Ma... -guardai Chirone con aria supplichevole.
-Piper ha ragione, Annabeth.
-I-Io voglio stare...
-Sono sicuro che Percy vorrebbe che... -ma non sentii cosa disse il mio insegnante. Le gambe cedettero e tutto diventò buio.

Quando aprii gli occhi vidi il soffitto dell'infermeria. Mi misi seduta sul letto. La testa mi faceva malissimo, ma mi guardai attorno: nelle stanza non c'era nessuno tranne me e...
-PERCY! -scesi dal letto e mi sedetti sulla sedia accanto al letto di fianco, dove il ragazzo che amavo giaceva privo di sensi e con una miriade di bende intorno alla vita.
Beh, sì, avete capito: non indossava una maglietta.
Ok, d'accordo: era magnifico.
Ecco, l'ho detto! Contenti?
Misi una mano tra i suoi capelli neri e gli accarezzai la testa, tenendogli una mano. Sembrava stare bene, respirava normalmente e aveva un colorito normale in viso. Nonostante le bende, sembrava stesse dormendo beato.
-VOGLIO VEDERE MIO FIGLIO! -urlò una voce maschile fuori dalla porta.
-Ma è privo di sensi! -disse una voce femminile.
-La ragazza ha ragione, Poseidone. -la voce di Atena, mia madre.
La porta si spalancò e Poseidone fece il suo ingresso nella stanza, seguito da Atena e da Piper, che aveva il fiato grosso. A quanto pareva, il dio del mare aveva il passo svelto.
-Percy! -il dio del mare si avvicinò al figlio.
-Annabeth! -esclamò mia madre. Era strano che si preoccupasse così tanto per me. Negli anni, non si era esattamente comportata da madre amorevole.
-Come ti senti? -mi chiese Piper. -Sei svenuta e Chirone ti ha fatta portare qui.
-Sto-sto bene, davvero. -dissi accennando ad un sorriso. -Piuttosto, Percy si riprenderà?
-Stai tranquilla, dovrebbe svegliarsi tra non molto. -mi rassicurò la mia amica.
-Ma cos'è successo? -chiese Poseidone. -Percy mi doveva raggiungere subito dopo l'impresa, ma...
-Stava cercando di proteggermi. -risposi e raccontai tutta la storia. Stavamo tornando al Campo Mezzosangue dopo un'impresa, che consisteva nel ritrovare degli oggetti legati a Poseidone e Atena. Avevamo appena salutato Grover, che era corso al Consiglio dei Satiri Anziani, quando in gruppo di manticore ci aveva circondati. Stavamo combattendo schiena contro schiena, quando Percy mi aveva spinto via. Pochi secondi dopo, lui era a terra, con una mano su un fianco.
-Se non fosse stato per Annabeth e Jason, non si sarebbe salvato: lo hanno portato all'interno dei confini del Campo e i figli di Apollo lo hanno curato. -spiegò Piper alla fine.
Il dio del mare, rimasto accanto a Percy senza fiatare, mi si avvicinò e sorrise. -Grazie per averlo portato qui.
-Ma è stato ferito per colpa mia... -abbassai lo sguardo sui miei piedi scalzi.
-Annabeth... -Poseidone mi prese le spalle e lo guardai. -State bene entrambi, no?
Percy borbottò qualcosa e tutti lo guardammo. Stava parlando nel sonno...
-Anna...eth... -disse. Poi tornò tranquillo.
Arrossii violentemente: mi sentivo gli occhi di tutti addosso.
-Bene... ehm... meglio che andiamo da Chirone... -fece Poseidone a disagio. -Usciamo...
-Non se ne... OOH! Lasciamo perdere! -esclamò mia madre. Mi baciò sulla fronte e lei e Poseidone uscirono. Piper mi fece l'occhiolino e li seguì.
Quando la porta si chiuse mi fiondai sulla sedia e presi la mano di Percy. La strinsi con entrambe le mani.
-Percy... -mormorai baciandogli le dita. Perché proprio il mio nome?
Avevo rischiato di perderlo... per un mio errore. Lui mi aveva sempre protetta: con le sirene, con Atlante, nel Labirinto... e adesso anche con quelle manticore.
-Scusami... È tutta colpa mia... -singhiozzai abbassando lo sguardo.
-Ehi, Annabeth... -rialzai la testa di scatto: Percy mi guardava, dolorante, ma con un sorriso. -Te l'ho mai detto che ho un debole per le ragazze che mi fanno rischiare grosso?
Sorrisi e lacrime di gioia mi riempirono gli occhi. Percy si mise a sedere un po' dolorante.
-C-Come ti senti? -mi sedetti sul bordo del letto.
-Bene... credo... -Percy sospirò, spazientito. -Allora?
-Cosa?
-Mi immaginavo una reazione diversa... sai com'è, ho rischiato di andare a convivere con Ade...
-Arriva al punto.
-Neanche un abbraccio? -Percy mi guardò come per dire "tanto lo so che ti stai trattenendo".
Non me lo feci ripetere.
Mi fiondai fra le sue braccia, lasciando andare la preoccupazione che mi aveva assalita, e piansi.
-Non fare più cose stupide, Testa d'Alghe! -esclamai inspirando il suo profumo.
-Io non faccio mai cose stupide, Sapientona.
Pure in momenti come quello trovava la forza per fare battute squallide. Dei, lo amavo.
-Prima mi hai messo in imbarazzo, lo sai? -chiesi, mentre mi lasciava andare. -Con tuo padre.
-Ops. -disse, palesemente fingendo di essere dispiaciuto.
-No... lo hai... lo hai fatto apposta?! -sorrise. -Brutto...
-Però sono usciti subito... -disse Percy in sua difesa.
-Da quanto eri sveglio?
-Dopo che mio padre ti ha ringraziato. -arrossì un po'. -Ho sentito la tua voce e... Non guardarmi così! Ho solo voluto che ci lasciassero soli!
Lo guardai, furba. A Percy dà fastidio quando lo guardo così.
Fatto sta che non riesco mai a tenere quell'espressione senza ridere del broncio di Percy: è così... così...
-Ok, Annabeth Chase: cosa ti prende? -mi chiese lui. -È da un sacco che non ridi così...
-Non ti sei mai guardato allo specchio, Testa d'Alghe? -gli chiesi riprendendo fiato.
-No... ero troppo occupato, sai... -Percy sorrise: quel suo fantastico sorriso che mi manda nel pallone. -A salvare il mondo con te.
Quando mi baciò, non riuscivo a smettere di sorridere.

One Shots... MezzosangueDove le storie prendono vita. Scoprilo ora